Il 2013 si chiude con i risultati di un sondaggio internazionale, condotto da Bertelsmann Stiftung in tredici paesi, che mostra per l’ennesima volta come la religiosità sia in declino, la secolarizzazione avanzi, e una massa ormai maggioritaria di persone chieda la separazione tra Stato e confessioni religiose. L’incredulità non è ormai più un fenomeno fondamentalmente elitario, come accadeva sino a pochi decenni fa. Inoltre, il dibattito intellettuale vede oggi protagonisti soprattutto non credenti: il pensiero teista non sembra essere più in grado di incidere in maniera significativa.
Non è tuttavia il caso di suonare la grancassa. Innanzitutto perché, in molti paesi, alla diffusione dei non credenti non corrisponde un ampliamento dei diritti loro riconosciuti: atei e agnostici rimangono, generalmente, cittadini di serie B, anche laddove possono esprimersi (quasi) liberamente. Stesso problema per la laicità: le società sono più secolarizzate e plurali, ma quasi tutte le legislazioni continuano ad assegnare un ruolo privilegiato (e remunerato) alla confessione religiosa “tradizionale” e un’attenzione particolare alla sua dottrina, generando forti resistenze all’uguaglianza giuridica di donne e omosessuali e al finanziamento della ricerca.
Accanto a questi problemi, di cui diamo costantemente conto su questo blog, ce ne sono anche altri, decisamente minori, ma su cui vale la pena soffermarsi un poco. Uno di questi è la vera e propria diffidenza da parte dei pensatori più in auge nei confronti di chi è quotidianamente impegnato “sul campo”.
Frans de Waal è il più noto primatologo al mondo: nel suo Il bonobo e l’ateo continua a demolire la pretesa religiosa di detenere il copyright della morale. Ma nel contempo critica gli atei “dogmatici” che si limitano a criticare la religione dando dell’idiota a chi non la pensa come loro, senza impegnarsi a costruire una società umana migliore: ai suoi occhi, è come se protestassero davanti ai cinema dove proiettano Titanic per far sapere a tutti che Leonardo di Caprio non è realmente morto.
Bart D. Ehrman è attualmente lo scrittore dei libri “accademici” sui vangeli più diffusi al mondo: in Gesù è davvero esistito ribadisce che il Gesù della storia non è certo quello “contrabbandato” dalle Chiese cristiane. Ma si stupisce che tanti atei e agnostici militanti “continuino a sostenere — a torto e in modo controproducente — che non è mai esistito”.
Jonathan Haidt è uno psicologo estremanente influente: in Menti tribali spiega perché la morale religiosa “unisce e acceca”. Ma critica “i nuovi atei che sostengono che la religione sia alla radice di quasi tutti i mali”. Nel frattempo, nel mondo anglosassone è uscito postumo l’ultimo libro di Ronald Dworkin, uno dei grandi filosofi del diritto dell’ultimo secolo. Si intitola Religion Without God, e vi si ribadisce che non occorre credere in Dio per dare un senso alla vita. Ma anche in questo caso non si lesinano critiche all’ateismo militante, e in particolare a Richard Dawkins.
Ciò che sembra accomunare tutti questi autori (e non solo questi) è, da una parte, il ridurre il fenomeno dell’ateismo impegnato a tre autori particolarmente pepati (Dawkins, Hitchens, Harris) nonché alla spesso vociante comunità web. Dall’altra, una certa paura dell’anomia: la morale religiosa ha ormai perso presa e credibilità “divina”, ma ha lasciato un vuoto che i nuovi atei non sono ritenuti capaci di colmare (non a caso l’autore più citato da Haidt è Émile Durkheim). Una preoccupazione tra l’altro di vecchia data: risale come minimo a Crizia, venticinque secoli fa, e nel corso dei secoli ha trovato prestigiosissimi sostenitori — un nome per tutti, Voltaire. Una preoccupazione che l’esperienza dei paesi scandinavi “senza Dio” sta comunque cominciando a fugare.
Tuttavia, molto resta da fare, in particolare per le associazioni di atei e agnostici. Spetta soprattutto a loro ridurre la distanza tra “base ed élite”. Anche l’Uaar ci proverà, cercando di organizzare anche altri momenti in cui discutere di un mondo senza Dio, e favorendo l’incontro (o quantomeno la reciproca attenzione) tra pensatori, militanti e cittadini non credenti. Non dimenticando, come sostiene Derek Parfit in Ragioni e persone, che “la credenza in Dio o in più dei ha impedito il libero sviluppo delle persone. L’eclissi di tali credenze è un evento molto recente e non ancora concluso. È per questo che l’etica non religiosa si trova a uno stadio primitivo. Noi non siamo ancora in grado di prevedere se, come sul terreno della matematica, raggiungeremo tutti quanti l’accordo. Ma non è irrazionale nutrire speranze ambiziose”.
La redazione
Vorrei che per il 2014 non si considerasse il papa come la controparte alla quale vanno scritte lettere con le quali poi si fanno libri. Se noi per primi non smettiamo di dargli peso come possiam pretendere che i media vaticaliani ignorino pure che cosa ha mangiato a cena. Ovviamente questo secondo me.
Guarda un po’ chi altri scrive al papa, e con quali parole:
http://www.salvatoreraino.com/?p=1020
@ Federix
Raccapricciante….
Aggghiacciiiante!
Che combinazione: tutte le risposte sono favorevoli!
Avrei voluto tanto dire la mia… Sarà per un’altra volta.
“Raccapricciante” e “Aggghiacciiiante!” certamente; ma forse c’è dell’altro:
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/04/21/bimba-mori-per-otite-omeopata-giudizio.html
Poi però non ho trovato notizie su come sia proseguita la vicenda…
ho scritto questo commento (in attesa di pubblicazione)
“Ho le prove per sostenere che, quando le persone non assumono continuamente i comuni farmaci di uso purtroppo quotidiano, non sono più soggette a tutta una serie di problemi, tra i quali principalmente il cancro. Ma tanti aspetti dell’Uomo sono stravolti dalla medicina dei farmaci e sono tutelati dalla medicina dei rimedi (omeopatia): l’anima, la spiritualità, i comportamenti sociali, l’attitudine alla consapevolezza”
si tratta di affermazioni molto gravi e irresponsabili, che in quanto medico la espongono all’onere della dimostrazione al cospetto della comunità scientifica della quale fa parte. tali sue affermazioni sono infatti ampiamente confutate dalla letteratura specialistica e non si trova sui principali motori alcuna pubblicazione che suggerisca la loro fondatezza. si lotta duramente per decostruire la mentalità magico religiosa che tanto ritardo ha frapposto alle conquiste intellettuali e scientifiche, poi purtroppo si è costretti a confrontarsi con la disinformazione operata anche da chi sarebbe vincolato al rispetto della deontologia pèrofessionale (è proibito al medico praticare terapie delle quali non conosce il meccanismo d’azione)
Mi fate sempre più pena.
