Papa Francesco ha battezzato personalmente 32 bambini nella Cappella Sistina. Tra di essi anche la piccola Giulia, bambina di sette mesi figlia di una coppia sposata solo civilmente. Una pratica ormai corrente cui i sacerdoti si prestano, visto il diffondersi della secolarizzazione, di comportamenti non in linea con la dottrina cattolica e di coppie che non si sposano in chiesa, è stata fatta passare come grande gesto di apertura.
In realtà, per tutta la sua storia, la Chiesa ha usato il battesimo per finalità propagandistiche. Ben attenta a somministrarlo a quante più persone possibile per farle entrare nel suo gregge, in particolare nei secoli a cavallo del Medioevo. Puntando a convertire i regnanti, i quali a cascata hanno poi imposto il nuovo culto cristiano al resto della popolazione e hanno garantito beni immensi, autorità e privilegi alla Chiesa che ne legittimava il potere, con un reciproco scambio di favori. Fin da Costantino, primo imperatore cristiano dell’impero romano, fedele ai culti pagani ma battezzato solo in punto di morte e peraltro da un eretico, presumibilmente il vescovo ariano Eusebio di Nicomedia.
Nel corso dei secoli è cresciuta esponenzialmente l’importanza del battesimo somministrato dai papi. In fondo, alla falsa Donazione di Costantino, usata dai papi per avallare il proprio potere temporale e l’autorità morale su tutti i cristiani, si accompagna l’uso apologetico del falso battesimo di Costantino da parte di papa Silvestro. L’elenco degli autorevoli battezzati tardivi è lungo. Tra gli ultimi casi saliti all’onore delle cronache, quello di Magdi Cristiano Allam, ex musulmano fattosi battezzare nel 2008 da Benedetto XVI. Ma non è andata bene, tanto che nel 2013 Allam ha accusato la Chiesa di essere “relativista” e “buonista”, continuando a considerarsi cristiano.
In ogni caso, essere battezzati crea grandi problemi, in quanto si viene considerati formalmente “sudditi” della Chiesa cattolica e sottoposti alla sua autorità in materia dottrinale, cosa che comporta anche effetti civili. Pericolosi, se atei. Non solo non ci si può sposare in chiesa con rito misto (si vede la lettera apostolica del 2009 Omnium in mentem), ma se un ateo decide di sposarsi in chiesa da battezzato espone le nozze alla nullità in caso di contestazioni da parte dell’altro coniuge (come recentemente confermato anche dalla Cassazione). E come ha ben illustrato la sentenza della Corte d’Appello di Firenze sul caso dei “concubini di Prato”, essere battezzati può anche significare dover rinunciare alla protezione legale dalle diffamazioni ecclesiastiche.
L’adesione a una religione dovrebbe essere un atto consapevole, ma il pedobattesimo è una imposizione che serve a legare le generazioni con “la catena della fede”, come sostiene lo stesso papa: “Voi genitori avete il bambino o la bambina da battezzare, ma dopo alcuni anni saranno loro che avranno un bambino da battezzare o un nipotino”. Il tutto viene fatto passare come segno di accoglienza e dolcezza, ancor più grazie al mellifluo stile di Bergoglio, con frasi che accostano il battesimo a un “supplemento di condivisione fraterna e amore” e dichiarano la fede “la più bella eredità da lasciare ai nostri figli”. Delle conseguenze civili dell’essere battezzato nessuno parla.
Nel clima di costante papolatria coltivato dai media ormai non ci si rende più nemmeno conto di quanto vengano puntualmente al pettine affermazioni incoerenti fra loro. Mentre Roberto Monteforte su L’Unità definiva per esempio il battesimo di Giulia l’ultimo “strappo” di papa Bergoglio che rivoluziona la Chiesa, quotidiani come La Stampa e Il Corriere delle Sera facevano notare come ormai il battesimo di figli di coppie di fatto o di madri single sia sempre più frequente. Quindi tutt’altro che una novità portata dal nuovo pontefice, ma piuttosto un compromesso cui è stata costretta a scendere la stessa Chiesa per poter comunque influenzare la crescita dei figli di persone verso le quali riserva invece una decisa condanna morale.
Anche coloro che fanno battezzare i propri figli, magari per far contenta la famiglia e celebrare in maniera solenne la nascita del nuovo arrivato, dovrebbero però riflettere su questo passo ritenuto senza conseguenze e puramente simbolico. In particolare per gli atei, battezzare i propri figli significa impegnarsi a farli crescere nella fede cattolica. Un primo rito che apre la strada all’accettazione dell’ingerenza religiosa anche negli anni successivi e in ambiti apparentemente distinti come la scuola, come testimoniano le tante storie di persone che ci riportano casi di ordinaria discriminazione. Il battesimo può infatti anche essere usato come strumento per legittimare l’indottrinamento religioso in caso di divergenze nella coppia. Dato che i tribunali civili, in un paese che dovrebbe essere laico, danno comunque ragione al partner osservante proprio partendo dal presupposto che il battesimo debba avere come naturale conseguenza un’educazione cattolica.
La redazione
[…] Il ritorno del battesimo in prima pagina – A ragion veduta. […]
Quel dire “solo” civilmente, mi fa veramente ribrezzo: sottolineo poi la magnifica coerenza dei genitori, sposati appunto “solo” civilmente che fanno battezzare la figlia.
Ah, cosa non si farebbe per il fatidico “quarto d’ora in TV”! ( ma anche per meno).
…basta che faccia notizia, e il fatto è da raccontare.
In effetti sono rimasto colpito anche io da questa cosa: due genitori non sposati in chiesa che però decidono di battezzare il loro figlio…Purtroppo non è chiara la vicenda, come è d’altronde uso di certi giornalisti (meglio dire pennivendoli, allora, poiché le notizie dovrebbero essere compiutamente narrate…ma vabbè) dare grandi titoloni e fermarsi lì; di fatto, ripeto, se da non credenti (chi lo sa) han deciso di compiere tale importante passo, al loro posto avrei semplicemente aspettato che il loro figlio crescesse. Personalmente, ho un fratello battezzato da “grandicello”, perché potesse poi fare la prima comunione ecc. ecc.; da non credente, rispetto però le scelte fatte da ciascuno, senza voler imporre la mia personale visione del mondo. Ho vissuto anche io il momento della chiesa (in tutti i sensi), per poi deciderne di non farne più parte, ma non ho fatto proclami o crociate, semplicemente perché ritengo che un paese laico debba permettere a tutti di esprimere la propria “fede”, e per “fede” si intende anche il credere in niente.
