Chissà quali sono state esattamente le ragioni che hanno portato il Consiglio dei ministri a non discutere la bozza di decreto legge sulla fecondazione eterologa preparata dalla ministra Lorenzin. O meglio, chissà in che proporzione avranno pesato le varie ragioni che non è poi così difficile intuire. Avrà prevalso la riluttanza a farsi carico di un tema indubbiamente scottante, oppure la speranza di poter in qualche modo frenare le aspettative delle coppie che ambiscono a ricorrere alla procreazione medicalmente assistita, per la gioia dei clericali? O, come dicono le fonti ufficiali, è semplicemente valso il principio secondo cui sui cosiddetti temi etici dovrebbe discutere il Parlamento, magari sull’onda della recente sconfitta al Senato proprio su questo argomento? Fatto sta che alla fine, nonostante la convocazione in fretta e furia di un apposito comitato di esperti, il governo ha deciso che non spetta a lui decidere, delegando la stessa Lorenzin a scrivere ai capigruppo parlamentari per sollecitarli ad “assumere iniziative dirette ad una tempestiva attuazione della sentenza della Consulta”.
Se il governo ha voluto disfarsi della patata bollente è perfettamente comprensibile, e secondo il Corriere della Sera è proprio su questo punto che si è consumata la “sconfessione” della ministra. In particolare il quotidiano ne vede l’origine, o almeno il nodo cruciale, nella polemica sulla compatibilità etnica del donatore innescata appena qualche giorno prima dalla stessa ministra che l’aveva bollata come discriminazione, escludendola quindi dalla bozza di decreto. In effetti non si capisce proprio per quale motivo la ricerca del livello di compatibilità più elevato possa essere deprecabile, e soprattutto non si capisce perché quella etnica in particolare possa essere considerata discriminatoria. Per avere una discriminazione servono un discriminante ma anche un discriminato, e quest’ultimo sembra proprio mancare in questo caso. Il donatore del gamete non sarebbe sicuramente discriminato, prima di tutto perché anonimo e poi perché non verrebbe escluso come donatore ma verrebbe eventualmente destinato a fecondazioni per coppie maggiormente compatibili. Non sarebbe discriminato nemmeno il futuro figlio perché oggettivamente non c’è ancora; non c’è come bambino, non c’è come feto e non c’è nemmeno come embrione, c’è solo un’idea, un’intenzione. L’intenzione di due genitori di avere un figlio che sia biologico per almeno uno dei due, e che sia quantomeno non troppo distante dall’altro in quanto a caratteri fisici. Intenzione che dovrebbe essere legittima ma che per la Lorenzin diventa aberrante.
Comunque la stessa Lorenzin aveva poi ridimensionato la polemica in un’intervista rilasciata a La Stampa (e pubblicata sul sito istituzionale), spiegando che quella era la sua personale opinione e che nel merito avrebbe dovuto pronunciarsi il Parlamento, lei si era limitata a non prevedere questa ipotesi nella bozza del decreto. E se non è prevista l’ipotesi non esiste nemmeno il divieto. Parola di ministra. Tuttavia, la stessa conseguenza logica non viene presa in considerazione riguardo alla possibilità di ricorrere alla fecondazione eterologa, nel senso che anche in quel caso se non è proibita, come effettivamente non è per via della sentenza della Consulta, non sarebbe nemmeno vietata; su questo punto invece la parola della ministra dice esattamente l’opposto, e cioè che tutto va sospeso fino a quando non sarà stata approvata una legge, il che testimonierebbe che in effetti il rinvio al Parlamento sia stato dettato più dalla voglia di castrare le aspettative degli aspiranti genitori che da tutto il resto. E poiché stiamo parlando di un governo sostenuto da una maggioranza piuttosto variegata, caratterizzato da un equilibrio etico tutt’altro che solido tra la componente conservatrice e quella progressista, la cosa ha senz’altro senso.
