La vicenda che a Trento vede protagonisti suor Eugenia Libratore, direttrice dell’istituto scolastico paritario “Sacro Cuore”, e un’insegnante prossima alla scadenza del suo contratto è esemplare; conferma chiaramente, se mai ce ne fosse bisogno, che quando si parla di scuole religiosamente orientate il rischio che avvengano forme di discriminazione non è affatto trascurabile. Anzi, è ragionevole pensare che sia di gran lunga più elevato che in altri contesti, perché qualunque religione si basa su un insieme di principi morali che in parte coincidono con valori etici comuni, ma che per il resto hanno validità esclusivamente in quella specifica sfera. E quando c’è un contrasto tra i principi squisitamente religiosi e i valori laici condivisi, sono questi ultimi ad avere la peggio.
Vediamo di riepilogare cos’è successo: la scena principale si svolge nell’ufficio della direttrice, dove viene convocata un’insegnante che da anni presta servizio nella struttura con contratti a termine puntualmente rinnovati, segno che la competenza della docente non è in discussione. Infatti a essere in discussione è ben altro. La ragione di questo colloquio sta nel fatto che gira voce che la prof sia lesbica, cosa inaccettabile in un istituto cattolico, quindi la direttrice pensa bene (anzi, male!) di chiederne conto alla diretta interessata. È evidente che l’intenzione non è quella di fare conversazione, anche perché l’argomento non è esattamente la destinazione per le vacanze, e infatti secondo quanto ha raccontato la stessa insegnante le proposte della direttrice sono due: se non è vero, si rende necessaria una smentita ufficiale, se è vero bisogna immediatamente sottoporsi ad adeguate terapie. Aut aut. L’unica alternativa è rassegnarsi a non veder rinnovato il contratto, cosa che avviene puntualmente perché l’idea di rispondere a domande sulla sua sessualità non ha nemmeno sfiorato la mente della malcapitata, che anzi si indigna, denuncia l’episodio e si riserva di adire le vie legali per vedere tutelati i suoi diritti.
La notizia in breve tempo fa il giro dello stivale, così l’istituto cerca di metterci una pezza affidando la sua versione dei fatti, naturalmente opposta a quella fornita dall’insegnante, a un comunicato stampa in cui la madre superiora, nonché direttrice, spiega che sì, effettivamente l’argomento dell’orientamento sessuale è stato affrontato, ma il motivo del mancato rinnovo contrattuale risiede esclusivamente in una riduzione dell’organico. Problemi economici, per dirla in altri termini. La spiegazione risulta poco convincente, e comunque c’è l’ammissione che effettivamente la suora ha fatto domande che non aveva il diritto di fare, cosa di per sé grave. Da più parti si condanna il comportamento della suora, purtroppo non senza qualche voce fuori dal coro come quella di Sergio Divina (Lega Nord), chiedendo a gran voce l’intervento del ministro dell’Istruzione.
La ministra Giannini interviene a stretto giro — e del resto non potrebbe fare altrimenti neanche volendolo — con l’annuncio che si sta valutando il caso e che se effettivamente le cose stanno come sembra si agirà con severità. Vedremo. Nel frattempo il Corriere telefona alla direttrice della scuola riuscendo a ottenere dichiarazioni clamorose: il motivo del mancato rinnovo sembra essere esattamente quello denunciato dalla docente. È chiaro che la suora non è abituata a misurare le parole, soprattutto quando i riflettori le sono puntati addosso, e infatti il disorientamento è tale da indurla ad intervenire nuovamente per dire che alla base di tutto ci sono delle lamentele su discorsi sulla sessualità fatti dall’insegnante. Salvo poi autosmentirsi quando a parlare con lei sono andati i soci trentini di Arcigay. Fin qui la cronaca.
