Gilberto Corbellini è storico della Medicina e studioso di Bioetica. Ha pubblicato numerosi libri tra cui Perché gli scienziati non sono pericolosi? e Scienza, quindi democrazia. Mauro Capocci è ricercatore in storia della Medicina all’Università la Sapienza. Li abbiamo intervistati sul recente libro che hanno curato: Le cellule della speranza. Il caso Stamina tra inganno e scienza (Codice edizioni).
Redazione: Il libro costituisce un dossier completo per chiunque voglia informarsi sul caso-Stamina. Perché avete sentito l’esigenza di pubblicarlo? L’informazione sul caso (prescindendo ovviamente dal comportamento scriteriato de Le Iene) non è stata adeguata?
Autori: L’informazione è passata soprattutto attraverso giornali e/o siti internet (tralasciando la tanta spazzatura televisiva) che per la loro forma non hanno lo spazio per raccogliere in modo così ampio le informazioni provenienti da diverse fonti. Inoltre, ci interessava non solo fornire le informazioni di base sul caso Stamina, ma anche offrire riflessioni più ampie, storiche, medico-scientifiche e socio-culturali, per contestualizzare questa storia, dando al lettore gli strumenti per interpretarla adeguatamente, andando oltre la mera cronaca. Il caso Stamina ha evidenziato degli squilibri gravi nel peso che le informazioni assumono quando passano attraverso i media, rispetto al valore effettivo che hanno sul piano della rilevanza sociale. Il fenomeno in questione ha visto la mobilitazione di un numero piuttosto ridotto di malati/persone, così come pochi mezzi di informazioni schierati con Vannoni & Co. Eppure l’amplificazione e i danni sono stati anche più gravi di quelli causati dalla vicenda Di Bella. Questo significa che si deve cercare di andare oltre le spiegazioni e le discussioni razionali, cioè l’assunzione che dietro a tutto vi siano disegni o complotti: purtroppo entra in gioco la predisposizione umana a credere cose non vere e a irrigidirsi in questo genere di credenze.
Nell’introduzione denunciate “la tragica condizione di degrado dell’alfabetizzazione funzionale del nostro paese” e rilevate come “la percentuale di cittadini che sanno come si attesta la sicurezza e l’efficacia di un farmaco sia irrisoria”. Il metodo scientifico è quasi un illustre sconosciuto nella patria che lo ha fatto nascere. È questa la principale causa di vicende come Stamina?
No, la principale causa è probabilmente molto più profonda: un bisogno di speranza di fronte a un evento terribile come la malattia incurabile di un figlio, di un parente. In queste condizioni, non è facile mantenere la lucidità per le persone coinvolte in prima persona, né si può chiedere loro di non scegliere le persone di cui fidarsi. Certo, guardandola dall’esterno fa impressione che molte persone si siano lasciate incantare da Vannoni & co, ma non è molto diverso da ciò che accade con l’omeopatia o molti altri santoni di ogni specie. Ciò che più preoccupa, è stata la chiusura del Ministro Balduzzi (e di molti parlamentari) di fronte ai pareri dei vari organi tecnici: l’AIFA, per esempio, aveva suggerito di bloccare tutto, ma Balduzzi ha deciso di far partire comunque la sperimentazione per accontentare una parte rumorosa dell’opinione pubblica, pur sapendo che le cose non funzionano così nel mondo reale.
In più occasioni il libro ricorda che la medicina non è la ricerca e che i medici non sono scienziati e non devono essere formati come tali. Perché è così importante ribadire questo concetto?
I medici non sono ‘solo’ scienziati. Usano la scienza, alcuni di loro fanno anche molta ottima ricerca (Paolo Bianco e Michele De Luca ne sono esempi), ma alcuni devono anche parlare e comunicare con i paziente, e tentare di curarne le malattie. Questi che parleranno con i pazienti dovranno essere comunque in grado di interpretare una pubblicazione scientifica, e trasmettere i concetti essenziali per mettere i malati nelle condizioni di decidere in modo autonomo e consapevole. Uno scienziato può guardare i topi per tutta la sua carriera e non parlare mai con un umano, riuscendo realizzare importanti traguardi conoscitivi. Un medico deve avere anche delle capacità che vanno oltre quelle di saper pensare e fare esperimenti geniali.