Il titolo dell’articolo e lo stupore sottinteso fanno pena.
Federix,
quando ti decidi a organizzare l’okkupazione del Vaticano visto che l’inquilino (secondo te e tutti quelli che non hanno fiatato di fronte alle tue prove schiaccianti) è – come tutti i prelati – un orrendo pedofilo? Animo su, un po’ di carattere ogni tanto!! Eppoi, siete o non siete 10 milioni???
@ andrea pessarelli
Anch’io tempo fa gli avevo scritto qualcosa (solo qualche link ad articoli che smentivano l’omeopatia, senza aggiungere una sola parola mia), ma si è incavolato moltissimo (mi ha spedito una lettera furiosa alla mia e-mail) e non ha risposto a tono, ha solo detto un mucchio di str…ate.
Ho visto che gli omeopati non si confrontano mai seriamente con chi vuole provare a ragionare con loro, quindi ne deduco – ovviamente – che sono tutti in palese malafede.
Secondo me lo stato dovrebbe informare la popolazione che l’omeopatia è inefficace, e anche pericolosa perchè fa rischiare di non curarsi con i farmaci veri. Probabilmente lo stato non lo fa perchè si prende l’IVA anche sui “preparati” omeopatici che si vendono (purtroppo!) in farmacia, e sulle slate parcelle degli omeopati (ammesso che le rilascino).
Al contrario, ho visto che ci sono in giro delle petizioni per far eguagliare le “cose” omeopatiche ai farmaci normali, cioè a farle “passare” dal sistema sanitario nazionale! Poi ci sono anche dei parlamentari che vorebbero la stessa cosa (p. es. tempo fa ci provava Scilipoti). Se non si fa niente, ci ritroveremo a finanziare con le nostre tasse l’ “acqua omeopatizzata” venduta nelle farmacie!!!
io sul suo sito ho usato un nick e una e-mail fake proprio per evitargli la possibilità di contattarmi privatamente. riguardo le tue considerazioni è vero che con gli omeopati è difficile confrontarsi apertamente, ma con un po’ di buona volontà buoni risultati si ottengono spesso con i pazienti, informandoli sulla futilità delle cure omeopatiche e spiegando loro il razionale delle terapie standard
@ Engy
http://25.media.tumblr.com/tumblr_kow2dpYntT1qz71avo1_500.jpg
@ Federix
Sottoscrivo
@ andrea pessarelli delle 13:01 del 1 gennaio:
Ho domandato a più di una ventina di mie conoscenze cosa pensano dell’omeopatia. Disastro: quasi nessuno ne conosce i fondamenti, la storia, il fatto delle diluizioni oltre la concentrazione zero, le “dinamizzazioni”, ecc. ecc tanti ecc.
Comunque, alcuni ci credono e dicono che ha giovato a loro, altri dicono che non ci credono, e ci sono tutte le sfumature intermedie (tipo “sono possibilista”).
Una cosa curiosa: tendono a crederci più i laureati che i diplomati o coloro che hanno la terza media, e questo rispecchia le statistiche nazionali!
Quindi ho trascorso molto tempo ultimamente a scrivere a varie persone lunghe e-mail per spiegar loro l’omeopatia e la sua efficacia=placebo, ma le persone che prima ci credevano più ciecamente non hanno risposto alle mie e-mail di informazione: ne dedurrei che “non vogliono essere disturbate nelle loro certezze”, e questo mi fa pensare ad una triste rassomiglianza tra la fede nell’omeopatia e la fede nelle religioni…
Io ho conosciuto un sacco di atei o di anticlericali convinti che però credono ciecamente nell’omeopatia, magari proprio perché suggestionati dal fatto che sia considerata una cosa “alternativa” e “al di fuori delle istituzioni ufficiali”.
Praticamente, vedono la scienza come una sorta di istituzione autoritaria tale e quale alla chiesa…
…e quindi pensano che essere “liberi pensatori” equivalga sempre e comunque a rifiutare le conoscenze maggiormente diffuse e accettate, e a contestarle su basi complottistiche e umorali, scambiate per coraggiosissime battaglie di libertà di opinione.
Allo stesso modo, la maggior parte dei seguaci di strampalate filosofie alternative o di fobie complottistiche, quelli che non vaccinano i figli, quelli che seguono regimi dietetici al limite del disturbo alimentare, o che sono terrorizzati dall’amalgama dentario o dalle scie chimiche… sono generalmente non credenti, o comunque di sicuro non cattolici, e costituiscono una discreta fetta di quelli che potrebbero sostenere comunque le stesse posizioni dell’UAAR in materia di laicità dello stato, di contrarietà ai crocifissi, e di diritto all’ora alternativa alla religione.
Essere atei, agnostici, anticlericali o comunque non cattolici, non significa affatto essere sempre “razionalisti” o aver colto i fondamenti del pensiero scientifico.
Questo mi sembra, onestamente, un tema molto sottovalutato dai militanti “duri e puri” per la laicità.
saluti
L.
@ paniscus
“la maggior parte dei seguaci di strampalate filosofie alternative o di fobie complottistiche, quelli che non vaccinano i figli, quelli che seguono regimi dietetici al limite del disturbo alimentare, o che sono terrorizzati dall’amalgama dentario o dalle scie chimiche… sono generalmente non credenti, o comunque di sicuro non cattolici, e costituiscono una discreta fetta di quelli che potrebbero sostenere comunque le stesse posizioni dell’UAAR in materia di laicità dello stato, di contrarietà ai crocifissi, e di diritto all’ora alternativa alla religione”.
E’ un po’ quello che intendevo nel mio intervento di martedì 31 dicembre 2013 alle 19:19, quando citavo Umberto Eco che citava Popper: “(…) Detta teoria, più primitiva di molte forme di teismo, è simile a quella rilevabile in Omero. Questi concepiva il potere degli dèi in modo che tutto ciò che accadeva nella pianura davanti a Troia costituiva un riflesso delle molteplici cospirazioni tramate nell’Olimpo. La teoria sociale della cospirazione è in effetti una versione di questo teismo, della credenza, cioè, in divinità in cui capricci o voleri raggiungono ogni cosa. Essa è la conseguenza del venire meno del riferimento a dio, e della conseuente domanda “CHI C’E’ AL SUO POSTO?”. Quest’ultimo è ora occupato da diversi uomini e gruppi potenti – sinistri gruppi di pressione, cui si può imputare di avere organizzato la grande depressione e tutti i mali di cui soffriamo… “.
