Giorgio Manzi, biologo, insegna paleoantropologia, ecologia umana e storia naturale dei primati all’università La Sapienza di Roma. Il suo ultimo libro è Il grande racconto dell’evoluzione umana (Il Mulino 2013).
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Il volume ha un taglio divulgativo ed è arricchito da numerosissime fotografie e illustrazioni. Tuttavia, non rinuncia affatto all’utilizzo di dettagliatissime spiegazioni scientifiche. Con quali obiettivi ha deciso di avviare tale impresa?
Forse ciò che più mi ha motivato è stato il desiderio — ma anche la necessità, direi quasi l’urgenza storica (specie nel nostro Paese, così imbevuto di una certa cultura umanistica) — di raccontare la storia più intrigante che sia mai stato possibile raccontare: la nostra, quella di tutta l’umanità. Al tempo stesso, mi è sembrato indispensabile farlo nel modo giusto. E il modo “giusto”è quello che discende dalle conoscenze scientifiche che oggi abbiamo sulle origini di noi Homo sapiens e sul nostro posto nella natura.
Da qui una serie di premesse e di divagazioni iniziali, che ho ritenuto funzionali alla comprensione della narrazione che si basa su quanto sappiamo dai fossili, dai manufatti paleolitici e dal DNA. Più in dettaglio, ho pensato che i contenuti tecnici del racconto paleoantropologico potessero essere compresi meglio e resi più gradevoli se preceduti da un percorso narrativo di storia della biologia, utile anche come spunto per mettere in chiaro alcune conoscenze di base. Sono partito allora dal secolo dei lumi, dominato dalle imponenti figure di Linneo e Buffon, per attraversare poi l’ottocento dei Darwin, degli Haeckel, dei Mendel e di tutti gli altri grandi maestri di quell’epoca, per arrivare infine al novecento della teoria sintetica dell’evoluzione, della genetica e della biologia molecolare, di eretici ortodossi (ossimoro voluto) come Stephen Jay Gould o di scopritori e descrittori di antenati come Don Johanson (“papà” della celebre Lucy).
La casa editrice Il Mulino ha fatto il resto, offrendomi la possibilità di riempire il libro di tante belle immagini, sia quelle integrate nel testo e funzionali alla comprensione dello stesso, sia quelle contenute in alcuni splendidi inserti iconografici a tema, sia quelle immaginifiche rappresentazioni di antenati che fungono da apertura dei capitoli.
Lei ritiene che il bipedismo sia una caratteristica saliente del genere Homo. Benché sia da considerare “una sola delle facce di un poliedro”, avanza l’ipotesi che, affiancato alla locomozione arboricola, possa inizialmente averlo aiutato a spostarsi da una foresta all’altra di fronte all’avanzata della savana. All’epoca gli esemplari del genere Homo non dovevano essere molto numerosi. Va considerato un (per noi) fortunato adattamento, oppure una precoce spia della sua ingegnosità?
Senz’altro la prima ipotesi mi sembra la più corretta delle due. Va però precisato che il bipedismo (cioè un’efficiente locomozione bipede in postura eretta) non è una caratteristica del solo genere Homo, bensì un adattamento ad ambienti progressivamente più aperti — rispetto alle foreste tropicali dove ancora sopravvivono i nostri parenti più stretti (gli scimpanzé e i gorilla) — acquisito da antenati come quelli del genere Australopithecus, che erano delle vere e proprie scimmie antropomorfe bipedi. Da loro, da quei primi passi, sono venute poi tutta una serie di altre caratteristiche sempre più “umane”. È stato un po’ come innescare una miccia, o come attivare una valanga.
L’origine della nostra specie umana è da lei definita una “rivoluzione ontogenetica”. Una formulazione che ricorda un po’ il “salto ontologico” di cui parla la dottrina cattolica. Senza dubbio il pianeta è rimasto rivoluzionato dall’avvento di Homo sapiens, anche se dopo decine e decine di migliaia di anni. Le possibilità che tale “rivoluzione” avesse luogo rientrano in una dinamica evoluzionistica, oppure erano effettivamente talmente basse da rendere concepibile un intervento esterno soprannaturale?
L’intervento soprannaturale non è nemmeno da prendere in considerazione. L’uso dell’espressione “rivoluzione ontogenetica” è semmai una sorta di provocazione. Una provocazione voluta; e riuscita, mi sembra, visto che anche a voi ha fatto l’effetto di evocare (quanto meno come assonanza) “il ‘salto ontologico’ di cui parla la dottrina cattolica”. Qui però — e a me pare che dal libro questo si possa intendere con chiarezza — non siamo nel campo della teologia, ma della scienza: un campo nel quale un evento, ancorché improbabile, come la comparsa di una varietà di scimmia bipede, in possesso di un grande cervello globulare e capace di lasciare testimonianze archeologiche mai viste in precedenza, si è verificato in una determinata contingenza storica e per una di quelle combinazioni fra “caso” e “necessità” che sono alla base del fenomeno dell’evoluzione, così come lo comprese Darwin e così come è stato poi consolidato dalle ricerche di oltre un secolo e mezzo, inclusi i formidabili sviluppi della biologia contemporanea.