Il rischio maggiore adesso è che si tratti la vicenda di Trento come un caso isolato, come un’eccezione, quando invece questa è a ben vedere la norma. Che piaccia o meno. È la stessa madre superiora a dirlo indirettamente quando, al telefono con l’intervistatore, dichiara: «la scuola cattolica ha una sua caratteristica e un insieme di aspetti educativi e orientativi». Ed è la consulente dell’istituto per la comunicazione, nonché ex consigliera della Lega Nord, Franca Penasa a confermarlo affermando che «le persone pagano una retta […] e dobbiamo ascoltare tutto quello che ci viene detto». Non si può fare finta che non sia così, non può esistere in questi casi una presunzione di tolleranza perché la tolleranza, il pluralismo, la laicità sono concetti estranei in una scuola cattolica. Semmai la norma è la scaltrezza con cui si agisce di solito in questi casi, scaltrezza che alla suora è del tutto mancata perché se al suo posto ci fosse stato qualcun altro certo non avrebbe fatto domande così esplicite, si sarebbe limitato a non rinnovare il contratto adducendo un pretesto qualunque. E l’insegnante sarebbe stata costretta a cercare di contenere il rischio di passare per lesbica, come fanno normalmente tutti i docenti che insegnano in scuole cattoliche, e che per entrarvi hanno dovuto dichiarare di condividere i valori cattolici. Si potrebbe dire che la superiora ha peccato di superbia.
Rimane da vedere anche fin dove arriveranno la coerenza del governo in generale e della ministra Giannini in particolare, che adesso promette severità ma che non si è mai fatta scappare una sola occasione per ribadire il suo sostegno alla scuola privata. Scuola “parificata”, per l’esattezza. E qui è lecito chiedersi cosa sia effettivamente parificato, se la scuola privata a un modello di insegnamento universale e rispettoso di tutti, o se il cosiddetto “sistema pubblico integrato”, comprendente statali e paritarie, a un modello sempre più esclusivo, sempre più soffocante, sempre più negativo del pluralismo. Perché almeno in Italia, e almeno per quanto riguarda la scuola (ma non solo), privato e cattolico sono quasi sinonimi, quindi quando si sovvenzionano istituti privati di fatto si sostiene l’insegnamento confessionale. Quando si esentano dal pagamento delle imposte le scuole paritarie, come da recente provvedimento portato dall’Uaar all’attenzione della Commissione europea, di fatto si fa un favore alle chiese. E non serve a nulla stabilire il principio che queste strutture devono “garantire la non discriminazione” perché, almeno fintanto che non verranno prese serie iniziative di contrasto, tale principio è destinato a rimanere astratto. Fare finta che non sia così significa affidare le pecore al lupo, con l’aggravante che in questo caso pastori e lupi coincidono.
La redazione
Guarda caso, per problemi di organico, proprio l’insegnante in questione s vede il contratto rinnovato. E attenzione, dico rinnovato. Si perché su testate tipo bussola quotidiana, si sottolinea il fatto che non è stata licenziata, ma solo che il contratto non è stato rinnovato. Come se licenziare ante tempo e non rinnovare il contratto per motivi ideologici non si possano equiparare.
E mi fanno inc.azzare quelli che dicono subito: “è una scuola cattolica, se non condividi non andarci”. Peccato che le private diano punteggio per le graduatorie. E lo stipendio non è neanche assicurato, almeno per chi inizia.
“…se è vero bisogna immediatamente sottoporsi ad adeguate terapie”
Ma si sottoponga lei, alle terapie!
Molti commentatori in giro per il web hanno sottolineato che il problema della vicenda fosse il fatto che la scuola discriminasse pur ricevendo soldi pubblici, come a dire che in loro assenza sarebbe diritto della scuola privata assumere e licenziare i docenti sulla base dell’orientamento sessuale. Per questo trovo apprezzabile che in questa nota si ponga anzitutto in evidenza la gravità della discriminazione e la sua matrice religiosa, e si chiarisca che sebbene quello dei lauti finanziamenti ed esenzioni statali alle scuole cattoliche è sì inaccettabile, la gravità nella vicenda stia nella discriminazione in sé… http://dallapartedialice.wordpress.com/2014/07/21/trento-licenziata-dalle-suore-perche-lesbica-il-privato-ha-il-diritto-di-discriminare/
Hai colto un punto importante. Anche io sono rimasto colpito da certe logiche che giustamente criticavano l’opportunità dello stato di finanziare realtà che attuano discriminazioni, ma accettavano che queste realtà possano discriminare. È come se una parte della società, referenzialmente, riconosca e giustifichi il ruolo degli intolleranti.