Persone così, si sono forse liberate dalla “credenza in una religione”, ma non in generale dalla “tendenza a credere”.
Ovvero, come dici tu, uno può essere ateo ma non (molto) razionale, oppure non (molto) informato.
Personalmente conosco ad esempio un ex-operaio pensionato, che non ha la terza media, è ateo ma crede negli extraterrestri, e conosco una brava psicanalista che però crede nell’omeopatia, ma costei vive in Messico, dove l’omeopatia è socialmente pressochè equiparata alla “medicina ufficiale” quale la intendiamo noi.
@ paniscus
“la maggior parte dei seguaci di strampalate filosofie alternative o di fobie complottistiche, quelli che non vaccinano i figli, quelli che seguono regimi dietetici al limite del disturbo alimentare, o che sono terrorizzati dall’amalgama dentario o dalle scie chimiche… sono generalmente non credenti, o comunque di sicuro non cattolici, e costituiscono una discreta fetta di quelli che potrebbero sostenere comunque le stesse posizioni dell’UAAR in materia di laicità dello stato, di contrarietà ai crocifissi, e di diritto all’ora alternativa alla religione”.
E’ un po’ quello che intendevo nel mio intervento di martedì 31 dicembre 2013 alle 19:19, quando citavo Umberto Eco che citava Popper: “(…) Detta teoria, più primitiva di molte forme di teismo, è simile a quella rilevabile in Omero. Questi concepiva il potere degli dèi in modo che tutto ciò che accadeva nella pianura davanti a Troia costituiva un riflesso delle molteplici cospirazioni tramate nell’Olimpo. La teoria sociale della cospirazione è in effetti una versione di questo teismo, della credenza, cioè, in divinità in cui capricci o voleri raggiungono ogni cosa. Essa è la conseguenza del venire meno del riferimento a dio, e della conseuente domanda “CHI C’E’ AL SUO POSTO?”. Quest’ultimo è ora occupato da diversi uomini e gruppi potenti – sinistri gruppi di pressione, cui si può imputare di avere organizzato la grande depressione e tutti i mali di cui soffriamo… “.
Persone così, si sono forse liberate dalla “credenza in una religione”, ma non in generale dalla “tendenza a credere”.
Ovvero, come dici tu, uno può essere ateo ma non (molto) razionale, oppure non (molto) informato.
Personalmente conosco ad esempio un ex-operaio pensionato, che non ha la terza media, è ateo ma crede negli extraterrestri, e conosco una brava psicanalista che però crede nell’omeopatia, ma costei vive in Messico, dove l’omeopatia è socialmente pressochè equiparata alla “medicina ufficiale” quale la intendiamo noi.
Ho avuto un amica a Pistoia, la quale ha voluto curarsi da una malatia grave diverse anni fa con l’ aiuto di un omeopato .
E morta due anni fa ma sarebbe ancora in vita se si fosse fatta curare dal suo medico …
Non conosco questo Salvatore Raino ma alla lettura di questa lettera, è evidente che si tratta di un sciarlatano di prima scelta …
Io invece voglio che non solo il papa, ma anche gli altri leader religiosi si sentano in dovere di rispondere anche alle critiche dei non credenti, perché questo porta la fede dalla sfera delle verità assoluta a quella delle opinioni. Chissà se nei prossimi anni qualche leader musulmano si sentirà in dovere di dover rispondere ad un ateo, sarebbe una nostra vittoria.
Non credo che il papa o altri leader religiosi accetteranno di discutere (e tantomeno di farlo ONESTAMENTE e RAZIONALMENTE) con alcuno; nel caso, girerebbero intorno ai loro soliti dogmi indiscutibili e per il resto parlerebbero del più e del meno, del per e del diviso, tirando sù un gran polverone per non far vedere che non hanno niente di onesto e/o razionale da dire sulle rispettive religioni.
Consoliamoci così: http://retelabuso.org/trovata-antica-confessione-abbiamo-inventato-gesu-cristo-2/
Già il fatto che sentano la necessità di difendersi, girare attorno etc, vuol che la Società percepisce la fede come qualcosa di opinabile, altrimenti non si degnerebbero di risposta. Speriamo che questo processo si allarghi, se c’è una cosa buona del mondo globale e la velocità con cui si diffondono le idee, possiamo consolarci almeno di questo oltre che del link da te mandato (purtroppo il sito sembra off-line).
Mi correggo, il link adesso funge, misteri della tecnologia 😆
@Tiziana 😀 A proposito, leggi Leonardo Tondelli su ilPost. Oggi accenna all’ “ateo devoto: quel tipo di persona che, con la scusa di ribadire che non esiste, ha in bocca dio continuamente…” Pare che spieghino la religione ai papi o la scienza agli scienziati, e si occupano di speculazioni metafisiche, di filosofia e di matematica. Povero Odifreddi, gli fischieranno le orecchie.
teogarno
Mi sembra che abbia dato una platea maggiore Scalf al papa che l’Avvenire. Così come da più spazio la rai che tv2000
Mi spiace fare questo discorso il 2 gennaio di prima mattina, ma io credo che l’Italia con l’abbraccio mortale che sta facen do al papa abbia deciso prorio di abdicare. L’ho scritto (malamente) qui http://liberelaiche.wordpress.com/2013/12/30/2479/
Quando Derek Parfit, in “Ragioni e persone”, afferma: “la credenza in Dio o in più dei ha impedito il libero sviluppo delle persone”, ribadisce semplicemente quanto già affermato da un ignoto scrittore giudeo del VI-V secolo a.C. ?
Meditate gente… meditate…
Come tesi è un’autentica contradictio in adjecto: uno scritto religioso che afferma che la stessa religione (indi per cui anche la propria) impedisce il libero sviluppo personale?
Sarebbe come affermare: “Io non sto scrivendo”…
E se l’ignoto scrittore giudeo fosse stato ateo?
Hai notizie sul fatto che fosse religioso?
Tu concepisci lo sviluppo delle persone solo
come striminziti bonsai nelle mani del tuo dio?