Lei ricorda che la comunità scientifica considera ormai i Neanderthal una specie a parte, e sostiene che “è anche possibile che siano avvenuti degli incroci, come talvolta capita fra specie sorelle, ma probabilmente non furono in grado di andare molto oltre la prima generazione di ‘ibridi'”. C’erano del resto altre specie ancora in circolazione, come i denisoviani, circostanza che rende la ricostruzione dei “rapporti” ancora più complessa. Cosa ci si può aspettare dalle indagini — sempre più approfondite — sul genoma? Possiamo ancora attenderci la scoperta di ulteriori specie?
È possibile che abbia ragione il noto paleoantropologo newyorkese Ian Tattersall. Chiosando il già citato S.J. Gould, il mio collega e amico Ian ha più volte ipotizzato che forse ancora sottostimiamo il numero delle specie estinte implicate nel percorso dell’evoluzione umana. Nuove conoscenze su specie vecchie e nuove continueranno a venire dai fossili come dalle molecole.
Il contatto con i moderni Homo sapiens fu fatale anche per le forme “pigmee” di Flores. Nel testo ci rammenta peraltro che i primi segni inequivocabili di cannibalismo risalgono addirittura a 800.000 anni fa, su esemplari di Homo antecessor. Secondo lei, l’estinzione delle numerose specie di Homo diverse dalla nostra fu semplicemente dovuta all’affermarsi di popolazioni evolutivamente più “adatte”, oppure a veri e propri feroci conflitti interspecifici?
La comparsa (200 mila anni fa circa, in Africa orientale) e la successiva diffusione geografica della nostra specie, Homo sapiens, segna evidentemente una cruciale discontinuità nel corso dell’evoluzione umana, sia per gli aspetti morfologici — con tutto ciò che questi comportano, specie in una chiave di lettura evo-devo (dove cioè si combinano evolution e development) — sia per quelli comportamentali e culturali. Doveva avere qualcosa in più dei suoi contemporanei, il nostro Homo sapiens, visto che gli capitò di assistere e in parte di contribuire all’estinzione di diverse altre specie umane ancora diffuse ai quattro angoli del mondo: gli ultimi Homo heidelbergensis africani, i Neanderthal in Eurasia, i “denisoviani” ancora più a ovest, le residue popolazioni di Homo erectus in Asia sudorientale, il piccolo popolo dell’isola di Flores nell’arcipelago della Sonda… Ritengo che il confronto tra noi e loro avvenne perlopiù sul piano ecologico, in base a un principio ben noto come “esclusione competitiva”, anche perché si estese per un periodo di tempo davvero molto lungo (nell’ordine di diverse decine di migliaia di anni) e riguardò bassissime densità di popolazione. Ciò naturalmente non esclude episodi di violenza interpersonale e/o tra gruppi, a livello intraspecifico e interspecifico, ma semplicemente non credo che questo aspetto sia stato determinante.
La dimensione del cervello ci distingue dalle altre scimmie antropomorfe. Tuttavia, la differenza quantitativa non è così eclatante da giustificare la differenza qualitativa, che peraltro non si è nemmeno manifestata immediatamente. Si può dire che il “buon uso della ragione” è qualcosa di incrementale? Se sì, possiamo essere ottimisti sul futuro della nostra specie?
La differenza mi pare sensibile anche sul piano quantitativo oltre che su quello qualitativo: abbiamo un cervello tre o quattro volte più grande di quello di uno scimpanzé o dei nostri antenati del Plio-Pleistocene, come le varie specie di Australopithecus, cioè almeno tre volte più grande di quello che, in base alla mole corporea, dovremmo avere come primati (un gruppo zoologico dove l’encefalizzazione è attesa, ma non a questi livelli). È vero, d’altra parte, che la “differenza qualitativa” non si è manifestata immediatamente, ma in modo graduale e progressivo, a tal punto che nemmeno la comparsa di Homo sapiens corrisponde a un cambiamento di tipo culturale che sia contestuale al cambiamento morfologico. È un fenomeno che ha interessato e fatto discutere paleoantropologi, genetisti e archeologi preistorici soprattutto negli ultimi vent’anni. Personalmente, ritengo che sarebbe sufficiente rendersi conto che non esiste una relazione scontata tra dimensioni del cervello, comportamenti complessi ed evoluzione culturale. Piuttosto, è per me del tutto ragionevole attendersi “fasi di latenza” dovute al fatto che le potenzialità di un grande cervello hanno bisogno di un tessuto sociale dove svilupparsi appieno e dove estrinsecarsi.
Da questo punto di vista, penso che oggi possiamo essere ottimisti sul futuro della specie se solo saremo capaci di dare una decisiva impennata alla nostra evoluzione culturale, sfruttando la straordinaria potenzialità che ci è capitata di possedere un così grande cervello e facendolo funzionare efficacemente in un contesto sociale divenuto oggi “globale”. Solo così potremo gestire lo straordinario potere che abbiamo su noi stessi, sulla nostra sopravvivenza e sul destino del pianeta che ci ospita.
Il testo parte da molto lontano: la parte iniziale racconta la nascita (e persino la gestazione) della teoria evoluzionista. Prima di Darwin, “c’era la Natura e c’era Dio, la mano che aveva creato tutto”. Ma ancora oggi una parte significativa della popolazione, anche nel mondo occidentale, “crede” nel creazionismo. Come vede la situazione, anche in prospettiva?
Non la vedo; mi limito a fare meglio che posso il mio lavoro e, nel farlo, penso che sia venuto anche il tempo di raccontare, raccontare, raccontare.
