Correva l’anno 1987, ed era proprio novembre. Maria Vittoria Migliano, insegnante di lettere all’Itis di Cuneo, notò che in due aule ancora vuote qualcuno aveva già appeso il crocifisso. Soltanto due anni prima il nuovo Concordato era diventato legge, ed entrambe le parti contraenti avevano messo nero su bianco che l’Italia non aveva più una religione di Stato. E cosa ci faceva dunque il simbolo di una religione, sui muri di una scuola dello Stato?
Il Consiglio di Stato le rispose che, poiché né il Concordato né la Costituzione stabiliscono che il crocifisso non deve essere affisso, il crocifisso può essere affisso. Un salto logico suffragato — si fa per dire — dal fatto che due regi decreti fascisti lo imponevano, e che tali regi decreti, tuttora vigenti, non sono “incompatibili con norme sopravvenute”. Come la Costituzione, per esempio.
Da allora sono passati 27 anni e la situazione è praticamente la stessa. La battaglia campale di Soile Lautsi, sostenuta dall’Uaar, è stata persa soltanto all’ultimo giro, quello della Grande Camera della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. E soltanto perché la Corte ha ritenuto che, a proposito di questioni religiose, è meglio non entrare nel merito delle legislazioni nazionali. Il bello è che in Italia non c’è nemmeno una legge in proposito, come ha ricordato la stessa Corte Costituzionale.
Il brutto è che nessun parlamentare cristianista, dei tanti che imperversano a palazzo Madama o a Montecitorio, ha il coraggio di proporla: perché sa benissimo che finirebbe rapidamente alla stessa Corte Costituzionale, che avrebbe le sue belle gatte da pelare per giustificare “compatibile” con uno Stato sedicente laico il simbolo di una (sola) religione affisso nelle sue scuole. Nel frattempo Franco Coppoli, docente di lettere presso l’istituto professionale Casagrande di Terni, è stato sospeso per un mese soltanto perché all’inizio delle sue lezioni toglieva il crocifisso, che regolarmente riappendeva una volta terminate. L’Uaar lo sta assistendo legalmente nei ricorsi, che sinora non sono andati bene. L’obiezione di coscienza va bene soltanto quando è praticata da cattolici.
Franco Coppoli non è però più solo. Un mese fa Davide Zotti, docente di filosofia al liceo Carducci di Trieste, ha fatto altrettanto, dichiarandosi offeso, in quanto gay, dalle dichiarazioni del card. Ruini, che a proposito delle unioni omosessuali ha parlato di “diritti immaginari”. “Non intendo più insegnare sotto un simbolo che rappresenta un’istituzione che continua a delegittimare la mia persona e quindi il mio stesso ruolo educativo”, ha detto. Lunedì prossimo Zotti dovrà sottoporsi al “processo” presso l’Ufficio Scolastico Regionale. In una lettera, gli è stato preannunciato l’avvio di un procedimento per aver rilasciato dichiarazioni alla stampa e per aver procurato un danno d’immagine all’amministrazione. La contestazione riguarda la rimozione di un “arredo scolastico” (sic), che sarebbe vietata ai sensi — sì, avete indovinato — dei due regi decreti fascisti.
Nulla di sorprendente, in un paese in cui vige ancora il Codice Rocco. L’Uaar ha ovviamente fornito fin da subito assistenza legale al prof. Zotti. Che da parte sua sta ricevendo numerosi attestati di solidarietà, a cominciare dagli studenti e dagli insegnanti del suo stesso istituto. Ma la macchina burocratica del ministero, pressoché inerte di fronte alle mancate attivazioni dell’ora alternativa, alle dichiarazioni omofobe di diversi docenti di religione, alle messe organizzate in orario di lezione — benché vietate, quella macchina che non interviene di fronte a tanti bagni degradati e a tanti impianti di riscaldamento rotti, è invece immediatamente scesa in campo perché non s’ha da fare.
Il crocifisso è il simbolo di una confessione religiosa. Uno Stato che si pretende laico non può, per definizione, far propri simboli religiosi, perché gli spazi di tutti non possono avere simboli di parte. Uno Stato che pretende di educare i suoi futuri cittadini non può trasmettere loro il messaggio che, davanti alla legge, qualcuno è più uguale degli altri. E i cittadini devono stare al fianco di Davide Zotti, che — molto banalmente e molto coraggiosamente — si batte per i diritti di tutti.