In realtà piuttosto che “voglia” sarebbe più corretto definirla “velleità”, perché come abbiamo già avuto modo di spiegare la sentenza della Consulta non ha nessun bisogno di “essere attuata”, per usare le stesse parole della Lorenzin, ma è già pienamente esecutiva poiché le garanzie minime sono già previste dalla legislazione attualmente in vigore. E questo non lo diciamo noi ma lo dice la stessa Consulta, oltre che associazioni e giuristi vari tra cui i promotori del “Manifesto per il futuro della riproduzione assistita” a cui ha dato la propria adesione anche l’Uaar. E tra cui anche Stefano Rodotà, che non esita a definire scandaloso il comportamento di un governo che di fatto viola la sentenza dei guardiani della Costituzione, violando quindi la Costituzione stessa senza nemmeno l’attenuante della buona fede. Il problema è semmai che oltre le garanzie minime attualmente non si va, mentre servirebbero tutta una serie di garanzie accessorie che, seppure non essenziali per la stretta attuazione della legge, sarebbero comunque utili e auspicabili per evitare che molte cose siano lasciate al buon senso dei medici, che non è affatto scontato ci sia. E la cosa triste è che molte di queste garanzie accessorie erano presenti nella bozza di decreto proposta dalla Lorenzin, di fatto sacrificato sull’altare degli interessi di parte ma in partenza minato da previsioni che gli facevano eccedere la natura prettamente tecnica che dovrebbe avere.
Nel frattempo l’unica regione italiana ad aver deliberato in merito, almeno fino a questo momento, è la Toscana. Sembra quasi un paradosso: la regione dei cow boy della maremma rischia di essere anche la sola regione italiana senza il far west dell’eterologa. Infatti, come dice anche l’avvocato Baldini in veste di consulente della Regione, l’intento è proprio quello di “colmare un vuoto tecnico e di garanzie per i cittadini”, aggiungendo che “non è necessaria alcuna ‘via parlamentare’ di recepimento né di modifica delle regole”. Non è dello stesso parere il sottosegretario ciellino Toccafondi che su facebook chiede retoricamente: «Basta per essere ragionevole poter dire: la Toscana è la prima regione in Italia dove sarà possibile sottoporsi alla fecondazione eterologa?». No caro Toccafondi, non basta. Per essere ragionevole basta piuttosto dire che la Toscana sarà la prima regione dove l’eterologa è regolamentata, mentre altrove si potrà farla senza nemmeno uno straccio di linee guida. Poi si può anche non capirlo, ma il sospetto è che si faccia solo finta.
Senza dubbio lo hanno capito diversi centri privati per il trattamento della sterilità e dell’infertilità, che non solo non hanno nessuna intenzione di lasciarsi intimorire da semplici dichiarazioni rilasciate alla stampa, ma paventano addirittura il rischio opposto, e cioè quello di subire una denuncia per aver negato un diritto sancito da una sentenza della Consulta. Insomma, a dispetto di quanto si cerca di fare per mezzo di proclami e avvertimenti che lasciano il tempo che trovano, il quadro è diventato alla fine piuttosto chiaro per (quasi) tutti: non c’è nessuna possibilità di arginare il fenomeno se non tramite decretazione. E visto che l’idea del decreto legge è stata affondata, e il decreto legislativo richiederebbe comunque il coinvolgimento di governo e Parlamento, l’unica alternativa rimasta è un atto amministrativo come il decreto ministeriale che, appunto, potrebbe essere preso in autonomia dal dicastero. Probabilmente è a questa stessa conclusione che è giunta la ministra vista la recente proposta di un tavolo di approfondimento del tema con le regioni, che in tema di sanità possono contare su un’ampia autonomia. Proposta che suona molto di marcia indietro, ma ben venga; non è mai troppo tardi per ammettere di non aver interpretato le cose in modo corretto, semmai sarebbe stupido incaponirsi pur avendolo capito. Al tavolo è stata invitata perfino la Corte Costituzionale, la quale sembra però aver declinato l’invito in partenza definendolo “ipotesi irrituale”. La Consulta ha già fatto il suo lavoro, ora spetta all’esecutivo trovare una soluzione. Magari nel più breve tempo possibile.
La redazione
Per quanto ritenga un feticismo il figlio a tutti i costi e pure un autoinganno la ricerca della somiglianza fenotipica, questa del governo è stata una vera presa in giro per rallentare comunque l’accesso a queste tecniche fecondative
Sul primo rigo abbiamo già discusso e andare oltre in questa news non ha senso. Conosciamo le reciproche posizioni 😉
Sul secondo rigo sono assolutamente d’accordo.
Il fatto che lo consideri un feticismo non vuol dire che vada impedito se non fanno del male a nessuno.
😉
Si, era una sintesi alla quale eravamo arrivati nell’altra discussione 😉
Ho riletto come sempre dopo averlo inviato, “mancanza”.
Ma ce cavolo sarebbe la “compatibilità etnica”‘? Nella specie umana ormai non si parla più di razza da tempo in ambito scientifico. E’ ormai assodato che ci possono essere differenze genetIche maggiori ad es. tra me ed il mio vicino di casa, che tra me ed un africano di pelle nera.