Questo articolo mi rammarica molto. È così difficile divulgare una teoria corretta ma non conosciuta? Perché si insiste a divulgare ciò che non è logico solo perché è comodo a certi dinosauri accademici? Possibile che si dabbno fare le rivoluzioni anche dentro la scienza? La storia ci insegna che è così. La scienza è un potere e come tale viene usato dagli uomini a loro vantaggio. Chiunque legga questo mio sfogo, sia che sia un lettore dell’articolo, o un amministratore del sito, si chieda… una scimmia, o meglio un antenato in comune fra noi e le scimmie, che saltava da un ramo all’altro avendo mani al posto dei piedi, che privo di alberi camminava a 4 zampe… potrebbe mai decidere che a 2 zampe è più comodo a camminare? Esiste un altro animale che ha mai deciso che alzarsi su due zampe sia comodo per camminare?
Cani, Gatti, Leoni, Zebre, Elefanti…. dunque dunque… non me ne viene in mente neanche uno….e a voi? Le scimmie camminano a 2 zampe? No. Persino se ci camminano a fianco dandoci una mano, camminano a 3 zampe appoggiando a terra l’altra mano libera. Quindi… volete farmi intendere, la scienza ufficiale vuole farci intendere, che un animale che non ha particolari capacità offensive e di difesa, che basa la sicurezza della sua esistenza sul fatto che salta da un ramo all’altro come nessun’altro… siccome la savana avanza e ci sono meno alberi, che lo costringono a scendere a terra, luogo inospitale per lui e terreno ideale di battaglia per animali feroci e cacciatori che non aspettavano altro che esso scendesse da quei rami… volete farci credere che questo è sopravvissuto perché ha avuto l’idea di deambulare su due zampe anzichè usarle tutte e 4 per correre e scappare? Avete mai visto un animale che corre a 4 zampe correre più veloce con 2? Volete dirmi che doveva brandire un’arma con le due zampe davanti? Voi affrontereste un leone con un ramo? Un leone pesa 300 kg, raggiunge i 100km/h in 4 secondi, e fa balzi alti 3 metri e lunghi 12. Il vostro ramo non gli fa nulla se attacca. Neanche se glielo deste in una zona sensibile come il naso o un occhio. L’antenato dell’uomo pesava la metà di noi. Quindi il leone era in rapporto ancora più devastante. Perché gli scienziati non si fanno le domande giuste? Perché? Perché non si pongono domande fino a quando non intravvedono le risposte? Io dichiaro, benchè io sia un signor nessuno, di essere stanco, stanchissimo, di pseudo autori che divulgano stupidaggini spacciandole per teorie accreditate e valide. Non ha letteralmente alcun senso parlare di evoluzione in questi termini. Nessuna proto scimmia si alzerebbe su due zampe per scappare da un pericolo reale. Nessuna. N-e-s-s-u-n-a. Vergognatevi nella UAAR per aver divulgato queste stupidaggini. Stiamo parlando di scienza qui o di teorie assurde? Se le protoscimmie vivono sugli alberi e sotto ci sono le bestie feroci, e gli alberi si spogliano gradatamente e muoiono…le protoscimmie muoiono. Non c’è altra spiegazione. I balzi evolutivi non sono così potenti. Non è che se ti metto la testa sotto l’acqua ti spuntano le branchie. Pensate ora che io sia portatore di una teoria alternativa che spiega ciò che qui non viene spiegato e forse neanche compreso da questo autore? Sì. Vi do una informazione. Se è vero che nessuna scimmia si alza in piedi per fuggire meglio, e che persino 3 zampe sono meglio di due nella fuga, nessuna zebra si alza su due zampe per scappare meglio dal leone, ecc… se è vero questo, ed è vero ovviamente, è anche vero che c’è un caso specifico in cui tutte le scimmie camminano a 2 zampe. Tutte. Si alzano su due zampe, barcollano per qualche passo a 2 zampe, e poi tornano a 4 zampe. Tutte. In modo istintivo, naturale. Quando? Vi piacerebbe saperlo? Se avete letto fin qui questo sfogo, presumo di sì. Ma ve lo dovete guadagnare, mi dispiace. Ho imparato che non si danno informazioni vere a chi non vuole sentirle. Scrivetemi, confermatemi che condividete ciò che ho scritto e ve la dirò. Meglio sarebbe se la UAAR comprendesse la portata di questo mio post e intavolasse uno scambio con l’autore.
Ma mica l’autore ha detto che l’antenato di Homo sapiens si pia alzato su 2 zampe perchè la savana avanzava, ha detto che la savana avanzava e qualche scimmia antropomorfa che presentavata una variante genetica che le permetteva ci camminare su 2 zampe ha trovato vantaggio in questo, e comunque nella savana non sempre stare accovacciati da un vantaggio, la possibilità di guardare oltre la sterpaglia permette di avvistare nemici, e lanciare pietre non è detto che sia inefficace contro un leone, il numero conta, un branco di lupi può ammazzare un bufalo,.
Questo qui non ha mai sentito parlare di selezione naturale.Notare poi la sua presunzione:
“Meglio sarebbe se la UAAR comprendesse la portata di questo mio post e intavolasse uno scambio con l’autore.”
Prima però fa il finto modesto: “benchè io sia un signor nessuno…”
Ci sono animali che hanno trovato comodo spostarsi senza piedi.
Risposta alla tua domanda: Le zebre dei circhi?