Per questo motivo, sono scettico nell’iscrivermi all’Uaar – e già fui membro ed abbonato al mensile – semplicemente perché mi pare eccessivamente forte la (in parte legittima) posizione portata avanti dall’associazione.
Saluti cordiali.
Caro “Anonimo”, sei scettico ad iscriverti all’UAAR perché ritieni eccessive certe posizioni? Ma non pensi agli eccessi continui, ripetuti, imposti della controparte cattolica e sostenuti sempre e comunque dai media diffusi capillarmente per il completo lavaggio e strizzaggio dei cervelli?
Mi sembra invece che chi la pensa diversamente debba organizzarsi il più possibile e fari valere le proprie idee il più possibile.
Scusa ma ho difficoltà a interloquire con chi si definisce anonimo.
…Rispondo a Giancarlo Bonini, che mi fa notare certe “discrasie” nella mia posizione, dicendogli che:
1) se la cosa può farlo contento, sono anche cancellato dal registro dei cattolici, e già da un paio di anni a questa parte;
2) rimarco il mio scetticismo riguardo all’iscrizione Uaar / abbonamento Ateo, perché non sempre mi sono trovato assolutamente d’accordo con loro, o con quanto colà (…) scritto;
3) mi sono firmato come anonimo ed adesso come nessuno, per il semplice motivo che questo spazio qui non è uno spazio riservato, ma aperto e visibile a chiunque, e mi scoccerebbe – al di là di quello che dico, ed al di là della tematica espressa, oltreché al di là del sito web in oggetto dei miei commenti eventuali – firmarmi sempre con la mia identità;
4) scusi ma ho difficoltà a parlare con chi è arrogante (e poi: l’anonimato è anche di chi si trincera dietro uno schermo web: potrei firmarmi come Pippo Franco, Giò Pomodoro o Fra Cazzo da Velletri, cosa le cambierebbe?)
Saluti.
Caro anonimo alias nessuno, condivido e comprendo perfettamente le ragioni espresse ed inespresse del tuo anonimato. Io ho combattuto questa battaglia in più occasioni e circostanze in altri siti. Ho sempre sostenuto che a valere siano le idee e non l’identità della persona. Naturalmente ecluso il caso di turpiloquio, offese. Ed anche ho sempre pensato che nessuno, infatti, sia più morbosamente interessato alla identità della persona più che alla civica ragione delle idee che produce il suo cervello, quanto l’uomo politico di professione ed il prete. Ed è ovvio: due categorie cui non interessano le idee dell’altro quanto conquistare e mantenere il potere sull’altro ricorrendo ad ogni mezzo compresa la squalifica morale dell’identità nel caso non abbiano sufficienti ragioni per contestarne validamente le idee.
Certo, la ccar conta uno per uno il battezzato e non esiste ateo battezzato che per tale tiranna ccar non sia per sempre cristiano. Cioè ad essa appartenente, anche se “membro morto”. Il battesimo stesso di Giovanni Battista, per sua natura infatti non era – come chiaramente asserisce Giuseppe Flavio “per la remissione dei peccati”, ma un’iscrizione ad una lista politica di appartenenza. Però al contrario di quello che fa ora la ccar, non venivano accettati coloro che non erano in grado di sapere cosa comportava iscriversi in tali liste. Ma ci penserà adeguatamente la ccar ad accappararsi l’uomo fin da feto!
Bisogna reagire ed opporsi a tale assurdità sperando nell’uso di ragione del padre e della madre, ancorchè credenti.
Coerenza portami via: una coppia di miei colleghi conviventi, hanno battezzato la loro figlia. Ovviamente il prete non ha fatto nessun obiezione.
In una cittadina vicina Prato ( Poggio a Caiano se non mi sbaglio ) una coppia gay ha fatto procreare negli Stati Uniti ognuno un bambino ( Scelta sulla quale ho qualche riserve) che un prete si è presto dichiarato pronto a battezzare….
Quel dire “solo” civilmente mi fa veramente orrore; sottolineo poi la magnifica coerenza dei genitori, sposati appunto “solo” civilmente che fanno battezzare la figlia.
Cosa non si farebbe per il fatidico “quarto d’ora” in TV! ( ma anche per meno).
Scusate il raddoppio; non avevo visto partire il primo invio.
E pensare che una volta, per farsi notare, uno (una) doveva fare lo spogliarello! Adesso basta battezzare!
Si conferma ancora una volta la schizofrenia religiosa che caratterizza i credenti e in particolar modo quelli italiani. Incuranti del fatto che la chiesa offre un “pacchetto” che va accettato nella sua interezza e non a pezzi e bocconi, i fedeli pretendono invece di pescare dal mucchio solo quello che gli fa comodo rigettando il resto. Questo caso è esemplare. I due coniugi non hanno accettato il matrimonio come “sacramento” ma poi sono andati a cercare il battesimo per il figlio, alla stessa stregua di coloro che rompono col divorzio il matrimono religioso o si dichiarano omosessuali e poi vanno a piagnucolare perchè vengono esclusi dai sacramenti. Se la chiesa fosse un’ istituzione rispettabile dovrebbe mantenere il punto, e una volta dichiarato che la sua dottrina va accettata per intero dovrebbe evitare poi di prestarsi a spezzettature di comodo. Ma i tempi sono cambiati, e mantere il punto su queste questioni è un lusso che la chiesa ormai ritiene di non potersi più permettere !
Er Profeta: A Chiesa fosserebbe sempre stata de manica larga. Gesù è stato battezzato, eppure era fijo elleggittimo e i suoi genitori erano ebrei.
Cherubino: A Maomè te piace sottilizzà.
Salvatò: A regà, io ero pure adurto e vaccinato. Daje, dimo e cose come stanno, no?
Er Profeta: Adurto e vaccinato? Ma se sei solo en’enutile fijo de Papà!
Cherubino: Non pò proprio vede….
Salvatò: Ma ve possino, ‘tacci vostra…
😆
Cherubino: Ma come ve possino? Io che c’entrerebbi….
Er Profeta: Ti ebbisi detto che esse solo en fijo de Papà raccomannato.
Salvatò: A Cherubbì, te statte zitto, si no ‘n giorno de questi te acconcio un po’… e coprite er c.ulo. Tzè
A profè, ma tu nun c’avevi na caterva de sventole? E daje, vai, vai.
