Un matrimonio da incorniciare? Sì, lo voglio!

In una fase storica caratterizzata dalla costante diminuzione dei matrimoni, in particolare di quelli religiosi che cedono continuamente punti a quelli civili, c’è chi scommette (e spera) in una loro ripresa. Sono i Comuni italiani, recentemente liberati dal limite di celebrazione “nella casa comunale” imposto loro dal codice civile, che intravedono nell’offerta di location suggestive una concreta opportunità di ripresa per le sempre disastrate casse. E se ciò può portare a una maggiore qualità dei servizi, o a una minore imposizione fiscale, la cittadinanza, certamente, ringrazierà.

È di questi giorni la notizia dell’approvazione, da parte del Comune di Roma, della delibera Panecaldo, avente a oggetto l’ampliamento del ventaglio di luoghi a disposizione dei nubendi romani, ma anche extra romani. Del resto, se è vero che l’odore del denaro non è importante, figuriamoci se può esserlo la sua provenienza geografica. Tuttavia l’iniziativa del comune di Roma non è l’unica, ma solo quella che colpisce di più per via dell’importanza della città e dei numerosi luoghi degni di attenzione. Diversi altri comuni si sono mossi e si prevede che altri lo faranno a breve. Giusto per citarne qualcuno: Vicenza, Capaccio Paestum, Cavalese, Fiumicino, Sesto S. Giovanni, Santa Maria a Monte.

matrimonio

A dare il la, come si suol dire, è stato il Consiglio di Stato con il parere espresso nel gennaio di quest’anno a seguito di richiesta da parte del Ministero dell’Interno. La questione era semplice: partendo dal presupposto, stabilito dalla legge, che il matrimonio civile deve necessariamente essere celebrato nella casa comunale, e alla luce del fatto che dal 2000 i comuni possono istituire uffici dello stato civile separati, si può concludere che sia possibile in tal modo celebrare matrimoni in luoghi di particolare rilevanza, al di fuori degli uffici comunali? Per il Consiglio di Stato sì, ciò è perfettamente lecito, anche in virtù del fatto che la celebrazione del matrimonio non è più percepita dalla gente come qualcosa di sacrale, di intimo, ma è più un fatto mondano. E non solo è possibile farlo in immobili di proprietà comunale, ma si può fare anche in luoghi privati messi a disposizione dell’amministrazione e adibiti a tale uso, anche solo parzialmente nel tempo (ad esempio in determinati giorni/ore) o nello spazio (per una certa porzione). Come dire: il mondo cambia, le istituzioni si adeguino.

Tra le ipotesi prese in considerazione anche quella di celebrare riti in luoghi come il Colosseo, per i quali sarebbe però necessario acquisire l’autorizzazione del Ministero dei Beni Culturali. Ecco, proprio quest’ultima sembra essere un’istituzione che, almeno per questa legislatura, fa fatica ad adeguarsi ai tempi che cambiano. Infatti, il ministro Franceschini ha già bollato l’idea come “molto stravagante”. E perché mai, caro ministro? È ovvio che l’uso di questi posti andrebbe subordinato al rispetto di regole particolarmente rigide, necessarie per la loro stessa tutela, ma da qui a lasciare intendere che lo si esclude per principio ce ne corre. A meno che ci siano ragioni particolari che al momento ci sfuggono, e che magari verranno meglio esposte in seguito. Ce lo auguriamo.

La caduta di questa anacronistica limitazione, comunque, è certamente un passo importante verso le esigenze di chi si appresta a sposarsi, e dovrebbe pertanto essere accolta con favore dai sostenitori di questo istituto. L’Uaar da tempo l’ha inclusa tra i suoi obiettivi, pur non essendo né a favore né contro il matrimonio in sé, ma più semplicemente attenta alle esigenze di tutti. Prossimamente si auspica che cadano altri paletti, primo fra tutti quello che esclude i luoghi privati — che non rientrano cioè nelle disponibilità dell’amministrazione comunale — dalla celebrazione dei matrimoni civili. In questo caso occorre però che sia il Parlamento a darsi da fare, e qualche proposta in tal senso c’è già stata in passato, come spiegato alla fine della scheda sul matrimonio civile presente nel nostro sito. Si aprirebbe forse anche la strada al riconoscimento di validità legale per i matrimoni laico-umanisti, riti modellati letteralmente da e sugli stessi sposi e che vengono già proposti dall’Uaar attraverso la sua neonata rete di celebranti. Del resto la legge ammette già che l’officiante il rito non sia necessariamente l’ufficiale di stato civile, ma qualunque cittadino in possesso dei “requisiti per la elezione a consigliere comunale”; si tratta del cosiddetto “matrimonio del migliore amico”.