Per curiosità ho cercato Davide Marchiani con google e ne è saltato fuori uno nel Movimento 5 Stelle. Non mi stupirei se fosse proprio lui.
E quindi (nel caso non si tratta di una omonimia) per la teoria della proprietà transitiva dei mugugnanti nel programma del M5S ci sarà la introduzione del creazionismo nelle scuole…dico bene ? 🙂
DucaLamberti74
P.S.: alla facciazza dei mugugnanti nel M5S c’è anche un certo signor Dario Fo (ohibo’ i comunistoidi lo hanno rimosso adesso 🙂 dal loro background culturale)…un premio Nobel (vero e reale) per la letteratura.
All’ m5s la pseudoscienza e il complottismo sono di casa, alcuni esempi:
http://oggiscienza.wordpress.com/2013/10/11/fusione-pd-m5/
http://attivissimo.blogspot.it/2013/03/movimento-5stelle-chip-sottopelle.html
http://daily.wired.it/news/scienza/2012/05/18/bufale-scientifiche-beppe-grillo-23666.html
secondo grillo, col tumore si può convivere (?!)
http://www.youtube.com/watch?v=Ng_S2kgw85Q
ti basta?
@ Lamberti
Dario Fo da un po va dietro alle piu cretine teorie cospirazioniste, partecipando attivamente con quel lunatico di Giulietto Chiesa a documentari alquanto imbarazzanti per pressapochismo e ignoranza alla voyager. Quindi il personaggio e’ perfettamente in linea con il m5SS, che sin dai tempi dei computer spaccati, le biovuoshboll, per passare alla urinoterapia e all’aids non esiste, senza ovviamente farsi mancare nulla sui vaccini l’autismo i scii kimici e il metodo stamina. ha dato un contributo fondamentale alla paranoia saccente dei fedeli (messora/byoblu pagato insieme a rocco casalino tramite finanziamenti pubblici che il m5SS si guarda bene dal restituire). Non ci scordiamo che Tonino il manettaro, precedente referente politico di molti adepti, presento’ a suo tempo una interrogazione su i scii kimici.
@firestarter:
Il signor DArio Fo ha vinto il premio nobel per la letteratura ?
SI ed allora fine del discorso…
Che io sappia non ha mai parlato Dario Fo delle tue solite mugugnate che continui a propinare e ripropinare come una pentola di fagioli che fa murur murru mruuur muuugughgnooo…
Ebbasta rinnova i ltuo repertorio.
dato di fatto oggettivo:
Dario Fo ha vinto il premio Nobel per la letteratura … fine !!!
DucaLamberti74
P.S.: Oppure vuoi accusare gli accademici di svezia di essere dei fascisti ?
Duca, confermo su Dario Fo: basta vedere il ‘documentario’ Zero, di Giulietto Chiesa e Dario Fo, sull’11 settembre.
Un grande uomo di letteratura e teatro, una brava persona, anche un compagno rispettabile (per me), ma che (per me) di analisi politica ha sempre capito pochissimo, come d’altronde tutti gli anni ’60 e ’70 hanno, a mio avviso, sempre capito pochissimo, preferendo all’economia politica un certo umanesimo arzigogolato.
D’altronde, la letteratura e l’analisi politica sono cose differenti, anche se oggi va di moda assimilare la letteratura alla politica (che presuppone conoscenze storiche, di economia base, di rapporti internazionali e di leadership delle varie macro aree e delle frizioni interne, vedi India e Cina nei BRICS) e viceversa.
@Ermete:
Ecco un commento degno di nota e rispettabile che io leggo ed accetto come valore aggiunto (anche se NON la pensi come me).
Di tutta altra pasta rispetto agli altri commenti mugugnanti ed a valore pari a zero.
Ah proposito…ho scoperto con somma gioia che anche Karl Marx parlava dei “miei” popolani del popolino 🙂
—
nel 1848 Karl Marx li definì come ladri e delinquenti, privi di mestieri, senza scrupoli e lazzaroni.[1]
—
fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Sottoproletariato
DucaLamberti74
@firestarter.
Il finanziamento ai partiti cui avrebbe avuto diritto il M5S lo hanno restituito mentre gli altri partiti politici italioti (che evidente ti piacciono tanto) li hanno restituiti.
Mi sembra (ma posso sbagliarmi…sono al lavoro in pausa quindi non ho tempo di documentarmi su google) l’autore di byoblu sia un parlamentare del M5S e NON prende (come tutti gli altri politici italioti che ti piacciono tanto) stipendi faraonici ma un dignitoso 3000netti al mese.
Allora le mugugnate su errori e cavolate che il sig. Beppe Grillo avrà detto preso dalla vis comica dei suoi spettacoli potranno essere dati di fatto oggettivi…dire che il M5S prende soldi pubblici come ed allo stesso modo di tutti gli altri mi spiace ma è UN FALSARE I DATI DI FATTO OGGETTIVI.
Va bene mugugnare…se proprio non si ha la capacità mentale di controprorre….ma almeno citare dati di fatti oggettivi.
DucaLamberti74
errata corrige:
Mentre gli altri partiti politici italioti NON li hanno restituiti….
Ma Matteo Renzi e Berlusconi (politici che piacciono tanto al sig. firestarter) hanno promesso che lo faranno 🙂
@ adepto
Byoblu aka messora e Rocco casalino sono pagati con i finanziamenti ai gruppi parlamentari che il m5ss si guarda bene dal restituire. Del resto non ha restituito neanche gli altri in quanto non ne ha diritto, essendo un partito padronale senza uno straccio di struttura democratica.