I nostri ministri ( vedi Gelmini, ma non solo), continuano a fare sfoggio di ignoranza becera e crassa.
Ma, comunque, l’ignoranza è sempre stata benedetta dalla Chiesa…..
Ignoranza e governucoli a parte, lei come giudica l’idea di scegliere donatori in base anche al colore della pelle?
Penso che anche per un bambino sia naturale cercare e, in una qualche misura rassicurante, trovare una certa somiglianza con i genitori. Un biondino con gli occhi chiari e la pelle lentigginosa si porrà delle domande in una famiglia di italiani con occhi e capelli scuri, genitori e nonni compresi, e viceversa un bambino occhi e capelli scuri avrà dubbi sulla sua origine forse troppo presto, in una famiglia di scandinavi.
Comunque incompatibilità etnica mi pare un un’espressione infelice.
Per quanto riguarda il colore degli occhi e capelli mi pare difficile garantirne l’accoppiamento non è affatto detto che da un donatore biondo con occhi chiari nasca un biondo con occhi chiari. Per far questo bisognerebbe selezionare gli embrioni e non i gameti.
@ mauro
“Ignoranza e governucoli a parte, lei come giudica l’idea di scegliere donatori in base anche al colore della pelle?”
Più o meno come lo scegliersi partners sessuali con cui fare un figlio in base al colore della pelle. Perchè una donna può decidere di avere un figlio biondo e con gli occhi azzurri (facendolo con un biondo con gli occhi azzurri) oppure nero (facendolo con uno di colore) e per il donatore invece dovrebbe prenderle quello che le capita?
Appunto si parla di compatibilità etnica, perché si basa sull’etnia che invece esiste eccome. Altrimenti avrebbero parlato di “compatibilità razziale” 🙂
Partendo da una ministra della sanità che non è neanche laureata e che di medicina e biologia capisce quanto un camionista.
Non volevo parlarne qui perché non mi pare il luogo, ma visto che il discorso sta andando di nuovo lì, secondo voi a che punto diventa immorale l’eugenetica?
Se fosse possibile scegliere i geni come si fa un pg di the sims, dove è che avviene l’immoralità e PERCHE’ (non valgono risposte tipo perchè sì)
ad esempio sarebbe immorale decidere che il nascituro
– non abbia malattie genetiche?
– non abbia propensioni genetiche all’obesità?
– non abbia propensioni genetiche all’omosessualità?
– abbia un determinato tipo di fisico?
– abbia un determinato QI?
– abbia occhi, capelli o pelle di un determinato colore (per i capelli anche mossi, lisci o ricci)?
Personalmente io sono molto incerto: fino al terzo punto, la scelta è per il bene del bambino (sì: anche l’omosessualità, in una cultura così schifosa come quella che abbiamo, poter scegliere di eliminare la deriva genetica dell’omosessualità è per il bene del bambino – e fanculo chi chiede chi vuole un figlio gay: non sto parlando di cosa si vorrebbe, ma di cosa sarebbe immorale se fosse possibile farlo!)
Quanto al QI e al fisico, qui la questione è molto più delicata: un bambino che venga scelto con un certo QI è perché i genitori vogliono un genio, un bambino che abbia un certo fisico è perché i genitori vogliono uno sportivo. Non si sta più pensando al bene del bambino ma al proprio desiderio. Ovviamente se fosse possibile avere un bambino con QI alto e un fisico da atleta, poi sarà il bambino a scegliere, crescendo.
Invece non sono propriamente d’accordo sul mettersi a scegliere colore degli occhi, dei capelli e della pelle. Ma giusto perché non vorrei trovarmi in una situazione di tipo “tutti biondi con gli occhi azzurri” al punto che i genitori che non fanno un figlio così lo condannerebbero ad essere l’emarginato. Quello che è importante è che i genitori capiscano che non si stanno montando il proprio avatar in un gdr online, stanno mettendo al mondo un figlio. La genetica te lo farà diventare biondo con gli occhi azzurri e con un QI che spakka, ma se poi te lo lasci nella merda (più o meno letteralmente) perché non è venuto esattamente come ti aspettavi, te devi essere maltrattato.
E non credo neanche alle questioni di principio “se scegli un figlio così allora non sei un bravo genitore”. Il paparino che ha ucciso in neonato a cinghiate non l’ha mica scelto come a un supermercato.
Molti danno per scontato che, dato che il figlio lo si fa in modo naturale, allora chi lo ha fatto è un bravo genitore. Chi invece fa il figlio con l’eterologa, l’utero, il fornetto a microonde, invece non lo è, senza se e senza ma.
