“Penso che siamo qui per far entrare una cultura della laicità nello spazio pubblico, affinché questa diventi un dato consolidato”. Ha aperto così Laura Balbo, sociologa, presidente onoraria dell’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti (Uaar), il Convegno “Non credenti e credenti: differenti, con identici diritti” svoltosi ieri, a Roma, presso la Sala delle Colonne di Palazzo Marini, Camera dei Deputati, e organizzato dall’Uaar con il patrocinio del Comune di Roma. Un Convegno pensato per rimettere a tema la questione della libertà religiosa e di coscienza in un momento in cui — nonostante la nostra società assuma sempre più i contorni da un lato di una società secolarizzata, dall’altro di una società multiculturale e multireligiosa — sembra essere dimenticata dall’agenda della politica.
“L’incontro di oggi, ma in senso lato forse le iniziative dell’Uaar, non è riducibile a una battaglia in difesa dei cittadini laici, ma in difesa della laicità”, ha commentato Stefano Moriggi, filosofo della Scienza. “Fare dello spazio pubblico uno spazio laico, non significa uno spazio per i laici, ma uno spazio per tutti”, ha proseguito Moriggi il quale, riprendendo un passaggio della Politica di Aristotele, ha ricordato la differenza tra città e comunità: “L’elemento distintivo di una città per Aristotele è quella macchina che è in grado di tenere assieme persone diverse. O succede questo, oppure non è una città. Magari è una comunità, in cui le persone sono unite da un elemento comune, un ideale, un’appartenenza religiosa. La comunità è un club, in cui ci si riconosce con logiche di appartenenza: chi non appartiene in qualche senso è escluso o tollerato. La città è un’altra cosa: è lo spazio vero della laicità, lo spazio vero del confronto. Quella realtà geografica e politica che non è in grado di tollerare la diversità non è una città, non è una polis, lì non si fa politica nel senso etimologico del termine”.
“In Italia il tema dell’autonomia del pensiero laico si pone in modo indifferenziato tra credenti e non credenti”, ha sottolineato Aurelio Mancuso, presidente di Equality Italia. “Se guardiamo alla politica, vediamo che anche tra quella parte che si dice non credente, l’atteggiamento è quello di chi abdica al proprio ruolo”, “un atteggiamento di acquiescenza con le gerarchie cattoliche ma anche di una mancanza di pensiero proprio. È un fatto — ha proseguito — che le sinistre politiche italiane in generale sono più arretrate rispetto ad altri Paesi occidentali sul tema dei diritti civili e delle libertà individuali. Pesano — ha detto — decenni di incapacità di rispondere nel pubblico ad alcune questioni valoriali. Pesa la storia della costruzione della nostra Carta Costituzionale, così come avvenuta, anche se limitatamente a questi temi e a quelli relativi alla libertà religiosa”.
Nella nostra società, ha sottolineato Stefano Levi della Torre, esperto di ebraismo, si aggirano alcune “malattie”, collegate tra loro: “La superstizione che deriva dal fatto che non si sa bene dove va la storia; è la confusione del grande cambiamento in corso che produce irrazionalità. È una forma securitaria. E le fobie che rappresentano quello che diceva Moriggi: come costituire comunità anziché polis. Razzismo, antisemitismo, omofobia sono parte del complesso patologico che è volto essenzialmente all’istanza securitaria generata dalla confusione”. In tutto ciò, in un Paese come il nostro — meta di migrazioni, a contatto con altre culture — emerge all’ordine del giorno la laicità come il “terreno fondamentale della convivenza e della costruzione della polis”. E allora ci troviamo di fronte a un bivio, sottolinea Stefano Levi della Torre: si tratta di scegliere, per costruire la polis, tra multiculturalismo e integrazione. “Tra tante comunità, tra tante istanze comunitarie separate che hanno poi un compromesso e integrazione, cioè formare cittadini della polis. Se la laicità è il terreno di questa formazione, non può essere solo metodo — ha proseguito — ma sistema di valori e orizzonti. Perché il metodo è solo l’infrastruttura di quelli che sono gli obiettivi che una società si deve dare”.
In Italia, ha riconosciuto Paolo Ferrero, è evidente che sul piano legislativo ci sono differenze e privilegi che creano situazioni di sofferenza: “Ci sono cittadini di serie a, b, c, d”. Per Ferrero sono queste pratiche discriminatorie — che sono palesi e colpiscono soprattutto chi non ha voce — a produrre il fondamentalismo religioso e dunque “danni per il futuro”. Il nodo fondamentale per Ferrero è sovvertire l’idea che l’identità sia basata su un solo punto: “Appiattire qualcuno su un unico elemento pone le basi per l’impossibilità del dialogo. È il riconoscimento che l’identità è plurale il presupposto fondamentale per il dialogo”. La realtà italiana, secondo Ferrero, è diversamente religiosa: “Vedo una crescita di forme religiose pazzesche indotte dall’alto come forme di controllo sociale: i mercati ci guardano, i mercati ci puniscono… se non somiglia a Dio questo…”.