Infatti secondo me neanche i privati non finanziati, sono liberi di discriminare su base razziale, sessuale, religiosa o politica.
Veramente sarebbe proibito proprio dalla Costituzione discriminare su base razziale, sessuale, religiosa o politica. Mi pare art. 3.
Ma evidentemente alla chiesa si concedono privilegi che anche l’ultimo dei sindacalisti potrebbe far cessare, lo stato invece è impotente.
Bè no, non dice esattamente che è proibito discriminare, altrimenti non potrebbero esserci nemmeno bagni separati per maschi e femmine.
Discriminare in base ai diritti, ovviamente per quanto riguarda l’accesso ai servizi sanitari
Separare i cessi non è discriminazione.
Se non sbaglio è proibito, negli annunci di offerta di lavoro, indicare il sesso degli aspiranti. Non è che in due righe di Costituzione ci sia tutta la normativa al riguardo, suppongo che la normativa sia ben più articolata.
Ma così la madre superrima non avrebbe potuto sfoggiare la sua stolida arroganza,
dimostrata con il fare domande che ledono la privatezza dell’insegnante, il proporre
indebitamente ‘cure’ ecc.
Vediamo se la ministra e il sindacato saranno all’altezza della situazione: quella vecchia
incontinente (verbalmente 😉 ) ha infranto una serie di leggi sull’uguaglianza e i diritti
della persona, che venga messa in condizione di non nuocere ulteriormente!
” L’omosessualità è influenzata dai geni? Secondo una ricerca presentata all’American Association for the Advancement of Science, la risposta è sostanzialmente positiva nel 30% o 40% dei casi. La notizia potrebbe sgretolare ancora una volta l’idea – nutrita specialmente dai conservatori e dai religiosi – che l’omosessualità sia una scelta. Ma potrebbe anche dare frecce al loro arco: se l’orientamento sessuale è scritto nei nostri geni, allora potrebbe essere curata. ”
il restante 30+30% è causato probabilmente da fattori epigenetici http://www.tiem.utk.edu/~gavrila, consumo di farmaci o alcool ( aumento estrogeni ), delusioni sessuali o dall’ambiente culturale.
l’omosessualità si può curare, in molti casi sì, va curata ? deve essere l’individuo a chiederlo.
deve la suora assumere per forza un omosessuale in una scuola che promuove la distinzione di genere ? ma anche no.
come non voglio appassionati di scopone nel mio club del poker.
c’è la libertà di associazione in Italia e le società private che godono di questo diritto sono libere di comporre il loro organico come pare e piace.
mi spiace.
Tutto questo giro di parole per dire una simile boiata?
La scuola non è una ‘società privata’, soprattutto per chi viene
sovvenzionato con denaro pubblico.
La chiesa, e chi per essa, non è al di sopra della legge.
Solo in un paese degradato come l’italia possono succedere
questi fatti. Degrado di cui siete attivi fautori.
Questo dispiace a me.
Mah, direi che di boiate ne abbia scritte più di una…
cara birba,
innanzitutto permettimi di farti i complimenti per l’intelligenza dell’intervento. Spero che la mia risposta sia all’altezza di tanto splendore.
Venendo al punto: tu affermi che l’omosessualita’ sia curabile (e data la tua eloquenza sono portato a pensare che ti basi su fonti autorevoli), per cui vorrei trarre vantaggio del tuo sapere per chiederti se la deficienza si puo’ curare.
Grazie.