😆
“In ogni caso, essere battezzati crea grandi problemi, in quanto si viene considerati formalmente “sudditi” della Chiesa cattolica e sottoposti alla sua autorità in materia dottrinale, cosa che comporta anche effetti civili.”
Davvero, tutti i miei amici atei si stanno strappando i capelli perché:
– se pur essendo atei si sposano in chiesa
– se poi ci sono dei problemi coniugali
– se poi il coniuge decide di rivolgersi al Tribunale Ecclesiastico
– se il Tribunale Ecclesiastico dichiara nullo il matrimonio
– se con un comune divorzio avrebbero beneficiato di alimenti
Allora sono fregati!
Davvero una massa di persone imponente discriminata per colpa dei genitori che li hanno battezzati da piccoli.
Domenica ho visto “the Butler”, forse ho un idea diversa di cosa si intende per “essere discriminati” .
Ai tuoi amici è successa anche solo una cosa delle cose che hai elencato? No, per capire.
Sai com’è di solito: il problema non è tale finché non te lo ritrovi trai piedi…
Le condizioni non sono in OR, sono in AND.
C’è una discreta differenza.
La scia stare i connettori logici in inglese. Ai tuoi amici è successa o non qualcosa di quelle elencate. I tuoi amici queste cose le sanno o no?
– se pur essendo atei si sposano in chiesa
è proprio l’eventualità che si consiglia di evitare, in modo da non rischiare nel caso si verifichino in seguito i punti successivi
– se poi ci sono dei problemi coniugali
ed è una cosa rarissima che avvenga, vero? non succede quesi mai che si verifichino problemi coniugali in una coppia sposata, e quindi questa eventualità è statisticamente trascurabile, giusto?
-se con un comune divorzio avrebbero beneficiato di alimenti
nella maggior parte dei casi uno dei due coniugi ne beneficia, quindi non è una eventualità tanto rara in caso di divorzio (ed i divorzi non sono tanto rari)
– se poi il coniuge decide di rivolgersi al Tribunale Ecclesiastico
se il coniuge che dovrebbe pagare gli animenti e non vuole farlo viene a sapere della sentenza che ha permesso di ottenere l’annullamento (e quindi evitare gli alimenti) unicamente con la scusa dell’ateismo del coniuge, vuoi che non lo faccia? non è affatto un’eventualità peregrina una volta che si diffonde la notizia, esattamente come non è raro che il coniuge costretto a pagare gli alimenti ricorra in giudizio o cose del genere: se uno non vuole pagare e scopre che c’è un cavillo legale per evitare di farlo, non esita ad usarlo.
– se il Tribunale Ecclesiastico dichiara nullo il matrimonio
c’è oramai un precedente legale, per cui basta essersi sposati con un ateo/a tale al tempo del matrimonio perchè il matrimonio sia annullato. pertanto non è un se, è un quando: basta che le premesse siano rispettate (e sono state messe nei punti precedenti) perchè anche questo passo abbia risultato certo.
in parole povere tutta la tua lista si eventualità si riduce a “sei ateo sposato in chiesa (eventualità di partenza che si consiglia di evitare), divorzi con diritto agli alimenti ed il coniuge non vuole pagarti gli alimenti (tre eventualità piuttosto comuni)
tra parentesi un sopruso non smette di essere tale nemmeno nel caso in cui l’eventualità che si verifichino le condizioni necessarie sia rara: metteiamo che una legge consenta di stuprare le ragazze nate durante il plenilunio in un paese della provincia di campobasso che siano alte tra i 160 e i 165 cm. l’venetualità è rara, ma il sopruso resta fintanto che ci sono persone che rientrano nella statistica.
Calcolando che i matrimoni civili continuano a crescere rispetto a quelli religiosi, ci credo che battezza pure i figli di chi non è sposato in chiesa!
http://dallapartedialice.wordpress.com/2013/11/24/2012-per-la-prima-volta-matrimoni-civili-oltre-il-40/
Scusate, se ve lo dico. Io sono ateo, ma non vedo il battesimo come un problema.
1) Sono 40 anni che non entro in chiesa e mai nessun prete è venuto a cercarmi per dirmi che sono un suo suddito. E d’altronde mai io cercherò loro.
2) La Chiesa i soldi dallo stato se li prende non perché io sono battezzato, ma se li prende perché esiste il Concordato.
Dunque, battezzato oppure no, qui in Italia non cambia niente a livello pratico.
Il discorso sarebbe diverso se qui vigesse la legge come in Germania, dove se uno si sbattezza non paga la tassa. Allora si che lo sbattezzo avrebbe un senso e degli effetti pratici.
Quindi essere o non essere battezzati è la stessa cosa? Se i prossimi milioni di neonati in Italia fossero tutti battezzati o se di quei milioni non lo fosse nessuno non farebbe differenza?
@MASSIMO
“Scusate, se ve lo dico. Io sono ateo, ma non vedo il battesimo come un problema.”
Alcuni motivi per sbattezzarsi:
http://www.uaar.it/laicita/sbattezzo/#05
@ myself
Si, ok. E infatti nel link che hai postato tu si fa riferimento alla situazione del popolo tedesco, per il quale fa una differenza di 60 euro al mese se essere sbattezzati oppure no. E infatti la legge tedesca è la migliore.
Ma ripeto, qui in Italia i privilegi del Vaticano sono garantiti dal Concordato, e sono indipendenti dal numero dei battezzati.
Dunque, prima bisogna abolire il Concordato o quantomeno rivederlo inserendo una legge alla “tedesca”. E solo allora avrà un senso essere sbattezzati.
Detto in altri termini: puoi essere cattolico, ateo, musulmano, buddista o pastafariano. Ma tanto al vaticano non gliene frega niente, tanto i suoi sei milardi di euro l’anno se li cucca comunque.
E di questo dobbiamo ringraziare il Cav. Benito Mussolini che il giorno 11/2/1929 fece quella dannata firma a nome del popolo italiano.
Guardate, io non credo personalmente che l’essere stati battezzati decenni prima possa davvero costituire un problema grave per una persona adulta che poi abbia deciso di distaccarsi da qualsiasi appartenenza religiosa (magari potrebbe costituire un problema per qualcuno che decide di convertirsi a un’altra fede, perché potrebbero esserci delle altre religioni in cui il battesimo cattolico è malvisto… ma per uno che conduce una vita laica, il danno è veramente irrisorio).
Poi, se qualcuno ci tiene moltissimo a fare la dichiarazione di sbattezzo, è giusto che la faccia, ma credo che questo risponda soprattutto a un’esigenza di soddisfazione personale, ma non a un’azione collettivamente rilevante per far diminuire l’influenza ecclesiastica sulla società.