Come supponevo, i liberi e razionalisti pensatori non riescono a cavare un ragno dal buco…
Non ti hanno insegnato che non si canta vittoria quando non si ha vinto?
Ti reputi profondo indagatore di archeologia letteraria e non afferri?
Mi deludi!!!
Eh, ma se certi ragni non vogliono uscire da quel buco… 😆
@ giuseppe
Che il problema sia che non ci sono né ragni né buchi?
@Stefano
E’ alquanto ovvio che D. Parfit non abbia usato le stesse parole dell’ignoto autore giudeo, ma il concetto espresso è che credere in Dio, come afferma FSMosconi, “impedisce il libero sviluppo personale”.
Il ragno esiste: a voi toglierlo dal buco.
@giuseppe
Quale sarebbe il problema? Che Parfit abbia riproposto un concetto? Azzo, che oltraggio.
Sicuro che io ragno non lo veda solo tu? 😆
@giuseppe
Per gradi:
non attribuirmi meriti non miei, o almeno non esagerarli, per favore;
non attribuirmi tesi che non ho espresso: io ho solo notato il parossismo del credere che un autore religioso possa esprimere un concetto quale quello da te citato;
data l’assurdità dell’ultimo punto, non essendoci qui uno che ha espresso il tuo concetto all’infuori di te solo, il ragno l’hai imbucato te e a te tocca tirarlo fuori.
@gmd
A prescindere poi di quale concetto abbia riproposto poi o ancor più SE l’ha effettivamente riproposto. 😉
@ giuseppe
Io non sono un cecchino. Ma se mi bendi e mi dai un fucile mitragliatore e una cassetta di caricatori e faccio centro sul bersaglio sarei deriso se mi vantassi della mia mira.
Da bravo, torna a fare buchi e a metterci dentro i ragni.
Vediamo invece una previsione chiara e facilmente verificabile: ritornerò entro una generazione. Niente.
C’è voluto un falso Pietro per mettere ragni finti dentro una voragine vera.
Sii felice e lascia perdere…
@ giuseppe
È pieno di gente come te che mette e toglie ragni dai buchi sulle centurie di Nostradamus. Aggregati a loro, così vi divertite a giocare coi ragni.
“Nondum matura es; nolo acerbam sumere.”
@ giuseppe
Tu hai a disposizione cianfrsaglie con le quali ti piace giocare e ti rendono contento (sempre sii felice!), vieni qui e ci dici che siccome sei contento allora le tue ciafrusaglie sono gioielli.
Lascia perdere giuseppe, ci fanno ridere sia i tuoi gioielli sia la tua contentezza.
E, giuseppe, nei tuoi interventi non “postulare” mai amici immaginari che ispirano autori ignoti del VI – V secolo a.c., che altrimenti dici che è una nostra fissazione. E se ti scappasse di postularli dì che non lo fai, che così non ci sono contraddizioni. E nessuno se ne accorge, giuseppe.
Ora torna a giocare, con ragni, buchi e cianfrusaglie.
Sii felice!
@ giuseppe
Il tuo motto sul tuo sito di oroscopi Luisa De Giusi? 😉
@ giuseppe
Si giuseppe, era tutto previsto dall’onnisciente:
E il Signore si pentì di aver fatto l’uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo.
Il Signore disse: «Sterminerò dalla terra l’uomo che ho creato: con l’uomo anche il bestiame e i rettili e gli uccelli del cielo, perché sono pentito d’averli fatti ». Genesi 6.6
Come vedi il signore di previsioni, ragni, uve e volpi se ne è inteso da sempre…
@giuseppe
Ma guarda. Il latinismo che hai proposto si applica perfettamente al tuo intervento 😆
@Stefano & c.
Fuochino…
@giuseppe
Attento a non bruciare il ragno 😆
@ giuseppe
fai acqua…
La Cteniza sauvagesi è protetta dagli incendi e da chi ci fa acqua…
@giuseppe
In un buco? Dubito. Dai, va bene che, al solito, hai scritto una sequela di boiate ma addirittura fare affermazioni di aracnologia alla carlona…
Più volte ho detto che non si può togliere il giochino dalle mani dei bimbi
senza creargli pesanti scompensi.
L’ateismo non deve creare una nuova etica, il problema sarà staccare
l’etichetta abusiva della religione e far capire a tutti che è naturalmente
nell’animo umano collaborare e progredire,
non è una genialata con il copyright della chiesa.
Questa fase di passaggio la vedo molto ardua e, al momento,
totalmente assente in Italia.
Secondo me questa odierna situazione rispecchia esattamente le forze
in gioco: 15% di veri credenti e 15% di atei motivati,
in mezzo l’eterogeneo ripieno del polpettone; prevalentemente
composto da pseudocredenti e pseudoatei.
Per ragioni uguali e contrarie atei e credenti sono ora equilibrati:
quel 15% rappresenta per gli uni una forza che li spinge a emergere,
per gli altri una resistenza all’affondamento.
Per l’eterogeneo ripieno del polpettone ci vorrà tempo, anche molto,
non potendo laicamente usare i metodi persuasivi di ‘evangelizzazione’
usati dalla chiesa dei primi secoli. In questo siamo svantaggiati.
“continuino a sostenere — a torto e in modo controproducente — che non è mai esistito” mi dovrebbero prima di tutti dire che significa per loro che gesù è esistito: è possibile individuare il Gesù evangelico, non un generico tizio di nome Gesù, nella palestina del I se. così come è, invece, possibile individuare il Maometto del Corano?
Sì, e che era un predicatore itinerante come ne esistevano molti. I suoi insegnamenti -tipicamente giudaici- sarebbero stati prima snaturati, poi proprio stravolti, dai discepoli interessati a convertire gli ebrei ellenizzati andando a costituire una religione diversa dal giudaismo.
Al primo posto si trova Paolo di Tarso, il quale ha totalmente ” snaturato ” il messaggio originale dei vangeli …
Scrivo alcune osservazioni personali sulle critiche.
Insomma, l’esempio lo trovo decisamente fuorviante, ma penso di condividere il concetto, dare dell’idiota non è certo un argomento.
Anche se è pur vero che non c’è peggior sordo di chi non vuole sentire, quando ti trovi a discutere con qualcuno che pretende di aver ragione a priori, e che spesso rigira la frittata, si è tentati di reagire in quel modo. In questi casi ci vuole self control.
Qui sono parzialmente d’accordo. Neanche io ritengo che tutti i problemi siano causati dalla religione e che senza la religione cesseranno tutti i problemi. Ma non ritengo neanche che nessun ateo lo pensi.
