Gabriele Turi è professore ordinario presso la Facoltà di Lettere e Filosofia di Firenze. È stato presidente del Corso di laurea in Storia, coordinatore del Dottorato di studi storici per l’età moderna e contemporanea e direttore della Scuola di Dottorato in Storia dell’Università di Firenze. Condirettore di “Studi storici” nel 1976-1978. Dirige dal 1982 la rivista di storia contemporanea “Passato e presente” e, dal 1995, il bollettino “La Fabbrica del libro”. È membro del comitato direttivo della Biblioteca toscana di storia moderna e contemporanea dell’Unione Regionale delle Province Toscane. Le sue ricerche, dedicate in origine alle insorgenze antifrancesi in Italia, si sono poi concentrate sulla storia delle istituzioni culturali, degli intellettuali e dell’editoria nel secondo ‘800 e nel ‘900, con particolare attenzione al periodo fascista.
Lo abbiamo intervistato sul suo ultimo lavoro, La cultura delle destre, edito da Bollati Boringhieri.
Redazione: La cosiddetta Seconda Repubblica è stata caratterizzata da un consenso per le formazioni di destra assai più ampio che durante la Prima. Il suo libro, in particolare, si sofferma sulla lotta, che lei definisce “ossessiva”, contro la presunta “egemonia culturale della sinistra”. Quanto sono legati i due fenomeni?
Turi: Il contesto internazionale e quello interno contribuiscono a spiegare l’aumento del consenso per la destra e la costruzione ideologica di una “egemonia culturale della sinistra” da combattere. Gli anni ‘80 sono in entrambi i casi decisivi. Da un lato abbiamo le scelte liberiste e antisindacali di Ronald Reagan presidente degli Stati Uniti nel 1981-89 e di Margaret Thatcher, primo ministro britannico nel 1979-90, mentre dall’altra parte del mondo diviso in due si verifica nel 1989 la caduta dei Muri dopo un decennio di crisi del sistema dei paesi socialisti. Sul piano interno, italiano, dal 1983 al 1987 Bettino Craxi è il primo socialista che sale alla presidenza del Consiglio, ma per “modernizzare” l’Italia egli attua una politica anticomunista, sulla scia di Proudhon, il cui socialismo umanitario e pluralista è da lui contrapposto nel 1978 al marxismo e al leninismo che avrebbero portato al totalitarismo sovietico.
Sembra paradossale, ma proprio quando il comunismo viene frantumandosi monta la polemica contro la “egemonia culturale della sinistra”, promossa all’inizio del 1990 da Galli della Loggia nella sua rapida riflessione sul ruolo svolto dalla casa editrice Einaudi, che quattro anni dopo sarebbe passata completamente alla Mondadori di Berlusconi. A questo rimescolamento di carte ha contribuito anche il Partito comunista italiano, che si è sciolto nel 1991, l’anno in cui ha chiuso “Rinascita” e “l’Unità” da organo del Pci è diventato “Giornale fondato da Antonio Gramsci”.
Il fallimento dell’Urss e del socialismo reale nei paesi dell’Est ha sollecitato in Italia i critici della sinistra, che hanno usato la parola d’ordine della sua egemonia culturale per ampliare i consensi per la destra e il suo mondo di valori, che in Italia hanno una lunga tradizione: una cultura conservatrice percorre tutto il ‘900, dal nazionalismo al fascismo, fino ai governi repubblicani, nei quali saranno a lungo democristiani i titolari del ministero della Pubblica istruzione.
Il docente della Cattolica Angelo Crespi, citato nel libro, ha scritto che “le tradizioni possono essere difese con maggior profitto da una destra conservatrice […] la triade ‘Dio, Patria, Famiglia’ è uno dei must del mondo cattolico”. Non sono affermazioni nuove, anzi. Perché nell’ultimo ventennio hanno goduto di un rinnovato fascino?
I numerosi progressi in senso laico che si sono avuti nella società italiana, dal divorzio alla legalizzazione dell’aborto fino alla revisione del Concordato del 1984, sono stati il frutto di scontri e di accordi tra lo Stato e una Chiesa che ha trovato nella transigenza lo strumento più efficace per mantenere le sue verità adattandole concretamente alla realtà di un mondo in trasformazione. Con il dissolversi del sistema-partito nell’Italia dei primi anni ‘90, la Chiesa ha avuto maggiore spazio per esercitare la sua influenza, non solo sui temi bioetici: ne è un esempio la scuola, con l’aggiramento costante dell’art. 33 della Costituzione che permette l’istituzione di scuole private (di fatto cattoliche), ma “senza oneri per lo Stato”. L’aggiramento di questo articolo è diventato più facile con la parificazione delle scuole private realizzata nel 2000 con una legge del governo D’Alema.
A suo dire, l’individualismo e il richiamo alla “tradizione cristiana” sono entrambi valori fondamentali della cultura delle destre italiane degli ultimi tempi. Non dovrebbero essere valori antitetici? Com’è stato possibile farli propri insieme?