Raffaele Carcano, segretario Uaar
Un presidio di solidarietà, indetto dai Cobas scuola, avrà luogo lunedì alle ore 16 davanti all’ufficio scolastico regionale in Via dei Santi Martiri 3 a Trieste.
Cosa abbia fatto di grave il professore per meritare la sospensione non si capisce, non mi sembra che rimuovere temporaneamente il crocefisso leda alcuno. Non è neanche obiezione di coscienza, non mi sembra che il professore si rifiuti di fare qualcosa attinente alla sua professione. I crocefissi stanno bene in chiesa, addosso a chi ci crede, non alle pareti di strutture pubbliche.
La rimozione del crocifisso viene equiparata alla rimozione di un arredo scolastico, che è un reato.
Rimozione non è furto; se un insegnante mettesse momentaneamente fuori dalla classe una sedia che ingombra, a nessuno verrebbe in mente di sanzionarlo. Buonsenso, questo sconosciuto.
Forse un espediente sarebbe quello di chiedere il consenso della classe, se è unanime si toglie l’orrendo reperto. Vorrei vedere con quali giustificazioni potrebbero imporre un tale oggetto alla vista di chi, concordemente, non lo vuole vedere.
Bene, invece di rimuoverlo ci si metta un pezzo di carta sopra. O è proibito mettere il registro sulla cattedra?
Ti rispondo come Raffaele alla assemblea dei circoli: la legge é legge, e nella sua interpretazione il buon senso non esiste. Se trovi un giudice laico, ti da’ ragione. Se trovi un giudice bigotto, ti stanga.
Infatti, stavo rispondendo a Diocleziano… 🙂
Non sono un professore, ma ricordo che, quando andavo a scuola io, a volte la maestra toglieva la cartina dell’italia perché doveva appendere al muro qualcosa che serviva per la lezione. Finito la rimetteva a posto.
Ormai la mia maestra è in pensione, ma, per la stessa logica, andrebbe sanzionata.
Giorgio Pozzo,
Raffaele Carcano intendevi? Suvvia, non siamo in parrocchia, chiama le persone per nome e cognome ! 🙂
Engy,
deformazione professionale: ad aver a che fare con gli inglesi, si chiama per nome (senza cognome) anche il Direttore Tecnico.
Se uso nome e cognome, mi sembra di essere un impiegato dell’anagrafe…
Eh ma, e tu come fai di cognome allora? Engy che?
Comunque, di Raffaele ce n’é uno, e tutti gli altri ne han trentuno…
Anzi, facciamo così’, chiamami per esteso: io mi chiamo
Giorgio Gastone Giuseppe Pozzo, per gli amici G3P.
no beh, Giorgio Gastone Giuseppe … !
Ma tu hai voluto ancora bene ai tuoi genitori quando hai cominciato a capire ? 🙂
In ogni caso preferirei chiamarti Gastone che mi ricorda anche la famosa canzoncina di Petrolini … Gastooone …. Gastoooneeeee 😆
@Giorgio Pozzo
Esistono i gradi di giudizio. Se la legge è chiara, l’interpretazione è minima. Se il professore avesse fatto lo stesso con un cassino o con una cartina geografica sarebbe stato incriminabile allo stesso modo? Sarebbe interessante leggere il testo di questi decreti.
Io sono convinto che oggi se si dovesse votare in Francia l’abolizione del crocifisso scatenerebbe un putiferio pure qui. Infatti in Alsazia, in Guyana a Wallis e Futuna il crocifisso è presente nelle classi delle scuole pubbliche e nessuno si sogna di lanciare una battaglia per abolirlo. Sono tempi duri l’arrivo di nuove religioni proselite (l’islam) che molti speravano come alleato contro il crocifisso si è rivelato un ottimo catalizzatore identitario. Perché persino persone atee difendono il crocifisso.
In Alsazia probabilmente di si ma nella Lorena germanofona dove ci sono stati tanti emigrati venuti nel passato per via del lavoro, ( Miniere di carbone verso Freyming-Merlebach, aciaierie nella vallata della Fentsch etc ) credo di no . La cosa che non garberebbe sarebbe la perdita del secondo giorno di festa per natale…
Grande Camera della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo…
Orpo! sembra quasi una cosa seria. A cosa servono queste boriose istituzioni se poi si fermano fuori dalla porta degli stati? O anche lì comanda il vaticano?
poiché né il Concordato né la Costituzione stabiliscono che il crocifisso non deve essere affisso, il crocifisso può essere affisso
Ergo, a rigor di logica, il crocifisso può anche essere rimosso.