Io penso che l’eugenetica non sia tanto immorale quanto evolutivamente sconsigliabile. La variabilità genetica è ciò che permette agli organismi di adattarsi a cambiamenti anche rilevanti dell’ambiente o più in generale delle condizioni esterne. Se si interviene eccessivamente sul patrimonio genetico per perfezionarlo (fine-tuning) sulla base delle condizioni attuali si rischia di diminuire drasticamente tale variabilità. A questo aggiungiamo che è lecito attendersi nel prossimo secolo delle variazioni climatiche di una certa rilevanza, un possibile problema di sovrappopolazione che comporterà variazioni nel tipo di alimentazione, l’aumento di sostanze inquinanti cui occorrerà sviluppare una certa tolleranza, ecc. Caratteristiche che possono presentarsi oggi come patologie, sindromi o disturbi potrebbero rivelarsi in futuro fattori chiave di sopravvivenza.
Anche la “testa” dei genitori è una variabile nel processo di selezione. Due genitori dalla pelle chiarissima potrebbero anche scegliere per il figlio una pelle più scura, per diminuire il rischio di cancro alla pelle da esposizione solare. Una coppia potrebbe eliminare il “set” genetico che rende un figlio con una qualche particolarità a livello di personalità, un’altra potrebbe invece lasciare che le cose vadano come se fosse il caso a decidere. Questo per dire che ci sarà sempre una porzione di coppie che sceglierà di affidarsi al caso, e su questa la variabilità si manterrà.
Qui si è iniziato a prendere un pendio scivoloso a mio avviso, dalla legimo desiderio si sanità dei figli, passi anche l’etnia per non far capire subito la cosa,
si va verso colore occhi, capelli, tratti somatici, omosessualità, personalità (come si determina dai geni? le teorie di Lombroso sono pseudoscienza, ricordo), chi lo vuole sordomuto, chi autistico. Ma è un bambino o un soprammobile? Boh?
Troppa carne al fuoco.
@francesco
Si, il discorso si è allargato. Come ben sai, per me, la scelta dei caratteri somatici è un eccesso. Per quanto riguarda l’omosessualità, stiamo analizzando degli scenari. Non auspichiamo nulla 😉
La possibilità di scegliere la “qualità” della prole mediante tecniche artificiose di procreazione mette chi lo fa in vantaggio rispetto a chi procrea in modo naturale, a livello individuale, conseguentemente di classe e, in ultima analisi, di popolo. Vantaggio che potrebbe facilmente indurre a scegliere tali tecniche anche chi non non sia sterile (naturalmente tanto più quanto più si salga nella scala sociale all’interno dei singoli popoli nella scala del benessere a livello mondiale). E’ per questo – Reiuky – che l’eugenetica è immorale.
@Marco Tullio
CVD, hai pensato subito all’accezione peggiore. Un’impostazione sensata della pratica metterebbe dei paletti ben precisi a ciò che si può scegliere. Ma ciò per te sarebbe comunque irrilevante. Per te è NO e basta. Come al solito.
Tanto per gradire:
http://www.fallacielogiche.it/index.php?option=com_content&task=view&id=48&Itemid=62
“La possibilità di scegliere la “qualità” della prole “
Non è che quello che si fa in generale? In un certo senso, se ci pensi, a parte i ricchi che si sono sempre sposati di preferenza tra di loro, gli intelligenti tra di loro, i belli tra di loro, gli artisti idem. C’è stato sì un certo rimescolamento, soprattutto quando c’era la roulette dei matrimoni combinati, ma ora si va verso un partner con il quale c’è una certa affinità, il che porta a rafforzare certi caratteri: ad esempio l’autismo è molto presente in quelle regioni del mondo, tipo silicon valley, dove una certa genialità, una volta considerata bizzarra e quindi non ricercata come pool genetico, trovandosi associata a successo e prosperità economica, ha avuto modo di diventare statisticamente rilevante.