Per quello, l’unica cosa importante è spezzare la catena per le generazioni successive, ossia evitare di battezzare i propri figli se non ci si crede, e di affermare che questa dovrebbe essere la normalità assoluta (non il gesto simbolico plateale come lo sbattezzo)… perché è questo che contribuisce a ridimensionare l’importanza attribuita ai rituali cattolici.
L’obiettivo sarebbe quello di arrivare a percepire come NORMALE che battesimi, cresime e matrimoni religiosi dovrebbero essere delle scelte specifiche e mirate, che riguardano solo chi ci crede davvero, e non delle consuetudini sociali che vanno bene per tutti.
Io non ho battezzato i miei figli, ma non certo per fare il gesto di provocazione simbolica di rottura della tradizione, o tantomeno per disprezzo verso il battesimo in sé (che considero una scelta rispettabile, da parte di chi ci crede davvero): semplicemente, non li ho battezzati perché sapevo in partenza di non avere alcuna intenzione di dare loro un’educazione cattolica,, e quindi pensavo che in quel contesto il battesimo fosse una cosa fuori luogo e incoerente, tutto lì.
Io non me la prendo contro chi ci crede, me la prendo contro chi non ci crede ma lo fa lo stesso, perché sono loro che danneggiano il percorso sociale complessivo verso la laicità…
L.
Anzi, aggiungo un dettaglio: per quanto mi riguarda, per una famiglia laica, l’unico vantaggio socialmente concreto della scelta di non battezzare sta in una maggior facilità di troncare alla radice tutte le possibili discussioni, trattative e dubbi sui “passi” successivi. Ma appunto è un vantaggio soprattutto per i genitori, i ragazzini nemmeno ci pensano!
Ossia, nella mia esperienza, chiunque abbia scelto di battezzare ugualmente il figlio pur non essendo convinto e non conducendo in alcun modo vita da cattolico, prima o poi si scontra con la “delicata” decisione se fargli fare il catechismo o no, se iscriverlo all’ora di religione a scuola o no, se fargli svolgere o no delle attività legate alla chiesa, e roba del genere.
Poi qualcuno decide di sì e qualcuno di no, ma appunto, il problema si ripropone ad ogni tappa, la discussione sui pro e i contro è inevitabile, e può anche portare a dissapori familiari o a interferenze di altre persone che si impicciano.
Ma se invece il bambino non è mai stato nemmeno battezzato, la decisione è automatica e la risposta è facilissima… io non devo “decidere” adesso, dopo diversi anni, se mandarli al catechismo o no (né tantomeno spiegare a qualcuno il perché), visto che era già scontato in partenza che il problema non si ponesse proprio!
L.
Massimo
In realtà anche il sistema tedesco della Kirchensteuer, come quello austriaco, sono frutto dei concordati nazi-fascisti, mai messi in discussione dopo dalla chiesa cattolica perchè danno anche loro tanti privilegi non ottenibili in un regime democratico.
Hanno il vantaggio di permettere una contabilità ufficiale dei fedeli e di vedere la tendenza nel tempo e di obbligare le chiese a confrontarsi con la realtà anzichè millantare cifre ed adesioni inesistenti come si fa in Italia. Grazie all’Austritt se ne può uscire ufficialmente (se non lo fai e non paghi finisci sotto processo) e si può vedere quanti l’abbandonano ogni anno, circa lo 0.5% in Germania e l’1 % in Austria.
E si può rilevare come vi sia un considerevole scostamento tra numero di battezzati e fedeli effettivi (20-30 % in meno), mentre nei paesi senza la contabilità ufficiale o senza censimenti regolari sui fedeli la chiesa considera per legittimarsi l’equivalenza battezzati = cattolici (vedi Italia): quindi le cifre mondiali sono gonfiate.
La quota media annuale per fedele in Germania è attorno ai 200 €, ma dipende dal reddito e molti non sono tenuti a pagarla (studenti, pensionati, chi ha un reddito inferiore a circa 8000 €/anno) e vi sono detrazioni per i figli.
Paniscus
Concordo con quanto detto da te.
Anch’io non ho battezzato i figli ed il problema è risolto alla radice.
In realtà il problema del battesimo è che in Italia non esiste una contabilità ufficiale dei fedeli e quindi la chiesa utilizza il numero dei battezzati per millantare adesioni che non ha (tra l’altro anche barando sui numeri reali visto che non è tenuta a farne una contabilità). Lo sbattezzo tende a legittimare l’utilizzo del battesimo per la contabilità dei fedeli, ma come si vede nei paesi con contabilità ufficiale il numero dei fedeli è decisamente inferiore al numero dei battezzati. Io punterei più che allo sbattezzo a fare una contabilità ufficiale dei fedeli, tipo col censimento, prassi fatta senza problemi in varie nazioni.
Credo che Paniscus abbia centrato un problema fondamentale, quello della percezione della normalità.
Tanta gente anche non credente o poco credente fa battezzare i propri figli perché il battesimo è ancora considerato la norma, la scelta di default. La scelta di non fare battezzare un figlio è vista dai più come una decisione forte, una presa di posizione che in qualche modo va giustificata, mentre la scelta di farlo battezzare è considerata una non-scelta, l’adesione al comportamento comunemente ritenuto normale.
C’è poi il timore, in alcune realtà forse fondato, che il fatto di non essere battezzato esponga il bambino al rischio di essere emarginato o comunque considerato diverso dagli altri.
Col tempo le cose cambieranno, ma per ora c’è tanta gente che fa battezzare i figli semplicemente perché si è sempre fatto e si ritiene normale farlo.
Che poi, parliamochi chiaro: ANCHE questa presunta importanza della “percezione della normalità”, nella gran parte dei casi, è una scusa patetica.
Ma qualcuno mi spiega in che modo i bambini dovrebbero essere discrinimati dagli altri se non sono battezzati? Ma che, all’asilo o ai giardinetti pubblici, la prima cosa che i bambini si chiedono tra di loro a quattro anni è se sei battezzato o no?
Ma siamo seri!
Io non ho idea di quali compagni dei miei figli siano battezzati e quali no, né nessuno lo ha mai chiesto a me!
Al massimo vengo a sapere quali fanno religione a scuola e quali no, ma non è mica detto che le due cose coincidano strettamente (visto che appunto c’è un sacco di gente che non credente che li battezza lo stesso “perché tanto non costa niente”, ma poi non li manda né al catechismo né all’ora di religione, perché quello invece sarebbe “troppo” per la loro posizioni).