Oppure, visto che poiché né il Concordato né la Costituzione stabiliscono che il crocifisso non deve essere coperto, il crocifisso può essere coperto (questa la mia soluzione preferita, in quanto non viene rimosso nulla).
Caspita, in contemporanea! 🙂
Ottima idea per il marchandising: il ”copricristi”, che può essere di semplice tela o di materiali più ricercati: pizzo, lattice con borchie, paglia da fiaschi… tela mimetica per maggior sicurezza.
Engy! me ne fai uno all’uncinetto con i colori LBGT? 😉
Ma certo, il copricristo è la concreta applicazione del comando di vestire gli ignudi…
Voglio anche io il copricristo a colori
va bene Diocleziano, son capace di lavorare all’uncinetto, chetticredi chetti? 🙂
Stiamo attenti a mettere teli sopra i crocifissi. Uno troppo sporco rischia di lasciare il segno e creare una nuova sindone. Poi sai che casino 😀
Al tribunale di Strasburgo si trova nella sala delle audienze un bel crocifisso antico . Durante i processi, viene tirata una tenda davanti.
Se un insegnate chiama un allievo omosessuale e lo riempie di botte, si sposta l’allevo ad altra sezione per non fargli incontrare il professore. Se il professore rimove un crocefisso lo sospendono per un mese. C’e’ qualcosa di sproporzionato in tutto questo.
@ Angelo
Immagino che ti riferisci a quel fatto del professore di Perugia. Sappi che quello magari in galera non ci va, ma come minimo si prende un trasferimento in una sede disagiata e di sicuro preside non ci diventa. Il che significa + spese e – stipendio.
Sempre sproporzionato resta…
Ma d’altronde, si sa, in Italia chi ruba poco va in galera, e chi ruba molto diventa presid CENSURA
ma come minimo si prende un trasferimento in una sede disagiata e di sicuro preside non ci diventa. Il che significa + spese e – stipendio
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E perché mai si pensa che tutti gli insegnanti aspirino a diventare presidi?
Io non lo farei nemmeno se mi pagassero il quadruplo (cosa che comunque non è vera), ma MANCO sotto tortura!!!!!
L.
In realtà di anni ne sono passati già 27, non 17. Il che rende il fatto che le cosenon sono cambiate ancora più grave e pesante.
Oops! Grazie Mauro
Il crocifisso non da fastidio in sé ma in quanto è un simbolo identitario e discrimina chi non appartiene a quel gruppo.
Crocifisso in un una scuola significa = qui noi siamo cristiani tutti gli altri ragazzi sono persone di serie B (per non dire che sono stronzi).
Il che poteva andare bene 80 anni fa quando in italia il 95% delle persone era cattolico. Ma oggi non è più così perché ci sono anche ragazzi di famiglie islamiche, buddiste e atee.
Il crocifisso ortodosso è fatto di 8 bracci (3 traverse orizzontali) e con due chiodi anziché uno solo ai piedi del Cristo come nel caso cattolico.
I protestanti considerano il crocifisso idolatria ed utilizzano la semplice croce.
Il crocifisso utilizzato in Italia è, quindi, chiaramente un simbolo di potere della sola chiesa cattolica.
A volte cedo alle semplificazioni, e ho proprio l’impressione (l’impressione?) che la popolazione sia composta da prevaricatori e da prevaricati: i Ruini da un lato e i Portatori dei diritti immaginari dall’altra.
I prevaricatori godono di libertà che non terminano dove iniziano le libertà del prossimo mentre il “prossimo” ha il diritto di subire in silenzio, a capo chino, pena l’inasprimento delle denigrazioni e delle stigmatizzazioni.
purtroppo credi bene
Suggerirei prudenza nell’usare l’argomento dell’inopportunita di esporre il “simbolo di un’unica religione”.
Visto da un lato l’abissale opportunismo dei nostri governanti e la loro incapacita di assumeere posizioni nette,e dall’altro la crescente influenza di integralismi religiosi “importati”,che le autorita prendano la decisione “salomonica” di concedere il diritto di esporre qualunque simbolo religioso
che disponga di sufficenti “sponsorizzazioni”.
Accanto al crocifisso vedremo i simboli islamici,ebraici,induisti,buddisti,nonche quelli di scientology e di hare chrisna.