Se per te la possibilità di scegliere è immorale, considerando quanto nella vita di una persona conta l’ambiente da cui si proviene e il patrimonio genetico, di valori e di esperienza che va insieme ad esso, e che nessuno ha possibilità di scegliere, mi verrebbe da dire che è la vita ad essere immorale! 🙂
Marco Tullio
“La possibilità di scegliere la “qualità” della prole mediante tecniche artificiose di procreazione mette chi lo fa in vantaggio rispetto a chi procrea in modo naturale, a livello individuale, conseguentemente di classe e, in ultima analisi, di popolo. ”
Guarda la mia risposta a @ mauro, più su. Chi ha la possibilità di scegliere la “qualità” della prole mediante tecniche artificiose di procreazione NON mette chi lo fa in vantaggio rispetto a chi procrea in modo naturale, anzi, forse è il contrario, chi procrea in modo naturale conosce anche il partner, e ha la possibilità di scegliersi una persona bianca, nera, ma anche intelligente o cretina. Di più, può sceglierne anche una coi soldi o meno, cosa che certamente chi ricorre alla donazione non può fare.
@Reyuki
Parlerei di eugenetica in senso stretto se si cercasse un’ideale ben preciso di umano, magari per motivazioni razziali, esoteriche, e boiate simili.
Desiderare un figlio sano e attivarsi per averlo, non è aberrante. Voler determinare un certo tipo di fisico può coincidere con la necessità di evitare l’obesità. E non ci vedo nulla di sbagliato a desiderare un QI, quanto meno normale, anche se il QI può essere influenzato dal contesto e non necessariamente dalla genetica.
Quanto ai singoli caratteri somatici/fisici, per me può vedersela il caso.
Omosessualità: non è una malattia. Ergo, perché intervenire?
Scegliere una variante umana di H. sapiens su base etnica non ha molta differenza rispetto a sceglierlo su base di comportamento sessuale desiderato. Come non è una malattia essere omosessuali o eterosessuali non lo è essere caucasici o asiatici. Fortunatamente il gene gay non è stato individuato, solo una certa predisposizione genetica è stata dimostrata, quindi l’ipotesi di Reyuki è solo (e aggiungo per fortuna) fantascienza … per ora.
@francesco s
Come detto in precedenza, la componente psicologica nel desiderare un figlio il più possibile simile ai genitori è fortissima. Certo che essere asiatici o caucasici non è una malattia, ma è perfettamente sensato il desiderio di “uniformità”. Passami il termine e non interpretarlo negativamente 🙂
Umano certo sensato non direi, l’uniformità ha fatto estinguere diverse specie. Hai presente le banane? Quelle che mangi adesso sono un’altra specie (per le piante credo che si parli di cultivar) quella che mangiavamo prima si è estinta, causa del fatto che tutte le banane erano uguali e un fungo le ha sterminate.
Il desiderio di uniformità è umano, non sensato. Liberi di fare cose insensate. 😉
Capisco l’etnia, ma qua c’è qualcuno che parla di colore di occhi , capelli, cose che non ti assicura neanche la fecondazione “alla vecchia maniera”, manca solo il sesso e concludiamo. Qui dal feticismo si passa all’alienazione.
@francesco s
Capisco perfettamente, ma l’esempio delle banane si riferisce a un intero gruppo. nel caso di Homo sapiens parliamo di microgruppi. Inoltre, il problema sussisterebbe solo se tutti – anche chi è perfettamente fertile – ricorressero all’eterologa con modalità selettive. Inoltre, le malattie genetiche sono appunto… genetiche. Possono essere ereditarie o meno, ma non sono causate da organismi esterni. agire preventivamente per contrastarle non dovrebbe indurre incapacità di difendersi da microorganismi vari. Parlo da profano, però
Selezionare i singoli caratteri è un eccesso anche per me.
Per quanto riguarda l’etnia di provenienza del donatore, penso che continueremmo a girarci attorno. Ribadisco che per me non è sbagliato, poiché se una coppia avesse avuto la possibilità di procreare normalmente invece di usare altre tecniche, la possibilità di un figlio di diversa etnia sarebbe stata pari a zero. Sensato, quindi – nell’ottica di ciò che è umano 😉 – chiedere un donatore di uguale etnia.
@GMD85
Omosessualità: non è una malattia. Ergo, perché intervenire?
Semplicemente perche’ la societa umana e’ quella che e.’ e non quella che ciascuno di noi vorrebbe,per cui a certi genitori puo’ dispiacere che il proprio figlio abbia una caratteristica,(ineliminabile) che lo esporra inevitabilmente,
anche nei paesi piu’ avanzati,all’ostracismo di molte persone e gli potra pregiudicare la vita.
Ho detto ” a certi genitori”,nota bene,probabilmente non vale per tutti.
Non ci sono certi genitori dopotutto che,a quanto riportato dai media, desidererebbero un figlio sordomuto come loro ?
E anche quella e’ una carartteristica che qualche problemino,da come la vedo io,lo provoca.