@ adepto
restituire cio’ di cui non si ha diritto e’ un insulto all’intelligenza (infatti se la bevono i grillodroni). Ripeto: i rimborsi ai gruppi paralmentari (anche essi finanziamento pubblico) vengono usati per pagare portaborse e parenti vari, oltre a rocco casalino e messora che te lo ricordo sono “esperti della comunicazione”, ovvero minions di casaleggio. Oltretutto vorrei capire come sia possibile che i finanziamenti totali annui ammontinao a circa 30milioni di euro, mentre il m5ss dichiara di averne “restituiti” 42. Probabilmente sono troppo stupido io per capire gli assiomi che definiscono gli spazi di Peppe.
Per quanto riguarda il meritato premio nobel per la letteratura a Dario Fo, non capisco la rilevanza rispetto alla discussione: rimane il fatto che Dario Fo si imbarazza cimentandosi in ambiti dei quali dimostra di capire nulla, e le paranaoie complottiste unite al pressapochismo (anche in buonafede) ne fanno un prevedibile adepto di Peppology. Mi soprenderei del contrario ad essere sincero. Comunque non ti conviene invocare il principio di autorita’ in quanto se ci mettiamo a fare la conta di quelli che avendo meriti in svariati ambiti concordano con il fatto che Grillology e’ un movimento autoriatario con il culto sfrenato del capo e l’intolleranza per il dissenso forse ne esci male (leggiti qualche editoriale di Odifreddi, con il quale spesso discordo; Odifreddi che certo non e’ pakato dal pd). Mi dispiace ma Peppe e’ funzionale allo status quo (non a caso e’ un milionario che predica la decrescita felice).
Riguardo a pakato da renzi; lo ripeto per l’ennesima volta (non a beneficio tuo che tanto e’ inutile): il criticare Grillology non implica “pakato dal pd” o “pakato da renzi”. Sei incredibilmente prevedibile (da buon grillodrone) nel ripetere le cretinate vomitate dal vostro guru a suo uso e benficio.
Se non erro, Duca, lì parlava del lumpenproletariat, il sottoproletariato che non ha lavoro fisso e dunque deve vendersi ogni giorno ed essere in balia del padrone come la foglia lo è del vento, e diventare dunque l’ ‘esercito di riserva del capitale’ quando il proletariato sciopera.
I ‘popolani’ molto spesso, e qui è il dramma, non sono sottoproletari, ma piccolo-medio borghesi o anche proletari, per cui quella di popolino, ti direbbe il tedesco barbuto, non è una definizione molto materialista ma piuttosto ideologica 🙂
Solo un’ ultima cosa per chiarire, se mi è permesso.Io non mi riferivo alla politica del m5s, ma soltanto alle loro bufale antiscientifiche.
Post inutilmente prolisso.
Bastava dire: “Non avete capito un cazzo! Venite da me che vi spiego tutto io, ignoranti!”
@ Davide Marchiani
Prova con Nature…
Oggi ci sono libri sull’ evoluzionismo scritti in modo molto semplice a facili da capire.
Un esempio (ma anche altri) : “La realtà è magica” di Richard Dawkins i primi quattro capitoli.
Ma è proprio così difficile prenderne uno, leggerli e tentare di capirli ?
Eventualmente li si può sempre contestare, se così si ritiene.
Si, certo, perché leggendo le critiche si direbbe che coloro che più criticano non ne abbiano mai letto uno.
@ Davide Marchiani
http://www.youtube.com/watch?v=4T6hMUFoC5U
Quando sono su YouTube…
“Scrivetemi, confermatemi che condividete ciò che ho scritto e ve la dirò”
Sorvolando sull’ignoranza in fatto di evoluzionismo e sull’arroganza di dire “ve lo dovete guadagnare” riferito al proprio pensiero, mi ha colpito molto il passaggio che ho citato all’inizio. Mi ha colpito perchè, non so se sia una mia impressione, ma è una tendenza che si sta diffondendo a macchia d’olio grazie alla cultura digitale: autoghettizzarsi in cerchie ristrette in cui si condividono i punti di vista sugli argomenti più diversi, togliendo la possibilità di un confronto critico o riducendolo a minuzie prive di rilevanza. In altre parole, dopo aver passato decenni a condannare la cultura del pensiero unico, dimostriamo (utilizzo il plurale in quanto componente della medesima società) di avere la brama di ritrovarci proprio nella condizione in cui il nostro pensiero è monopolico.
Ritornando in topic, volevo esprimere i miei complimenti al prof. Manzi, di cui non ho seguito il corso durante i miei studi in quanto era opzionale, accorgendomi un po’ di tempo dopo dell’errore. Cercherò di rifarmi grazie ai suoi libri.
Caro Davide,
Mi scuso a nome di questi supponenti che insinuano che sei una capra tronfia. A contrario di loro io so riconoscere i scienziati scientifici, e tu lo sei.
Vorrei il tuo parere di esperto sulla seguente idea censurata dai professoroni della kasta che mi inpediscono di pubblicare sui giornali scientifici della kasta: io penso che le scimmie antropomorfe della savana abbiano cominciato a camminare su due gambe per seguire meglio all’orizzonte i scii kimici lasciati dagli alieni che a quei tempibvenivano spesso a visitare la savana.
