Buone novelle laiche

Non solo clericalate. Seppur spesso impercettibilmente, qualcosa si muove. Con cadenza mensile vogliamo darvi anche qualche notizia positiva: che mostri come, impegnandosi concretamente, sia possibile cambiare in meglio questo Paese.

La buona notizia laica del mese di giugno è la presentazione di un autorevole progetto di legge per le unioni civili gay. Facendo seguito a un impegno personale del premier Renzi, la senatrice Monica Cirinnà (Pd) ha depositato in commissione giustizia un testo unificato di 17 articoli che prevede l’equiparazione al matrimonio eterosessuale, senza tuttavia la possibilità di accedere all’adozione. Non è dunque l’optimum, anche perché accantona le convivenze eterosessuali, ma rappresenta il primo sforzo concreto della maggioranza su questo tema. Anche Alessandro Zan (ex Sel) ha presentato una sua proposta di legge.

Tali iniziative vengono immediatamente dopo la sentenza della Consulta che ha reso di fatto valido un matrimonio tra due donne (celebrato quando una di esse era ancora un uomo). La Corte costituzionale ha dunque invitato il legislatore a introdurre un istituto che tuteli le unioni omosessuali.

Non sarà facile arrivarvi. Nello stesso Pd vi sono resistenze e inviti alla cautela, mentre l’opposizione Ncd all’interno della maggioranza di governo si è già fatta sentire dalle colonne del quotidiano dei vescovi Avvenire. Nonostante i sondaggi tra i fedeli abbiano mostrato la crescente lontananza dalla dottrina su questo tema (come su molti altri), l’Instrumentum Laboris elaborato dai vescovi per l’imminente sinodo sulla famiglia ha rappresentato un’ulteriore “porta in faccia” per chi chiedeva significative aperture: non contiene infatti alcuna discontinuità rispetto al passato che non sia il modo di porsi di fronte all’opinione pubblica. Il documento è stato criticato anche da un senatore Pd, Sergio Lo Giudice, che ha scritto:

Io non chiedo che si stabiliscano improbabili analogie fra la mia famiglia e imperscrutabili disegni divini. Io chiedo l’accesso egualitario e non discriminatorio a un istituto giuridico, cioè l’estensione del matrimonio civile. Se vogliamo discutere se esistano o meno fondamenti per questa richiesta sono pronto. Fin quando si continuerà a sovrapporre (i vescovi lo facciano pure, sono i politici che dovrebbero smetterla) il sacramento cattolico del matrimonio al matrimonio civile, l’Italia continuerà ad essere un paese a laicità limitata.

Le sollecitazioni interne al Pd sono infatti a loro volta in aumento: a una lettera a Renzi scritta da una coppia lesbica con figlio ha fatto eco una lettera aperta di Dario Ballini, militante del partito, dal titolo “Diritti democratici”, che ha chiesto esplicitamente al premier quale spazio per i gay vi sia nel partito.

Spazio che sembra improvvisamente aprirsi anche a destra. Silvio Berlusconi si è dichiarato a sua volta favorevole alle unioni civili, Francesca Pascale e Vittorio Feltri si sono addirittura iscritti ad Arcigay perché ne condividono le battaglie. Dobbiamo dunque rilevare un cambiamento di rilievo nel mondo politico italiano: la maggioranza dei politici ritiene ormai preferibile dichiararsi a favore di leggi laiche. Circostanza che non rappresenta una garanzia né contro la loro edulcorazione né a favore della loro approvazione: ma intanto qualcosa si muove e chi si batte per cambiare il Paese è chiamato a sostenere con ancora più forza il processo in corso. Cosa che le organizzazioni lgbt hanno fatto organizzando Pride in tutta Italia, ai quali ha partecipato anche l’Uaar. Che si è a sua volta data da fare in questa direzione.