Nella realtà storica sono valori che si sono presentati spesso assieme, nei governi di destra e di centro-destra. Il senso della comunità e della solidarietà non è implicito nella “tradizione cristiana”, che nei secoli si è confusa con il sistema monarchico o con le aspirazioni della nascente borghesia capitalistica. Pensiamo ad esempio al ruolo avuto dalla Chiesa cattolica sul tema della schiavitù, condannata solo nel 1888 dall’enciclica In plurimis di Leone XIII, che non riconobbe alcuna corresponsabilità e raccomandò piena armonia tra padroni e schiavi nella fase dell’emancipazione.
Nel testo scorrono i nomi di numerosi esponenti dell’estrema destra cattolica: Roberto De Mattei, Massimo Introvigne, Angela Pellicciari… quale influenza hanno, all’interno della Chiesa? E nel mondo di destra?
Si tratta di persone che fanno parte del mondo della Chiesa, operando al suo interno spesso in posti di alta responsabilità. Questo è il caso di Roberto De Mattei, che dirige le riviste “Radici cristiane” e “Corrispondenza romana”, insegna Storia del cristianesimo all’Università europea di Roma, collabora con “L’Osservatore romano”. Costante è, in questo senso, il suo apprezzamento per le insorgenze controrivoluzionarie e celebre resta il suo intervento del marzo 2011 a Radio Maria, in cui definì lo tsunami che aveva appena sconvolto il Giappone una espressione della “voce terribile ma paterna della bontà di Dio”.
Così Massimo Introvigne è vice-responsabile nazionale di Alleanza Cattolica, associazione che promuove la diffusione del magistero pontificio, e scrive assiduamente sul suo organo “Cristianità”, che combatte le proposte di legge sui temi bioetici e le nozze fra omosessuali o riflette sulla conversione di Napoleone a Sant’Elena. Docente di Sociologia dei movimenti religiosi presso l’Università Pontificia Salesiana di Torino, ha tenuto corsi al Pontificio Ateneo Regina Apostolorum e alla Pontificia Università della Santa Croce di Roma. Forte è il nesso tra integralismo cattolico e liberismo nel Centro Studi sulle Nuove Religioni da lui fondato nel 1988, o nella Fondazione Nova Res Publica — del cui comitato scientifico egli fa parte —, nata nel 1999 per sostenere la politica di Forza Italia. Di qui l’attenzione di Introvigne per il pensiero cattolico tradizionalista del brasiliano Plinio Corrêa de Oliveira, e per le insorgenze controrivoluzionarie di fine ‘700.
Meno rilevante è la posizione di Angela Pellicciari, addottorata nel 1995 in Storia ecclesiastica all’Università Gregoriana, ma il suo libro del 1998 Risorgimento da riscrivere: liberali e massoni contro la Chiesa è stato raccomandato da Berlusconi per “correggere ciò che è stato scritto erroneamente”. Con questa ‘pubblicità’ in un settore, come quello storico, che è uno dei centri della mia ricerca perché essenziale alla formazione della classe dirigente, Pellicciari ha potuto continuare a presentare il Risorgimento come un attacco consapevole alla religione cattolica — del 2000 è L’altro Risorgimento: una guerra di religione dimenticata — e ha avuto da Radio Maria la responsabilità della rubrica “La vera storia della chiesa”.
Un intero capitolo (l’unico monotematico) è dedicato ad analizzare il caso Lautsi: l’iniziativa giuridica promossa da una socia Uaar con il sostegno dell’associazione contro la presenza dei crocifissi nelle scuole pubbliche. Perché questa vicenda è così importante? E perché la sentenza negativa della Grande Chambre è caduta “nel silenzio quasi assoluto della stampa”?
Il silenzio della stampa italiana è un fatto congenito, anche se riprovevole; si tende del resto a dare più rilievo alle notizie che annunciano qualcosa di nuovo che a quelle che confermano una tradizione.
Il caso Lautsi ha una grande importanza in quanto solleva al tempo stesso una questione pubblica e privata, un caso politico, religioso, giuridico e culturale che sembra insolubile in Italia. La proposta di togliere il crocifisso nelle scuole — come nei tribunali —, per il suo significato discriminatorio, è coerente con gli articoli 3 e 19 della Costituzione italiana, ma si scontra con l’ambiguità (voluta) degli articoli 7 e 8, che dichiarano ugualmente libere di fronte alla legge tutte le confessioni religiose ma rinviano ai Patti lateranensi per i rapporti fra Stato e Chiesa cattolica. La sentenza del 3 novembre 2009 della Corte europea per i diritti dell’uomo, che ha accolto la richiesta della signora Lautsi, ha messo in rilievo il valore principalmente religioso del crocifisso e quindi il suo significato educativo confessionale, e in nome della libertà di pensiero e della laicità ha dichiarato che la sua presenza era in contraddizione con un luogo in cui si impartiva una istruzione pubblica.
Altrettanto importanti sono i silenzi della sinistra e le proteste dei politici italiani di destra, che hanno difeso il carattere tradizionale, identitario e “umanistico” del simbolo — i leghisti hanno proposto di mettere una croce sulla bandiera nazionale —, e il parere dei giuristi che hanno attribuito ai decreti del 1924 e del 1928, per i quali fra gli “arredi” scolastici dovevano figurare il crocifisso e il ritratto del re, una validità non superata dalla Costituzione o dalla revisione del Concordato nel 1984. La Corte europea ha poi accolto il ricorso del governo italiano evidenziando, assieme alla debolezza dell’Unione, l’immagine di un Cristo morto sulla croce in nome non dell’umanità, ma dell’identità nazionale.