La redazione

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16 commenti

faidate

Non a scopo provocatorio, ma solo un po’ dissacrante, penso che, per la celebrazione di un vincolo laico invece che sacro, potrebbero essere incluse, tra le possibili sedi, anche le ex case di tolleranza, opportunamente riciclate in senso gioioso. In fondo, anche Papa Francesco ha raccomandato “Fate figli!”. Questo, con le opportune controcautele, è solo il primo passo, e credo che lo sappia anche lui.

francesco s.

Ben vengano queste “liberalizzazioni”, ma dubito che i comuni possano far cassa sui matrimoni. La gente non si sposa se non ha la sicurezza economica di sostenere un tal progetto. E il momento economico attuale è pessimo.

Gab

Dipende se si tratta di un comune con forte richiamo turistico: qui a Firenze gli stranieri fanno la fila per sposarsi in comune, nella rinascimentale Sala Rossa di Palazzo Vecchio, e non mancano quelli disposti a spendere parecchio.

RobertoV

Anche quando la situazione economica è pessima non lo è per una parte consistente della popolazione che può quindi permettersi di spendere.
Non mi pare che storicamente si sia risparmiato per i matrimoni, nè che per la maggioranza sia una cerimonia intimista, ed il fatto che i comuni si siano attivati è semplicemnete per una legge di mercato, cioè di richieste.
Visto il costo di mantenimento di certi edifici e la disponibilità a spendere di certe persone non vedo niente di male se lo stato riesce a fare cassa, ovviamente con opportune regole. D’altronde anche grazie a sponsor privati sono stati restaurati monumenti e piazze.

Stefano Grassino

Signori scusate ma visto che di lunedì i musei son chiusi, non si potrebbero prestare gli Uffizi e similari per far fare un matrimonio a qualche miliardario giapponese, americano, russo o emiro? Che dico: 1.000.000 di euro per uno sceicco al fine di sposarsi sotto una madonna del Botticelli è chiedere troppo?
Attori famosi seguiti da rotocalchi di tutto il mondo, non scucirebbero grosse somme per sposarsi al Campidoglio e fare un rinfresco nella piazza di michelangelo?
Dopodiché mettere tutte le somme a disposizione delle casse comunali per abbassare la tares e similiari?

whichgood

Per abbassare la tares e similari basterebbe far pagare le tasse agli immobili di culto e non di culto di proprietà della Chiesa. Evidentemente ai signori sindaci frega un fico secco di far pagare ai cittadini. La demagogia è gratis e in Italia se ne può prendere quanto si vuole ancora.

Stefano Grassino

Ho capito ma intanto, celebrando matrimoni in luoghi diversi dalle chiese e facendo fare entrate ai comuni, sarà sempre meglio che arricchire i preti o no?
Ma tu non sei mai contento? Se ti entrasse nel letto una gran bella figliola scommetto che avresti a che ridire.

whichgood

@ Stefano Grassino

Non è che non sono d’accordo. Volevo dire che secondo me i sindaci non faranno gli interessi dei cittadini abilitando altre strutture. C’è già una alternativa a piena disposizione, quella di far pagare le tasse e non viene usata. Ti sembra che apriranno la finestra per entrare, avendo la chiave della porta in mano?.

whichgood

Mi sa che saresti un ottimo sindaco italiano, apprezzato dalla maggioranza dei parlamentari. :mrgreen:

Frank

Dialogo della foto:

Sposo: Tesoro credimi, questa non sarà l’unica volta che intendo in”corni”ciare il nostro matrimonio.
Sposa: Non so perchè ma ho la senzione che la cosa mi dovrebbe fare preoccupare.

DucaLamberti74

@Frank:

I cardinali CICCIO e PACCIO sono sempre pronti a perdonare (in cambio di ricche e grasse offerte) l’infedeltà degli sposi per il bene della famiglia italiota.

Inoltre CICCIO e PACCIO ci tengono a far sapere che una volta confessati l’anima è candida e pura come nuova e si può tornare a peccare….l’importante è confessarsi (presso gli appositi franchising della CCAR) prima di morire per evitare l’inferno.

Mentre il mio amico MultiCulturalista ricorda che le parole possono essere come pietre e se tutti si sposassero con rito islamico seguendo i precetti di allah non ci sarebbero matrimoni da in”corni”ciare.

DucaLamberti74

whichgood

Considerando le statistiche in Italia, ci si dovrebbe sposare direttamente dall’avvocato, in modo di prendere già appuntamento per il divorzio.

Giona sbattezzato

Spero che in futuro sia possibile il matrimonio anche nella sede UAAR.

Tiziana

Desidero ricordare che durante la prima consiliatura Veltroni la consigliera Franca Eckert Coen presentò una mozione in tal senso (la scrissi io) ma venne pregata di ritirarla dall’allora braccio destro del sindaco Walter Verini (oggi deputato pd) perchè avrebbe potuto irritare la Santa Sede.

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