L’associazione, che ha commissionato alla Doxa un sondaggio che ha portato alla luce una forte voglia di laicità anche su temi apparentemente difficili, come l’ora di religione e la libertà di espressione, ha infatti deciso di presentare una petizione a sostegno di cinque leggi laiche da varare subito! Oltre al riconoscimento delle unioni civili, sia etero che omosessuali, chiede la “riduzione dei tempi necessari per la separazione e per il divorzio”, la “sostituzione della normativa fascista sui ‘culti ammessi’ con una legge sulla libertà di coscienza”, il “riconoscimento delle direttive anticipate di fine vita” e la “introduzione di meccanismi che garantiscano la piena applicazione della legge 194, e in particolare assicurino premura e tempestività nei confronti di chi chiede un’interruzione di gravidanza”. Temi su cui esiste già in parlamento una maggioranza favorevole: sollecitarla a darsi da fare è un imperativo, sia per un’associazione come l’Uaar, sia per tutti coloro che hanno a cuore la laicità dello Stato.

Cosa che va fatta anche per un tema come l’eutanasia: la proposta di legge di iniziativa popolare (alla cui raccolta di firme ha contribuito anche l’Uaar) è purtroppo ancora ferma, nonostante le dichiarazioni per certi versi sorprendenti di Mario Sabatelli, responsabile del centro SLA del Policlinico universitario Gemelli di Roma, di proprietà dell’Università Cattolica, e di Giovanni Maria Saba, già ordinario di Anestesiologia e rianimazione all’Università di Cagliari e a quella di Roma. Un nuovo appello per una legge sull’eutanasia è stato lanciato da Umberto Veronesi e Francesco Lizzani.

Sul tema dell’aborto va segnalato il decreto della Regione Lazio che vieta di fatto l’obiezione di coscienza nei consultori quando si tratta di garantire i certificati necessari o di prescrivere farmaci per la contraccezione di emergenza: un provvedimento importante, che potrebbe fungere da apripista per altre regioni. Il Tar del Lazio ha inoltre confermato che la pillola del giorno dopo non è abortiva, respingendo il ricorso clericale contro il testo del foglio informativo del farmaco. Il nuovo codice deontologico dei medici chiede inoltre con più nettezza di fornire adeguata informazione alle donne in materia di contraccezione e aborto, tanto che era stato oggetto di una petizione clericale che chiedeva di rivederlo. Al momento senza successo.

Nei giorni scorsi è stato reso inoltre noto il testo della sentenza della Corte costituzionale contro il divieto di accesso alla fecondazione eterologa. I giudici hanno ribadito “il diritto di avere figli” e gli ospedali si stanno pertanto attrezzando a fornire tale servizio (quelli privati con più solerzia di quelli pubblici).

Un’altra notizia da registrare con favore è venuta dalla commissione affari sociali della Camera: è stato approvato un testo unificato per donare il proprio corpo alla ricerca scientifica dopo la morte.

Buone novelle anche dal territorio

Il Comune di Roma ha approvato l’introduzione del registro del testamento biologico e ha esteso la possibilità di celebrare matrimoni civili in luoghi di particolare pregio, in ciò imitato da quello di Fiumicino. A Messina, dopo i rilievi critici della Corte dei Conti e la conseguente interruzione dei sussidi da parte del comune, né la Chiesa né i privati hanno messo mano al portafoglio e dunque la banda non ha suonato per la processione del Vascelluzzo il giorno del Corpus Domini né vi è stato il cero votivo alla Madonna di Montalto tradizionalmente donato dal comune.

Il Comune di Ferrara, in occasione di una manifestazione delle sentinelle in piedi anti-gay, ha esposto uno striscione contro l’omofobia e la transfobia. A Prato, un protocollo fra la Provincia, l’Asl 4, le confessioni religiose e l’Uaar disciplinerà l’assistenza morale e religiosa al ricoverato e ai suoi familiari.

Da ricordare anche la resistenza laica delle femministe bolognesi di “Io decido”, che davanti all’ospedale Sant’Orsola hanno cantato Bella ciao in risposta alle preghiere degli antiabortisti, e della scuola elementare Arcobaleno della frazione Brusegana di Padova, che si è ribellata al diktat del sindaco Massimo Bitonci (Lega Nord) e ha manifestato l’intenzione di non affiggere il crocifisso in aule in cui non c’è mai stato.