Lei ricorda che il ministro Quagliariello ha rivendicato alla destra un investimento nei think tank assai maggiore di quello della sinistra. Nel 2009 Sandro Bondi è arrivato addirittura a sostenere che l’egemonia culturale della sinistra era ormai stata sconfitta. In effetti, a leggere il libro emerge la quasi totale inerzia di chi si doveva contrapporre a questo pensiero. È solo un effetto dell’impostazione dello studio, che si concentra sulla cultura delle destre, oppure si deve effettivamente registrare un declino culturale, nella sinistra così come nel mondo laico?
È vero, vi è stato un netto declino culturale della sinistra, su cui mi soffermo nel cap. 2 del libro. Parlare della cultura delle destre è possibile, nella situazione italiana, solo in rapporto al loro principale avversario, il Partito comunista. L’egemonia culturale della sinistra non è stata sconfitta perché non è mai esistita come “egemonia”. E di fronte agli attacchi subìti a partire dagli anni ‘80 da istituzioni e riviste che ruotavano attorno al Pci, non vi è stata né una reazione significativa né la consapevolezza della perdita di terreno delle sinistre. La debolezza degli avversari è stata la condizione che ha permesso alle forze di destra di ricercare — senza raggiungerla pienamente — una egemonia culturale utile ad ampliare il consenso e a rafforzare, quindi, le loro scelte politiche.
L’Unione Europea non è solo debole ma si sta pure radicalizzando a destra e questo anche grazie all’entrata dei paesi dell’est. Ottimo acquisto la Croazia, ringraziamo quelli che dicevano che l’Italia non ha lezioni da dare ai paesi che devono entrare. E invece potevamo benissimo evitarci i cattointegralisti croati.
Capisco il tuo ragionamento Tino, ma mi chiedo se sia peggio lasciare Paesi come la Croazia, la Turchia, Israele nel loro isolamento e se questo può aiutare loro a superare da soli le loro profonde contraddizioni interne. L’Europa può timidamente imporre, con la leva degli aiuti economici, standard democratici a questi Paesi. L’Ucraina docet in questo momento. L’alternativa è la Russia di Putin o l’integralismo islamico a seconda delle latitudini. Io scelgo l’Europa, con tutti i suoi difetti.
Purtroppo la domanda materialista da farsi è se gli ucraini verranno economicamente spolpati di più dall’UE o dalla Russia.
Se poi si applicano le misure economiche che vengono applicate a noi e i dispositivi europei sul bilancio (Fiscal Compact e Mes e, per l’Italia, patto di stabilità e tentativo di pareggio di bilancio in costituzione) parlare di spazi laici e democratici diventa un po’ un astrattismo tipo il detto su Maria Antonietta e le brioches.
In tutto questo, però, ripeto, non sono in grado di dire se la Russia li spolperà anche peggio (sinceramente credo sia difficile), ma penso che in casi di aree macroenomiche il dilemma cruciale sia quello economico-finanziario.
Un minimo benessere diffuso è condizione necessaria (anche se non sufficiente) per la democrazia, al di là delle possibilità formali.
Marullo
Francamente la Turchia non mi pare isolata nel suo tentativo di diventare leader dei paesi del mediterraneo. Quanto a Israele mi sembra che non ci tenga per niente ad entrare nella Ue che considera arretrata. Israele è un paese anche dalle molte ombre , ma sicuramente non ha niente a che dividere con l’arretratezza culturale e religiosa dell’Italia o della Ctoazia. Anche se sono prtata a pensare che la suituazione dell’Italia sia meno in movimento di quella croata. Lì un referendum sui matrimoni ha visto una sparuta minoranza votare, in Italia non si è mossa una paglia quando appena ieri la Russia ha deciso che da noi si può adotatre perchè non ci sonomatrimoni gay. Un apaprentamento, quello con la Russia, che dovrebeb farci venire i capelli dritti in testa e che invece ha lasciato indifferente.
Tiziana, il tuo odio per l’Italia è veramente pesante. Sei sempre acida in tutti i tuoi post esprimi un odio allucinante.
@ Stefano
Guarda che se domani la Turchia entre nell’UE sono i conservatori che imporranno dolcemente o meno agli stati più avanzati di cambiare. Gli equilibri dele parlemento europeo cambieranno notevolmente.
@Tino
non so se anche tu usi l’ironia, comunque io non odio l’Italia al contrario. Ne conosco la Costituzione e so che ha una bandiera tricolore . Chi sceglie il biancogiallo disprezza il Paese. Gòi amministratori descritti in questa pagina settimanale sono pessimi italiani, non certo quelli che difendono la pur imperfetta Costituzione.
@Tino
credevo di essere sulla pagina clericalata, ma il senso non cambia
@Tino
non ho astio con l’Italia diche è il mio Paese, anche se ne riconosco i limiti che tento di cambiare.