Chissa se accetteranno anche lo spaghetti flying monster ?
Scusate, ho dimenticato :”c’e’ il rischio che le autorita prendano la decisione……”
“Franco Coppoli non è però più solo. Un mese fa Davide Zotti (…) Che da parte sua sta ricevendo numerosi attestati di solidarietà, a cominciare dagli studenti e dagli insegnanti del suo stesso istituto. (…)
Un presidio di solidarietà, indetto dai Cobas scuola, “
Considerato che molti insegnanti dell’istituto sono solidali, che molti della città parteciperanno al presidio, che molti nel paese non apprezzano il trattamento economico privilegiato degli insegnanti di religione a fronte della riduzione di risorse o l’intromissione della Chiesa nella programmazione, considerate insomma tutte queste cose, non si potrebbe pensare a una prima ora in cui tanti, ma proprio tanti insegnanti che intendono difendere la laicità, toglieranno il crocifisso dal muro dell’aula dove si troveranno a far lezione lunedì mattina?
“Il coraggio uno non se lo può dare” diceva un noto pretonzolo.
Fortunatamente qualcuno che il coraggio ce l’ha ancora si trova.
Non é troppo tempo che si spreca su questa storia del cricifisso che lo mettono, che lo tolgono, che lo girano e lo rigirano…? Credo che dovrebbero impiegare piú tempo nel rivedere i programmi di studio e cercare di ottenere risultati di giovani piú capaci per il futuro invece di persone che non sanno nemmeno leggere. In questo momento lígnoranza non é un patrimonio italiano ma é un difetto mondiale. Se il crocifisso va o non va non mi sembra cosí importante, lo stato adesso non ha religione? Va bene. Lo togliamo? Va bene, lo lasciamo appeso? Anche va bene. Nemmeno sono daccordo con quello che lo toglie e lo rimette quando finisce. Lo fa per dimostrare che non é cattolico? E chi se ne frega, é come se io fossi comunista e metto una bandiera rossa quando comincio e la tolgo quando finisco. Poi viene dietro il fascista e mette una nera, poi una giallo rossa percé é della roma… e intento cosa si impara? Perdite di tempo dei deputati e senatori che con queste storie distraggono la gente mentre fanno altre storie nascoste.
@Luis
“Mettere” è diverso da “togliere”, anzi: sono proprio l’opposto.
Dunque rispondi: perché mai un simbolo di default va bene e uno che viene messo in aggiunta no?
E soprattutto: se entrambi sono irrilevanti, perché giudicare stupido solo quello messo in aggiunta e non invece quello che c’è dapprincipio?
La tesi dell’insegnante è irrilevante, giusto! O prendiamo almeno per buono… Dunque non si spenderà una sola parola a difendere ciò che è irrilevante rispetto all’ignoranza generale. Dico bene?
Volevo porre la stessa obiezione, poi ho desistito, ma alla fine è venuta fuori tramite un altro utente.
Non é troppo tempo che si spreca su questa storia del cricifisso che lo mettono, che lo tolgono, che lo girano e lo rigirano…? Credo che dovrebbero impiegare piú tempo nel rivedere i programmi di studio e cercare di ottenere risultati di giovani piú capaci per il futuro invece di persone che non sanno nemmeno leggere.
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Una buona parte di questo problema si risolverebbe se i giovani si mettessero a studiare, OLTRE a frequentare passivamente la scuola solo per marcare la presenza, e pretendere che questo garantisca il diritto automatico a imparare qualsiasi cosa grazie a un meccanismo paranormale di “magia di contatto” o di scienza infusa.
Ma scusate un attimo, eh: ai tempi nostri, le cose si IMPARAVANO semplicemente facendo l’atto di presenza in classe senza nemmeno degnarsi di seguire davvero la lezione… o si imparavano soprattutto ristudiandosele a casa per conto proprio, e possibilmente dopo essere anche stati attenti in classe?
Invece adesso si parte dal presupposto che per imparare BASTI aver fatto l’atto di presenza in classe, senza metterci assolutamente nulla di impegno proprio…
…e che se questo apprendimento automatico PRETESO per grazia divina non riesce, è sicuramente colpa dei programmi di studio che sono inadeguati, o dell’insegnante che spiega male.
Ma si pensa realmente che il lavoro delinsegnamento sia equivalente all’efficienza tecnica con cui un operaio alla catena di montaggio riempie bombole di gas, o versa l’olio nelle damigiane?