Grazie
Mi chiedo cosa stia aspettando Davide a prendere il premio nobel. Ha riscritto la teoria dell’evoluzione, mica cazzi.
E’ sicuramente un “esperto” degno della trasmissione Voyager ……..
@Davide_Marchiani:
Guarda il discorso delle due zampe e quattro zampe te lo spiego io…
C’erano una volta le scimmie antenate degli uomini piccole leggere ed indifese…che erano vittime dei leoni grandi e cattivi…
Molte erano le scimmie che mugugnavano … siamo poverelle scimmie piccoline e indifese dobbiamo scappare saltellando con le nostre quattro zampine ed il leone le mangiava sempre…
Poi ad un bel momento … una scimmia inseguita da un leone…mentre scappava vide una bella liana…salto` in alto per afferrarla proprio mentre il leone era pronto a brandirla… la scimmia si salvo` e ed il leonoe picchio` la testa contro l’albero.
Il leone era stordito …ed una scimmia si avvicinò timida per toccarla con la zampina… graurrr ruggi` il leone la scimmia scappò via insieme ad altre che continuavano a lmentarsi ed a mugugnare…il leone ci mangerà tutte…siamo povere scimmie…
La stessa scimmia che aveva usato la liana… invece di stare sull’albero a mugugnare…salto` giù e con le zampe ben piantate stordi di nuovo il leone…
E poi disse alle altre scimmie…
BASTA MUGUGNARE E LAMENTARSI…
IN PIEDI ED USATE LA TESTA E LE MANI….
Prese quindi un bel ramo … e baaam una bella martellata al leone.
Da allora le scimmie che non mugugnavano impararono ad usare lo ingegno e gli utensili e cominciarono ad evolversi affrontando e picchiando i leoni.
I discendenti delle altre scimmie sono ancora in africa a mugugnare lamentandosi dei leoni e di tutti i predatori.
Come vedi la evoluzione della razza umana e del pensiero avviene quando si intraprendono nuove strade e nuove idee…chi invece continua a mugugnare e lamentarsi senza mai fare nulla di concreto per cambiare è destinato a rimanere un fermo.
DucaLamberti74
P.S.: Nella lotta contro i leoni morirono molte scimmie…alcune non riuscivano a saltare, molte liane si ruppero…ma alla fine le scimmie non mugugnanti divennero uomini e conquistarono il mondo. Purtroppo il gene del mugugnume e della lamentela e del seguire gli schemi precostituiti e lamentarsi senza mai controproporre nulla di alternativo è sempre presente nella razza umana.
non e’ per sparare sulla croce rossa, ma non hai capito veramente un c. Fammi capire, se ti applichi e pensi forte forte muti in modo favorevole alla tua sopravvivenza?
@firestarter.
No sei tu che non hai capito veramente un k@@@o …
Il mio era un racconto ironico … e tu (forse perchè ti sei immedesimato nelle povere scimmiette mugugnanti attaccate dal leone 🙂 ) non hai perso occasione per ribadire il tuo mugugnume.
E poi il mio commento era rivolto al signor davide marchiani…tu che c’entri ????
DucaLamberti74
O mamma, ma questo da dove esce?
da un meetup
Questa lunga e tediosa digressione può finire qui, grazie: non è possibile riuscire a litigare sul M5S anche tra i commenti di un’intervista sull’evoluzione umana. Abbiate per cortesia un po’ di rispetto per gli utenti, grazie.
Bellissimo sfogo; peccato che sia stato fatto da chi non ha capito assolutamente nulla dell’evoluzionismo ( oppure vuole fraintenderlo per i propri scopi).
L’uomo NON discende dalle scimmie; le scimmie stanno percorrendo un loro ciclo vitale ( come altre specie). Darwin disse che gli organismi viventi derivano tutti da un antico progenitore comune, secondo riproduzioni con variazioni, dovute a meccanismi casuali (contingenti) ed alla pressione selettiva.
Non a caso, egli stesso evitò, fin alla sesta edizione del suo libro, di usare la parola “evolution”
Dialogo del dipinto:
Bisonte: Che vita piatta la nostra.
Altro bisonte: E’ perchè non abbiamo una prospettiva.
Trovo questo articolo interessante, ben dettagliato e soprattutto intelligibile.
Vorrei modestamente fare un’osservazione sulla bipedia e cervello :
Credo che il comportamento bipede umano non sia innato ! Infatti ne testimoniano i bambini che non vengono educati ma trascurati al massimo, lasciati a se stessi, chiamati “bambini-armadi” (enfants-placards), ma anche bambini che abbandonati a sé stessi ,cioé diventati selvaggi nel senso che manifestano quasi esclusivamente i loro istinti e/o pulsioni, rimangono quadrupedi ! Non solamente, ma anche certe famiglie di quadrupedi, (descritte da antropologi) che hanno esistito (e che probabilmente esistono tuttora ?) in Turchia, Iraq e Iran. Ritengo, pur non essendo specialista in materia, che in questo contesto mi azzardo a suggerire che “la genetica propone e l’epigenetica dispone”…. A torto ?
