Il costo della libera espressione (e relativa critica) delle idee

Guardando alla società in cui viviamo e facendo un paragone con le tante parti del mondo in cui vigono regimi autoritari, o anche con le nostre società di qualche secolo fa, non possiamo che dirci fortunati. Il riconoscimento di diritti fondamentali e la libera circolazione delle idee sono state premesse, ma anche conseguenze in un circolo virtuoso, del nostro progresso culturale, economico e sociale, mentre laddove viene imposto un pensiero unico la possibilità di un’evoluzione positiva è di fatto castrata. Si pensi per esempio alle teocrazie mediorientali, dove non solo non è consentito esprimere liberamente il proprio pensiero ma viene anche fortemente incentivato il soffocamento di focolai di dissenso, arrivando non raramente all’eliminazione fisica del dissidente.

In un pluralismo ideale tutti dovrebbero avere la possibilità di esprimere la propria opinione senza che questo dia luogo a conseguenze di alcun genere. Idealmente, appunto. In pratica non è così semplice, perché qualunque gruppo cercherà di contrastare le opinioni opposte con ogni mezzo lecito e le conseguenze potrebbero essere particolarmente penalizzanti, tanto più se il gruppo che reagisce può contare su una certa influenza. Più o meno alla stessa conclusione è giunto Hemant Mehta in un post sul blog Friendly Atheist in cui commentava un’interessante esperimento messo in pratica dalla casa editrice HarperCollins.

La HarperCollins ha pubblicato in contemporanea due diversi libri sotto due suoi marchi editoriali, HarperOne e Zondervan. Nel primo libro l’autore, Bart D. Ehrman, sostiene l’ipotesi che i seguaci di Gesù Cristo abbiano realizzato la divinità del profeta molto dopo la sua crocifissione. La traduzione in italiano di questo libro è: “Come Gesù divenne Dio: l’esaltazione di un predicatore ebreo dalla Galilea”. L’altro libro ha un titolo quasi speculare: “Come Dio divenne Gesù: le vere origini della fede nella natura divina di Gesù”. Quest’ultimo è stato commissionato a un gruppo di cinque autori cristiani allo scopo di confutare quanto Ehrman aveva scritto nel primo libro. È evidente lo scopo commerciale dell’operazione, di fatto è stata largamente preclusa ad altri la possibilità di replicare a Ehrman e di conseguenza anche la possibilità di lucrarci sopra, ma il punto non è questo. O almeno non solo.

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Si potrebbe anche essere soddisfatti che per ribattere a un autore come Ehrman ci siano voluti ben cinque apologeti. Certe opinioni, benché suffragate dalla maggioranza degli studiosi autorevoli, sono ancora ritenute scomode, da maneggiare con cura e da confutare sul nascere. Tanto che quello che si chiede Mehta, già dal titolo del suo post, è se una simile operazione sarebbe stato possibile farla a parti invertite, cioè se qualunque editore si sarebbe sentito di pubblicare un libro cristiano e allo stesso tempo di commissionare una replica confutatoria ad autori atei. È senza dubbio una bella domanda. Mehta ritiene che in tal caso avrebbe potuto esserci il rischio di una campagna di boicottaggio a opera delle lobby cristiane e ciò potrebbe essere stato antieconomico, e di conseguenza scoraggiante, per l’editore. Certamente è un valido punto di vista, coerente con quanto diciamo più sopra sul fatto che un gruppo potente, in questo caso le lobby cristiane, può esercitare la sua influenza per fare in modo che la circolazione delle idee opposte venga ostacolata. In un mondo diverso la lobby potente potrebbe essere quella atea (hey, non guardate noi!) ed agire attivamente a contrastare la divulgazione religiosa.