Secondo voi “la comunità medica dovrebbe seriamente riflettere sul fatto che l’atteggiamento paternalistico, saccente, sbrigativo e insofferente del medico è una delle condizioni che favoriscono la moderna ciarlataneria”. È una critica che si sente ripetere da tempo e da più parti, eppure nulla cambia, e i “moderni ciarlatani” addirittura si moltiplicano. Cosa si può fare? E quanto è urgente farlo?
È molto urgente, soprattutto per migliorare la fiducia del pubblico nella professione medica. La ciarlataneria è ineliminabile, ma possiamo cercare di limitarne la portata. L’atteggiamento della comunità medica è fondamentale per evitare che i pazienti si sentano inascoltati o addirittura respinti da medici incapaci di gestire la malattia insieme al paziente, e che non percepiscono i bisogni emotivi del paziente. L’atteggiamento paternalistico non considera il paziente come una persona autonoma, in grado di fare scelte consapevoli. Di fronte a una diagnosi negativa, a una patologia incurabile, il paziente è portato a cercare una speranza, replicando però lo stesso modello di comportamento: cerca un’autorità superiore che gli dia questa speranza. Se il paziente non ha a disposizione gli strumenti per comprendere ed eventualmente condividere le decisioni che lo riguardano, non gli interessa se quello che gli viene proposto è scientificamente fondato oppure no, e finisce per fidarsi di chi gli propone l’illusione per lui migliore. Se quindi il medico non ascolta il paziente, questo finirà per andare altrove, anche dal ciarlatano. La comunità dei medici, ma anche chi deve fornire alla società gli strumenti culturali (comunicatori, docenti), devono riflettere su questo, evitando di esibire un’attitudine di superiorità e condiscendenza. D’altra parte, sono molti i problemi che possono portare i pazienti a diffidare dei medici: gli interessi economici in gioco, per esempio. Nascondere i problemi sotto il tappeto, facendo finta che il medico (ogni medico) sia un immacolato rappresentante della scienza e moralmente irreprensibile, non aiuta. Discutere apertamente ogni aspetto della professione medica, anche quelli più problematici e teoricamente complessi, è faticoso e richiede anche la capacità di adottare linguaggi appropriati, ma è probabilmente il modo migliore per limitare la ciarlataneria, che si troverebbe le armi della critica spuntate. Riguardo il paternalismo, in Italia la situazione è aggravata dalla tradizione cattolica imperante e pervasiva, secondo la quale il cittadino dovrebbe comunque essere sottoposto a un’autorità morale superiore: una sorta di paziente in terapia continua, perché incapace di intendere…Medico e sacerdote da questo punto di vista potrebbero trovarsi molto d’accordo.
Scrivete che “gli argomenti della logica o della scienza non sono sufficienti per “disinnescare” il ciarlatano”, e ritenete che “insistere in questa direzione è segno di arroganza o di altrettanta irrazionalità”. Pino Donghi nota altresì “l’irriducibilità della dimensione comunicativa” di Vannoni a quella della comunità scientifica. L’iper-assertivo Vannoni non ha alcun curriculum scientifico, ma è stato docente di “comunicazione persuasiva”. Forse i medici e gli scienziati dovrebbero dedicare meno tempo allo studio e più tempo alla comunicazione?