Per cui, santa pazienza, ma con chi ci si dovrebbe sbracciare a “spiegare” e a “giustificarsi”?????
Perfino le mie nonne, che quando ho avuto la prima figlia avevano rispettivamente 89 e 84 anni, ed erano sempre state cattoliche praticanti… dopo un breve momento di sorpresa (NON di indignazione o di dolore, ma solo di sorpresa) hanno accettato tranquillamente l’idea di avere bisnipotini non battezzati.
Semplicemente perché si sono rese conto che erano bambini sani, felici, e normali come tutti gli altri, e che la differenza non si vedeva in alcun modo 🙂
Tra l’altro, una delle due non aveva termini di paragone perchè aveva soltanto noi… ma l’altra, nello stesso periodo, ha avuto altri bisnipoti da parte dei miei cugini, che sono stati regolarmente battezzati , e non si è MAI sognata di fare preferenze tra gli uni e gli altri.
Per cui, se si può imparare qualcosa di nuovo e farne tesoro anche a 90 anni, non vedo perché aver paura dei giudizio della vicina di casa o del crocchio di mamme dell’asilo!
L.
Paniscus,
non hai paura del giudizio degli altri se sei in condizione di indipendenza e sicurezza. Se non devi chiedere “favori” agli altri, puoi anche infischiartene di quello che pensano e dicono, ma per molte persone, meno autonome e con prospettive non molto brillanti, vale il prudente, cauto conformismo. Diciamo che se sei povero e poco istruito, o con poche prospettive e poco spirito di iniziativa, aumenta la probabilità che il giudizio delle mamme dell’asilo pesi di più.
Sandra, scusa se insisto: capisco le tue preoccupazioni per le persone più deboli e meno attrezzate culturalmente, però io continuo a pensare che tutta questa cappa di giudizio, nella maggior parte delle realtà concrete, non ci sia proprio.
Non è che il giudizio delle mamme del crocchio ci sia, ma “siccome io sono colta, emancipata e superiore a queste cose”, allora riesco a fregarmene: secondo me, nella maggioranza dei casi, non c’è proprio… ossia, non frega niente a nessuno di chi è battezzato e chi no! Al massimo potrà interessare a chi fa parte di comunità di vita religiosa molto strette, che non solo frequentano la chiesa, ma che condividono anche moltissime altre attività pratiche tutti insieme, ma chi è che si trova oggi costretto a interagire con ambienti del genere se non vuole, e se non sceglie di aderirvi per convinzione?
In un gruppo sociale costruito “artificialmente”, cioè per vicinanza casuale dovuta a una sola esigenza pratica, (come potrebbe essere un gruppo di genitori della stessa classe, a meno che non fossero già famiglie che si conoscevano molto bene anche prima, per altri motivi)…
…non è normale conoscere la gente più disparata, ognuno con abitudini diverse, cultura diversa, idee diverse e spesso anche provenienza geografica diversa e lontanissima?
Nelle classi dei miei figli, tra il contributo delle famiglie di origine straniera, di quelle fricchettone alternative, di quelle politicizzate (poche, ma ci sono), e di quelle semplicemente spicciative e un po’ coatte, non ce ne saranno nemmeno due o tre che hanno le stesse idee e le stesse abitudini in materia religiosa o di “tradizione” in genere, e nessuno si aspetta che tutti gli altri seguano le stesse sue!
Al massimo, visto che ormai la prima figlia va per i 10 anni, può capitare che qualche conoscente vago mi chieda innocentemente se “ha già fatto la comunione” o “dove va al catechismo”, ma anche in tali (rarissimi) casi, se mi limito a rispondere che non fa niente di tutto questo perché noi non frequentiamo la chiesa, nessuno si stranisce…
paniscus,
quello che dici va benissimo se vivi in città. In un centro piccolo, paese o cittadina di provincia, è molto più probabile che si dipenda dagli altri e che la mentalità sia molto più omologata di quanto auspichi e vivi tu. Indipendentemente dall’essere colta o emancipata, puoi essere per esempio notaio in un centro piccolo”. Tutto sta a valutare quanto l’anticonformismo possa danneggiare. In certe realtà di provincia, padrini e madrine di battesimo vengono scelti non certo per fede o altro, ma per rafforzare legami di natura nemmeno affettiva, ma sociale e di interesse economico. Che fai, ti rifiuti? Rifiuti le feste, i regali, e i contatti con la gente che in provincia conta che queste convenzioni borghesi portano con sè? Non tutti lo possono fare o trovano conveniente farlo.
Se poi scendiamo a livello più “basso”, visto che parlavi di nonne, la mia, come contadina, non poteva escludere di aver bisogno di aiuto molto basic dai tuoi vicini, e quindi fai quello che praticamente ti sarà più utile, ossia non ti distaccherai mai dal gruppo.
La laicità è l’ultimo dei tuoi pensieri se dipendi economicamente da altri. Non sono solo il benessere o l’istruzione a permettere l’autonomia.
Tutto sta a valutare quanto l’anticonformismo possa danneggiare. In certe realtà di provincia, padrini e madrine di battesimo vengono scelti non certo per fede o altro, ma per rafforzare legami di natura nemmeno affettiva, ma sociale e di interesse economico. Che fai, ti rifiuti? Rifiuti le feste, i regali, e i contatti con la gente che in provincia conta che queste convenzioni borghesi portano con sè? Non tutti lo possono fare o trovano conveniente farlo.
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Ok, ma allora non vengano a raccontarci che purtroppo sono costretti a farlo, per amore del bambino, che altrimenti soffrirebbe terribilmente a sentirsi diverso dagli altri e a venire discriminato dagli amichetti:
ci dicano chiaramente che decidono di farlo per strategia, perché conviene (e perchè conviene materialmente e opportunisticamente agli adulti, e non certo perché va incontro a un’esigenza emotiva del bambino)… tutto lì!
L.
Ribadiamo l’ovvio: “rivoluzione” un par de zufoli.
Anzitutto il battesimo no dovrebbe far notizia, anzi: ai cristiani dovrebbe preoccupare che lo faccia. Perché in genere solo le cose rare che attirano audience.
Infine, il palese messaggio che si vuol mandare è che la Chiesa (e per Chiesa si intende solo quella Cattolica Romana) è un’Istituzione dello Stato, essendo a questo punto il battesimo un sovrappiù che il pontefice concede alla Cosa Pubblica in quanto sua parte.