Il bambino perfeziona la bipedia non grazie a un’ereditarietà qualsiasi. L’adattamento al bipedismo presenta due aspetti, un lato vantaggioso, e un rovescio della medaglia cioé una stretta associazione tra benefici acquisiti e rischi incorsi. In testimonianza di quanto detto porgo come esempi i nostri relativi mal di schiena, la nostra instabilità vertebrale, la nostre lussazioni delle rotule cosi come ben altri disturbi dovuti, molto prebabilmente, al passaggio progressivo dalla quadrupedia alla bipedia.
Per quello che riguarda il nostro encefalo passiamo da un rapporto tra peso del cervello e peso del corpo quasi il quintuplo tra il gorilla (1/230), scimpanzé (1/90) e l’uomo (1/45). Ma i piccoli primati, come i gibboni (1/50), e ancora meglio gli uistitì (1/15), mostrano che la dimensione del corpo gioca molto. Il topo da questo punto di vista (cioé alla proporzionale) ha 2,5 volte più cervello che noi anche se presentiamo una forte variazione a secondo degli individui: ad esempio il cervello di Anatole France pesava solo 1Kg. mentre quelli Byron e Cromwell pesava 2,230 Kg. ! Oltre siamo considerati idrocefali … Tuttavia, questo rapporto non funziona perché quando si tratta di materia “grigia” è più la qualità che la quantità che conta ! Le dimensioni del cervello, anche corretta per il peso corporeo, è solo un indice grezzo della capacità mentale. Ciò che conta è il cablaggio neurosinaptico del cervello e, in particolare, lo sviluppo della corteccia cerebrale, non solo, ma anche il tipo o qualità di certi neuroni. Da questo punto di vista, Einstein con il suo cervello più piccolo (1,230 kg ) rispetto alla media di 1,400 kg viene spesso invocato come esempio.
P.S. Sarebbe interessante sapere cosa ne pensa Giorgio Manzi e non solamente.
Sempre riferendomi all’articolo a proposito dell’uomo di Neanderthal :
La recente identificazione, in Siberia, di resti d’Homo di Denisova a partire dal DNA mitocondriale, conferma la coesistenza nel medesimo tempo con gli uomini di Neanderthal in Europa, di diverse specie di ominidi. E a queste persone non erano vietate le nozze con l’Homo sapiens, come confermano le introgressioni genetiche. Da questo risulta (se non vado errato) che gli Neanderthaliani hanno contribuito per circa 1 a 4% nel genoma degli Europei attuali, mentre i denisoviens (non conosco il termine italiano) hanno partecipato per circa il 4 a 6% del genoma Melanesiano.
La cosa più incredibile è che questo homo sapiens, avendo acquisito un livello di conoscenza e intelligenza incredibile continui a credere in leggende vecchie di 2000 anni. Sarà che l’ipocrisia è intertinseca nell’intelligenza, al punto di annebbiarla.
@ whichgood
A differenza di una formica (e non solamente) che alla nascita sà già tutto, l’uomo nasce con un cervello cognitivo vuoto. Se, sin dalla nascita in poi non viene educato e tenuto in un posto isolato senza nessuna possibilità di scambi affettivi, vocali ecc., ma solamente nutrito, la sua personalità sarà determinata quasi interamente dall’innato ! Questo per dire quanto sia importante l’educazione/cultura -esente da dogmi e miti puerili e alienanti- della scimmia epifenomenale della specie umana chiamata Homo sapiens.
“Il più grande uomo scimmia del pleistocene” di Roy Lewis, questo è il libro da leggere per comprendere veramente come sono andate le cose. 😆
Mi pare che il tema serio proposto della redazione di A ragion veduta sia quello di come trasmettere una divulgazione scientifica rigorosa, ma leggibile, non quello di risolvere i problemi ancora aperti della teoria dell’evoluzione: problemi ai quali lavorano da molti anni alcune centinaia di ricercatori e difficilmente si risolvono con scambi di idee tra esperti e dilettanti sul sito dell’Uaar. Per es. un solo lavoro, e già datato, (su Nature del 2005) per i preliminari della sequenza del genoma dello chimpanzee ha richiesto il (lungo e duro) lavoro di almeno 64 ricercatori. Poi qualcuno disquisisce, magari al bar, sulle ipotesi della stazione eretta e il bipedismo (che ha consentito agli umani di raggiungere a piedi il Messico partendo dall’Etiopia. E’ invece necessaria e direi urgente una divulgazione scientifica seria in un paese dove la metà degli abitanti crede ancora che l’uomo sia stato creato da Dio che ha soffiato in un mucchio di sabbia e poi ha formato Eva da una costola di Adamo. E Papi, Cardinali, Vescovi e professori di religione sostengono che l’evoluzionismo è solo una teoria.
@ faidate
Il dramma faidate e che nel 2014 persone ignorano che già Atanasio sosteneva che essendo la creazione creata dal logos
l’ universo era di natura razionale e dunque investigabile attraverso la ragione.
Il metodo scientifico nasce precisamente nell’occidente cristiano e non è un caso.
Forse è ancora più avvilente che non si sappia distinguere fra scienza, che si occupa di grandezze quantitative e che utilizza il contenuto scientifico delle teorie, e metafisica che è l’interpretazione delle stesse.
Se poi lei ritiene che il problema dell’esistenza ovvero il problema dell’origine, sia un problema scientifico, ovvero indagabile attraverso il metodo scientifico, personalmente non posso che dispiacermene per lei..ma me ne farò una ragione.
Resto dell’idea che anche la metafisica sia solo il prodotto della funzione di un organo, il cervello umano, che è solo un passaggio evolutiva temporaneo da un cervello più antico a un imprevedibile cervello futuro.