Il fatto che la riuscita dell’insegnamento possa anche dipendere dal contributo degli studenti (e dall’atteggiamento delle loro famiglie) e non solo dalla bravura dell’insegnante, non viene proprio in mente a nessuno?
L.
paniscus,
ti rispondo qui in merito alla tua perplessità sull’altro post, dove chiedevi “per quale motivo un omosessuale dovrebbe desiderare disperatamente di ricevere un sacramento di una chiesa che lo esclude e lo discrimina, e protestare”, dato che secondo me si lega con il tema del professore e della sua protesta.
La risposta è che si tratta di una questione di principio. Non è che quella comunità olandese fosse scesa in piazza per chiedere la comunione ai gay in generale, ma per protestare contro il rifiuto dato a un omosessuale che era stato eletto “principe” dell’edizione di quell’anno del carnevale, festa molto sentita nel sud dell’Olanda e che prevede il coinvolgimento della chiesa e della comunità cattolica. Quando il parroco ha comunicato al principe che gli avrebbe dato la benedizione ma non la comunione, la facenda è esplosa: con quale diritto negare la comunione a qualcuno perché vive con la persona che ama, quando nella stessa istituzione la comunione era persino data a/da chi aveva protetto stupratori seriali? E’ una questione di principio, la società voleva “semplicemente” mettere un limite a quello che un’istituzione, in questo caso la Chiesa cattolica, pretende di imporre come giusto.
E qui per il crocifisso in classe è la stessa cosa. Si può benissimo stare con, ma nel momento in cui un professore rischia sanzioni per aver deciso di toglierlo, quindi se gli si nega il diritto di essere di opinione contraria alla chiesa cattolica e al suo simbolo, questa è una questione di principio. Che meriterebbe un’azione di protesta, almeno da parte dei colleghi. Qualcosina di più di una vaga solidarietà. Sarebbe bello che almeno 6mila insegnanti della diocesi di Milano togliessero il crocifisso lunedì, come contrappasso alla lettera della curia ai loro colleghi di religione. Ma essendo una questione di principio ed essendo in Italia è tanto se lo faranno in 6.
C’è una è piccola grande differenza. Nessuno obbliga un cattolico a restare cattolico (almeno in UE), formalmente la Chiesa Cattolica è un’associazione che al proprio interno decide a chi dare o meno i sacramenti, che sono da un punto di vista laico meri simboli. Tra l’altro di confessioni cristiane ce ne sono altre più progressiste.
Diversamente la Scuola Statale è un’Istituzione Pubblica, non deve imporre simboli di particolari fedi, soprattutto quando si è obbligati a frequentarla, non può fare distinzioni arbitrarie tra chi è dentro e chi è fuori, proprio perché ha un carattere di rappresentanza universale.
“C’è una è piccola grande differenza. Nessuno obbliga un cattolico a restare cattolico.”
Ce n’è un’altra: a nessuno viene chiesto se vuole diventarlo. Ti prendono da piccolo, ti insegnano un sacco di belle cose sull’accoglienza e l’amore, contro l’ipocrisia e la discriminazione e poi… ti vogliono come principe del carnevale a guidare la parata ma ti discriminano di fronte a tutto la comunità in basa al loro giudizio sulla moralità, caratteristica in cui si sono mostrati ampiamente poco credibili. La chiesa cattolica non vuole gli omosessuali? Che aspetti allora a dare il battesimo, o almeno la comunione. Ma non lo fanno: perché non è la cosa importante. Non solo non ci crediamo noi, ma è importante mostrare, come hanno fatto gli olandesi, che non importa nemmeno a loro. E’ un trucco per farli uscire allo scoperto. Infatti la dichiarazione della diocesi diceva che la comunione la si fa secondo coscienza. E quindi i preti non possono mettere becco sulla moralità di nessuno. E QUESTA è la vera differenza.
per Sandra:
scusami, ma non riesco proprio a vederci NIENTE in comune tra la questione del crocifisso nelle aule e quella della comunione ai gay.
In un caso si tratta di pretendere coerenza e riepstto delle leggi da un’istituzione laica che dipende direttamente dallo Stato, che per suo statuto dovrebbe rappresentare tutti, e che dovrebbe trattare tutti allo stesso modo (sia cattolici che atei che credenti di altre fedi… e sia eterosessuali che gay).
