Scuola, la scelta acivica del ministro Giannini

Che il buon Bergoglio fosse tagliato per le grandi kermesse e i bagni di folla si era intuito: proprio mentre scriviamo è in corso una due giorni allo Stadio Olimpico di Roma, in occasione del raduno del movimento carismatico “Rinnovamento nello Spirito Santo”, mentre è da tempo in programma per il pomeriggio di sabato 7 giugno a San Pietro, in perfetta concomitanza con il Roma Pride delle comunità Glbtq, un incontro con tutte le società sportive d’Italia.

Prevedibile quindi che anche l’incontro del papa organizzato dalla Cei con il mondo della scuola del 10 maggio scorso si svolgesse in pompa magna e con l’ennesimo pervasivo ossequio mediatico e istituzionale.

Ossequio istituzionale che non ha mancato di mostrarsi con la presenza ufficiale, e ancor di più con le parole, del ministro dell’Istruzione Università e Ricerca Stefania Giannini, attualmente dimissionaria da segretaria di Scelta Civica per la batosta presa alle recenti consultazioni elettorali.

Tra una “scuola italiana (che) guarda a lei con interesse ed affetto” e una “lezione speciale in quella classe altrettanto speciale che è la Chiesa di Roma” -a bassissimo grado di laicità ma ad altissimo tasso glicemico- il ministro Giannini ci informa che “la scuola e’ bene comune, un diritto di ciascuno e un dovere dello Stato.” La scuola pubblica statale, signor ministro, la scuola pubblica statale. Perché delle altre, le “paritarie”, che vengono accomunate senza distinguo alcuno anche nel prosieguo del discorso zuccheroso, lo Stato ha sì il dovere di garantirne la libertà di poter esistere, fissandone peraltro al contempo diritti ed obblighi atti ad assicurare “un trattamento scolastico equipollente”, ma non ha alcun obbligo di assicurarne l’esistenza : quel “senza oneri per lo stato” dell’art. 33 della Costituzione, per quanto aggirato spudoratamente dai tempi di dalemiana memoria (i buoni-scuola e via dicendo), questo e non altro stava a significare. Per il ministro questo bene comune-scuola va garantito “a tutti, alle medesime condizioni e senza distinzioni, è il segno più convincente della libertà di educazione”. Si, appunto, libertà di educazione, che se a carico di enti o privati non deve però comportare alcun esborso da parte dello stato, che è tenuto a garantire aperta a tutti la propria, di scuola, non quella degli altri. Non è un diritto insomma, ricevere un’educazione confessionale finanziata “doverosamente” dallo Stato. Anzi, a ben guardare sarebbe persino un filo incostituzionale.

Forse ignorava, il ministro Giannini, la causa intentata al suo Ministero da una scuola parificata delle suore Marcelline di Milano, che per aver accolto due alunni portatori di handicap nelle proprie aule pretendeva il rimborso delle spese sostenute per gli insegnanti di sostegno. (Chissà il ministro per chi avrebbe tifato…). Per nostra fortuna la Cassazione a Sezioni Unite ha, il 16 maggio di quest’anno, respinto le richieste dell’istituto, ribadendo come le condizioni necessarie per ottenere la parificazione debbano essere raggiunte senza alcun onere per lo Stato.

Ma per tornare alle scuole statali: purtroppo quanto sia labile, offuscato, assediato lo spazio davvero pubblico e in quanto tale assolutamente laico che queste dovrebbero offrire non ha bisogno di sottolinearlo (en plein air e con orgoglio) il nostro ministro, perché è cosa tristemente vissuta ogni giorno da studenti genitori e insegnanti in tutta la penisola.

A cominciare dal crocifisso, simbolo di laicità per il nostro Consiglio di Stato, simbolo passivo per la Grande Chambre della Cedu, simbolo specifico della confessione cattolica per il buonsenso, che campeggia e marca il territorio in molte delle nostre aule.

E anche se l’educazione civica passa di moda, sempre in auge l’Insegnamento della Religione Cattolica in ogni ordine e grado. Insegnamento facoltativo sulla carta del Concordato del 1984, nella realtà se non direttamente trasformato in obbligatorio in singoli casi, quanto meno favorito in via generale da mano amministrativa (dal divieto di accorpamento delle classi alla concessione di crediti formativi per la maturità liceale, dalla scelta resa valevole per l’intero ciclo di studi alla mancata equiparazione degli insegnamenti alternativi). Così come in più modi è favorito il cursus honorum dei docenti di Irc, scelti dal vescovo ma pagati dall’intera collettività.

Alle scuole d’infanzia e alle primarie, dove le ore sono due a settimana, non è infrequente che il docente di Irc sia lo stesso di altre materie: una sovrapposizione ingestibile anche con la migliore buona fede e volontà.