Insomma una pretesa tutt’altro che tacita. E men che meno democratica.
La notizia dovrebbe essere che ha “solo” battezzato la bambina.
Ma per curiosità, in che modo vengono “scelti” questi bambini e famiglie che ogni tanto partecipano a cerimonie di gruppo come questa? Perché per arrivare a farsi battezzare dal papa, si presume che siano stati loro a fare una richiesta particolare, o che siano stati selezionati deliberatamente da parroci e vescovi… e che quindi conoscano bene i giri della chiesa istituzionale e conducano una vita a stretto contatto con questa.
Non basta “essere cattolici”, ci vuole proprio una familiarità assidua con gli ambienti parrocchiali.
E allora, a una coppia di quel tipo, che è abbstanza vicina a tali ambienti da poter rientrare in una segnalazione del genere, e che ci tiene tanto alla cerimonia papale da esporsi pubblicamnete sui media, come viene in mente di non sposarsi in chiesa??????
L.
“E allora, a una coppia di quel tipo (…) come viene in mente di non sposarsi in chiesa??????”
Non aspettarti coerenza da persone che fanno queste cose… 😉
Hai mai trovato cristiani (in particolare cattolici) che non fanno sesso prima del matrimonio (o anche “al di fuori del matrimonio”) pur andando talvolta a messa? 😉
O banchieri, dediti a pappar soldi dalla gente, che comunque vanno a messa? 😉
E i cosiddetti “cappellani militari” (non è un concetto rivoltante?)?
La risposta è semplice: anche i cattolici divorziano, ma per la chiesa cattolica non possono risposarsi con matrimonio religioso. E’ un problema discusso da anni all’interno della chiesa cattolica quello dei cattolici divorziati e risposati che non sono ammessi ai sacramenti. Anche i ciellini divorziano e si risposano.
Anche in questo caso lui è divorziato e quindi non poteva risposarsi in chiesa.
La richiesta al papa l’ha fatta la moglie.
Non capisco perchè si fa l’equazione sposato civile = non credente o poco credente. Il matrimonio civile può anche essere l’unica soluzione per una coppia di ferventi cattolici.
Ma una cattolica può mettersi con un divorziato senza peccare orribilmente? Il divorzio per la Chiesa non esiste, quindi una donna credente deve ritenere che un divorziato sia ancora marito della donna che ha sposato davanti a dio. Il legame matrimoniale si scioglie solo con la morte (a meno che la Sacra Rota non decida che non è mai esistito). Quindi non vedo come una donna credente possa sposare quello che, per la sua fede, è il marito di un’altra donna.
Anche in questo caso lui è divorziato e quindi non poteva risposarsi in chiesa.
La richiesta al papa l’ha fatta la moglie.
Non capisco perchè si fa l’equazione sposato civile = non credente o poco credente. Il matrimonio civile può anche essere l’unica soluzione per una coppia di ferventi cattolici.
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Se tu hai indicazioni specifiche che la cosa sia andata davvero così, non ho niente da dire.
Ma se invece è solo una supposizione personale, non mi torna…
…per il semplice motivo che se si trattasse di una coppia sposata in seconde nozze, l’avrebbero DETTO chiaramente, proprio perché sarebbe stata quella la notizia accattivante per il pubblico (anche se, in ogni caso, non certo una novità, visto che tali battesimi si sono sempre fatti).
Invece non mi pare che il particolare sia stato diffuso, è stato detto solo che la coppia non era sposata in chiesa, senza specificare i motivi…
L.
Una cosa sono i fondamentalisti cattolici, una minoranza, un’altra la maggioranza dei cattolici che ha una interpretazione personale ed elastica della fede (basta vedere le varie indagini all’estero ed i primi risultati del questionario sulle famiglie voluto dal Vaticano). Così anche la chiesa ha dovuto allentare le sue regole, anche se la teoria resta sempre valida.
L’anno scorso ha anche celebrato circa 30 mila matrimoni misti (tra religioni differenti, in continuo aumento), mentre 50 anni fa li vietava ed obbligava alla conversione. Certo non ne è entusiasta e raccomanda che i figli vengano educati nella religione cattolica.
Il problema sui divorziati è piuttosto sentito e discusso all’interno della chiesa e molti preti sono elastici su questo. Diversi vorrebbero la riammissione ai sacramenti dei divorziati cattolici che diventano sempre di più. Poche settimane fa aveva destato scalpore la notizia che un cardinale tedesco nella sua diocesi aveva deciso di sua iniziativa di riammettere i divorziati ai sacramenti.
Riguardo al caso in questione avevo letto che sono due militari e che lui era stato sposato.
Roberto,
sui due io ho trovato che dicono che non hanno avuto tempo di sposarsi in chiesa, ma che non lo escludono per il futuro. Hanno già una figlia di 5 anni.
non hanno avuto tempo di sposarsi in chiesa, ma che non lo escludono per il futuro
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Ah, perché, per organizzare un matrimonio in chiesa ci vuole “tempo” in misura diversa rispetto a organizzare quello in comune?
Io ingenuamente credevo che bastasse andare a fare le pratiche burocratiche, magari seguire un breve corso di formazione (che nella maggior parte delle parrocchie è un puro pro-forma con impegno minimo), scegliersi un paio di testimoni (che comunque ci vogliono anche per il matrimonio civile) e fissare una cerimonia che non dura più di un’ora.
Se questi due hanno trovato il tempo di sposarsi in comune, avrebbero trovato esattamente allo stesso modo anche il tempo di sposarsi in chiesa, se ci avessero tenuto veramente.
A meno che il concetto di “matrimonio in chiesa” non significhi “festa sontuosa con centinaia di invitati, vestiti sbrilluccicosi, servizio di lusso, location esclusiva che deve essere prenotata due anni prima, e spese ingenti”, mentre quello civile si ridurrebbe a una pura formalità che si svolge in un quarto d’ora, senza feste e senza spese.
Ma se le cose stanno davvero così, non vedo proprio perché il papa (ma anche l’ultimo dei pretonzoli di provincia) dovrebe assecondarlo.
L.
La versione, forse un po’ appiccicosa, del vaticanista Andrea Tornielli:
http://vaticaninsider.lastampa.it/vaticano/dettaglio-articolo/articolo/francesco-francisco-francis-battesimo-bautismo-baptism-31266/
Eh, ma se non possono? Un divorziato mica può sposarsi in chiesa!!! (*)
Ciò invece di cui non sono sicuro è se un divorziato, che comunque non si sia mai sposato in chiesa, possa poi farlo. A occhio direi di sì, in quanto secondo il diritto canonico non è mai stato sposato (come uno con il matrimonio canonico annullato dalla Rota).