Temi che possano organizzare tavoli di scopone? 🙂
Non se accedi a contributi pubblici o facilitazioni di qualsiasi natura. Ad esempio noi non potremmo mai mettere clausole discriminatorie nel nostro statuto, tipo non accettare cattolici, perché ci priverebbero automaticamente di qualsiasi riconoscimento. Ed è giusto che sia così.
Le scuole paritarie sono 1) istituti per l’educazione di minori, 2) enti sovvenzionati dal pubblico, 3) esentate dal pagamento di Imu/Tasi a condizione che non discriminino (condizione che non verrà mai verificata). Non sono “club del poker”.
Dimenticavo il 4) datori di lavoro tenuti a rispettare le leggi in materia
Sì, comunque anche quando NON si potesse accedere a soldi pubblici, questo tipo di discriminazione farebbe cagare lo stesso, oltretutto essendo completamente irrazionale.
@birba
Allora non chiedano di campare con i soldi dello Stato.
Organico: un disabile, per esempio, non può essere licenziato in quanto tale. Sicuro/a che siano tanto liberi di fare come gli pare e piace?
Quanto alla ricerca:
http://www.jstor.org/stable/10.1086/668167
Non si parla di consumo di alcolici o di fumo. Si dovrebbe supporre che chi fuma o chi è stato esposto a massicce dosi di fumo passivo rientri nella casistica. Sicuro/a che tutti i fumatori – generazioni successive comprese – vi rientrino.
Inoltre, non mi sembra che la ricerca parli di malattia. Perché, se così fosse, qualsiasi cambiamento di origine epigenetica andrebbe curato. Il che sarebbe assurdo.
ma sto birba, si rende conto che il clero cattolico è probabilmente da sempre la comunità omosessuale più grande del mondo?
@Sandra
Se fosse così, mi chiedo quali cause epigenetiche possano essere tirate in ballo. 😈
“le società private che godono di questo diritto sono libere di comporre il loro organico come pare e piace.”
Sì e no. L’istituto cattolico in questione ha assunto a tempo determinato questa insegnante per cinque volte. Non era certo obbligata ad assumerla di nuovo, e nemmeno a spiegarle il perché. Quello che non mi funziona è il discorsetto della suora: è stato davvero una svista? In fondo per quanto ne sapeva la suora, la docente avrebbe potuto negare, e la preside avrebbe comunque preso la sua decisione, dando credito al “chiacchiericcio”.
Se poi vai a vedere la pagina fb della suora, trovi le cose che ti puoi aspettare – manif pour tous trento – perfettamente in linea con l’omofobia cattolica, e quello che ti aspetti di meno, da chi recita la parte della paladina della morale cattolica in campo sessuale – silvio berlusconi (!).
A me sembra che il discorso della suora non sia stato casuale, e le spiegazioni della suora sembrano proprio “ho diritto e sono orgogliosa di discriminare”. Mi sa che era il momento giusto per dare risalto a certe voci, e ribadire una posizione in sede politica.
Finanziamenti pubblici o meno, si tratta di discriminazione, e su aspetti della vita privata che niente hanno a che fare con l’insegnamento – i 5 anni passati nella scuola sono lì a dimostrarlo. E dal punto di vista educativo, la suora ha dato un pessimo, pessimo esempio viene dato ai ragazzi: degno di un talebano, per trovare un parallelo di civiltà. I leghisti si credono tanto superiori e mandano i figli alle scuole cattoliche, per poi discriminare gli omosessuali come i musulmani. Baucchi.
Ah, con questa uscita tutto il palloncino del “chi-sono-io-per-giudicare” si è sgonfiato, tutto da rifare per il marketing vaticano.
non vedo dove sia la novità e perchè tanto clamore, non sapevate che le cose in vaticalia funzionano cosi?