Anche qui bisogna considerare alcuni aspetti, come il fatto che la religione spesso veicoli morali vecchie di secoli, in alcune realtà addirittura di millenni, che sarebbero superate da tempo se non fossero state tramandate come comandamenti.
OT
Auguri laici a tutte/i.
E con il contributo di tutte/i che l’UAAR possa crescere e consolidarsi in questo Paese a sovranità limitata.
Grazie, buon anno anche a te, Stefano 🙂
http://lavagna.files.wordpress.com/2012/02/precariatotregiorni.jpg?w=300 😉
no, auguri laici, ahhhhhh !
ma come so sti auguri laici???
a ridicoli!!!!
Eh, ragazzi, ma allora ve le andate a cercare!
Lo sapete che alla Engy non sfugge nulla! 😆
Carissima, i miei migliori non-auguri per il 2014!!! 😉
(De Waal) critica “i nuovi atei che sostengono che la religione sia alla radice di quasi tutti i mali”. Mah, semmai questi sono i vecchi atei, quelli nuovi lo possono provare!
A parte gli scherzi, mi meraviglia (De Waal non è vaticaliano), e devo anche averlo già scritto, questa acrimonia di certi studiosi non credenti, per non dire di certi giornalisti, nei confronti degli atei “d’assalto”. Soprattutto se si pensa che la questione dell’ateismo non è solo culturale ma anche (e soprattutto?) politica, i monoteismi stanno diventando sempre più aggressivi (in modo più o meno morbido), clericali e invadenti, giustificando reazioni anche forti, del resto a stronzo, stronzo e mezzo.
Infine, è vero che dare del cretino a qualcuno non è un argomento, ma come si dovrebbe definire, qualora interessasse, il salvatorereina linkato da federix?
Far si che gente del genere vada a spalare neve invece che darsi alla cura dei corpi, certamente porterebbe un immenso miglioramento nella compagine sociale.
Ricambio gli auguri di stefano marullo e li estendo a tutti, buon 2014.
Dall’Ultimissima:
“Dall’altra, una certa paura dell’anomia: la morale religiosa ha ormai perso presa e credibilità “divina”, ma ha lasciato un vuoto che i nuovi atei non sono ritenuti capaci di colmare (non a caso l’autore più citato da Haidt è Émile Durkheim).”
Forse a qualcuno potrebbe interessare, in proposito, un brano tratto dalla Postfazione, intitolata “La sindrome del complotto”, di Umberto Eco al libro “Complotti, bufale e leggende metropolitane. Un’indagine scientifica” a cura di Massimo Polidoro (CICAP / Focus):
“(…) la sindrome del complotto è antica quanto il mondo e chi ne ha tracciato in modo superbo la filosofia è stato Karl Popper, in un suo saggio sulla teoria sociale della cospirazione che si ritrova in “Congetture e confutazioni” (Il Mulino, 1972). “Detta teoria, più primitiva di molte forme di teismo, è simile a quella rilevabile in Omero. Questi concepiva il potere degli dèi in modo che tutto ciò che accadeva nella pianura davanti a Troia costituiva un riflesso delle molteplici cospirazioni tramate nell’Olimpo. La teoria sociale della cospirazione è in effetti una versione di questo teismo, della credenza, cioè, in divinità in cui capricci o voleri raggiungono ogni cosa. Essa è la conseguenza del venire meno del riferimento a dio, e della conseuente domanda “Chi c’è al suo posto?”. Quest’ultimo è ora occupato da diversi uomini e gruppi potenti – sinistri gruppi di pressione, cui si può imputare di avere organizzato la grande depressione e tutti i mali di cui soffriamo… Quando i teorizzatori della cospirazione giungono al potere, essa assume il carattere di una teoria descrivente eventi reali. Per esempio, quando Hitler conquistò il potere, credendo nel mito della cospirazione dei Savi Anziani di Sion, egli cercò di non essere da meno con la propria contro-cospirazione. (…).”
Più che di anomia penso si tratti del semplice sconcerto che colpisce tutti, chi più chi meno, a seconda dell’imprinting culturale proprio, quando iniziano a sgretolarsi concetti che hanno permeato la società per secoli. La paura che sparisca qualcosa che ha tenuto in piedi la società in cui si è nati e cresciuti senza che vi sia un surrogato genera in molti una paura ancestrale che, in quanto tale, colpisce sia le menti semplici che quelle più acculturate. Gli atei, ognuno a suo modo, hanno superato questa kenofobia cercando di usare logica e ragionamento ed in quanto tali possono definire gli “altri” dei minus habens emotivi (è un eufemismo, lo ammetto).
I liberi pensatori (e in genere tutti i soggetti che per la variabile “intelligenza” si situano nella parte destra della curva di Gauss) sono implicitamente individualisti.
Questo spiega da un lato in politica il frazionamento della sinistra, che non riesce a vincere le elezioni neanche quando è maggioranza nel paese, e spiega anche le divisioni tra atei. Temo non ci sia niente da fare, e tutto sommato non mi sembra neanche una cosa negativa.
Leggevo un articolo tedesco dei Freidenker (Liberi pensatori) in cui si faceva la constatazione che in Germania quasi il 40% dei tedeschi non è fedele di una religione (come risulta dai dati ufficiali) e che questa quota è in continua crescita, eppure il più grande gruppo di non credenti contava poco più di 20 mila iscritti ufficiali solamente. Anche in Italia al di là della mancanza di dati ufficiali sono milioni i non credenti ed in continuo aumento, anche se non associati se non in piccoli gruppi.
Evidentemente la maggior parte di loro non sente il bisogno di associarsi o fa parte di associazioni scollegate tra loro.
Un confronto impari con le religioni che invece incamerano tutti (anche se poi la maggior parte di loro fa solo numero senza una partecipazione o condivisione delle idee come evidenziato da tutte le indagini ed anche dai primi risultati della recente indagine commissionata dal Vaticano in tutto il mondo cattolico), acuito dal fatto che le varie chiese sono dei veri potentati politici ed economici, delle vere multinazionali (la sola chiesa cattolica tedesca ha un fatturato dell’ordine della Fiat e quella protestante non ha molto di meno) che anche sulla base di privilegi “storici” sono in grado di incidere sulle politiche delle varie nazioni ed un potere di indirizzo ben superiore alla loro effettiva rappresentatività, contrariamente ai non credenti che hanno uno scarso potere politico ed economico.
“….per far sapere a tutti che Leonardo di Caprio non è realmente morto…..”