Nell’altro caso, si tratta di pretendere un adeguamento delle regole interne da parte di un’organizzazione ideologica, libera, alla quale nessuno è obbligato ad aderire se non vuole.
Io pretendo che la scuola pubblica di stato si comporti laicamente, perché è effettivamente tenuta a farlo, e perché è rivolta a TUTTI.
Ma la chiesa cattolica non è affatto “rivolta a tutti”, è rivolta solo a chi ha scelto di essere suo seguace.
Se uno NON condivide i principi istitutivi della chiesa cattolica, perché mai dovrebbe pretendere che questa gli garantisca la “fruizione” dei sacramenti, come se fosse un distributore automatico, del tutto privo di implicazioni morali e ideologiche?
Se Pippo è animalista vegetariano, non si sogna di pretendere la tessera dell’Arci Caccia… mentre se Piero è carnivoro e cacciatore non si sogna di pretendere la tessera della LAV.
Perché la chiesa cattolica dovrebbe essere l’unica istituzione da cui si pretende che distribuisca a man bassa riconoscimenti di appartenenza interna a chiunque, compresi quelli che dichiarano apertamente di NON condividere i suoi presupposti?
Non è una polemica, GIURO che non ci arrivo.
Qualcuno me lo spiega?
L.
Paniscus,
sulla scuola e parlandone solo come ex studentessa, ancora una volta condivido molto le cose che dici.
E mi piace anche la razionalità con cui sempre affronti i temi.
Sono d’accordo sulla domanda che fai a proposito della Chiesa cattolica alla fine di una disamina che, dal mio punto di vista, non fa una piega.
Cioè un conto è pretendere che la chiesa cattolica non interferisca pesantemente come fa sulle leggi italiane e che non goda di privilegi anche fiscali, altra cosa è la morbosità di pretendere dalla stessa comportamenti diversi su questioni prettamente attinenti ai dettami di quella fede o che comunque le autorità di quella fede hanno stabilito per se stessi e la propria comunità.
paniscus,
come dici tu, si tratta di chiedere coerenza rispetto alle leggi, e di impuntarsi quando l’ambiguità lascia l’interpretazione ai prepotenti. A un cattolico viene insegnato di far parte di una comunità amorevole, a cui appartiene a meno di una scomunica. Siccome non è stato scomunicato, ha gli stessi diritti di un altro. In fondo la Chiesa la si può intendere anche come quello che spesso ti insegna che sia (ma che poi non fa), ossia comunità di fedeli. Se la Chiesa gioca sull’ambiguità del termine, e interpreta quando le serve chiesa-gerarchia, mi sembra giusto riportarla a quello che spaccia nella sua azione di marketing. Se invece vuole fare diversamente, e decidere chi può e non può, che abbiano il coraggio di imporsi e scomunicare.
Di fronte a un’ingiustizia, come è quella di escludere un non scomunicato o di sospendere un docente per un regolamento ambiguo e quindi interpretato, quello che mi premeva sottolineare era la reazione della società, che si mobilita in olanda, e che sta ferma in Italia: tu che insegni, quanti insegnanti secondo te avranno il coraggio domani di togliere il crocifisso per mostrare concretamente la loro solidarietà, e insieme la richiesta di una regola chiara sulla laicità?
Non è assolutamente vero che il fedele gode di diritti, se è peccatore non è “in grazia di Dio” non può accedere alla comunione, e il marchio “in grazia di Dio” lo da il prete.
– dal catechismo della chiesa cattolica.
Hanno sbagliato religione. A me in quanto cittadino e ateo me ne fotte altamente che non concedano la comunione agli omosessuali conviventi, non è un diritto mangiare un ostia imbevuta nel vino credendo che sia il corpo di Cristo, non lo è per lo stato e non lo è neanche per quell’organizzazione.
Comunque il docente Zotti ha ricevuto la solidarietà degli altri docenti e degli studenti, gli italiani non sono sempre accondiscendenti.
Ps. sono lo stesso francesco s. con il pensatore, per un errore mio ho scambiato un’e-mail personale con un’altra. spero di non aver creato confusione.
per Sandra (sempre a proposito del caso olandese, che non c’entra niente con quello di Zotti)
Comunque, a me, in tutto l’episodio c’è un’altra cosa che mi quadra poco, e un dubbio legittimo mi viene: ma questo signore, gay o non gay, era effettivamente un cattolico osservante, abituato ad andare in chiesa, e già abituato a confrontarsi con le problematiche della sua appartenenza quella fede, oppure no?