@faidate
Dunque?
Le piacciono le sue interpretazioni della storia naturale perchè vi è affezionato?
No, no, mi aggiorni! Mi riferisca in dettaglio il pensiero dei presocratici (che presumibilmente pensavano con il cervello etc.)
E’ avvilente che nel 2014 vi sia ancora gente che ha una visione così riduttiva della scienza da pensare che si occupi solo di grandezze quantitative e che non possa occuparsi del problema dell’origine in maniera scientifica.
L’alternativa sono le innumerevoli fantasiose creazioni e le loro varianti inventate dalla mente umana e dai teologi senza nessun riscontro oggettivo. Sarei curioso di sapere con quale criterio si dovrebbe distinguere tra le varie creazioni (metafisiche) partorite sempre dalla mente umana e per quale motivo quelle orientali sarebbero inferiori a quelle cristiane visto che dal punto di vista astronomico sono risultate più vicine al vero.
@ Henry
E’ un problema di qualsiasi disciplina abbia criteri per distinguere il vero dal falso, quindi l’esistente dal non esistente, l’esistente dalla copia immaginaria di sé stesso. La scienza è un candidato, la fede, per esempio, sicuramente no.
La metafisica decidi tu dove metterla. I criteri sono quelli.
”… Il metodo scientifico nasce precisamente nell’occidente
cristiano e non è un caso…”
Verrebbe da dire «… nonostante il cristianesimo…».
Non è un caso, invece, che lo strapotere della chiesa inizi
a declinare con l’inizio dell’Umanesimo.
La metafisica non è l’interpretazione delle teorie scientifiche,
Sono i pii desideri di chi non riesce a collegare la realtà
con le proprie fantasie.
Un altro ounto di vista o prospettiva evolutiva :
Poiché il genoma di molti animali è in gran parte sconosciuto , diversi scienziati sembrano avere idee consfuse o ignorare il fenomeno del trasferimento orizzontale malgrado sia molto diffuso . In ogni caso , la cattura adattativa del DNA rivela l’esistenza di un nuovo processo evolutivo che contraddice la verticalità della vecchia “teoria moderna”. Ed ecco che l’evoluzione può avvenire anche orizzontalmente e può anche non seguire il principio della discendenza o progenie umana .Che il meccanismo sia raro o frequente non cambia nulla , un altro tipo di evoluzione è possibile, l’importante è questo ! Inoltre certi modelli mostrano che il trasferimento orizzontale , con l’introduzione di nuovi geni già ” avanzati ” nei genomi esistenti , accelera la storia evolutiva della specie . Qui le specie non sono più isolate nella solitudine della loro nicchia ecologica , ma ogni essere vivente influenza la storia degli altri. Ecco che finalmente emerge la necessità di un nuovo disegno (che non ha niente d’intelligente !), un modello di coevoluzione ecologica , una sintesi evolutiva originale che tiene conto dell’ecologia come un punto nodale , una ecologia evolutiva . Dobbiamo tener conto che gli esseri viventi non sono mai soli, evolvono con gli altri in un contesto in continuo cambiamento. Mentre la biologia evolutiva cerca di capire come le trasformazioni vengono effettuate attraverso i geni nella prole , l’ecologia co- evolutiva analizza l’evoluzione della vita come risultato di interazioni molteplici e coerenti che fondono flora e fauna in una storia comune. Questo non vuol dire che la teoria neodarwiniana non sia più valida o che debba essere cestinata ! Deve (o dovrebbe) solo essere ripristinata là dov’è (o sarebbe) necessario. Nonostante cio’ un punto sembra essere certo : l’arborescenza lineare classica non illustra adeguatamente la realtà evolutiva.
“L’intervento soprannaturale non è nemmeno da prendere in considerazione”
Se il professor Giorgio Manzi intende che il metodo scientifico indaga il “come” di un fenomeno e non il “perchè” non si può che essere d’accordo che la scienza indaga i meccanismi che muovono un determinato fenomeno mentre le domande sul “senso” dello stesso sono di ordine metafisico e non scientifico.
La scienza utilizza il contenuto scientifico delle teorie, mentre tutte le concezioni filosofiche, e anche l’assenza di concezioni, sono opzioni scientificamente indifferenti.
Ammesso che il meccanismo sia conosciuto ed essendo discretamente evidente che affermare che l’evento “si è verificato in una determinata contingenza storica e per una di quelle combinazioni fra “caso” e “necessità” che sono alla base del fenomeno dell’evoluzione” non dimostra nulla, non resta che constatare la posizione filosofica dell’autore rispetto al fenomeno in questione.
Ma mica deve dimostrare niente!
Un evento è un evento, un fatto, qualcosa di accaduto, e non ha nulla da dimostrare. Che Hitler sia nato è un evento, e come tutti gli eventi sono una combinazione di caso e necessità (cioè contingenza). Si tratta di qualcosa di perfettamente naturale. Qualcosa che non sia accaduto, non potrebbe essere chiamato evento.
Il soprannaturale, invece, è qualcosa che per definizione sta al di fuori degli eventi, visto che sta al di fuori del naturale. L’evoluzione, essendo un evento (o meglio una serie di eventi), risulta essere perfettamente naturale. La sua descrizione, quindi, deve prescindere totalmente dal soprannaturale.
@ Giorgio Pozzo
Più chiari non si può essere