Er Profeta: Come n’è morto sur serio? E’ l’unico momento bello der firme!
Cherubino: A Maomè sveglia!
@ Andrea Pessarelli – Federix
A proposito dell’effetto placebo :
Non solo l’omeopatia si avvalla di « medicine » che riposano sull’effetto placebo ; molte medicine ufficiali allopatiche -utilizzate in psichiatria e non solamente- si avvallano dello stesso principio !
N.B. : La somministrazione di un farmaco placebo (che consiste in una pasticca sovente composta di pane) permette, in una grande percentuale di casi, la scomparsa della malattia o sintomi. E qui non esistono dubbi ! Insonnia, ansia, depressione, così come i vari dolori, ipertensione, ulcera gastrica, ecc….. nessuno di questi sfugge all’effetto placebo ! Va notato che la medicina tradizionale (ufficiale) non è mai stata in grado di capire o spiegare questo fenomeno che denigra generalmente, e che sovente finge d’ignorare, ma che utilizza quotidianamente, anche se -per ovvi motivi commerciali- contro la sua volontà.
@ alessandro pendesini
Sì, solo che la medicina “ufficiale” lo usa nei casi in cui è … “il caso” di usarlo.
Inoltre, la medicina “ufficiale” non finge affatto di ignorare l’effetto placebo, ma ne tiene ben conto nei trials clinici di sperimentazione di un nuovo (candidato) farmaco, dando ad un primo sottogruppo di pazienti il (candidato) farmaco, ad un secondo sottogruppo il placebo e a un terzo sottogruppo niente: in questo modo, dopo aver annotato l’effetto dei 3 trattamenti sui 3 sottogruppi di pazienti, si può sottrarre dall’effetto “totale” del (candidato) farmaco la sua componente “placebica” (mi si passi l’aggettivo) e anche la componente di guarigioni o miglioramenti spontanei, per calcolare l’effetto specifico del (candidato) farmaco, che ovviamente per passare alla fase successiva di sperimentazione deve essere siginificativamente più efficace di un placebo.
L’omeopatia (che non è considerabile nemmeno lontanamente una “medicina”, neppure “alternativa”, altrimenti la religione stessa – per l’effetto placebo che può indurre – sarebbe una “medicina”), invece, lo usa in pratica per tutti i suoi “preparati”, e per questo l’omeopatia è:
1) una truffa;
2) un primo rischio per il paziente, il rischio di non curarsi affatto: ti (ri-)cito solo un esempio tra quelli che si possono trovare anche in rete: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/04/21/bimba-mori-per-otite-omeopata-giudizio.html ;
3) un secondo rischio per il paziente, il rischio di avvelenarsi: uno dei “rimedi” omeopatici è per esempio il bicromato di potassio, a concentrazioni a volte anche maggiori di zero; sapendo che il bicromato di potassio è un noto cancerogeno (cosa che non si sapeva quando fu inventato quel delirio che è l’omeopatia (fine del XVIII secolo), e che i cancri hanno bisogno di anni per svilupparsi, probabilmente nessuno assocerebbe un cancro al bicromato “omeopatico” (quindi a un qualcosa di “presunto innocuo”) assunto anni prima.
Ottimo articolo per dare spunto ad una sana ed infinita discussione interna visto che con i credenti non ci può essere dialogo.
Quindi avanti a tutta forza, e che il Dubbio sia con noi……
Sì, solo che la medicina “ufficiale” lo usa nei casi in cui è … “il caso” di usarlo.
@Federix
Non ho mai detto ne pensato il contrario ! Inoltre sarei estremamente ingenuo se dovessi contestare l’effetto positivo di certi, -insisto sul “certi”- farmaci….
Per chiarire quello che intendo dire : in certi casi, se non esiste la volontà di guarire non si guarisce !
Questo desiderio, questa forza psichica diretta interamente verso la guarigione, è ciò che permette alle psicoterapie (con o senza “medicinali”) di produrre il loro effetto cioé la scomparsa dei sintomi che “resistono a tutto”. E’ probabilmente la componente principale dell’effetto placebo che contribuisce all’alchimia della relazione del trasferimento. È il potere della mente sul corpo… Da questo rigoroso punto di vista, gli omeopati, che praticano una medicina lenta, fatta di ascolto, e che non trascurano nessun dettaglio, e danno una autentica importanza a ciò che il paziente dice, sono tra i pochi a rimanere fedeli a questa prospettiva in cui il paziente viene considerato una persona !
In psichiatria, non possiamo accontentarci solo di apparenze. E’ fondamentale interessarsi a l’”essere”, e non al “sembrare”.
In altre parole, per cio’ che riguarda la sofferenza mentale (che non va confusa con la malattia mentale) a volte è preferibile utilizzare un medicinale “effetto placebo” (che non agisce sul sistema nervoso centrale) anziché psicofarmaci (neurolettici o antipsicotici, antidepressivi, ansiolitici, ecc..) i quali possono avere effetti psicologici e intossicazioni, ecc.. tutt’altro che banali ! NB Da notare che le industrie farmaceutiche che hanno collaborato per stilare il DSM5 (la “bibbia” repertorio delle malattie psichiatriche), non hanno nessun interesse di publicizzare medicinali “placebo”. Tutti sanno quanto costa il pane -o simili- al chilo ! Ma pochissimi sanno di cosa sono composti certi medicinali venduti salatamente e il tempo che è stato necessario per la loro messa a punto ! Quindi pur avendo superato tutti i test razionali compreso il doppio cieco, conformi alla deontologia medica ufficiale, l’industria farmaceutica ne “usa” e “abusa” spudoratamente (prezzi elevatissimi e sovente ingiustificati dei loro farmaci ), sovente con la complicità di certi politici e non solo ! ….C’est surtout ici que le bât blesse…..
P.S. Vorrei precisare, per essere molto chiaro, che non sono l’avvocato delle cure omeopatiche, quindi nessun interesse personale a difenderle !
“Da questo rigoroso punto di vista, gli omeopati, che praticano una medicina lenta, fatta di ascolto, e che non trascurano nessun dettaglio, e danno una autentica importanza a ciò che il paziente dice, sono tra i pochi a rimanere fedeli a questa prospettiva in cui il paziente viene considerato una persona !”
Più che “lenta”, la considero una “non medicina” o un somministrare qualcosa di potenzialmente tossico (v. caso del bicromato). A dirla tutta, considero (opinione personale) gli omeopati o dei coscienti criminali o degli incompetenti incoscienti.