Ha fatto un ampio excursus sul cambio di paradigma intervenuto dopo la caduta del muro di Berlino, il sociologo, esperto di islamismo, Khaled Fouad Allam, il quale ha posto l’accento sul fenomeno di etnicizzazione della società avvenuto in questi decenni. “Tutto è letto in questa chiave: il multiculturalismo è costruito sulla base che gli esseri umani sono diversi nelle loro etnie, nel loro sangue, nella loro cultura, c’è una diversità incolmabile: a sarà sempre diverso da b. Dimenticando che l’etnicità porta al conflitto e a una specie di distanza tra a e b”. “E questa logica dell’etnicità non può che alimentare una fragilità della società e una conflittualità permanente. E tutto ciò è molto pericoloso: può portare a una logica della guerra. Ed è quello che è successo nell’ex Jugoslavia. Tutt’oggi a Mostar i ragazzi cattolici entrano a scuola da un lato e quelli musulmani da un’altra. Questa è l’Europa di oggi”.
Gherardo Colombo ha sottolineato come la società si sia sempre organizzata attraverso la discriminazione: “Ci dimentichiamo — ha detto — che il punto di partenza che diamo per assodato è dell’altro ieri: nella nostra Costituzione e poco dopo nella Dichiarazione universale dei Diritti umani”. “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti”: è un’affermazione, sottolinea Colombo, di “una novità eccezionale. Persino rispetto alla costituzione della Repubblica romana, persino rispetto alla dichiarazione dei diritti del 1789, dove si dava per scontato il mantenimento della discriminazione di genere”. E da cosa dipende secondo Colombo questa novità? Da ciò che è avvenuto immediatamente prima: dalla II Guerra mondiale, dalla Shoah, ma soprattutto dalla bomba atomica. “Questo dramma epocale che ha condotto a una trasformazione di valori”.
Non crede alla laicità come “ricetta magica” per risolvere tutte le grandi questioni che interrogano la nostra società, il senatore Lucio Malan, il quale ritiene che “non si può pensare che un principio astratto possa applicarsi a tutte le situazioni: bisogna tener conto della società in cui si vive”.
Gli interventi integrali dei relatori sono disponibili in formato audio-video sul sito di Radio Radicale.
Ufficio stampa Uaar
Non mi meraviglia che, stando a quanto qui riferito, se c’è uno che mena il can per l’aia è il solito politico parlamentare: il senatore Lucio Malan. La laicità non sarà la “ricetta magica”, ma sarebbe stato utile dire qualcosa di più al proposito, ma è di certo una possibile soluzione che non nasconde secondi fini. Si capisce qui perché essa non sia tenuta in considerazione dalla maggior parete del mondo politico parlamentare. Così intanto si tira avanti.
Malan?
Non è per caso uno dei pianisti parlamentari ripreso mentre pigiava i bottoni di almeno sei o sette colleghi assenti?
E pensare che è di Pinerolo dove la comunità Valdese ha una lunga tradizione di laicità delle istituzioni.
@Losna
“….dove la comunità Valdese ha una lunga tradizione di laicità delle istituzioni.”
Se e’ davvero cosi (come spero sia)significherebbe che quella Valdese e’ una corrente religiosa che apprezza la laicita.
Un risultato davvero notevole.
Laverdure
Da wikipedia:
“I valdesi si sono sempre impegnati per favorire la piena laicità dello stato.
La chiesa valdese si è pronunciata in senso fortemente contrario all’esposizione del crocifisso, e più in generale di ogni simbolo religioso, in luoghi pubblici. Per quanto riguarda i “temi etici”, i valdesi hanno sempre favorito il dibattito su temi quali omosessualità, aborto, testamento biologico ed eutanasia. Si è anche detta molto favorevole ai registri per il testamento biologico, che in molte città sono gestiti dalle comunità valdesi.
La Chiesa evangelica valdese, durante il sinodo del 2010, si è espressa a favore della ricerca sulle cellule staminali.”
Avevo visto diversi loro interventi (in alcuni casi con la stessa UAAR:
http://www.chiesavaldese.org/pages/archivi/index_commenti.php?id=1141
Evidentemente per i fondamentalisti cattolici anche i valdesi sono dei “laicisti”……
Effettivamente i valdesi sono un’eccezione nel panorama protestante, almeno in europa. Poi vai in USA e non so se sono più pazzi i protestanti o i cattolici.
francesco s.