Comunque mi scuso con gli altri se sti facendo perdere temp rispondendo a un perditempo che gergalmente è chiamato troll
@ Tiziana
> Israele è un paese anche dalle molte ombre , ma sicuramente non ha
> niente a che dividere con l’arretratezza culturale e religiosa
Mah, l’unico Paese al mondo che nella carta d’identità dei lavoratori fa scrivere all’uopo RAZZA PALESTINESE, e che ignora le risoluzioni ONU nell’indifferenza delle cosiddette “grandi democrazie” non mi pare così all’avanguardia. Ha certamente un tessuto sociale molto vivace, pluralismo, ma non basta
@ Ermete
> parlare di spazi laici e democratici diventa un po’ un astrattismo
Beh i richiami all’Italia su concorrenza sleale e benefit alla Chiesa sono venuti solo dall’Europa mica per la lungimiranza dei nostri governanti
> Un minimo benessere diffuso è condizione necessaria (anche se non
> sufficiente) per la democrazia, al di là delle possibilità formali
Su questo sono totalmente d’accordo
Ok, Stefano, ma davanti a come le misure Bce-Fmi e il rigore tedesco stanno riducendo le economie satelliti, sarebbe come dire che il mio aguzzino è una brva persona perchè una volta mi ha dato una caramella.
@ Ermete
Per me l’Ucraina può starsene tranquillamente con la Russia e la Turchia con i paesi dell’asia centrale. Abbiamo già tanti problemi in questo momento se continuiamo ad allargare l’UE esploderà. Piuttosto c’è da chiedersi se sia normale che questi paesi siano nella CEDU.
Una inesattezza di cui mi scuso e una precisazione. Una fonte palestinese (che vive nei Territori Occupati) mi ha riferito e conferma che nella carta d’identità dei cittadini israeliani di origine palestinesi esiste la dicitura RAZZA ARABA (non palestinese).
Fa specie che gli eredi della diaspora e dell’olocausto sentino la necessità di marchiare le persone con un riferimento alla razza (che come si sa è un concetto che non ha alcun fondamento scientifico)
@ Stefano
Dal 2002 non è più menzionato il gruppo etnico sulle carte d’identità israeliane. Tu fai tra l’altro riferimento alla traduzione anglosassone del termine, ma “race” nel mondo anglosassone non è assolutamente politicamente scorretto.
@ Tino
La mia fonte vive (attualmente) nei Territori Occupati e mi sono basato su quanto afferma lui. Quando a “Race” beh anche in italiano il termine “razza” può avere un significato neutro dipende molto dal contesto. In un contesto in cui un’etnia è discriminata e vessata, l’inserimento della dicitura non può essere causale, o no?
Marullo
Non mi risulta quel che dici sulla ” razza” palestinese, che peraltro è fortemente rappresentata nel parlamento. I problemi tra i due paesi non sono di ordine religioso sebbene Hamas abbia portato indietro quei territori . Il tessuto sociale israeliano vivace è rappresentato anche da una serie di legge liberali e non religiose., anzi fondamentalismi religiosi sono assai osteggiati sebbene politicamente talvolta usati strumentalmente. Purtroppo è in Italia che la religione, sebbene non sia scritta sul documento , ha notevole importanza, al punto che se uno rifiuta il cattolicesimo può essere considerato un cattivo cittadino che non accetta l’identità del crocefisso o dell’inzsegnamento religioso a scuola. La religione a scuola è un modo per essere tracciati mi sembra.
@ Tino
Ho chiesto ad un amico linguista il senso da attribuire a “Race” se può avere un significato peggiorativo oppure no. Ecco la sua risposta: “Forse non tanto quanto in italiano, non avendo una storia recente di leggi razziali nel regno unito. Rimane comunque un termine ambiguo e connotato emotivamente, per cui all’atto pratico sì cerca di evitarlo per la specie umana tanto quanto in italiano”.
@ Stefano Marullo a proposito dell’unico paese al mondo che nella carta d’identità…..
Israel Shahak giunge ad affermare che dalle loro tristi vicende hanno imparato ben poco!
@ Otzi
Perché tu pensi che la Shoah si una buona scuola di vita? Solita solfa la realtà è che dal 2002 non è più menzionata nella carta d’identità non vedo poi cosa c’entrino le persone dei territori occupati che non sono israeliane quindi l’amico di Stefano non è rappresentativo di nulla. Alla fine chissà come mai anche su un post sulla destra italiana si riesce a parlare d’Israele in male ovviamente, direi che tu non hai imparato nulla dalle tue tristi vicende.
Intanto quella della carta d’identità è finita dal 2002, ma dimmi perché secondo te il campo di concentramento dovrebbe far diventare più buoni?
Tino, io ho un testimone oculare che vive nei Territori Occupati e dice questo, tu cita la tua fonte. Non posso mettere il nome perchè non sono autorizzato a farlo.
Non colgo la provocazione sui campi di concentramento, che in genere fanno diventare più cattivi. Come i campi rom, che i rom non scelgono
@Stefano Marullo
Caro Marullo, sarebeb opportuno che facessi un viaggio in Israele da dove puoi anche passare tranquillamente a Gaza.
Amo Israele paese di cui ho il passaporto da dodici anni e dove penso che prima o presto mi trasferirò.
Credo che tanto astio nei confronti di quel Paese (che come ho detto ha molte ombre anche se certo non così lunghe come le nostre) derivi da una cultura cattolica di cui noi italiani siamo intrisi.