Se invece era stato sposato canonicamente, pur essendo divorziato, agli occhi della dottrina cattolica sarebbe bigamo.
(*) le cerimonie laiche di Unione, infatti, sono discretamente utilizzate anche da gente che non può sposarsi in chiesa.
Questo papa le inventa tutte per riportare la gente in chiesa.
Io e il mio compagno iniziamo a temere che dopo anni di discriminazioni da un momento all’altro il parroco inizi a cercarci per farci sposare in chiesa, non appena il suo titolare si accorgerà che anche gli omosessuali hanno un portafogli.
Rodolfo Armenio e Ugo Orazio Mamone – coppia omosessuale “unita civilmente”
Mah, io sono sposato civilmente ma nessun prete mi ha mai cercato.
Forse anche perchè appena sposati siamo andati in Germania, non lo so. Comunque, in Germania, appena uno si iscrive all’anagrafe come “senza religione”, in genere il prete arriva. Ma, neanche lì, mai visto nessuno.
Per le benedizioni natalizie e menate simili, niente. Neanche l’ombra.
Adesso che ci penso, sono secoli che non vedo un prete (forse dal liceo, quando l’ora di Religione era obbligatoria)…anzi no, ma l’ultimo con il quale avevo parlato lo avevo cercato io, e non viceversa.
Pur essendo anticlericale nel midollo cerco comunque di essere obiettivo, mentre noto che in questo articolo non sia stata fornita una descrizione del tutto corretta del servizio. Mi riferisco a
“Una pratica ormai corrente cui i sacerdoti si prestano, visto il diffondersi della secolarizzazione, di comportamenti non in linea con la dottrina cattolica e di coppie che non si sposano in chiesa, è stata fatta passare come grande gesto di apertura.”
Casualmente mi è capitato di assistere al servizio del TG in questione (casualmente perchè di solito non seguo i telegiornali in tv) e non so la redazione dove abbia capito che questa è “Una pratica ormai corrente… di comportamenti non in linea con la dottrina cattolica” , dato che è sempre stato previsto che il battesimo sia impartito anche ai figli di chi non è sposato in chiesa o cattolico (e figurati se non era così) e che c’è stato “un grande gesto di apertura”. Nel servizio hanno detto che il papa con quel gesto ha voluto sottolineare quello che la dottrina cattolica prevede a discapito del comportamento di alcuni preti che si rifiutano di impartire il batetsimo a figli di genitori non cattolici o non sposati in chiesa o non osservanti secondo i loro canoni.
Poi, sul fatto che il servizio sia aria fritta, che non ce ne può fregar di meno, che in una TV seria non dovrebbe neanche andare in onda una cosa del genere, siamo d’accordo, e concordo anche sul fatto che il motivo di questo servizio volto a sottolineare l’ovvio (a livello dottrinale) derivi dall’aumento di secolarizzazione e dal timore del clero di entrare nella lista delle “razze in via d’estinzione”.
Il battesimo è un abuso che andrebbe denunciato pubblicamente.
Ero curioso di misurare l’effetto della “papolatria“ dove esiste una contabilità ufficiale e non millantata come in Italia dopo l’entusiasmo “pilotato dai media“.
In Austria la conferenza episcopale cattolica ha pubblicato i dati:
gli Austritt (uscite) nel 2013 sono stati 54845, 2500 (+5 %) in più rispetto al 2012, in linea con gli ultimi anni. L’insieme dei reingressi o dei nuovi cattolici (l’Austria è meta di immigrati) è di circa 4700, solo 300 in più rispetto al 2012. I cattolici sono quindi scesi di circa l‘1%, trend ormai stabile negli ultimi anni, e rappresentano il 62.5 % del totale (erano al 90 % 40 anni fa).
I bambini battezzati nel 2012 sono stati il 61.6 %, più del 2 % in meno rispetto all’anno precedente. Anche la partecipazione alla messa è in calo, ormai sotto al 12% del totale dei fedeli.
In compenso la chiesa cattolica ha aumentato nel 2013 le proprie entrate di 42 milioni di €, superando i 500 milioni di €, con una crescita del 8.5 % rispetto al 2012. Insomma meno fedeli, ma più soldi (circa il 10% in più a fedele) per i propri giochi di potere. E per questo deve ringraziare il concordato nazi-fascista.
Interessanti le considerazioni di un teologo che riporta come in un loro studio di un paio d’anni fa riconosceva che ben circa il 40% dei fedeli ufficiali si trova comunque nella situazione di stare valutando un Austritt e che quindi su queste persone il nuovo papa non può avere effetto. E riconosce che la chiesa può contare su uno zoccolo duro di solo il 15-20 % dei fedeli ufficiali.
Invece i nostri media (ed i nostri politici) ci descrivono un altro mondo.
Per chi sa il tedesco ecco il comunicato della chiesa cattolica austriaca sugli austritt del 2013 ed altri dati:
http://www.bischofskonferenz.at/content/site/home/article/607.html?SWS=23cd839046ee797b62fa351ca4b939cc
Correggo: i battesimi nel 2012 sono scesi dell’1.3 % (non del 2%) rispetto al 2011.
Qualche giorno fa sono andata a vedere il presepio valido per l’esame di arte sacra di un mio giovane amico che studia all’Accademia. Il presepio è dentro la chiesetta che sta davanti all’Accademia (via Ripetta a Roma) . Ora , come saprete bene, ogni università ha il suo cappellano e questo è un americano (David Murray) molto affabile e intelligente che ha intuito che gli stdenti, molti dei quali stranieri, non sono battezzati o religiosi. Non vi dico che affabilità nei confronti dei non credenti (il mio giovane amico e io) che cultura raffinata e , ha anche detto che in Italia molti si scostano dal cattolicesimo perchè sono stati fatti pasticci tra “quel che è di Cesare”. Secondo me avrà successo. Tra l’altro la sua prima lezione agli studenti darà sul battesimo. Invece per chi abbocac e travisa tutte le parole del papa segnalo questo editoriale del foglio di oggi http://80.241.231.25/Ucei/PDF/2014/2014-01-15/2014011526513856.pdf
?!?!? 😮
Non c’è niente da fare: sono dappertutto!