Lo studio è fondamentale, la comunicazione altrettanto. E anch’essa va studiata e imparata. Storicamente, sappiamo che la ciarlataneria è sempre esistita, e che non è stata eliminata dal progresso della scienza. Un atteggiamento razionalista non serve a convincere il pubblico, mentre è utile un’attitudine che conduca a stabilire un rapporto di fiducia tra pubblico e la medicina (che sia il singolo medico, che sia un’istituzione medica). Comunicare in modo trasparente, nonché mettere in atto strategie di regolazione tese a evitare che l’attività del medico non sia orientata dal bene e dalla libera scelta del paziente, sarebbe un grande passo avanti. Ci si deve poi rendere conto che con i molti attori in gioco, spinti da diversi interessi, il paziente deve essere “convinto”.
Paolo Bianco si sofferma sul mercato nero delle staminali. Il caso-Stamina non nasce anche dalle enormi aspettative generate dalla ricerca sulle staminali? Come valutate il potenziale di questi studi?
Come sempre, truffatori e ciarlatani usano le frontiere: nei secoli scorsi si usava la frontiera geografica – gli ingredienti erano sempre esotici, oggi si usano le frontiere del sapere. Le cellule staminali sono effettivamente strumenti dal grande potenziale, ma di cui sappiamo ancora troppo poco, soprattutto dal punto di vista del comportamento clinico, cioè una volta che sono state somministrate a un paziente per scopi terapeutici. Ma comunità scientifica e comunicatori hanno enormemente amplificato le aspettative sulla medicina rigenerativa. Da parte loro, le istituzioni sempre di più premono perché la ricerca di base diventi immediatamente terapia, e a questo obiettivo danno la priorità. È un circolo vizioso cui partecipano tutti volentieri: i ricercatori per attirare finanziamenti e attenzioni dai media, i media perché hanno argomenti attraenti per il pubblico, le istituzioni perché vogliono anche risparmiare: la terapia efficace può essere un’ottima merce sul mercato, e i profitti sostituire almeno in parte il finanziamento pubblico. Dopodiché, è indubbio che la medicina rigenerativa ha davanti un brillante futuro, che al momento solo intravediamo, e non sappiamo quando si materializzeranno le promesse.
Quali sono le causa profonde del dilagare dell’ideologia della libertà di cura, per cui “si vuole che l’olio di serpente auto prescritto sia poi ordinato da un tribunale, approvato dal governo, somministrato in un ospedale pubblico e pagato dalla collettività?”
Crediamo sia una distorsione di pulsioni politiche liberiste e antiautoritarie, che si fondono in un malinteso relativismo. Negli USA queste fanno presa per una tradizione libertaria che però vuole eliminare lo Stato dalla vita dei cittadini, e quindi la sanità è pagata e scelta dai privati. In Italia, con l’assistenza sanitaria pubblica, è un nonsenso, che però fa presa per la grande tradizione dietrologica, complottista, per cui dietro ogni decisione c’è un interesse occulto, che siano gli Illuminati o Big Pharma. Il dubbio che i trial clinici servano per salvaguardare i pazienti non sorge. Una risposta importante da dare, da parte di tutti gli attori in gioco, è la trasparenza. Gli interessi, se pubblici, possono essere gestiti e compresi.
In questa occasione la politica si è comportata una volta di più in maniera censurabile. Il libro denuncia “un incubo italiano: la scienza politicizzata”. Ma non si dovrebbe forse estendere la critica all’intera classe dirigente italiana?