@Stefano Marullo
Caro Marullo, sarebeb opportuno che facessi un viaggio in Israele da dove puoi anche passare tranquillamente a Gaza.
Amo Israele paese di cui ho il passaporto da dodici anni e dove penso che prima o presto mi trasferirò.
Credo che tanto astio nei confronti di quel Paese (che come ho detto ha molte ombre anche se certo non così lunghe come le nostre) derivi da una cultura cattolica di cui noi italiani siamo intrisi.
@ Stefano Marullo
Scusa ma nei territori occupati i palestinesi non hanno la nazionalità israeliana.
@ Tiziana
La cultura cattolica c’entra, ma non è la sola, la norvegia mi sembra che sia più ostile dell’italia a Israele, comunque se hai la carta d’identità c’è scritto o no quello che dice Marullo?
@ Tiziana
Nessun astio nei confronti di Israele semmai verso chi lo governa attualmente. Non capisco questa tendenza per cui non si può criticare Israele senza divenire quantomeno filo-Hamas. Chiariamo: Israele rimane una democrazia in mezzo a tanti Paesi vicini retti da oligarchie religioso-politiche; ma il grande problema delle democrazie è divengono debolissime quando in nome di interessi considerati superiori violano i diritti umani
@ Tino
Chissà perché Tino hai capito che parlassi dei palestinesi che vivono nei Territori Occupati. Ovvio che parlavo invece di cittadini israeliani di origine palestinese
passaporto. e avevo già risposto
Marullo
io ho votato e ho perso come del resto in Italia. Non credo che l’attuale primo ministro sia arretrato culturalmente come il nostro comunque. Più che altro trovo irritante e soprattutto ignorante , non i storiferendo a te, la commistione che in genere si fa tra isarele e ebrei. in realtà da italiani mi sembra difficile criticare anche la bielorussia. credo che israele abbia in genere più critiche del resto di altri paesi e non solo per chè è considerato guerrafondaio.
In realtà l’episodio della Croazia dimostra solo quanto sia pericoloso non mettere un quorum ai Referendum, in particolare quelli costituzionali. Così una minoranza ben organizzata, agguerrita e ben foraggiata può imporre la sua visione del mondo, per impedire i cambiamenti che potrebbero avvenire per l’adesione all’Europa, approfittando del disinteresse del resto della popolazione. Se anche in Italia vi fossero referendum senza quorum la legge 40 sarebbe stata abrogata, mentre la Chiesa cattolica avrebbe proposto un referendum analogo a quello della Croazia, con ottime possibilità di vincerlo.
In Croazia nonostante la forte campagna delle destre e della Chiesa cattolica contro il governo di sinistra che vorrebbe introdurre il matrimonio per i gay (ed in questo mi sembrano più avanti dell’Italia) e nonostante il 90 % della popolazione sia ufficialmente cattolico, meno del 37% della popolazione è andata a votare ed i conservatori hanno vinto con una maggioranza del 65% dei votanti.
Cioè meno del 24% della popolazione ha deciso per tutti. Gli altri evidentemente erano disinteressati o non hanno compreso il problema. Se i croati avessero avuto il quorum sui referendum come in Italia, oggi parleremmo di sconfitta dei conservatori.
Interessante punto di vista, grazie.
Grazie anche da parte mia… Punto di vista interessante che dovrebbe fare riflettere .
Lego molto volontieri i tuoi commenti in generale…
Saluti
Gérard
Apprezzo molto che la redazione di A ragion veduta si dedichi a temi che riguardano la politica del nostro Paese. Occuparsi prevalentemente di aspetti che riguardano la religione e le credenze lascia un po’ indifferenti.Anche alcuni aspetti un po’ funerei (eutanasia, testamento biologico, suicidio assistito, funerali laici) possono essere ridimensionati. L’Uaar (possibilmente anche con L’Ateo) dovrebbe affrontare temi di politica tipo: Stato o mercato? Scuola pubblica o privata? Sanità idem. Legge elettorale e democrazia. Il tutto con interviste a persone serie e dibattito tra i soci (ignorando i provocatori professionisti
Veramente questo articolo si interessa principalmente a come mai i temi che tu vorresti vedere ridimensionati lo sono poi di fatto dall’emergenza di una destra sempre più forte che non è solo una caratteristica italiana, e anche tanto a che fare con l’invecchiamento della popolazione quando dicevo che meno giovani più politiche conservatrici…
Ciao Faidate
Non sono d’ accordo con te anche se il tema abordato qua mi interessa molto .
Il fatto politico deve essere anche legato direttamente o indirettamente, da una maniera o l’ altra alla laicita .
Gli intervenienti qui vanno da simpatizzanti della Lega a Estrema Sinistra . Credo anche che l’ Uaar sia apolitica…
Non conosco nessun altro sito italiano dove i temi che voresti ridimensionati vengono abordati con serieta . Eppure sono importantissimi .