Per concludere una notizia dall’estero. Michael De Dora, direttore del Center for Inquiry (omologo Usa dell’Uaar), è stato eletto presidente del comitato delle organizzazioni non governative all’Onu che si occupa di libertà di religione e credenza. Negli stessi giorni, al consiglio per i diritti umani dell’Onu il rappresentante saudita ha cercato di zittire e ha urlato contro un altro esponente del Cfi, Josephine Macintosh, che stava intervenendo per chiedere al paese arabo di rispettare diritti umani e libertà di espressione, nonché per chiedere la liberazione di Raif Badawi, condannato a dieci anni di prigione per offesa all’islam e per aver promosso idee liberali. L’impegno secolarista dà dunque fastidio e risultati concreti: facciamolo crescere ancora!

La redazione

36 commenti

Flavia

domanda: MA CHE NE SA LA CHIESA DELLA “FAMIGLIA”, QUANDO NESSUNO DI LORO HA UNA FAMIGLIA (PER LO MENO UNA FAMIGLIA UFFICIALE) NEL IL RISPETTO DELLE LORO LEGGI, SECONDO IL MIO PARERE, BEN LONTANTE DAL SENSO DI UMANITA’ CHE TANTO PROCLAMANO E PROMUOVONO? Pertanto, PERCHE’ DOBBIAMO SOPPORTARE LE LORO IMPOSIZIONI??? Signori politici, vi fate sempre mettere i piedi in testa dalla Chiesa!!!!

Diocleziano

Un vecchio proverbio dice ”Chi sa, fa; chi non sa insegna”
Ecco perché la chiesa sale in cattedra e vuole insegnare.

firestarter

Il fondamento teorico del sentimento della ggente contro i professoroni della kasta che parlano difficile per impedire alla ggente di capire

RobertoV

Qualche settimana fa il papa aveva dato consigli agli sposi per un matrimonio felice: sembravano i pensierini dei baci perugina.
Non sono in grado di capire le varie problematiche che si possono comprendere bene solo vivendole. Infatti i pastori protestanti (tranne i fondamentalisti) che possono avere una famiglia sono favorevoli al controllo delle nascite, alla contraccezione, al divorzio e non colpevolizzano le donne per l’aborto.
Non fallirebbero così tanti matrimoni se le persone avessero più chiaro sin dall’inizio che cosa sono un matrimonio ed una famiglia. La visione da fuori è in genere idealizzata.

faidate

E pensa che il loro modello è la cosiddetta Sacra Famiglia. Esaminala nel dettaglio, dalla nascita del figlio alla sua educazione in famiglia (chi gli avrà insegnato come nascono i bambini?), precario fino a oltre 30 anni. Che modello è?

Engy

gmd85 – e concludo
1. ho proposto un fuori tema, così come un altro (mi pare Gualerzi) aveva fatto; il fuori tema è fuori tema, si concede o non si concede, l’ “abbondantemente” non c’entra.
2. l’articolo del link fornitomi da Francesco s e che riportava come attendibili le stime di GFK-Eurisko e Eurispes (cioè 11,4 / 11,1 milioni di non credenti, pari al 18,5 / 19% della popolazione italiana che, come ben sai, si aggira sui 61 milioni di persone)) è ridicolo perché EVIDENTEMENTE calcola la percentuale di atei e agnostici sul numero totale di italiani, includendo quindi anche bambini e neonati..
3. gli italiani aventi diritto al voto – dunque maggiorenni, criterio che ritengo come minimo di buon senso – in occasione delle ultime europee, erano circa 49 milioni: quant’è il 10% di 49 milioni?
4. ti dirò, per me questa era solo una curiosità, o meglio un dubbio. A me (infatti e invece) non caga particolarmente, non mi crea grandi scossoni il fatto di sapere che/se una “parrocchia” prevale numericamente sull’altra, non ci godo, non mi interessa, non ho fortunatamente questa ossessione: credo nella libertà di pensiero e nel rispetto reciproco
5. ti dirò, no, non mi sento ridicola, dato che ho solo sollevato dubbi sulla base di dati (apparentemente contraddittori) forniti, ad un anno di distanza uno dall’altro, dalla stessa fonte, l’uaar appunto. Dunque anche il “partito preso” è del tutto fuori luogo.
6. ogni tanto non ti senti TU ridicolo e ottuso?