Proprio in questi giorni le cronache sono state occupate dal caso dell’ex Ceo della Mozilla Foundation (sviluppatrice del browser Firefox) Brendan Eich, costretto alle dimissioni dopo appena pochi giorni dal suo insediamento per la campagna di boicottaggio messa in piedi dal sito OkCupid. Nel 2008 Eich aveva sostenuto a titolo personale un comitato contrario ai matrimoni gay, cosa inaccettabile per OkCupid che ha messo su una singolare forma di boicottaggio: tutti i visitatori che entravano sul sito con Firefox venivano dirottati su una pagina di protesta contro Eich. La Fondazione ha diramato un comunicato per esprimere il suo punto di vista sulla vicenda ribadendo di continuare a credere nei valori fondanti il movimento, con particolare riferimento a uguaglianza e libertà d’espressione. Questa vicenda ricorda da vicino quella tutta italiana di alcuni mesi fa che ha coinvolto la nota multinazionale Barilla, anche se in quel caso il presidente dell’azienda ha praticamente fatto tutto da solo.

Eich è una vittima, un vittimista o tutti e due? Anche questa vicenda può dunque far riflettere. Tutti. Sono tanti i limiti che, anche nella nostra società, incontra la libera espressione del pensiero. Ovviamente, ognuno è libero di non comprare beni e servizi da parte di un fornitore di cui non condivide le idee liberamente espresse. Ma il conflitto tra opposte libertà solo raramente è win-win: non sempre lo scontro tra movimenti d’opinione è indolore come dovrebbe idealmente essere, perché chi ha la possibilità di assestare qualche colpo a danno dell’altro lo fa appena gliene si presenta l’occasione. E chi è in grado di esercitare maggiore condizionamento sociale parte avvantaggiato. Beninteso, niente a che vedere con scontri fisici e con fatwe varie, fino a un certo punto siamo sempre entro i confini del lecito, ma sta di fatto che a volte difendere le proprie opinioni può costare molto caro. Proprio nel senso di costo economico.

La redazione

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7 commenti

Frank

“Si potrebbe anche essere soddisfatti che per ribattere a un autore come Ehrman ci siano voluti ben cinque apologeti.”

Mmmmmmmh………. cinque contro uno, mi ricorda qualcosa.

AteoNonDevoto

Bè infatti non per niente da quelle parti è risaputo che si fanno le seghe mentali 😉

whichgood

Anche l’UAAR dovrebbe essere più cauta, per non fare la fine del (ormai ex) direttore di Mozilla. Considerando il tenore delle sue campagne e articoli potrebbe perdere gran parte del pubblico cattolico. Chissà perchè in questo caso le cose funzionano all’opposto.
:mrgreen:

Tiziana

certamente il caso del ceo di Mozzilla fa pensare. Immagino che le idee che creano minore imbarazzo sono quelle in linea con lo sviluppo dell’Occidente. Almeno dovrebbero. Certamente io trovo alcune pretese delle religioni estremamente fuori linea con la modernità, è il loro anacronismo che maggiormente mi offende. Ad esempio io non sono particolarmente irritata per la questione della macellazione rituale, non essendo così convinta che l’animale poi soffra più che con la moderna macellazione dove arriva alla dissezione solo parzialmente addormentato. Però trovo particolarmente interessante che, anche a Roma, si sia alzato un dibattito contro la macellazione rituale che sta coinvolgendo molte persone negli ambienti ebraici. Sulla questione ciccia ho scritto questo che vi linko: http://liberelaiche.wordpress.com/2014/03/10/non-urtare-la-sensibilita/
Quanto a dibattiti virulenti che si scatenano con relativa sopraffazione , mi sembra che speso spessissimo sono dovuti soprattutto a una mancanza reale di educazione (banale ma così)

Angelo Ventura

Mi spiace, ma il caso Mozilla (il cui browser continuerò a usare) vede l’ipocrisia dei bigotti omofobi, che pretendono di poter licenziare e discriminare i gay, ma che si indignano quando uno dei loro viene indotto a dimettersi per posizioni incompatibili con la filosofia dell’associazione che dovrebbe presiedere. Ha fatto la cosa giusta a dimettersi, la Proposizione 8 non era una semplice opinione, era basata su una vera e propria campagna di disinformazione e terrorismo psicologico, in cui si voleva far credere alla gente che il proprio matrimonio sarebbe stato messo in pericolo dall’approvazione del matrimonio egualitario. Giustamente la Corte Suprema ha dichiarato la Proposizione 8 incostituzionale. L’amore in una coppia etero e in una coppia gay è amore, e basta. Eguale amore, eguali diritti.

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