Lamento soltanto che alcuni intervenienti che non ho bisogno di nominare abbassino spesso al livello di Bar Sport le discussioni…
per me l’immigrazione favorirà enormemente le destre.
gli immigrati albanesi sono piccoli imprenditori, le badanti rumene vengono pagate in nero ( e gli conviene ), gli “indios” campano sulla droga che deve restare illegale per massimizzare il guadagno. ( es. ecuadoriani a Genova e Milano ) gli islamici sperano che l’individualismo porti alla disgregazione del tessuto sociale, aprono scuole coraniche parificate dove coltivare la loro cultura in terra che sarà per loro sempre straniera ( es. Londra e Rotterdam ) aspettando pazientemente di superarci demograficamente per esercitare poi il loro peso democratico in sede locale ( vedi sharjah zones ).
come vedete sono tutti argomenti cari alla nostra destra.
Ci sono temi politici molto importanti e molto sentiti dalla gente comune su cui la sinistra ha lasciato campo libero alla destra, beccandosi l’accusa di buonismo molte volte fondata. Ad es.: la sicurezza, la microdelinquenza, il degrado urbano, l’integrazione. Gli zingari rubano a tutto spiano, ma sono intoccabili; le città sono invase da mendicanti, prostitute e sbandati di ogni genere, ma non esiste nessuna azione di contrasto; i graffitari imbrattano i muri delle case e anche dei monumenti storici e nessuno ripulisce perchè anche se lo fai il giorno dopo te li ritrovi di nuovo imbrattati; moldavi, rumeni, albanesi, polacchi girano senza patente e assicurazione, ammazzano lungo le strade ma dopo poco sono di nuovo liberi. Se la sinistra non riesce a fare proposte credibili ed efficaci su questi problemi sarà sempre perdente.
Io sono proprietario di un modesto appartamento in una casa ex IACP che ho affittato. Dopo un po’ l’inquilino ha smesso di pagare perchè diceva di aver perso il lavoro (dopo ho imparato che di notte spacciava droga). Per sfrattarlo per morosità ci ho messo due anni, ci ho rimesso circa 10000 euro per mancato pagamento dell’affitto (soldi che non recupererò mai più), ho dovuto pagare l’avvocato, le spese condominiali che l’inquilino non pagava nonchè ICI, IMU e compagnia bella. E mi è andata bene perchè il giorno dello sfratto non mi sono trovato i fanatici di un comitato inquilini a impedirlo con la forza (come capita spesso nelle grandi città). Io non sono un signore: sono un pensionato, vivo in affitto. Ho sempre votato a sinistra e continuerò a farlo, ma bisogna smetterla di far passare il modesto proprietario di un immobile per un affamatore del popolo.
Son sicuro che qualcuno ti ha già spiegato perché quello che scrivi sono slogan stolti. Ripassa gli appunti.
@ fab
Ci sono anche quelli che credono ancora che gli zingari (che poi sono rom e sinti) rubano i bambini. Continuo a chiedere UN SOLO CASO documentato negli ultimi 3, 5, 10 anni?
Io non ho mai pensato che gli zingari rubassero i bambini invece una mia parente sulla sedia a rotelle era la loro preda preferita per rubare, l’avevano reperita e quando era sola andavano a rubare.
Se uno zingaro ti ruba il motorino e quando vai a fare la denuncia il carabiniere allarga le braccia; se un deficiente che si crede un artista ti imbratta la casa (senza permesso) e ti senti dire che così contrasta il grigiore e lo squallore della città; se un inquilino non ti paga l’affitto pur avendo i soldi tanto sa che nesuno lo manderà via per un bel po’, poi troverà un altro gonzo; se ti capita tutto questo e molto altro quale spiegazione potrà soddisfare il tuo desiderio di giustizia? Che ci facciamo la guerra tra poveracci mentre il vero nemico è il capitalismo, la società, il berlusca? Che nonostante voti a sinistra resto irrimediabilmente uno sfigato piccolo borghese? Che chi è socialmente più disagiato (ammesso che lo sia) ha ragione a prescindere e che la violenza per certuni è l’unica giusta forma di lotta politica contro il potere oppressivo e alienante? Li ho ripassati gli appunti. E’ una vita che sento ‘ste menate. Non serve una lezione, serve una risposta.
Primo, il punto è che il motorino è stato rubato, frega assai se è uno zingaro o un palombaro.
Secondo, il carabiniere allarga le braccia perché sono sotto organico e non possono fare tutto.
Terzo, in un mondo che funziona (il che è impossibile con la destra al potere) i tassi di disoccupazione sono sufficientemente ridotti da rendere ben poco interessante campare rubando moto (ci sarebbe sempre l’ovvio “lavorare meno per lavorare tutti”, anche se la matematica da queste parti va sempre poco di moda); i pochi che ancora ruberebbero in quelle circostanze sarebbero più facilmente individuati.
Quarto, da quando in qua tollerare i furti è uno degli ideali di sinistra? Di sinistra è soltanto riconoscere come unico titolo di proprietà naturale il lavoro, mentre tutti gli altri titoli di proprietà sono convenzioni.
E mi fermo all’esempio del motorino per non sbrodolare troppo.
La tua risposta (anzi lezioncina) è solo teoria. Penso anch’io (o meglio spero) che “in un mondo che funziona” la gente lavori e non si rubino i motorini per campare. Ma nell’attesa che giunga “il mondo che funziona” cosa facciamo? Facciamo come il mitico Don Ferrante che morì di peste perchè non credeva nel contagio ma pensava che si trattasse solo di una maligna congiunzione astrale? E soprattutto come si realizza “il mondo che funziona”? Con il voto, con la rivoluzione? In tutti i casi occorre fare politica. E la politica richiede necessariamente il compromesso. Da questo punto di vista Machiavelli dà risposte molto più realistiche di Marx.