RobertoV

Per quale ragione la contabilità degli atei deve includere solo gli adulti (maggiorenni ? o dai 14 anni come viene fatto in diverse nazioni per il consenso), mentre la chiesa cattolica o le religioni presentano sempre dati includendo tutti? Non ho mai visto nei vari censimenti o nella contabilità ufficiale, nelle nazioni dove esiste, una distinzione tra adulti e minorenni per i credenti in una religione o i non credenti, ma è una distinzione solo di secondo livello quando si fa un’analisi. Quando i cristiani dicono di essere 2 miliardi al mondo fanno distinzione tra adulti e minorenni e sono in grado di mostrarle la contabilità dettagliata? Quando lei legge che in Germania quasi il 30 % è cattolico, cioè poco più di 24 milioni di persone secondo le liste della Kirchensteuer, si fa riferimento a tutti, visto che anche i bambini vi vengono iscritti senza aver espresso un consenso e se decidono di uscirne col consenso dei genitori sotto i 14 anni vengono considerati come un fedele in meno nella contabilità della chiesa stessa. Se legge che quasi il 40% dei tedeschi non fa parte di una religione il dato si riferisce a tutti, bambini inclusi. Questo viene fatto in ogni nazione e da ogni religione.

I confronti vanno fatti su dati confrontabili, cioè determinati con le stesse regole. Sono le religioni che millantano sempre adesioni di massa e qui in Italia la chiesa cattolica e molti politici sostengono che siamo tutti cattolici: non le piace che si faccia notare che non è vero? Sono la chiesa cattolica ed i politici clericali a negare la libertà di pensiero.

Mi pare che per lei il fuori tema non sia una eccezione, ma una pratica frequente.

whichgood

Dovresti capirla, nei forum cristiani ti bannano se vai oltre un ‘ave maria’ o un ‘viva il papa’. Deve sfogarsi sul sito degli atei.

Engy

RobertoV,
non seguo molto questo tipo di stime, dunque mi limitavo a porre dubbi.
Se all’estero (quale estero poi? sempre Austria e Germania o anche dove??), considerano i quattordicenni, benissimo, basta saperlo.
Chiedevo infatti quale era stato il criterio per arrivare a quei 10 milioni.
Dici “Per quale ragione la contabilità degli atei deve includere solo gli adulti (maggiorenni ? o dai 14 anni come viene fatto in diverse nazioni per il consenso), mentre la chiesa cattolica o le religioni presentano sempre dati includendo tutti”? Dunque, ribadendo che non sono un’appassionata di stime e statistiche, per i motivi che spiegavo a gmd85, SE è vero quel che dici, se cioè (naturalmente così a caso) la Chiesa Cattolica presenta i dati icludendo TUTTI, ebbene la Chiesa millanta dati fasulli.

gmd85

@E.n.g.y

Non a caso. Sta sempre in mezzo, fa tutto da sola per essere chiamata in causa, tranquilla.
Millanta dati fasulli per il semplice motivo che non tiene conto del fatto che c’è chi si dice cattolico per mero retaggio e perché conta anche i neonati (che certo possono esprimersi benissimo, come no). E il problema nasce proprio da quest’ultimo punto. perché non serve raccogliere dati statistici se poi si includono, arbitrariamente, dati privi di validità. Semplice.

Ma non avevi concluso? 😆

francesco s.