C’è una notevole differenza tra il protestantesimo europeo e quello americano. Anche i luterani europei sono su posizioni abbastanza laiche, anche se non come quelle dei valdesi. all’interno del protestantesimo c’è di tutto, da posizioni estremiste e fondamentaliste a posizioni progressiste.
In Germania è molto meglio aver a che fare coi luterani che con la chiesa cattolica, stessa cosa nei paesi scandinavi dove per fortuna la chiesa cattolica non conta.
[…] Sintesi del convegno “Non credenti e credenti: differenti, con identici diritti” – A ragio…. […]
Condivido molto il pensiero di Ferrero sul fondamentalismo, quando ci si “fossilizza” troppo su un determinato aspetto e lo si rende totalizzante, tanto da negare ogni forma di dialogo, lì c’è il seme del fondamentalismo.
PS. non sapevo che si fosse battuto da ministro per il riconoscimento dell’UAAR quale Onlus.
“non si può pensare che un principio astratto possa applicarsi a tutte le situazioni: bisogna tener conto della società in cui si vive”
eh, appunto, dove vivono gli atei e gli agnostici e non solo la Chiesa
Ma alla fine a che servono tutti i numerosissimi convegni se non, principalmente, a parlarsi addosso e/o ad autoincensarsi?
Cosa risolvono, cosa migliorano?
Paolo Ferrero? Buono quello, cosa grandiosa aver voluto da ministro il riconoscimento dell’UAAR come Onlus. Ostia però!
Peccato che mentre faceva il “bel” ministro, addirittura della solidarietà sociale ostia, abbia pure lui lasciato passare sotto silenzio la legge n. 196/1997 più nota come pacchetto Treu. Davvero bella solidarietà sociale quella di un ministro sedicente di estrema sinistra che fa passare lo sfruttamento selvaggio dei lavoratori!!
Eh beh però sto fatto dell’onlus ripaga di tutto, ostia!
Il convegno in questione pensiamo sia servito a far capire ai legislatori (presenti in sala) che i diritti dei non credenti devono essere riconosciuti alla stessa stregua di quelli dei credenti, e non ci sembra affatto poco. Il resto del commento è all’insegna del benaltrismo, quindi non commentiamo, ma cogliamo l’occasione per ricordare che l’Uaar è aps, non onlus.
Engy
Ma se non si inizia a parlare di una cosa, come si può pensare di cambiare la mentalità su quella cosa stessa (che è l’obiettivo del convegno)?
@Engy
Sempre commenti in tema 😆
Ma da che cosa deduci quello che scrivi. E’ evidente a tutti perchè Ferrero è stato invitato è una personalità importante aderente alla confessione valdese che aveva da parlare circa il rapporto tra credenti e non credenti. Il suo operato come ministro non è argomento del convegno, è completamente fuori luogo, a prescindere da come la si pensi. Come direbbe qualcuno “Che c’azzecca!?”
@E.ng.y
E che cristo ci azzecca il pacchetto Treu con l’argomento in questione? No, dimmi, c’è una relazione, seppur minima? No, perché così, sembra uno straw man bello e buono. Adesso, che fai, ci presenti la solita storia della monotematicità?
engy
cosa c’entra al Treu con l’Uaar. L’Uaar non si occupa di poliiche del lavoro.
Io sono liberale sul lavoro e stesse a me altro che Treu. Eppure sono sempre stato ateo. Ma altri non la pensano come me, ma non ne discutono sul blog uaar, ma magari su qualche altro forum nel quale gli ateoagnostici si dividono, come tutte le persone normali, su temi strettamente politici.
su temi come quello della laicità delle istituzioni, di cui mi pare che alla signorina pinzillacchera non importi un fico secco, io posso esser d’accordo con Ferrero, ma su tutti gli altri no. I laicismo unisce quanto divide.
claudio285,
rimango della mia: nessuno, neanche l’uaar, può permettersi secondo me di ragionare come se facesse parte di un pianeta a parte e soprattutto per compartimenti stagni, rifiutando di collegare le cose insieme e di vedere l’opera di un politico nel suo insieme.
E’ un po’ come certi omosessuali, che non rescono a parlar d’altro e indirizzano ogni argomento sul discorso dell’omosessualit.
Uno come Ferrero che si dice o si diceva di estrema sinistra, dunque dalla parte dei più deboli, e fa passare la schiavizzazione del lavoro subordinato, per me non è credibile e non mi frega molto se si batte e si sbatte per qualche riconoscimento all’uaar.
E ribadisco che “laicità” per me ha il significato che ne ha dato brillantemente Claudio Magris.
Detto questo, “signorina pinzillacchera” è bellissimo …. e anche molto azzeccato, tiè 🙂 potrei utilizzarlo come nuovo nomignolo.