E’ come quando entri in certe cantine e trovi scarafaggi e topi in ogni dove 😉
Al politecnico di Torino non l’ ho mai visto…
Tiziana
Sai una cosa? E’ quello che succede anche a me: mi è capitato di avere a che fare con alcuni preti (a distanza di tempo, in ambiti diversi e con sacerdoti diversi tra di loro per provenienza, estrazione sociale e ruolo) e ti dirò, non appena hanno sentito che sono ateo mi hanno trattato con una cortesia e un’affabilità che non riservavano di solito ai loro parrocchiani. Uno di questi lo incontro ogni tanto e non manca mai di salutarmi calorosamente e chiedere come va la famiglia, il lavoro ecc.
C’è un proverbio popolare che dice “Quando il diavolo ti accarezza vuole l’anima”.
La CCAR sa benissimo di non poter convicere le persone a prendere seriamente i suoi antistorici principi in materia di morale sessuale e familiare, pertanto accetta di convivere con tutta una serie di situazioni tipo coppie sposate civilmente che fanno battezzare i figli, giovani che convivono liberamente e poi si sposano religiosamente e altri begli esempi di coerenza. L’errore lo commettono quelle persone che ormai di fatto si sentono estranee alla Chiesa, ma non hanno il coraggio di rompere in modo netto i rapporti con questa istituzione, consentendole così di presentarsi come interprete del sentire maggioritario degli Italiani e di farlo pesare per mantenere (e accrescere) i propri privilegi ed influenzare la legislazione.
Quando io e mia moglie ci siamo sposati 40 anni fa lo abbiamo fatto in chiesa per non dare un dispiacere a mia suocera, malata terminale.
Allora non esistevano i corsi prematrimoniali obbligatori ma quando ho comunicato al prete che non avrei fatto la comunione ha detto che avrebbe chiesto al vescovo la dispensa perché mia moglie sposava un non cattolico.
Mia moglie, più semplicemente, ha ingoiata una cialda durante la cerimonia senza ovviamente essersi confessata o altro.
Non abbiamo battezzato le nostre due figlia, nel 2009 ci siamo “sbattezzati”, l’adesione delle nostre figlie a catechismo, boy scout, attività parrocchiali. IRC non è stata da noi né vietata né imposta. Hanno scelto loro caso per caso, col risultato di restare immuni da indottrinamenti e condizionamenti religiosi.
Soprattutto nel periodo delle elementari c’è stata una certa emarginazione da parte di genitori dei compagni di scuola (ambiente benestante e benpensante di Padova città).
Mia figlia più grande ha probabilmente perso un lavoro presso un ente di matrice cattolica ma ampiamente sovvenzionato da comune e regione per via del non battesimo.
Molti mi dicono che ciò che accade in Veneto è impensabile in altre regioni specialmente del nord: non ne sono del tutto convinto.
Ritengo che il non tagliare a sé o ai figli eventuali possibilità abbia più influenza di quanto si pensi nell’incoerenza della maggior parte degli italiani nei loro rapporti con la chiesa.
Comunque l’unica mia scelta che a posteriori rimpiango è l’essermi sposato in chiesa.
mario
“Ritengo che il non tagliare a sé o ai figli eventuali possibilità abbia più influenza di quanto si pensi nell’incoerenza della maggior parte degli italiani nei loro rapporti con la chiesa.”
Ci si dimentica spesso che le religioni sono dei centri di potere infiltrati a vari livelli in una nazione, non gli agnellini che cercano di far credere di essere, tutti dediti allo spirito. Basta vedere CL in Lombardia o i vari stretti rapporti della chiesa coi politici e con l’economia.
Quando mia madre, una protestante luterana austriaca, nonostante una pessima opinione della chiesa cattolica e del cattolicesimo, venne in Italia oltre 50 anni fa si rese conto dell’enorme potere di cui godeva la chiesa cattolica e della sua invadenza e mi fece fare tutto il classico iter cattolico degli anni ’60 e ’70 per il timore di limitazioni o ripercussioni nel non farlo.
Aggiungerei anche la convenienza: certi gruppi cattolici tipo cL sono abituati ad aiutarsi a vicenda per occupare posizioni di controllo o avere un lavoro utilizzando la fitta rete di cui dispongono. In un paese dove conta “chi ti manda” è un fattore importante. Leggevo inoltre che i in Italia la chiesa cattolica ha circa 1 milione di dipendenti nelle sue varie attività commerciali, aggiungi poi le partecipazioni in varie industrie, attività commerciali, cliniche ed ospedali, ecc.
“In un paese dove conta “chi ti manda” è un fattore importante.”
Appunto. Aggiungi insegnanti di religione, giornalisti rai e non, e i tanti contatti e conoscenze a datori di lavoro, indipendenti dalla Chiesa ma vicini ad essa, a cui si può comunque fare arrivare una parola buona per una raccomandazione.
”… certi gruppi cattolici tipo CL sono abituati ad aiutarsi a
vicenda per occupare posizioni di controllo o avere
un lavoro utilizzando la fitta rete di cui dispongono…”
Come la Compagnia delle Opere?…
Bellissimo intervento Mario 🙂
Con il senno di poi non ti saresti sposato in chiesa, ebbene io ho visto il matrimonio misto (Ateo-Cattolica) di mio cugino e dopo aver visto quello, ora so che è un errore da non fare! Le nostre scelte appartengono solo a noi, quando ne facciamo una controvoglia prima o poi ce ne pentiamo 🙂
“Ritengo che il non tagliare a sé o ai figli eventuali possibilità abbia più influenza di quanto si pensi nell’incoerenza della maggior parte degli italiani nei loro rapporti con la chiesa.”
Purtroppo penso tu abbia ragione, e non solo per il Veneto.
La situazione è veramente grave.
Mia madre, colta, non praticante, non credente ma della serie: chi crede è più felice e/o più fortunato, ha costretto me e mio fratello a osservare i minimi precetti della chiesa (messa alla domenica, confessione e comunione a natale o pasqua, fino ai 20 anni (poi siamo praticamente usciti di casa, sena conflitti peraltro).
Mio padre, colto, non praticante e sicuramente scettico o agnostico, non ha mai preso posizione su questo fatto.
E’ forse l’unico motivo serio di disistima da parte mia nei confronti di due ottimi genitori.
La mia scelta – condivisa da mia moglie – di non battezzare le figlie – è senz’altro dovuta in buona parte a questo fatto.
La scelta di sposarmi in chiesa – che per altro non ha avuto altri risvolti negativi – è un buon motivo di disistima verso me stesso.
mario