Perché, in caso affermativo, avrebbe GIA’ dovuto essere consapevole da anni che il problema esistesse, e avrebbe GIA’ dovuto essergli capitato più volte, di vedersi negare i sacramenti per lo stesso motivo.
Ma se invece non era affatto un membro della comunità cattolica locale, non frequentava la chiesa, non era abituato ad andare a messa, non era abituato a interessarsi ai sacramenti, e nella vita di tutti i giorni non gliene poteva frega’ ‘dde meno di prendere la Comunione, però si è svegliato solo nel giorno della festa di carnevale e pretendeva di riceverla in quell’occasione solo perché tradizionalmente “si usa così”, allora il prete ha fatto benissimo a non dargliela…
…esattamente come avrebbe fatto benissimo a non darla a me, che omosessuale non sono, ma che, appunto, tutti sanno che non appartengo alla comunità cattolica, e che la comuinione non la faccio mai!
L.
paniscus,
il punto era il diverso trattamento, basato sul giudizio di moralità. Io so da un’amica che abita in un piccolo paese che una coppia divorziata riceve la comunione. Anche se in teoria non potrebbero. E non credo sia l’unico caso di “peccato mortale” su cui la chiesa chiude regolarmente un occhio. Ci sono migliaia di persone che si sposano in chiesa ogni anno, e che non si fanno mai vedere in chiesa, ma il parroco li sposa lo stesso, quindi potresti benissimo andare anche tu, in teoria. La regola non è chiara, o comunque non è applicata con coerenza.
La scuola impone di fare lezione con il crocifisso appeso al muro – visto la sanzione al docente che l’ha tolto, anche se la costituzione proclama lo stato come laico. Se lo stato è laico perché il crocifisso è obbligatorio?
paniscus,
ho cercato di nuovo la storia, allora c’è un comitato che elegge un principe del carnevale, e tra le altre cose c’è una messa, dove il principe legge un brano ed è il primo del corteo a ricevere la comunione. Il prete gli ha telefonato per dirgli niente comunione, solo il segno di croce in fronte, e allora il principe è andato in chiesa, ha letto ma non si è avvicinato al prete nemmeno per la benedizione. La faccenda è stata resa nota dopo, e ha scatenato la protesta.
Qui c’è un articolo in inglese, in cui si dice che anche la rappresentante laburista olandese Ploumen aveva appoggiato la protesta (chiamando tutti a partecipare, definendo l’accaduto “sorpassato e medievale”). Si fa riferimento alla comunione data a personaggi come Pinochet e Videla, e al fatto che per il vescovo belga Leonard l’importante è seguire la propria coscienza, omo o etero.
http://vorige.nrc.nl/article2493108.ece
Qui l’invito della deputata laburista (attualmente ministro del governo Rutte) alla manifestazione di protesta e di solidarietà:
http://www.omroepbrabant.nl/?news/132493922/PvdA-politica+Ploumen+roept+op+tot+solidariteit+homoprins.aspx
@Luis
Migliorare i programmi di studio? Va benissimo. Che poi, andrebbero solo riorganizzati, se proprio necessario. Ma ciò rende il dibattito sul crocifisso meno importante? Direi di no. Non fosse altro che per il fatto che, piaccia o meno, nonostante gli espedienti – addirittura considerato suppellettile, passivo, salvo poi incacchiarsi se viene tolto – la volontà di volerlo tenere appeso è tutto meno che voler preservare cultura e storia.
sempre per Sandra:
ma quale sarebbe, esattamente, la “questione di principio”, sul fatto che debba essere una comunità esterna a decidere chi debba aver diritto alla comunione della chiesa cattolica e chi no?
Non si rischia di ottenere esattamente l’effetto contrario, ovvero di attribuire al riconoscimento e all’approvazione da parte della chiesa cattolica un’importanza sociale che invece NON dovrebbe avere?
Forse non ho capito bene, ma mi sembra che tu parli di una questione di “umiliazione pubblica, di fronte al resto della comunità”, per il fatto che la chiesa cattolica abbia giudicato una persona adatta o inadatta a ricevere i sacramenti.
Ma scusate se mi ripeto… al resto della società cosa dovrebbe fregargliene, se la chiesa cattolica ha concesso i sacramenti a Peppino sì e a Pierino no?