In questo caso, la politica (Balduzzi e il senato) non ha dato ascolto agli organi di consulenza dello Stato (AIFA, e i NAS) per rispondere a pressioni di un centinaio di persone e di una trasmissione televisiva. Non c’è stata, fortunatamente, una diatriba politica come accadde con il metodo Di Bella, con una divisione partitica. Ma se una decisione prettamente medica viene messa in mano a persone che sono lì per investitura politica, e rispondono a logiche politiche, allora qualche problema può nascere, in assenza di competenze. La società non può essere esclusa dalle decisioni, ma non possono chiedere al pubblico, o all’eletto di turno, se la teoria dell’evoluzione darwiniana è vera, o se la terra gira davvero intorno al sole. Sono fatti assodati. Così come è un fatto assodato che per avere una terapia devo passare delle sperimentazioni per validarla, e per farlo devo avere delle basi scientifiche razionali, per evitare di buttare soldi dalla finestra. Però, di nuovo, la politica da questo punto di vista non ha agito con trasparenza: Balduzzi ha fatto un decreto, rispondendo a pressioni mediatiche, che avrebbe aperto al trattamenti con staminale al di fuori del controllo di AIFA. Per tamponare, la Camera dei Deputati ha fatto una legge che dovrebbe mettere nelle mani di qualcuno 3 milioni di euro per controllare sperimentalmente se esiste un trattamento Stamina e se è efficace. A seguito delle critiche e ora del rinvio a giudizio, forse tutto è tornato sotto controllo. Ma non è ancora stata scritta la parola fine per questa vicenda.
Come pensate che reagiranno i genitori dei bimbi “trattati” da Stamina leggendo questo libro?
È difficile prevederlo, anche perché è inimmaginabile la sofferenza che i pazienti e le loro famiglie stanno provando: ma speriamo che possa aprire gli occhi sulle strategie di Vannoni, che se fosse davvero un medico-ricercatore interessato al benessere dei pazienti non avrebbe bisogno di comportarsi in quel modo. In più, speriamo di poter fornire qualche elemento per una valutazione autonoma. Secondo noi, chi si vuol curare con Stamina, o con l’olio di serpente, o con l’omeopatia, è libero di farlo (a proprie spese). Ma deve sapere cosa gli viene dato, come quando compra una marmellata al supermercato. Vannoni e Andolina questo non l’hanno mai permesso.
Direi che il caso stamina sia un altro di quelli dove le cose vengano complicate ad arte, e l’opinione pubblica tenda purtroppo a farsi un’idea opposta a quella corretta. Il tutto assecondato, quindi aggravato, dal fatto che, ancora una volta, la stessa opinione pubblica possiede una idea distorta del concetto di scienza.
La questione può essere capita (da chi vuole capire) con una considerazione tanto semplice quanto fondamentale. Per capirla, consiglio vivamente di leggere la rubrica “Povera scienza” di Attivissimo nell’ultimo numero di Le Scienze: qui il giornalista sottolinea come, molto semplicemente, esista un metodo facile e attendibile per distinguere il ciarlatano dallo scienziato: la disponibilità a rilevare i dettagli della propria invenzione o terapia.
Esiste quindi fondato dubbio e puzza di imbroglio quando il signor Vannoni rifiuta di rivelare i “suoi segreti”, cosa che invece veri scienziati che avevano veramente inventato terapie (Attivissimo parla di Sabin) non avevano fatto, al contrario. Aggiungo io: la scienza, per essere tale, deve poter essere falsificabile. E uno che si rifiuta di spiegare quello che sta facendo, che sia trovare acqua con una bacchetta, parlare con i defunti, oppure curare certe patologie con non si sa cosa, non è propriamente falsificabile.
scusate, translitterazione indebita… “RIVELARE”, e non “RILEVARE”.
Hai perfettamente ragione. Quella definizione di scienziato la faccio mia, ad esempio non considero veri scienziati coloro che fanno ricerca industriale e la coprono con segreto, quella è alchimia.
Segnalo il mio articolo “Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale”:
http://menici60d15.wordpress.com/2014/05/04/stamina-come-esca-per-le-frodi-della-medicina-ufficiale/
Ritenere falso che i morti tornino in vita non è più sufficiente. L’ateismo è divenuto polveroso quanto le dottrine che avversa. Non basta più non credere nella resurrezione dei corpi: occorre essere atei anche rispetto alla religione scientista, anch’essa strumento di prevaricazione, e non credere neppure alle promesse di resurrezione terrena degli organi con le staminali; miracolo hi-tech che oggi i preti hanno in catalogo accanto alla vita eterna tradizionale.