@Laverdure
Si, ma il problema allora è a monte, è culturale. In quel caso, la deriva sarebbe inevitabilmente eugenetica.
Sui sordomuti c’è poco da dire. Chi ha avanzato la pretesa di volere figli affetti dalla stessa menomazione un tantino fuori di testa lo è. Si va oltre il discorso etnico e si va in senso opposto al desiderare una prole sana. Non è omologazione del gruppo, è idiozia.
@gmd85
” il problema allora è a monte, è culturale. In quel caso, la deriva sarebbe inevitabilmente eugenetica.”
Attualmente esistono tecniche di analisi prenatale che consentono di diagnosticare la presenza di gravi malattie
(es la sindrome di Down)nel feto,in tempo utile per un’interruzione di gravidanza.
Penso che tu approveresti tale interruzione ,come me,specie tenendo conto del fatto che una nuova gravidanza avrebbe buone probabilita di generare prole sana.
Facciamo l’ipotesi,non cosi assurda,che in futuro sia possibile rilevare analogamente predisposizione a “anomalie” (chiamiamole cosi in mancanza di meglio)) come transessualita o anche la semplice omosessualita.
Davvero ti opporresti a concedere ai genitori il diritto di scelta,vale a dire di interrompere la gravidanza ?
Quando l’unica alternativa che potresti offrire sarebbe
tentare (nota bene ,”tentare”)di educare culturalmente la societa, e se cio’ potrebbe richiedere diverse generazioni,
diamine,un po’ di pazienza,no ?
@Laverdure
Totalmente d’accordo sulle diagnosi prenatali.
Parlando dello specifico caso dell’omosessualità, a caldo, ti dico no, non lo vieterei, per quanto ciò costituisca una sorta di sconfitta culturale. Resta però il fatto che l’omosessualità non presenta nessuna caratteristica che la possa assimilare alla malattia, ergo una decisione in merito non è così scontata, temo.
@gmd85
” l’omosessualità non presenta nessuna caratteristica che la possa assimilare alla malattia”.
Veramente una caratteristica che indubbiamente si associa alle malattie ce l’ha:
quella di poter,di fatto, rovinare la vita di chi ne e’ affetto.
Naturalmente questo effetto e’ strettamente legato alla societa in cui uno si trova a vivere:in alcune rischia seriamente la morte,in altre puo’ vivere una vita normale,
ma anche in queste ultime molto dipende dalle persone che formano il suo “entourage” familiare ,lavorativo ecc,
e cambiare entourage e’ un passo che non tutti sono in grado di fare.
O non sei d’accordo ?
Praticamente né più né meno che l’ateismo.
@gmd85
“..per quanto ciò costituisca una sorta di sconfitta culturale. ”
Pensa allora a quante madri potenziali scelgono di abortire
un feto sanissimo per svariati motivi.
E non credo che tu consideri sensato l’impedirglielo,come
pretenderebbero tanti.
@laverdure
D’accordo sull’entourage, ma non sulla tua interpretazione di malattia. Capisco perfettamente cosa tu voglia dire, ma io per malattia intendo una condizione debilitante dal punto di vista fisico, che riduca le funzionalità di un individuo.
Ciò di cui tu parli è stigmatizzazione, emarginazione, persecuzione. Altre categorie l’hanno subita. Per il colore della pelle, per esempio. O per motivi etnici. E non che avere la pelle scura o far parte di una minoranza siano malattie.
@Laverdure
No, infatti, per quanto io trovi più sensato prendere precauzioni ancor prima.
Ma non vedo il nesso, scusami.
Io credo che l’anomalia sia nella testa di chi discrimina per il colore della pelle, il comportamento sessule, il genere, non nel discriminato.
Esistesse il gene della discriminazione, è quello che andrebbe eliminato, ma non esiste, ma una cura invece esiste e si chiama cultura, è quella la più alta forma di evoluzione umana.
No io non voglio che qualcuno trasformi gli strumenti della scienza in modi per perpetare logiche discriminatorie, che c’entrano poco con la salute.
@francesco s
Ok, ma pensavo fossimo arrivati a capire che la scelta dell’etnia del donatore non è discriminatoria.
Laverdure ha iniziato a parlare di omosessualita.
Non mi riferivo alla scelta dell’etnia del donatore, quella è feticismo ma alla discriminazione in generale e quindi anche per colore della pelle, è la discriminazione la vera malattia.
Controcorrente, lo dico subito e con la certezza di attirarmi il biasimo dei più.