D’altronde che la scuola sia luogo deputato a commistioni di sacro e profano lo si capisce subito, nel vero senso della parola: quante messe, in quanti istituti statali d’Italia, di inizio (e di fine) anno? E quante di queste, nonostante espliciti divieti normativi, in orario scolastico e/o con modalità fortemente discriminatorie per i non partecipanti?

Riti e cerimonie che, ovviamente, non mancano di segnare anche le feste comandate: natale e pasqua le immancabili, ma in molte realtà anche il santo patrono ed eventi minori sono celebrati nelle aule scolastiche.

Così come spesso i vescovi organizzano veri e propri tour di visite pastorali, quelle volte cioè (per definizione canonica) all’indottrinamento e alla catechesi, ma che il nostro Consiglio di Stato ha ritenuto legittimo effettuare, perché da intendersi come fenomeni “culturali” largamente intesi e non strettamente religiosi (se non sono “religiosi” il catechismo e il crocifisso ci domandiamo cosa potrà mai esserlo per la nostra giurisprudenza, sempre generosa invece a riconoscere questa qualifica quando non si tratta di vietare ma di privilegiare).

Le tournées le fanno anche le reliquie: dall’urna con i resti di Giovanni Paolo II e di Giovanni Bosco alle scarpette di Santa Lucia.

E se la montagna non va a Maometto… sono le scolaresche che vanno in gita. Se non direttamente ad un’udienza papale, seguendo le indicazioni ufficiali della Cei, tutti al santuario di turno, poco importa se è bruttarello, costruito da poco e senza alcun valore artistico.

Insomma, a volte potrebbe persino sembrare che l’unica differenza tra una scuola statale, quella aperta a tutti e a tutti garantita, e una cattolica sia la sempre più precaria condizione della prima. Precaria e dismessa. Al momento persino la “buona idea” dicembrina di destinare parte dell’8 per mille statale proprio all’edilizia scolastica resta lettera morta: il Governo non ha ancora infatti reso disponibili regolamenti e moduli appositi che permetterebbero ai Comuni di richiedere i finanziamenti.

E alla scuola continuano a mancare aule, arredi, insegnanti, fondi, strutture e infrastrutture. E laicità.

Adele Orioli

Pubblicato nel blog UAAR di MicroMega l’1 giugno 2014.

15 commenti

DucaLamberti74

… E alla scuola continuano a mancare aule, arredi, insegnanti, fondi, strutture e infrastrutture. E laicità….

Ed è quello che vuole il popolino italiota secondo le recenti elezioni europee.

Forse di questa situazione della scuola italiota ne gioiranno i comunistoidi che potranno vedere così i loro figli fare e rifare tante belle oKKupazioni e vederli (piangendo lagrime di nostalgia comunistoide) riunirsi nei loro attici di 505mq per fare laboratori multiculturali e redigere tattezzebao da appendere fuori dalla sKuola Okkupata durante le oKKupazioni.

Ogni nazione ha la classe politica che si merita.

Vorrei inoltre confortare gli italioti ed i mugugnanti vari che i vari sondaggi che danno il M5S al 50% nella fascia di età dai 18 ai 29 sono solo passeggeri.

Più questi pargoli cresceranno e più gioiranno dell’essere italioti e bamboccioni e di conseguenza rivoteranno le nuove edizioni dei partiti italioti che sempre in nuova forma compariranno.

Altri pargoli, mano a mano che crescono e se vogliono cambiare veramente la loro vita alzano la chiappe ed emigrano.

DucaLamberti74

P.S.: Ma se c’è qualche comunistoide che mi sta leggendo…mi spiega come mai le oKKupazioni vengono fatte in un periodo compreso tra ottobre e dicembre ?

alessandro pendesini

……Ed è quello che vuole il popolino italiota secondo le recenti elezioni europee…….
……Ogni nazione ha la classe politica che si merita…..

–Non credo che, fortunatamente, tutte le persone del “popolino italiota” abbiano la stessa personalità, pur ammettendo che la maggioranza di queste (tranne le opportuniste !) non riescono a capire che sono subolamente strumentalizzate dal sistema dominante politico-religioso.
–Non ne sono affatto convinto : direi che solo chi vota per la classe politica dominante se la merita, escludendo ovviamente tutti gli altri !

firestarter

quindi bisogna sempre votare per la classe politica non dominante (??), pena meritarsi la classe politica dominante. Una volta che votando quella non dominante la stessa dovesse diventare dominante, occorre immediatamente smettere di votarla in quanto dominante. Tuttavia votandola quando era non dominante si e’ contribuito a farla diventare dominante, per cui e’ cio’ che ci si merita. Chiaro no?