Direi che l’aspetto più deprimente e inquietante è l’ignoranza scientifica che caratterizza i protagonisti di questa vicenda: Stamina, mezzi di comunicazione (non tutti, per fortuna), fruitori della “cura” e delle notizie, ministero della Salute, magistrati (con lodevoli eccezioni, vedi Guariniello). Che differenza c’è tra chi crede nel cosiddetto metodo Stamina e chi va a farsi un bagno nelle piscine di Lourdes? Nessuna, ovviamente, perché in entrambi i casi non c’è evidenza scientifica della efficacia del “trattamento”. O meglio, una differenza c’è: col metodo Stamina si rischia di morire prima del tempo, mentre col bagno mariano di Lourdes al massimo ci si busca un raffreddore…
Ho vissuto e sto vivendo bene 8 dei miei ultimi 10 anni di vita a seguito di estensiva fruizione di cure mediche tradizionali ritengo di ottimo livello (indagini cliniche, diagnosi, trattamenti chirurgici, terapie farmacologiche, controlli di routine).
Ritengo che senza di queste – e di una certa dose di fortuna – sarei morto 7 -8 anni fa.
In questi anni molte persone mi hanno consigliato cure alternative omeopatiche o simili, considerando chirurgia e chemioterapia inutili violenze sulla persona perpetrate da medici e lobby farmaceutiche avide e senza scrupoli.
Conosco personalmente alcune persone che hanno rifiutato la chemioterapia e tuttora sopravvivono. Numerosi casi simili di persone a me sconosciute mi sono stati riferiti da amici e conoscenti.
Non ho né dati né competenza per valutare meccanismi e attendibilità di simili eventi. E’ possibile che talvolta la terapia sia ininfluente, personalmente sono contento di averne approfittato, nonostante la sua notevole invasività.
Più di una persona mi ha spiegato che sono vivo e sto bene perché dio ha guidato la mano del chirurgo: gli ho consigliato di farlo presente ai chirurghi, che presumibilmente sarebbero stracontenti di non impegnarsi in decenni di formazione, applicazione pratica, aggiornamento, costante autocontrollo nonché costose protezioni assicurative potendo contare su un alleato così generoso ed affidabile. Acqua versata sulle piume di un’oca.
mario
Sono curioso di sapere come si comporterebbero le persone che considerano negativamente la chirurgia in caso di pelvi congelata in adenocarcinoma con interessamento di peritoneo, omento, diaframma, stomaco e intestino. Bah…
il termine ateo che secoli fa descriveva l’atteggiamento soggettivo di chi negava l’esistenza della divinità oggi dovrebbe abbracciare un concetto molto più ampio.
come atei è necessario coltivare il dubbio sempre e su tutto ciò che sembra apparire ma in effetti potrebbe non essere, anche una qualsiasi branca della scienza (o di falsa scienza) deve essere oggetto di indagine per un ateo, che deve rifiutarne i risultati nei vari campi che questa si propone di indagare se non si sente convinto appieno delle conclusioni.
questo vale per tutto, dalla vivisezione “indispensabile alla ricerca” alla chemioterapia alle medicine alternative, occorre sempre prima documentarsi bene e solo dopo esprimere un giudizio pro o contro.
Vedi il libro “La falsa scienza – Invenzioni folli, frodi e medicine miracolose dalla metà del Settecento ad oggi” di Silvano Fuso (chimico, divulgatore scientifico e socio del CICAP e della Società per il Progresso delle Scienze) 😉
Vedi il libro “La falsa scienza – Invenzioni folli, frodi e medicine miracolose dalla metà del Settecento ad oggi” di Silvano Fuso (chimico, divulgatore scientifico e socio del CICAP e della Società per il Progresso delle Scienze) 😉
Vedi il libro “La falsa scienza – Invenzioni folli, frodi e medicine miracolose dalla metà del Settecento ad oggi” di Silvano Fuso (chimico, divulgatore scientifico e socio del CICAP e della Società per il Progresso delle Scienze) 😉
Vedi il libro “La falsa scienza – Invenzioni folli, frodi e medicine miracolose dalla metà del Settecento ad oggi” di Silvano Fuso (chimico, divulgatore scientifico e socio del CICAP e della Società per il Progresso delle Scienze) 😉
Ho capitooooooooooooooooooooooooo!