Se io decido di innamorarmi di qualcuno al punto di farci dei figli insieme, lo faccio perché mi piace il suo modo di pensare, il suo aspetto fisico, e perché no, anche il colore degli occhi e dei capelli e soprattutto non certo perché è down.
A questo punto se desidero un figlio cha abbia anch’ esso tutti questi requisiti la cosa viene considerata immorale.
Dunque a questo punto tiriamo in ballo l’ asso di briscola, la famigerata parola che tutti mette a tacere : “EUGENETICA”.
Ma fatemi il piacere !
Veramente l’aveva messa in ballo Reiuky 😛
Dunque, se ho capito bene, non consideri immorale desiderare un figlio con determinate caratteristiche – quanto meno con una certa somiglianza ai genitori. Se è così, io concordo.
Non ho però capito in che accezione usi la parola eugenetica. Nel senso che non è eugenetica?
Infatti.
E’ ora di finirla di nasconderci dietro un feticcio !
Più che altro, bisognerebbe smetterla con gli ipermoralismi e con la patosensibilità.
http://www.albanesi.it/mente/patosensibile.htm
E’ tipico dei religiosi/credenti attaccarsi ad un singolo episodio/aspetto negativo all’interno di una problematica ed ingigantirlo fino a renderlo di proporzioni catastrofiche, creando in tal modo il terreno per negare in toto qualsiasi cosa che non garbi loro.
Eppure dovrebbero essere vaccinati: il loro stesso dio, che tanto adorano, ha usato le catastrofi per far ripartire il genere umano.
E verso una catastrofe (armageddon) molti di loro sono convinti che si debba arrivare per avere infine acceso ad una vita migliore…. quindi in sostanza di che si lamentano sempre? Mbò, và a capirli…
Ad ogni modo, come sempre, niente è intrisecamente buono o cattivo sta a noi regolare le cose secondo criteri razionali per usufruire delle cose traendone i vantaggi.
Per l’eterologa ci sono già, come evidenziato dalla consulta, le norme sufficienti per non rompere ulteriormente gli zebedei… dunque?
Fino ad oggi si sono trastullati con la loro legge porcata puntando sulla logica: io sò io e voi nun siete un c…. .
Si sentivano protetti dal fatto che il cittadino non aveva che armi spuntate (referendum…) per demolire questa palese violazione dei diritti costituzionalmente garantiti. Ora che gli è stato rotto il giocattolino cercano di correre ai ripari inventandosi baggianate.
Mi chiedo sempre perchè costoro non debbano mai pagare per le loro nefandezze (per chi fosse interessato ho qui affrontato il tema sulla responsabilità dei parlamentari a riguardo di temi etici http://vaticalia.blog.kataweb.it/archives/249 ).
Da un punto di vista etico e filosofico non vedo perché ci sarebbe
qualcosa d’immorale nel migliorare geneticamente le (future) persone allo stato embrionale o prima della nascita poiché, paradossalmente, già da anni vengono utilizzate tecniche e particolari terapie per avvertire o migliorare il funzionamento organico (tramite vaccini) dalla nascita in poi. Su quali argomenti razionali potremmo o dovremmo inoltre opporci a modificazioni genetiche che rinforzano certe debolezze organiche intrinseche alla nostra specie, ad esempio, il sistema omeostatico, immunitario, ecc.. ? Cosi come non vedo perché dovremmo opporci al desiderio di certe coppie che desiderano avere un figlio e che per certi problemi biologici, indipendenti dalla loro volontà, sono costrette a ricorrere alla procreazione medicalmente assistita ! Per cio’ che riguarda i tratti o caratteristiche fisiche desiderabili sarei molto prudente nel non andare oltre certi limiti, con questo intendo dire che non dovremmo arrivare a conseguenze ingiustificabili sotto una prospettiva etica. P.S. Certi fondamentalisti religiosi ben noti, evocano argomenti che considerano immorale qualsiasi tecnica non naturale poiché la natura umana deve imperativamente essere preservata esattamente com’é ! Solo dio puo’ tramite la sua volontà, infinita bontà, disegno intelligente o miracoli, intervenire come al solito nel presente e futuro delle sue creature ! Lui solo puo’…. L’uomo non puo’ e potrà mai sostituirsi a dio, dicono !!! Il colmo dell’ignoranza, opportunismo, irrazionalità o pazzia umana….
E’ quello che sostengo anch’io.