Opino: secondo me è persino peggio. La tapina ha commesso o il reato di sincerità o quello di apposizione di lucchetti alla propria intimità. Io l’ ammiro, ma è cattolicamente parlando peggio della resurrezione di Lutero: il cattolicesimo è il trionfo del si fa ma non si dice; anche se magari lesbica avrebbe potuto negare sdegnata con tanto di intervista su emittente cattolica, farsi vedere col fidanzato “testa di legno” e continuare ad andare a letto con la propria fidanzata, anche con la preside a conoscenza di ciò. Cattolicesimo = puoi peccare, basta che tu me lo dica e ti faccia perdonare, così ti controllo e ti manovro. Se però non me lo confessi, come faccio a sapere gli affari tuoi ?
Non esiste altra soluzione ! Una scuola “privata” ha il diritto di scegliersi gli insegnanti come le pare ma nel momento che attua una discriminazione verso alcuni di essi, deve RINUNCIARE ai contributi provenienti da uno Stato che ha nella Costituzione l’ UGUAGLIANZA di tutti i cittadini !
Anzi, per la precisione dovrebbe essere uno Stato SERIO a sospendere i contributi. Ma ci vorrebbe un Stato con un Governo NON inzeppato di ciellini e “cattolici” di varia estrazione e tipologia !
Sarebbe interessante vedere cosa accadrebbe se si introducesse la prassi che i contributi statali alle scuole private fossero subordinati alla sottoscrizione di un apposito impegno della scuola a non operare discriminazoni di alcun genere sia nei confronti degli alunni che in quelli degli insegnanti….sarebbe estremamente interessante ! 🙂
sarebbe soprattutto interessante sapere come concretamente attuare una forma di controllo per tali situazioni ed eventualmente sanzionare …..
le discriminazioni il più delle volte infatti sono sottili e subdole e molti purtroppo tendono a subirle, e a rimetterci in salute, vedi i casi di mobbing sul lavoro.
e fanno sempre cagare, sono il segno evidente di una umanità che fa schifo, fondi pubblici o non fondi pubblici.
E la “lobby gay” in Vaticano, la cui esistenza fu riconosciuta dallo stesso Bergoglio?
Se l’insegnante saffica prendesse i voti,
la superrima non avrebbe più nulla da dire, anzi!… 😉
🙂 🙂 🙂
Vorrei che qualche esperto di diritto del lavoro leggesse questo intervento ( http://lanuovabq.it/mobile/articoli-ministro-e-cgil-ignorano-la-legge-9814.htm#.U9NsJrHRdWS ) di professore — associato a una non bene identificata “associazione di giuristi cattolici (?) di Pavia” — che afferma che in base alle leggi attuali una “organizzazione di tendenza” può discriminare i propri dipendenti.
Se fosse falso, credo che l’UAAR potrebbe pubblicare un contro articolo in cui spiega come stanno veramente le cose, anche a difesa di chi in futuro di trovasse in una discriminazione del gente; se fosse vero, invece, bisognerebbe iniziare una nuova campagna volta a far cambiare una legge indegna di un paese civile.
“La ministra Giannini sta valutando il caso e se effettivamente le cose stanno come sembra agirà con severità”: a partire dall’inizio del prossimo anno scolastico, non solo nelle scuole paritarie ma, per evitare ulteriori discriminazioni, anche in quelle pubbliche tutti i docenti omosessuali saranno licenziati!
Ma nuoooo
La suora cicciona alle elementari m’abbracciava sempre
son tanto buoni
Papa Ufficiale: E che cosa se dovevan aspettar da una suora che tiene un cognome simile?
Segretario: Santità! La prima lettera è una “L” non è una “V”.
Madre Superiora: L’abbiamo licenziata perchè non capisce un caz##.
OT.
Continua la rivoluzione di Francesco, riportata dalla stampa col dovuto rilievo. Pensate, ben tre NO in un solo giorno:
NO al male.
NO ai condizionamenti (parlava delle processioni con mafiosi).
NO a camorra e razzismo.