Sorry, dal mio pc il messaggio pareva non partire mai, quindi avevo clickato “Invia commento” un po’ di volte, poi mi ero arreso…
Ora però vedo che in realtà il mio pc (o la pagina del blog?) aveva avuto solo un “congelamento temporaneo” tipo quello del corno suonato dal barone di Munchhausen… 😉 🙂
mentre mi accingo a leggere l’articolo, visto che gli intervistati ne accennano solo molto velocemente e non vi si soffermano … :
http://www.cadoinpiedi.it/2014/01/09/tumori_veronesi_da_ragione_a_di_bella.html
Dubito:
http://www.atsat.it/articolo.asp?id_articolo=765
Ma che il metodo prevede comunque chemioterapici classici e che la cura ormonale fosse già nota lo sai, si?
Intanto, la chemio classica, scientifica e pragmatica sta avendo effetto su mia madre, positivamente con il marker specifico che sta scendendo repentinamente. Certo è ancora al secondo ciclo, ma citoriduzione chirurgica radicale e chemio hanno salvato la vita a milioni di donne con lo stesso tipo di carcinoma. Uno di quelli brutti, che divorano l’addome.
Sempre pronti a credere alla cura miracolosa, però. Con due soli casi. Già.
P.S. Valido, non vuol dire necessariamente efficace.
P.P.S. Veronesi ha anche avuto il fegato di affermare che le emissioni dei tralicci non fanno male. Dichiarazioni fatte per una ricerca finanziata dalle compagnie telefoniche. Sarà un luminare, ma prima di prendere le sue parole per oro colato, su determinati argomenti, si dovrebbe riflettere un attimo.
ah ma non sono certo io a pendere dalle labbra di chicchessia, luminare o non luminare che sia! Mi sa che questa cosa tu la debba dire a chi frequenta questo forum di grandi razionalisti che però hanno la tendenza a pendere dalle labbra dei propri guru e credono fermamente solo nella medicina ufficiale.
p.s. valido non significa necessariamente efficace, bravo, esatto! Proprio come la chemio.
p.s. so “abbastanza” su di bella, fidati, ne avevo già parlato. mi sa che hai la memoria corta.
Fatica sprecata cercare di spiegare qualcosa ad Engy. Non è in grado di capire e non vuole capire. Non sarebbe mai in grado di leggersi e capire un articolo scientifico ed infatti ti cita il sito cadoimpiedi come prova ….
Lasciala credere ai complotti, ai maghi e venditori di fumo ….
Qui c’è tanto materiale per siti balordi:
http://www.tylervigen.com
@E.n.g.y
Tanto che veneri Di Bella (senza casistica consistente) e sei pronta a prendere le parole di Veronesi (il quale, mi sembra di capire, ha solo commentato uno studio) quando queste sembrano portare acqua al tuo mulino.
Non c’è bisogno di credere. Si prende atto dei risultati. Risultati che i ciarlatani non ottengono. Viceversa credere è tipico di chi prende subito per buone le parole dei millantatori.
Valido significa che rispetta dei canoni. Ma rispettare dei canoni non implica necessariamente risultati.
Se tu sei in grado di dimostrare che tutti coloro che hanno fatto uso della chemio sono morti, bene, fatti avanti. Ti prego, però, non citare fantomatiche ricerche che prendono in esame solo i casi più gravi, già le conosciamo.