bruno gualerzi

Caro Duca, siccome noi italioti sinistroidi comunistoidi ecc. non siamo in grado di cogliere la vera dimensione della rivoluzione proposta dai due Illuminati Veggenti traditi da tanto becero elettorato… e meno che mai, figuriamoci!, nel campo strategico dell’istruzione… ci faresti tu anche solo un abbozzo di proposta? Ovviamente per grandi linee, anche se non troppo generica… e in ogni caso immaginando finalmente di aver mandato – secondo la parola d’ordine – TUTTI A CASA! Qualcuno dovrà pure sostituirci…
PS. Se puoi, non rispondere con la domanda che si sente sempre come risposta a questa domanda e ad altre simili, del titpo “e allora vi sta bene questa situazione?”, perché una domanda… l’ho fatta prima io 🙂

firestarter

caro bruno,

tu chiedi troppo ai microchippati: nel loro mondo immaginario “tutti a casa governano i cittadini” e simili cretinate a seguito, come se pescando a caso gente per strada (e ordinando in ordine alfabetico) oppure posizionando opportunamente i funzionari di casaleggio, il brillante avvenire non potrebbe che romanamente sorriderci.

Comunque il presunto sondaggio che il nostro si premura di non linkare e’ smentito persino dal giornale di partito del M5SS:

Ma il Pd recupera anche sui giovanissimi, un’altra fascia di elettori che sembrava ormai lontanissima dal Nazareno e votata ai “vaffa” di Grillo e Casaleggio. Quelli tra i 18 e i 24 anni d’età, secondo l’istituto, hanno premiato Renzi col 36% dei consensi mentre per Grillo ha votato solo uno su quattro. Un recupero più sorpasso, visto che nel 2013, per questa fascia di elettorato, il M5S aveva raccolto il 30% staccando i democratici di ben nove punti. Presa una forbice più ampia, sostiene Ipr Marketing, il voto dei giovani è ancora conteso e contendibile: quelli tra 19 e 29 anni hanno votato più il Movimento (45,4%), incalzato però dal Pd (33.3%). Gli altri partiti prendono le briciole: solo il 7,8% i giovani che votano Fi, 5,9% Lega, 2% Ncd/Udc, 2,8 Tzipras.

DucaLamberti74

@bruno_gualerzi:

Nel campo dell’istuzione queste direttive (almeno secondo mio modesto parere) semplici:

#01) La scuola più connessa con il mondo del lavoro…gli insegnanti prima di essere tali devono lavorare almeno tre anni.
#02) Obbligo scolastico fino a 17anni (superiori solo 4 anni).
#03) Corsi di laurea orientati al lavoro…per intenderci se vuoi fare anche il meccanico o idraulico ci sarebbero dei corsi di laurea biennali.
#04) L’istruzione deve essere un’attività che va bene per ogni età (questo lo diceva Isaac Asimov …scrittore considerato reazionario dai comunistoidi).

Poi il discorso è lungo…e diverse volte io e lei ci siamo “scannati/confrontati” su come deve essere la scuola… Io purtroppo ho trovato il peggio del peggio dello statalismo italiota nei miei insegnanti…si salvava solo quello di informatica….per fortuna visto che ho fatto ITIS.

DucaLamberti74

P.S.: Ora torno al lavoro…purtroppo per la pensione mi mancano ancora 35 anni di lavoro 🙂 … altrimenti starei ancora qui a disquisire con lei :-).

Tiziana

i pentastellati sulal scuola li abbiamo visti subito con la mensa di pomezia.
sicuramente daranno computer a chi ha e matiute a chi non ha

DucaLamberti74

@Tiziana:

Ed invece renzi toglierà tutti i privilegi che ha la scuola privata religiosa 🙂

DucaLamberti74

gmd85

Staremo a vedere come il buon Renzi affronterà il problema, visto che ha detto che le scuole sono un problema urgente.

whichgood

Lo ha già fatto, aumentando ulteriormente di €80 la busta paga degli insegnanti di religione.

Tiziana

@which

gli insegnanti non credo rientrino nella categoria che ha gli 80 euro essendo il loro stipendio più alto anche se di poco.
credo anche che una maggiore analisi, pure nelel risposte di getto e spiritose, andrebbe sempre tenuta.

Diocleziano

Quelli che non arrivano a 26.000 euro rientrano nei beneficiari, anche i preti. Non conosco gli stipendi degli ircini.

Frank

Le scarpette di Santa Lucia.

Papa Ufficiale: Saranno le escarpes de una santa ma fanno una puzza micidiale.
Segretario: Santità…..

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