Purtroppo – allo stato attuale (molto imperfetto) di progresso del genere umano – è un fatto che le probabilità di buona salute e di sviluppo della propria intelligenza, tramite l’istruzione, dipendono ampiamente dal livello socioeconomico e culturale della famiglia e della patria. Tuttavia, fino ad ora, c’è un imponderabile rimesso (per stare nella famosa triade) a Dio (o, se preferite, alla natura e al caso). La generalizzazione, almeno in alcuni Paesi, dell’accesso alle cure mediche e all’istruzione tende a potenziare questo imponderabile e a realizzare un minimo d’uguaglianza dei punti di partenza. Una procreazione artificiosamente “eugenetica” “truccherebbe” la partita fin dall’inizio. E chi – avendone la possibilità economica – non vorrebbe avvalersene? E quale, alla lunga, sarebbe il giudizio (o lo stigma) sociale che colpirebbe gli “irresponsabili” che – potendo evitarlo – si ostinassero a procreare (o, come, finemente, qualcuno anche qui talora si è espresso – a “figliare”) nel modo tradizionale? Ma difficilmente una simile eugenetica potrebbe estendersi a tutto il mondo, ed è probabile che anche nei Paesi più progrediti, quella “della mutua” sarebbe meno raffinata di quella che alcuni potrebbero permettersi privatamente. Di conseguenza, se si tiene a quel tanto d’uguaglianza che, nella presente situazione storica, si può promuovere, bisogna prima di tutto riservare la procreazione medicalmente assistita a chi per cause individuali è sterile (o, al massimo, è portatore di gravi malattie genetiche) ed evitare che chi vi ricorre possa scegliere caratteri potenzialmente vantaggiosi nella prole.
@Marco Tullio
A parte il fatto che tu, in buona o mala fede, vedresti rimessi a dio anche in una sana seduta al c.esso, ripeto:
http://www.fallacielogiche.it/index.php?option=com_content&task=view&id=48&Itemid=62
Er Profeta: Hai visto a foto Cherubì?
Cherubino: Si e allora?
Er Profeta: Come allora? Io o sapevo che ce stava er ministro cor portafoglio, ma questa tiene du borse sotto agli occhi che fanno paura.
Cherubino: Sei sempre er solito screanzato.
Correggere i punti deboli o difetti non è l’unica soluzione al nostro problema genetico. Possiamo oltrepassare entro certi limiti i geni attraverso l’educazione/cultura, se non altro perché i geni non determinano la nostra personalità (intesa come cognizione e razionalità mentale) che puo differenziare fortemente da un individuo all’altro; i geni pilotano la struttura che rende possibile i circuiti neurosinaptici. Se due persone sono simili geneticamente parlando al 99,9% in media, nel senso che su tré miliardi di unità di base che compongono l’ADN, solo tré milioni differiscono da un individuo all’altro. Il genoma “pilota” circa 86 miliardi di neuroni ma le connessioni che determinano la nostra cognizione non dipendono praticamente più dall’innato bensi dall’acquisito cioé dal tipo di cultura che riceviamo dalla nascita in poi ! In altre parole solo i circuiti sottocorticali -e non i neocorticali- vengono deterministicamente assemblati. Questo messaggio proviene dalla neurobiologia, laquale ci dice che alcune delle nostre caratteristiche più decisive sono epigenetiche. Il sostantivo “epigenetico” si riferisce ad una nuova forma di genetica basata su caratteri ereditari che non sono codificati in sequenze di DNA, ma lo accompagnano. Entrambe le definizioni sono quindi contraddittorie in termini di eredità.
Leggo dai commenti, tra l’altro, che l’omosessualità non è una malattia ma è un’anomalia,…
E, in tema di diagnosi prenatali, perchè – ci si chiede – limitare il campo di scelta agli aspiranti genitori non dando loro la possibilità di eliminare tutti i feti a loro sgraditi, quindi non solo malati più o meno gravi, ma omosessuali (ragionando naturalmente sull’ipotesi che in un futuro prossimo o lontano i test prenatali possano svelare anche questi aspetti)
Davvero ho letto questo e davvero nessuno ha niente da obiettare se non un prudente balbettio circa la sconfitta culturale derivante da una simile ipotesi che comunque giammai si vorrebbe vietare??
Si, l’hai letto. Così come avrai letto anche che la decisione non è così scontata. Avrai letto anche che si parla di analisi in tempi ragionevoli. E avrai visto le virgolette che racchiudono la parola anomalia. Cosa ti ha scandalizzato, di preciso?
Basta con le interferenze dei preti nella scienza. La morale può essere soltanto laica, quella dei preti è immorale perché di parte. Ci hanno già fatto perdere secoli di progresso. Liberiamoci di questa palla al piede!