[…] Sintesi del convegno “Non credenti e credenti: differenti con identici diritti” http://www.uaar.it/news/2014/01/11/sintesi-del-convegno-non-credenti-credenti-differenti-con-identic… […]
Al simpaticone di Lucio Malan:
anche la matematica è piena di concetti astratti ed è grazie ad essa oggi parli al telefono, arrivi al lavoro e ti curi in ospedale. Non è certo una panacea ma è la base della scienza. Grazie ad essa possiamo delegare alla letteratura, all’arte o al cinema concetti astratti, irrazionali e superflui (perchè sono superati, oggi tante cose non fanno più paura) come gli dei ed altri esseri fantastici.
Penso che la politica non deva essere una professione, 20 anni in politico parlano più di un interesse personale che uno spirito di servizio. Cosa può capire di laicità una persona che non lascia spazio di partecipazione agli altri ?.
Sarebbe stato utile ricordare a questo Malan che in un paese vicino, anzi quello piu vicino all’ Italia in merito a tante cose, è stato votato una legge, quella sulla laicita, piu di 100 anni fa in un epoca dove la religione aveva un peso ancora molto forte . I politici dell’ epoca erano persone al servizio dello stato al contrario di quelli odierni, piu interessati al loro interesse personale …
Proprio oggi gherardo colombo a bergamo, in una chiesa, parla sul tema”beati quelli che hanno fame e sete di giustizia perchè saranno saziati” nell’ambito di un itinerario di discernimento cristiano “beati i poveri di spirito perchè di essi è il regno dei cieli”. Colombo è quindi un credente che fa anche proselitismo. Mi pare ne siano stati invitati troppi al convegno, potete dire quanti non credenti? Grazie.
L’invito a numerosi credenti è stato intenzionale: volevamo mostrare come la pluralità delle opinioni non vada affatto a discapito dell’uguaglianza dei diritti. E pensiamo di esserci riusciti.
Vi segnalo questa lettera sul Corriere della Sera di oggi
http://80.241.231.25/Ucei/PDF/2014/2014-01-13/2014011326498629.pdf
Mi sono sempre chiesto per quale ragione un ateo dovrebbe giustificarsi per aver parlato in pubblico della sua incredulità mentre un bigotto no. Ah, già, lo dice la stessa persona offesa: perchè se l’ateo ha appeal potrebbe scaturire nei giovani il senso di PENSIERO CRITICO, cosa molto pericolosa e pecaminosa.
Infatti molti credenti non si fanno problemi ad ostentare la loro fede, anzi la cosa è apprezzata ed incoraggiata.
Per esempio in Germania la chiesa cattolica esultava pochi giorni fa perché nell’ultimo governo della Merkel non ci sono più “finalmente” non credenti (come nei precedenti governi, anche se erano in netta minoranza) e tutti i nuovi ministri dichiarano apertamente la loro credenza (1 solo musulmano, tutti gli altri cristiani). Eppure quasi il 40% della popolazione tedesca non appartiene ad una religione, ma la chiesa cattolica ritiene positivo che non siano rappresentati nel governo e che i ministri ostentino la loro fede (altro che fatto privato!).
Non concordo con la risposta di Romano sul Corriere perché le religioni rappresentano delle lobby che condizionano la società e, quindi, è importante sapere quanti siano effettivamente i loro fedeli per poter contrastare la loro invasività. In paesi come l’Austria, la Germania, la Svizzera, l’Olanda esiste una contabilità ufficiale dei fedeli e varie nazioni (tipo la Gran Bretagna e le nazioni precedentemente citate) col censimento non si fanno problemi a chiedere l’appartenenza religiosa, anche in dettaglio.
Proprio oggi leggevo che anche nella Nuova Zelanda, nazione spesso indicata come all’avanguardia sia sui diritti che sulla qualità della vita, nel censimento del 2013 è stato verificato che i cristiani sono scesi al 47%, dal 56 % del 2006, con grande aumento dei non credenti. Questi dati implicano anche cambiamenti nella società, ma molte religioni si oppongono e non vogliono che la gente sappia (tipo in Italia), così possono appropriarsi di rappresentatività che non hanno. Leggevo anche che in un’indagine fatta all’estero il papa è risultato solo al 4° posto tra le persone ammirate, mentre in Italia grazie alla propaganda sembrerebbe nettamente al primo posto.
@ RobertoV
Il Papa al 4° posto?. Guarda, qua c’è addirittura la posizione di nientemeno che Gesù, con tanto di piano parketing per restiling:
http://ondemand.mtv.it/serie-tv/soliti-idioti/s01/soliti-idioti-rinnovamento-della-chiesa-gesu-un-supereroe-s01e01