P.S. Credo anch’io, come Marullo, che gli zingari non rubino i bambini, ma tutto il resto lo rubano, altrochè se lo rubano. Ovviamente non sono solo loro i ladri. Ma quando la polizia fa un rastrellamento nelle loro case o roulottes trova di tutto. Ma non si fanno neanche un giorno in galera. E’ per questo che il carabiniere allarga le braccia. E non puoi perdonargliele tutte perchè sono stati perseguitati da Hitler.
Che si fa nell’attesa? Si vota, dato che in Italia le rivoluzioni non usano. Naturalmente, finché la destra condizionerà l’attività legislativa, si sprofonderà sempre più nella decadenza. A questo mondo esistono anche i problemi senza soluzione, Mi sento di escludere che i compromessi possano interrompere la tendenza, anzi caso mai la rafforzano: a scacchi si dice “meglio un piano sbagliato che due giusti”. Ai miei studenti ripeto di imparare bene l’inglese, o una lingua straniera qualunque, ed emigrare alla prima occasione.
Caro Cesares, è vero che la sinistra ha lasciato campo libero alle destre, ma le ha lasciato campo libero innanzitutto a monte, perchè ha accettato l’ orizzonte ‘americano’ degli oligopoli, della fine del welfare e della partecipazione e della demonizzazione del conflitto di classe.
In un mondo simile, ci sarà sempre uno che è messo talmente male che verrà a rubare a chi ha pochissimo in più (è meno rischioso che rubare ai ricchi) e anche chi non è messo male non sente più nè la solidarietà tra poveri nè il legittimo timore fisico che una presenza di classe autoorganizzata può porre.
L’unica cosa che in questo magma di sfruttamento differenzia sinistra e destra è che la prima lo condisce con un certo buonismo da pancia piena, quindi aspettarsi una sinistra troppo zelante dal punto di vista repressivo sarebbe toglierle l’unico tratto caratterizzante.
La sinistra, per essere tale, deve presentare un modello sociale alternativo, che in questo momento non esiste.
@ Cesares
Ti farei vivere per una settimana nelle condizioni di abbandono e degrado in cui sono costretti molti rom e sinti e poi mi dici se non vai a rubare per dare da mangiare ai tuoi figli
Costretti?
@ Diocleziano
Esattamente, costretti. A Padova in controtendenza non esistono campi rom, ma vivono in appartamenti con i servizi grazie ad un progetto dell’Opera Nomadi. Diverse donne lavorano come badanti ma (attenzione) purchè non rivelino la loro etnia. Nel veneziano invece i sinti raccolgono ferraglia e la rivendono e, udite udite, pagano regolarmente le tasse
@Diocleziano
@Stefano
@stefano marullo
Immagino che questa c’entri qualcosa: http: //en. wikipedia.org/wiki/Labeling_theory
Mi è saltato il cognome, lo Stefano sono io
@ FSMosconi
Direi proprio di sì, c’entra eccome
@ Stefano
Qui in Francia ci sono dei rom o stinti non lo so della tua regione che vengono unicamente per rubare scusa ma non credo che li abbia costretti nessuno. Tra l’altro raccontano una serie di palle alla polizia quando vengono arrestati fanno finta di non sapere scrivere e leggere per invocare poi vizi di procedura. Sono in un campo nomadi a Marsiglia ma rubano a Tolone. Quanto a Leonarda, hai presente quella la cui famiglia è scappata dall’Italia perché i servizi sociali minaccivano di ritirare i figli e che ha detta del padre stesso andava in Francia unicamente per le allocazioni? Eh beh hanno proposto alla famiglia diecimila euro per ripartire in Kosovo (nonostante fossero clandestini) senza contare che il padre era oltre che violento pure razzista diceva che gli arabi in Francia sono tutti spacciatori di droga. Allora io non conosco tutti i rom ma il tuo tentativo di vittimizzarli lascia il tempo che trova.
Tra l’altro i rom che vengono dai paesi dell’est come la Croazia prima dell’entrata o adesso il Kosovo utilizzano in maniera opportunistica l’asilo politico tanto da averlo completamente snaturato. Non sono solo loro a farlo. Io non ho pregiudizi in senso negativo perché non conosco la loro cultura, ma il fatto di rubare in una città diversa da quella in cui risiedono è un pratica corrente qui. E l’affare Leonarda ha dato una pessima immagine dei rom quindi la sinistra dovrebbe stare attenta a vittimizzare la gente senza prima rendersi conto se si ha a che fare con persone oneste. Pure il responsabile associativo per i sans-papiers che li seguiva non ne poteva più. Ma la sinistra ha sembra bisogno di vittime, via gli ebrei su cui adesso si scaricano insulti e accuse di essere come i nazisti avanti rom e musulmani.