Da ateo contesto che un bambino/neonato battezzato possa considerarsi credente, poiché non ha mai espresso il suo parere, se la Chiesa Cattolica include nei credenti anche i bambini, allora per omogeneità del dato va estrapolato su tutti. Se la Chiesa cattolica includesse solo i maggiorenni allora si ragiona solo sui maggiorenni, non si possono confrontare pere con mele, mi sembra chiaro.

gmd85

@franceso s

Un sondaggio si esegue sempre sulla popoalzione totale, a meno di non avere una popolazione (intesa come target di riferimento) ben definita e raggiungibile. Le dovute considerazioni si fanno dopo. Risulta ovvio che un neonato o un bambino non possa avere modo di esprimersi su credenza o ateismo. Cosa che, però, poco importa alla ccar. Serve poco fare sondaggi se si aggiungono dati.

Engy

Comunque, Roberto V e gmd85, le chiacchiere stanno a zero. Consideriamo pure i quattordicenni, i ventottenni, i cinquantaseienni, ecc ecc,, consideriamoli tutti questi quasi 61 milioni di italiani: sta di fatto che il 10% (dati 2014 uaar-doxa) di atei e agnostici sommati insieme, equivale evidentemente a 6 milioni e centomila persone, e non 10 milioni (stima uaar 2013).
Per questo motivo avevo chiesto chiarimenti.
Poi, @Roberto V, che razza di discorso infantile è mai il tuo: la chiesa millanta dati complessivi quindi perchè gli atei non dovrebbero farlo? La chiesa mistifica quindi mistifico pure io, è questo il ragionamento?

Engy

Infatti Francesco s,
un neonato non può esprimere pareri o fare dichiarazioni di fede o di ateismo, è talmente banale.
Per me il criterio più valido è quello della maggiore età.
Oppure ok, iniziamo pure dai quattordicenni o dai sedicenni magari ….
però facciamo le cose seriamente, sia che ci chiamiamo chiesa cattolica sia che ci chiamiamo associazione atei e soprattutto non facciamo le mistificazioni tipiche dei bambini: ma l’ha fatto anche lui !

Engy

@whichgood,
frequento poco quelli che tu chiami forum cristiani,
Frequento di più, magari sotto altri nomignoli, blog femministi e sedicenti de sinistra.
Che sono quelli che, di sicuro, censurano di più.
Qualche nome: il blog Lipperatura e il blog abbatto i muri (o al di là del buco), dove il dissenso è veramente quasi del tutto bandito, provare per credere.

gmd85

@E.n.g.y

Di fatti, il sondaggio Doxa non è stato condotto al meglio. Domande non precise e su un campione esiguo (poco più di 2000 soggetti), quindi non sufficientemente rappresentativo. Inoltre, fossero anche 6 milioni, sarebbero in adeguata proporzione con il numero effettivo di credenti, il quale diminuirebbe sensibilmente anch’esso. I sondaggi Eures ed Eurisko sono condotti meglio, con domande più chiare, ergo, sono più attendibili.

Ma una lettura, no?

http://www.uaar.it/doxa2014#

Di nuovo: il dossier Caritas, che parlava di 9 milioni di atei nel 2000, secondo te, com’è stato condotto? Uno sguardo alla survey che ti ho linkato l’hai dato o no?

Il criterio della maggiore età non è applicabile, visto che ogni giorno che ci diventa maggiorenne e c’è chi muore.

Della censura che incontri negli altri blog non c’interessa. Sempre detto che vieni qui per frustrazione.

RobertoV non ha certo detto che il modus operandi deve basarsi sull’occhio per occhio. Rileggi tutto il commento.

@Tutti

Un sondaggio si esegue a campione. Esistono diversi modi di campionamento, a seconda delle necessità. Il calcolo si esegue sempre sul totale della popolazione. Trarre le dovute conclusioni, per chi ha un minimo di capacità analitiche, è semplice.
La porcata della ccar sta nell’inficiare i dati percentuali con dati arbitrari non validi.

gmd85

@E.n.g.y

Non scrivere più “concludo”. Non ti si crede più 😆

RobertoV

Engy
Non lo fa solo la chiesa cattolica, ma anche lo stato nelle sue statistiche. Tutte le statistiche sull’appartenenza religiosa e non, sono fatte così.
Non a caso ho parlato sia di Kirchensteuer che di censimenti.
In diversi stati col censimento si chiede anche l’appartenenza religiosa ed i dati fanno riferimento a tutta la popolazione, non alla sola popolazione adulta. Così come in quelle nazioni dove si registrano le persone che vanno a messa non si distingue tra adulti e minorenni.