E’ verissimo che frequentemente i medici “normali” hanno un rapporto sbrigativo con i pazienti, ma suppongo che questo sia dovuto al fatto che ci sono troppo pochi medici “normali” (quelli del servizio pubblico, intendo) rispetto al numero di pazienti.
L’effetto placebo è ok, ma quando a decidere di somministrare un placebo è un medico “vero” e non un omeopata.
Che poi gli omeopati ascoltino molto il paziente è pure vero, ma questo purtroppo genera un grosso guaio: quel “tansfert” che puoi ben vedere leggendo gli interventi dei pazienti del “dott” di cui qui http://www.salvatoreraino.com/?p=1020 : sono tutti come rimbambiti dietro un raccontapalle, solo perchè si sentono “ascoltati” da lui, e poi dicono che l’omeopatia è una “medicina olistica” e rischiano quello che dicevo nel mio intervento precedente.
Poi, vorrei vedere (anzi, forse è meglio di no) quale “effetto placebo” si può avere per un bambino che ancora non parla e che quindi non può essere influenzato dal fatto che un genitore gli dice con un gran sorriso “Ora ti do una medicina meravigliosa che ti farà guarire senz’altro, l’ha detto l’omeopata che è un medico olistico e che mi ha ascoltata tre quarti d’ora prima di prescriverti questo bicromato”…
“Poi, vorrei vedere (anzi, forse è meglio di no) quale “effetto placebo” si può avere per un bambino che ancora non parla e che quindi non può essere influenzato dal fatto che un genitore gli dice con un gran sorriso “Ora ti do una medicina meravigliosa che ti farà guarire senz’altro, l’ha detto l’omeopata che è un medico olistico e che mi ha ascoltata tre quarti d’ora prima di prescriverti questo bicromato””
guarda che per bambini piccoli (e molti animali dometsici) l’effetto placebo è addirittura SUPERIORE a quello normale. questo per 2 motivi fondamentali:
il primo è che a giudicare “gli effetti” non è più direttamente il soggetto (cosa che già togliava non poca oggettività al giudizio), ma iul genitore (che interpreta i comportamenti del figlio/animale come “miglioramenti” o “peggioramenti”. in parole povere giudica attraverso dati ancora più soggettivi dell’autopercezione mentenedo inalterati i propri bias di autoconferma della proprie aspettative.
il secondo è che il bambino (e molti animali) è perfettamente in grado di “interpretare” gli atteggiamenti dei genitori/padroni, e capisce quando questi si aspettano miglioramenti o peggioramenti e con quale grado di certezza. e sia i bambini molto piccoli che molti animali domestici hanno una fede sconfinata nel giudizio dei genitori/padroni, quindi se questi si aspettano che una sosostanza che gli viene somministrata lo farà star meglio, allora anche il soggetto nè restaerà convinto, e stavolta oltremisura a cuasa della sua fede cieca nel giudizio altrui.
cinsiglio di leggere questo per approfondire l’argomento
http://medbunker.blogspot.it/2012/01/omeopatia-animali-e-bambini.html
Più che “lenta”, la considero una “non medicina” o un somministrare qualcosa di potenzialmente tossico (v. caso del bicromato). A dirla tutta, considero (opinione personale) gli omeopati o dei coscienti criminali o degli incompetenti incoscienti.
E’ verissimo che frequentemente i medici “normali” hanno un rapporto sbrigativo con i pazienti, ma suppongo che questo sia dovuto al fatto che ci sono troppo pochi medici “normali” (quelli del servizio pubblico, intendo) rispetto al numero di pazienti.
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Mah, se devo proprio dire quello che penso senza peli sulla lingua… dico che tutta la “allure” dell’omeopatia nasce proprio da questo, ossia dal fatto di essere in massima parte un servizio individuale privato, con tutte le modalità e i rituali della prestazione commerciale accattivante e rassicurante, gestita da un operatore che ha tutto l’interesse a far sentire il cliente coccolato e accontentato, perché è direttamente lui che lo paga per quello.
La leggenda secondo cui il medico “ufficiale” ti liquida in due minuti con una semplice prescrizione spocchiosa, in uno squallido consultorio con le sedie di formica e le plafoniere opache… mentre l’omeopata ti sta a sentire amorevolmente per due ore nello studio accogliente, con i colori rilassanti, le poltroncine vellutate, gli armadietti di legno aromatico e offrendoti la tisana calda, qualcosa di vero ce l’ha.
Ma il punto è che non deriva affatto dalle differenze scientifiche strutturali tra le due modalità di cura, bensì deriva semplicemente dal fatto che l’omeopata fa così perché ha tutto l’interesse a farlo per fidelizzare il cliente che lo paga, e che ci va apposta perché gli piace essere trattato così, indipendentemente se la cura funzioni davvero o no!
Se l’omeopatia fosse fornita dal servizio sanitario pubblico, con prenotazioni in coda, ticket telematici, ore di attesa prima di prendere la linea al telefono, centralinista scorbutica, appuntamento fissato con mesi di attesa, e senza nessuna garanzia di avere sempre lo stesso medico piuttosto che un sostituto qualunque che è di turno quel giorno, e ambulatorio spartano con i mobiletti di formica e le plafoniere di cui sopra… quanto ci scommettereste che la sua popolarità crollerebbe di colpo?
L.
@ nightshade90
Molto interessante, vedrò di approfondire questi aspetti. Grazie.
@ paniscus – Lisa
Non posso che concordare su tutto.
L’effetto placebo (cioé quello di uno (pseudo)medicinale totalmente inerte, che non contiene nessuna sostanza attiva !) negli studi clinici in medicina omeopatica non si è dimostrato ne superione, ne inferiore a quello osservato in medicina convenzionale ! Questa costatazione puo’ giustificare l’impossibilità di valutare l’omeopatia in questo metodo di sperimentazione clinica. L’analisi di venticinque studi clinici (vedi studi del team Dott.Tobias Nuhn) non ha mostrato un effetto placebo ne più ne meno importante sia in omeopatia classica che in medicina convenzionale ! Questo è quello che intendevo dire. Sono ovviamente d’accordo che l’omeopatia, all’infuori dell’effetto placebo, tra l’altro l’unico elemento che ritengo relativamente pertinente in questa branca, non puo’ essere considerata valida dal punto di vista razionale !