Questo sì che è parlar chiaro, fuori dai denti. E che coraggio! Ormai non lo ferma più nessuno…
Mi pare di intuire, nella strategia del Banale, un abbandono del tono
cameratesco a favore di un approfondimento del banalismo più spietato:
chi può criticarlo sul MALE, la CAMORRA e il RAZZISMO?
Si potrebbe lanciare un gioco a premi, tipo il BANALOTTO sul tema
che toccherà nella settimana. Che dici?
Cosa si vince?
Si vince una banale telefonata a casa da parte del Banale per delle banali congratulazioni, della quale telefonata sarà data banale notizia in mondovisione rubando nei tg tempo a notizie un po’ meno banali.
In tutta questa telenovela, nessuno sembra aver pensato a un punto importante: se si volesse veramente che certe porcherie non avvenissero più, basterebbe TOGLIERE alle scuole private (soprattutto quelle confessionali, ma a tutte le scuole private in generale) quella vergognosa arma di manipolazione che attualmente hanno e che è la facoltà di conferire agli insegnanti precari, per il servizio prestato lì, un punteggio che poi risulta valido anche per le graduatorie della scuola pubblica.
Perché secondo voi, altrimenti, che ci sarebbe stata a fare l’insegnante lesbica in una scuola confessionale cattolica?
O comunque, anche senza essere omosessuali… che ci starebbero a fare nelle scuole private tanti insegnanti sottopagati, ricattati, sfruttati al nero per il doppio delle ore che figurano nel contratto, deprivati di qualsiasi normale diritto sindacale, costretti a scrivere quotidianamente dei falsi in documenti ufficiali (per far figurare come presente a scuola qualcuno che non frequenta, o per gonfiare i voti in modo da promuovere delle capre conclamate), e in qualche caso addirittura costretti a lavorare gratis o a pagare la tangente a chi li ha assunti?
Ci stanno perché tale prestazione “professionale” (si fa per dire) conferisce punteggio per andare poi a insegnare nelle scuole pubbliche. E magari scavalcando qualcuno che ha maturato meno punti perché lo stesso compromesso non l’ha accettato, e ha preferito barcamenarsi accettando per anni supplenze spezzettate e disagiate, invece che vivacchiare nella scuoletta privata sotto casa in tali imbarazzanti condizioni.
Se non ci fosse più questo miraggio del punteggio, corcavolo che gli insegnanti accetterebbero di lavorare nelle private.
Ci rimarrebbero (giustamente) solo quelli che ci vanno per scelta perché ci credono…
…e le dirigenze di tali scuole sarebbero costrette a smetterla di usare certi mezzucci ricattatori, avendo invece tutto l’interesse a selezionare insegnanti bravi, rispettandoli e pagandoli bene, altrimenti gli scappano!
saluti
Lisa
Condivido in gran parte le tue affermazioni, solo sarei un po’ più cauto per quanto concerne le retribuzioni; non sono ben informato sulla situazione, ma mi sembra piuttosto improbabile che delle persone lavorino per anni a titolo gratuito o semigratuito. Le retribuzioni delle scuole private sono certamente inferiori a quelle della scuola pubblica, tuttavia molti possono trovare più vantaggiosa un’occupazione relativamente stabile, magari in una sede abbastanza comoda, a supplenze saltuarie, anche per le ragioni che hai indicato.
Il problema di fondo è piuttosto un altro, e cioè che le discriminazioni fondamentali, nelle scuole private, cattoliche o meno, avvengono al momento dell’assunzione, e la discriminazione principale è tra raccomandati e non raccomandati (nel caso delle scuole cattoliche è abbastanza ovvio che a raccomandare sia qualche ecclesiastico o qualche politico clericale); pertanto non mi sentirei particolarmente solidale con chi ha ottenuto il posto di lavoro sulla base di criteri di fatto discriminatori e poi, quando si trova licenziato/a, si appella al principio di non discriminazione tra i lavoratori, dando prova ancora una volta dell’ipocrisia italica (e non solo, perché fatti del genere accadono un po’ in tutta Europa).