Un solo sondaggio può non essere attendibile perchè i risultati dipendono da come sono poste le domande e dal campione prescelto, quindi va confrontato con più sondaggi e ne va verificata la metodologia. Purtroppo in Italia non si è indagato sull’aspetto religioso col censimento. E bisognerebbe indagare sul significato che gli italiani attribuiscono alla definizione di cattolico, definizione all’interno della quale c’è tutto un mondo molto vario.

Per poter confrontare i dati i dati devono essere confrontabili, cioè ottenuti con le medesime regole: per esempio non mi può confrontare stipendi lordi con stipendi netti.

I numeri indicano anche i rapporti di forza e i cambiamenti nella società. Per esempio i valdesi hanno solo 20-25 mila fedeli e vengono ignorati dai media e dai politici: se fossero in diversi milioni ovviamente politici e media non dovrebbero trascurarli e potrebbero chiedere di avere degli spazi sottratti al monopolio chiesa cattolica. Ma negli ultimi anni con l’otto per mille hanno superato le 610 mila adesioni (nel 2011, ultimo dato) con una costante crescita e qualche spazio in più se lo stanno conquistando, anche perchè hanno rinunciato dall’anno scorso a fare i puri prendendo solo la quota dalle scelte espresse.

paniscus

Engy, famo a capisse: per quale motivo ti sconvolge che “siano conteggiati tra gli atei o gli agnostici anche i bambini”, mentre evidentemente ti pare normale che i bambini di famiglie cattoliche vengano conteggiati tra i cattolici?

L.

gmd85

@paniscus

No, un attimo. la povera E.n.g.y proprio non concepisce il calcolo sul totale della popolazione, in ogni caso.
Il problema che nasce con la ccar è che ci mette di mezzo gli infanti solo perché battezzati. Per la serie “ti piace vincere facile. pongi pongi po po po”

Engy

PANISCUS,
dici “Engy, famo a capisse: per quale motivo ti sconvolge che “siano conteggiati tra gli atei o gli agnostici anche i bambini”, mentre evidentemente ti pare normale che i bambini di famiglie cattoliche vengano conteggiati tra i cattolici?”
ECCO BRAVA, famo a capisse e NON a fare finta di NON aver capito, DATO CHE HO CONTESTATO ANCHE IL DATO DELLA CHIESA, SE E’ VERO CHE VIENE SVOLTO COSI’.
DATO che ho detto che – PER ME – il criterio da adottare dovrebbe essere quello della maggiore età,
PERTANTO E TENUTO IN DEBITO CONTO QUANTO PUNTUALIZZATO DA ROBERTO V, tutti i sondaggi e le stime fatte in questo modo – cioè contandoci tutti – PER ME – PER ME RIPETO – SONO FASULLE, sia che ci si chiami chiesa sia che ci si chiami doxa o uaar.

gmd85

@E.n.g.y

Guarda, è semplicissimo, non so come sia possibile che tu non ci arrivi.

Sondaggio standard: si esegue a campione e si calcola sul totale della popolazione. Dai 14-15 anni in su si è sufficientemente maturi per esprimere determinate posizioni. I bambini e gli infanti sono esclusi.

Metodo chiesa: forniamo un dato di massa considerando anche i neonati solo perché risultano nei registri battesimali. Senza sondaggi e senza campioni.

La cogli la differenza o no?

gmd85

@E.n.g.y

1) Era un tantino meno fuori tema del tuo.

2-3) Tesoro mio, se prima di spararle grosse ti documentassi, sarebbe meglio. Un sondaggio si esegue sulla popolazione totale. Non è difficile trarre le dovute proporzioni per ogni risultato, compreso quello dei credenti, che ovviamente, stando al tuo ragionamento, sono molti di meno. Anche la ricerca Doxa è stata condotta sul totale della popolazione, includendo nel campione soggetti dai 15 anni in su. Secondo te, il dossier Caritas che parlava di 9 milioni su cosa si basava?