Tino, per me esistono solo le persone, poi possono essere bionde, rom, gay, non credo nelle colpe collettive dei popoli né delle etnie, credo nelle situazioni di emarginazione in cui popoli ed etnie sono tenuti per retaggio storico e pregiudizio. Con tutto rispetto per Marine Le Pen, mi fido più di Amnesty International e delle istituzioni europee che puntualmente ricordano agli Stati membri dell’UE che i Romanì sono una minoranza discriminata. Poi gli idioti e i manigoldi ci sono dappertutto in ogni ambito.
@ Marullo
E invece no, l’UE si è disinteressata completamente della fine che hanno fatto i fondi che abbiamo pagato (almeno qui in Francia) perché Romania e Bulgaria integrino i rom. Orban fa delle leggi anti-rom in tutta tranquillità la Romania e la Bulgaria se ne fregano si prendono i soldi e li mandano qui, facile prendersela con la Francia o con l’Italia tra l’altro la Reding vive in Lussemburgo dove di rom non ce ne vanno proprio a causa delle leggi ferree che hanno.
@ Tino
Ergo c’è bisogno di più o meno Europa? Mi pare che riconosci comunque anche tu che esiste un problema di discriminazione dei romanì in Europa dell’est. Perchè rom e sinti arrivano solo dalla Croazia in Francia? E quelli che sono cittadini francesi da più generazioni dove li mandi? Chiedilo alla Le Pen.
Guarda che l’ho scritto prima ancora dell’inizio di questa discussione che orban fa leggi contro i rom. La Le Pen cosa c’entra? Valls ministro degli interni socialiste ha detto che i rom non sono integrabili… ,i problemi qui sono iniziati con l’arrivo dei rom dalla romania non con quelli che sono in Francia “i gitani?” da secoli. Io non vivo in una regione dove ce ne sono molti penso semplicemente che se la Romania ha ricevuto palate di soldi per integrarli da lei deve farlo.
Certo Tino, e so perfettamente che la maggioranza dei francesi sta con Valls. Per quanto mi riguarda, non sto né con la destra né con la sinistra. La destra (in Francia e altrove) ha tutto l’interesse a che (alcuni) rom delinquano, è un esercito di capri espiatori di riserva, uno dei tanti. La sinistra non fa nulla perché (alcuni) rom non delinquano. Risultato: se fossi un rom onesto comincerei anch’io a prendere seriamente in considerazione la delinquenza. Poi ci sono le stanze si compensazione. In Grecia Alba Dorata, a noi è finita meglio con Grillo, chissà in Francia con la Le Pen…auguri. So che è è un problema a Parigi (e altrove) se non puoi prendere la metropolitana perchè c’è una donna rom che ti chiede dei soldi con la solita formuletta pietistica. E questo dovrebbe cominciare a preoccupare anche la comunità rom. In Italia (credo a Trieste) esiste un corso di studi sui Romanì gestito da un docente di etnia Romanì. Forse dovremmo avere tutti un po’ più di umiltà e capacità di ascolto. Non si possono “integrare” persone e comunità come lo zucchero.
@ Stefano
Quando ci sono di mezzo i soldi l’UE interviene, ma globalmente Orban in Ungheria sta facendo quello che vuole (altro che Italia) revisionismo nazionalismo esacerbato lo ha messo pure lui nella Costituzione se non sbaglio il matrimonio uomo e donna, leggi contro i rom. Qui mi sembra che l’UE se la prende più facilmente contro stati come la Francia o l’Italia perché sa che c’è comunque un tessuto associativo e intellettuale progressista pronto a sostenerla, in questi paesi come Croazia o Ungheria il nazionalismo è tale che l’UE non si sognerà mai di andare contro.
Secondo me la cultura di destra può essere associata all’individualismo e ha forti radici nel cattolicesimo.
Dio dice “IO sono il signore dio tuo! Non avrai altro dio all’infuori di ME!” La frase inizia con IO e finisce con ME.
Gesù di Nazareth dice “IO sono la via, la verità e la vita!”
Dio è incapace di dire “noi”.
Se dici dio l’eco risponde “IO!, IO!, IO!, ecc.”
Le religioni monoteiste pongono l’individuo al di sopra dell’universo e sono incompatibili con la Democrazia.
La Democrazia è più orientata verso la collettività che verso l’individuo pur tutelandone l’individualità.
Il Comunismo è ancora di più orientato verso la collettività che la Democrazia ed è più rigoroso.
L’Italia è divisa in Stato, Regioni, Province, Comuni e Quartieri.
Purtroppo non è solamente una divisione amministrativa, è una divisione identitaria.
Abbiamo fortissime identità territoriali ma scarsa identità nazionale.
Da un certo punto di vista si potrebbe dire che siamo ancora l’Italia dei Comuni.
Non ci riesce ad essere Nazione nonostante la nostra lunghissima Storia. E a chi non gli riesce di essere Nazione non gli riesce di essere Popolo.
Nonostante il fatto che gli italiani siano morti assieme nel Risorgimento, nella Ia e IIa Guerra Mondiale, nella Resistenza.
Da sempre noi vantiano con orgoglio il Rinascimento ma dovremmo tener conto che solamente con il Risorgimento siamo riusciti a costituire la Nazione.
E questo influisce sulla nostra capacità di prendere decisioni condivise, sulla nostra capacità di aggregrazione e, dunque, sulla nostra capacità di fare Economia insieme.