Andrebbe inoltre sottolineata la doppiezza degli enti cattolici, che vanno a frugare nel privato dei loro dipendenti quando c’è qualche segnalazione da parte delle famiglie (come mi pare di aver capito che sia accaduto in questo caso) e quando il personale è reperibile abbastanza facilmente e l’impiego è retribuito. Viceversa in altri casi gli enti cattolici non vanno molto per il sottile in merito alla vita privata dei propri dipendenti e collaboratori: ad esempio un bravo medico, che dia lustro alla clinica in cui lavora e costituisca un richiamo per i pazienti, difficilmente sarà cacciato via a causa della propria vita privata non conforme alle regole della CCAR; o sul versante opposto, gli/le insegnanti di catechismo, che prestano la loro opera al patronato gratuitamente per preparare i bambini alla prima comunione e alla cresima, sono sempre ben accetti/e, anche se separati/e e conviventi. Credo che molti abbiano presenti esempi a loro noti di tali situazioni.
Sulla questione della “doppiezza” degli enti cattolici in materia, copincollo parte di una replica che ho scritto su un altro forum:
a quanto mi consta, non è proprio così vero che nelle scuole confessionali, si impedisca in assoluto di lavorare a insegnanti che conducono una vita privata difforme dalla dottrina cattolica: semplicemente, glielo si lascia fare, facendo finta di niente, ma riservandosi di usarlo poi come arma quando si vorrà liquidare il dipendente per altri motivi.
Che ci si creda o no, nelle scuole private ci lavorano eccome insegnanti gay, ma anche divorziati, ragazze madri, conviventi senza matrimonio, sposati solo civilmente, atei conclamati o seguaci di altre fedi non cattoliche, e quant’altro… purché tengano un profilo basso e non pubblicizzino troppo tali aspetti.
Però tali aspetti vengono prontamente tirati fuori non appena c’è da fare le scarpe all’insegnante per tutt’altre ragioni, tipo che ha pestato i piedi a qualcuno, ha denunciato ingiustizie o irregolarità che avvenivano a scuola, ha litigato con qualche genitore pretenzioso, ha insistito per bocciare qualche alunno intoccabile, e via dicendo.
Allora, e solo allora, scatta inspiegabilmente il drammatico problema di coscienza per cui il malcapitato non può rimanere a lavorare lì “perché è gay” o “perché non è sposato in chiesa” o “perché non ha battezzato il figlio”. Lo sapevano benissimo anche prima, che fosse gay, o che non fosse sposato in chiesa, o che avesse il figlio non battezzato, ma se lo facevano andare bene, fino a che non faceva comodo come scusa per rinfacciare altro…
G.B
Confermo. Ho dovuto frequentare per un anno una privata – non cattolica, per fortuna – e le insegnanti erano sottopagate o non pagate. Come giustamente diceva paniscus, molti fanno comunicazione di disponibilità per essere assunti. Poi si fa la domanda di riconoscimento dei punti accumulati.
Con i problemi a trovare un lavoro e le difficoltà anche a poter lavorare nel pubblico non trovo criticabile il fatto che della gente faccia compromessi ed accetti di lavorare nelle scuole cattoliche anche sapendo che discriminano. Il discorso reggerebbe se vi fosse un’ampia possibilità di scelta del lavoro.
Concordo con Paniscus anche sul fatto dell’ipocrisia cattolica che è apparentemente tollerante finchè le cose non sono pubbliche o diventano scomode.
Sugli stipendi degli insegnanti privati avevo visto un’interessante studio della Cisl, non certo accusabile di essere anticattolica, che parlava proprio dei minori stipendi e dell’abuso del precariato e parlava anche della possibilità di queste scuole di utilizzare personale volontario, cioè non pagato o con semplici rimborsi: sarebbe interessante verificare sul quanto volontari siano questi insegnati volontari o se siano pagati in nero.