Questo su cosa si basa?

http://www.atlasofglobalchristianity.org/images/samplepages_3.pdf

In proporzione, sulla popolazione adulta, entrambi i dati variano, credenti e non credenti.

4) S.tronzate. Portavi avanti questa storia da parecchio. Mi faccio lo screen di questo commento. Vedremo poi. 😀

5) In confronto a te, mai. 😉

francesco s.

Sulla vicenda di Berlusconi e unioni gay, è proprio vero che tira più un pelo di fi… che un carro di buoi.

Tiziana

comunque è sensato dire che questi temi non sono stati patrimonio di nessun partito nel nostro Paese

whichgood

Ti riferisci ai diritti degli omosessuali o al famoso detto. Perche se ti riferisi a ‘u pilu’ abbiamo sicuramente metà parlamento condizionato. 😀

Tiziana

ovviamente al diritto civile. del pilu penso pure che molti politicanti chiacchierano , appurato che il potere è preferibile

francesco s.

Tiziana, non proprio qualche partito seppur piccolo se n’è occupato.

paniscus

Certo che cantare una grande vittoria per il fatto che finalmente anche i sottoscrittori delle unioni gay “potranno prendere il cognome del coniuge” mi pare una bella tafazzata…

Ma non sarebbe molto ma molto meglio abolire definitivamente l’usanza di prendere il cognome del coniuge ANCHE per le coppie etero, che tanto non la mette in pratica quasi più nessuno?

Io francamente non conosco nessuna donna sposata (almeno tra quelle al di sotto dei 70 anni) che usi davvero il cognome acquisito… TUTTE continuano (comprensibilmente) a firmare con il proprio!

Lisa

francesco s.

Ma perché in italia la moglie prende il cognome del coniuge? Non mi sembra, credo che sia un’usanza anglosassone.

paniscus

Su alcuni documenti formali compaiono tutti e due.

Poi, appunto, nella pratica il cognome da sposata non lo usa quasi nessuna, tranne le donne anziane che si sono sposate da giovanissime, hanno sempre fatto le casalinghe, e non hanno mai avuto nessun ruolo pubblico significativo con il proprio cognome.

Chi è abituata a lavorare (in un contesto dove è conosciuta solo per se stessa e non importa niente a nessuno se è sposata o no), e magari si è anche sposata abbastanza tardi, e per molti anni è stata conosciuta da tutti con un certo nome, col cavolo che usa quello del marito…

Ma proprio perché non lo usa più nessuna e serve solo a fare conclusione, togliamolo proprio anche da quei pochi residui burocratici in cui è rimasto, no?

L

francesco s.

A me risulta che in italia volendo la moglie può richiedere l’aggiunta del cognome del marito, con dicitura “coniugata XYZ”, ma su tutti i documenti ufficiali rimane il cognome di nascita, anzi se vuole aggiungere quello del marito deve seguire una procedura apposita.

Mia nonna sposata a 16 anni, 5a elementare, casalinga, ha sempre portato il cognome di nascita e così tutti l’hanno conosciuto e sulla carta di identità ricordo bene che non c’era il cognome del nonno.

Gli unici casi di donne che conosco che portano accanto al proprio cognome quello del marito è quello di donne impegnate in politica, ad esempio Maria Antonietta Farina Coscioni (vedova Coscioni) o anche Assunta Almirante (in realtà vedova Almirante) il cui nome è legato all’MSI.

Semplicemente in Italia non è mai stato usuale l’uso del cognome del marito.

paniscus

Semplicemente in Italia non è mai stato usuale l’uso del cognome del marito.
————————————

E appunto, allora come gli viene in mente a certa gente di proporlo anche epr le coppie gay come se fosse una grande vittoria simbolica di civiltà e di modernità?

L.

Commenti chiusi.