No, no, ricordo benissimo. Visto che ne sai abbastanza, te lo ripeto: anche lui usava chemioterapici, ti piaccia o no. Salvo poi farfugliare sulla chemio che già i pazienti usavano come concausa del fallimento. Ottima scientificità, non c’è che dire. Portami statistiche ufficiali sull’efficacia del metodo e ne riparliamo.
Ah, lo sai da cosa viene sintetizzato il taxolo? 😆
Engy, fin ora tutti i studi indipendenti fatti sul MDB hanno dato esito negativo, Veronesi potrebbe essere anche un illuminare del settore, ma se non porta conclusioni basati su studi verificati e condivisi dalla comunità scientifica le sue opinioni valgono tanto quante quelle di mago ottelma.
per quanto ne so, l’ambito in cui si è consumata la tragicommedia di bella vede un deciso sostegno alla medesima da parte di cattolici più o meno integralisti, inclini quindi a credere a prescindere. percentuale di successo tra i (molti, purtroppo) casi di persone curate con il mdb di cui sono in diretta conoscenza = 0. testimonianza di un amico che ha collaborato alla raccolta dati e revisione cartelle cliniche della commissione di inchiesta: non c’è un solo caso in cui sia stato possibile collegare incontrovertibilmente una remissione della malattia alla cura di bella (precedenti chemio, cure varie, ecc.).
e di bella in confronto a vannoni è un gigante (se non altro era un medico).
in ogni caso, non è che il mdb (peraltro, come dice gmd, alcune delle sostanze usate erano già note per gli effetti anticancro) non possa aver avuto un qualche effetto positivo in alcuni casi, quello che è sicuramente falso è che sia, come si è cercato di contrabbandarla, una panacea contro il cancro…
in ogni caso, ognuno si curi come vuole, ma solo le terapie di comprovata efficacia debbono essere a carico del ssn, cioè di tutti noi.
Prova a leggere questo:
http://www.giorgiodobrilla.it/?p=1411
Se poi hai dei dubbi, qui c’è l’abstract dell’articolo pubblicato sull’EJP:
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22532966
Non so se noti, ma le cellule trattate in vitro non possono trovarsi nel seno di nessuno, trentenne o meno.
….. « è indubbio che la medicina rigenerativa ha davanti un brillante futuro, che al momento solo intravediamo, e non sappiamo quando si materializzeranno le promesse »…..Dice l’articolo.
Ho qualche difficoltà a immaginare, tramite l’esponenziale progresso della scienza -ma più particolarmente della neuroscienza-, cosa accadrà in un futuro prossimo…Quali e di che tipo saranno le decisioni nel campo della neuroetica, non solo, ma chi avrà il potere di decidere a questi livelli e quali saranno gli argomenti « logicorazionali » evocati per giustificare le decisioni ! Ma non mi illudo più di tanto, le multinazionali, la finanza, il Vaticano and & ecc..cioé i dominanti o despoti di questo mondo -avidi di potere, non solo ma inevitabilmente anche squilibrati mentali- avranno, più che probabilmente, l’ultima parola ! Spero solo, molto sinceramente, di sbagliarmi….
Il giorno in cui si scoprirà che un farmaco puo’ guarire radicalmente una malattia grave, basterà dire : « il prodotto X guarisce la malattia Y » e la notizia non tarderà ad essere diffusa.
La pubblicità medica, ben studiata dalle multinazionali farmaceutiche mai sazie di soldi, non cerca di rendere l’individuo adulto e responsabile, ma mantenerlo allo stato infantile e alienante, promuovendo l’avere e l’assomigliare a scapito dell’essere !
Basti vedere la pertinenza o razionalità del DSM5…..
P.S. Credo di aver capito che i dominanti (principalmente religiosi monoteisti cosi come certi politici) operano per mascherare certi risultati indiscutibili ottenuti in diverse accademie mondiali di medicina. Tra questi una tendenza categorica -per non dire ostinata- nel negare che il «libero arbitrio», sin dall’epoca di Spinoza, fervente contestatore, non tiene la strada ….