Ecco lo studio della Cisl sulla scuola paritaria cattolica:
http://www.cislscuola.it/uploads/media/LaScuolaNonStatale.pdf
Alcuni estratti riguardo alle condizioni economiche dei dipendenti:
“A ciò si deve aggiungere la presenza massiccia di personale che opera con contratti di lavoro atipici, diversi dalla subordinazione, a cui la recente legge sulla riforma del mercato del lavoro, pare non aver posto un limite.”
“Tali istituzioni, in misura non superiore a un quarto delle prestazioni complessive – si legge – possono avvalersi di prestazioni volontarie di personale docente purché fornito di relativi titoli scientifici e professionali ovvero ricorrere anche a contratti di prestazione d’opera di personale fornito dei necessari requisiti. (art. 1, comma 5, L. 62/2000).”
“La normativa vigente prevede anche la presenza di volontari, fermo restando gli obblighi di legge per l’utilizzo di questo personale. Un ulteriore elemento di incertezza è dato dalla presenza di un numero significativo di personale assunto con contratti a tempo determinato, che cessa l’attività nel mese di giugno in coincidenza con la fine delle lezioni o nel successivo mese di agosto, al termine dell’anno scolastico.”
Bisognerebbe che si schiarissero un pochino le idee che circolano nel teschio e ci illuminassero per bene con la Luce: il peccato risiede solamente nel praticare l’omosessualità, come vanno dicendo gonfiandoci la testa da lustri, oppure anche nell’essere omosessuali, come pare vada alla grande una moda che viene direttamente dalla Russia?
A me sembrava di aver capito che uno/a può essere contemporaneamente omosessuale e ottimo/a cattolico/a. Alla faccia, tra l’altro, di quelli (e ce ne sono tanti) che sono eterosessuali ma pessimi cattolici. I primi dovrebbero avere molti problemi in meno ad insegnare in una scuola cattolica.
Forse sono io, come al solito, a non aver capito un banano di niente del Cattolicesimo.
Il problema non è essere un cattivo cattolico ma apparire tale, i vizietti vanno tenuti nascosti, così funziona.
“quando si sovvenzionano istituti privati di fatto si sostiene l’insegnamento confessionale” penso si sovvenzionano gli istituti privati affinchè svolgano una funzione sociale, su questo non ci sarebbe niente da dire se questi istituti non imponessero una loro filosofia di vita non sempre in sintonia con quanto previsto dalla nostra Costituzione, in particolare l’Art.3.
Ma per quanto riguarda il sovvenzionamento di scuole paritarie cattoliche è necessario fare un’altra considerazione.
Esiste il Bilancio Generale dello Stato ma non esiste quello della Chiesa.
La Chiesa non ha mai detto a nessuno quanti soldi ha, come li ha fatti, come li spende e quanti gliene rimangono.
Non ha mai pubblicato un Bilancio di tutte le sue attività economiche e patrimoniali e di quelle di tutti quegli enti ed associazioni che, in definitiva, fanno capo a lei.
Imbarazzante per una organizzazione che parla continuamente di “verità”.
Detto Bilancio, inoltre, dovrebbe essere verificabile, di sicuro non può essere compilato “sulla fiducia”.
Inolte non c’è un Inventario di tutti gli immobili, i preziosi, le opere d’arte possedute dalla Chiesa.
Dal punto di vista economico la Chiesa non può continuare a essere un misterioso pozzo senza fondo.
Secondo me abbiamo già dato.
Se i credenti desidererebbero salvarci l’anima sperando in una nostra conversione, noi atei speriamo di poter riportare i credenti alla realtà, alla coscienza, alla ragione, alla responsabilità della vita civile, laica e democratica.
Quando gli italiani saranno in maggioranza atei e agnostici sarà finalmente possibile l’abrogazione dell’Art.7 della Costituzione.
Non c’è bisogno che gli italiani diventino in maggioranza atei e agnostici, basta che diventino laici.
Paradossalmente, sarebbe MENO improbabile vederli diventare tutti atei, piuttosto che vederli diventare laici. 🙁
L.