Nel campo psichiatrico (insisto: psichiatrico) nessuna guarigione puo’ considerarsi completa senza un’adeguata relazione umana, vera alchimia basata sul potere della parola. Nel mio intervento volevo più che altro evidenziare (oltre gli scandalosi abusi dell’industria farmaceutica) che la medicina moderna ufficiale troppo spesso lo dimentica ! Punto
P.S. Auguro a voi tutti un BUON ANNO da Bruxelles
Ok, concordo.
BUON ANNO anche a te 🙂
L’omeopatia non può seriamente essere assimilata all’effetto placebo. Per la semplice ragione che l’effetto placebo presuppone che il paziente sia convinto della efficacia della medicina. In altre parole, il paziente non deve sapere che il placebo è tale. Ergo, utilizzare cure omeopatiche come placebo presuppone che le cure omeopatiche stesse non siano più tali, ma siano a tutti gli effetti dei placebo.
Certo, infatti nessun omeopata rivela ai suoi pazienti che il “preparato” omeopatico che gli prescrive non ha più che un effetto placebo.
Però in http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16125589 si conclude dicendo letteralmente “(…) This finding is compatible with the notion that the clinical effects of homoeopathy are placebo effects.”
Quello che volevo dire, è che i presupposti dell’omeopatia sono totalmente differenti da quelli della farmacologia. Sapendo, a priori, che nei preparati omeopatici non c’è nulla, mentre in certi medicinali ci sono principi attivi potenti (magari nuovi), non possiamo sperare di ottenere un effetto placebo. Questo effetto presuppone che il paziente sia convinto che il medicinale sia efficace e potente, ma se a prescriverlo è un omeopata, tutti i presupposti crollano come castelli di carte.
@ Giorgio Pozzo
Ma il punto è che chi ricorre all’omeopatia pensa che sia un modo di curarsi alternativo. Non entra nel merito dei presupposti e della chimica soggiacenti.
Quindi l’effetto placebo è in atto, eccome!
Come la bellezza è nell’occhio di chi guarda, l’effetto placebo è nella mente del malato. In maniera più o meno marcata, a seconda della personalità dell’individuo, l’effetto placebo è SEMPRE presente.
Il problema vero è nel costo del prodotto, che se troppo basso non può dare fiducia. Non sempre il placebo è acqua fresca: vengono somministrati farmaci ‘veri’ con qualche attinenza con il disturbo e anche la forma di somministrazione è importante: una iniezione è più risolutiva di una pastiglia, che è più risolutiva di uno sciroppo; è più valido se prescritto dal medico che non su consiglio di conoscenti ecc.
Anni fa ebbi per le mani un fascicolo riguardante un nuovo farmaco e nelle tabelle dei test di efficacia l’effetto placebo era sempre i 2/3 del totale! Sottolineo che il fascicolo era per uso interno e non destinato alla divulgazione e il farmaco era specifico per una patologia importante. Vi assicuro che rimasi sbalordito da quei risultati, all’epoca ero già informato sugli effetti del placebo, ma non immaginavo a quei livelli.
Qualche osservazioni che testimoniano della straordinaria influenza dell’effetto placebo, senza dimenticare…. l’effetto nocebo :
–È comune osservare che alcune persone semplicemente leggendo il foglio che è nella casella dei medicinali, inizierà a sviluppare allegramente quasi tutti i segni collaterali elencati.
–Una paziente di uno psichiatra che conosco, per suicidarsi ha ingerito un’intera scatola di placebo, che un’altra staff gli aveva prescritto senza precauzioni. La paziente subi un coma profondo, si è ritrovata in rianimazione intensiva dove è stata intubata e ventilata ! -P.S. Non è una bufala….
–Delle dipendenze al placebo sono state riscontrate con sintomi simili, anche se meno violenti, rispetto a quelle relative a certi opiacei morfina inclusa !…
N.B. -La lista non è, ovviamente, esaustiva…..
Ho letto anche io qualche notizia soprendente di questo genere. La più eclatante che ricordo è la storia di un uomo africano (non ricordo di quale tribù) che, come conseguenza dell’essere stato escluso e mandato via dalla sua tribù, è addirittura morto “da sè” dopo pochi giorni (probabilmente per depressione o simili?), apparentemente senza essersi suicidato.
Nel senso che dici, sì senz’altro, l’effetto placebo e anche quello nocebo sarebbero da studiare molto approfonditamente, benchè qui http://en.wikipedia.org/wiki/Placebo ne dicano già molte cose.
Estrapolo dall’ultimissima
“Tuttavia, molto resta da fare, in particolare per le associazioni di atei e agnostici. Spetta soprattutto a loro ridurre la distanza tra “base ed élite”.
Credo che sia la più intelligente dichiarazione di intenti che abbia letto qua.
A mia esperienza, a livello di persone comune la ‘non credenza’ -in cui metto ateismo, agnosticismo, indifferentismo, deismo, panteismo…ma soprattutto agnosticismo e indifferentismo che sono anche istintivamente alla portata anche di chi non ha fatto grandi studi- è molto più diffusa tra le persone comuni di quel che si vorrebbe far credere.
Il problema è che i problemi, i temi, il riferimento alla scienza dei pensatori di riferimento dell’ateismo odierno (penso ai vari citati qua, in più a Odifreddi, che ne è la versione all’amatriciana) sono lontani anni luce dai problemi, le riflessioni, l’orizzonte delle persone comuni, che spesso non sanno nemmeno cosa sia il razionalismo.
Io continuo a credere che solo il legame coi temi sociali -e dunque in qualche modo una ‘politicizzazione’ dell’associazione -ove per politicizzazione intendo partecipare in forma organizzata con banchetti e delegazioni alle lotte per i diritti del lavoro, dello stato sociale, dell’abitare come quelle del 18 e 19 novembre a Roma- possa costruire un nuovo movimento forte e popolare di non credenza che sappia rilanciare l’ottimo lavoro culturale dell’UAAR.
Se non si fa questo, si continuerà con petizioni, conferenze, lettere aperte…che sono tutte cose importanti ma che, se non entrano in un percorso più materiale, da sole non bastano.
Si tradirà lo statuto? Si perderanno i militanti più liberisti o quelli più aristocraticheggianti culturalmente?
Non saprei, ma io non vedo altre vie, e sempre un movimento quando si amplia perde alcune sue componenti storiche per acquistarne di più, di nuove e di più forti.
Anche secondo me sarebbe il caso di avvicinarsi alla “gente comune”. Anche perchè temo che tra la “gente comune” non siano moltissimi a sapere dell’esistenza stessa dell’UAAR…
I manifesti “3×6” sono utilissimi per farsi conoscere, ma potrebbero non essere abbastanza…