Tanto i sacramenti sono una questione interna di quella chiesa, NON del resto della società!
Che Pierino se la veda personalmente con quella chiesa, se lui ci teneva moltissimo a ricevere i sacramenti ma è stato giudicato inidoneo… ma che c’entra il resto della società, che non fa parte della chiesa? Le motivazioni per cui la chiesa cattolica decide di concedere o non concedere i sacramenti a una persona, sono esclusivamente INTERNE alla propria organizzazione, che cosa dovrebbe importare alle persone esterne, e all’organizzazione di attività esterne, se Pierino ha fatto la comunione o no?
E ci mancherebbe pure che l’associazione sportiva di mia figlia, nell’organizzare il saggio di ginnastica artistica si mettesse a sindacare su quali ragazzine hanno fatto la comunione e quali no… ma quando si va a vedere il saggio di ginnastica, chi se ne frega?!
L.
Visto che la Chiesa si autodefinisce come “comunità di fedeli”, la comunità non è esterna. Nel caso olandese, il tipo era stato scelto dalla comunità della chiesa all’interno delle celebrazioni del carnevale, ed era noto che conviveva da 5 anni con un uomo. All’ultimo momento il parroco gli aveva detto che avrebbe ricevuto la benedizione di rito ma non la comunione. Come se la scuola di tua figlia accettasse l’iscrizione, il pagamento da parte tua, la facesse partecipare a tutte le lezione e a tutte le prove del saggio di fine anno, e un’ora prima dell’esibizione le dicesse che verrà esclusa perché, che so, il colore dei suoi capelli stona. Dirlo prima no, scrivere chiaro che le bambine con i capelli x non parteciperanno al saggio? Se hai dei motivi per escludere qualcuno, le regole vanno messe giù chiaramente prima del gioco. Altrimenti è un’ingiustizia.
ho cercato di nuovo la storia, allora c’è un comitato che elegge un principe del carnevale, e tra le altre cose c’è una messa, dove il principe legge un brano ed è il primo del corteo a ricevere la comunione. Il prete gli ha telefonato per dirgli niente comunione, solo il segno di croce in fronte, e allora il principe è andato in chiesa, ha letto ma non si è avvicinato al prete nemmeno per la benedizione.
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E allora, con tutto il rispetto per le diversità individuali, ma il principe è un cretino.
Se addirittura era stato avvertito prima che sarebbe stato discriminato durante la cerimonia, semplicemente doveva mandarli tutti a quel paese in anticipo, e NON PRESENTARSI in chiesa, e lasciarli cucinare nel loro brodo.
Ha voluto andarci lo stesso, affari suoi…
L.
beh, intanto la Chiesa ha dovuto cedere a questo “cretino” e alla società olandese l’ha sostenuto (a differenza del caso del professore italiano e della non mobilitazione italiana). Sai certe volte è più efficace, in questo caso di guadagno per la laicità, l’azione che nasce da un “cretino” che le parole di mille cagascienza.
Card. Ruini: Hai capito dio? Gli omosessuali credono nei diritti immaginari.
(silenzio)
Card. Ruini: Hai capito? Gli omosessuali credono nei diritti immaginari!
(silenzio)
Card. Ruini: Ah Ah Ah, ma quanto sono stupidi. Dio non lo trovi divertente?
(silenzio)
Card. Ruini: Mi sta sorgendo un sospetto.
A me i principi enunciati nell’articolo sembrano talmente ovvi… eppure incontrano resistenze incredibili! Gridano vendetta, poi, le ritorsioni contro chi compie atti solo simbolici (ovvero che non recano danno alcuno) come la rimozione di un crocifisso.
La norma sul “danno d’immagine” arrecato dal dipendente della pubblica amministrazione è una sconcezza liberticida, un’arma di ricatto e ritorsione creata a bella posta e che, nel caso descritto, denuncia le vere ragioni per le quali è stata inserita in legislazione: la repressione e la riduzione in stato di servitù.
Io mi aspettavo anche un commento sul caso della prof di religione di Moncalieri finito tarallucci e vino, dove, in pratica, il provveditore ha concluso che un professore che afferma in classe che l’omosessualità si può curare non fa altro che svolgere il suo ruolo di educatore.
Fra l’altro la professoressa per mezzo dei “giuristi per la vita”, quelli famosi per le denunce a destra e a manca, ha annunciato querela contro chi, a loro dire, l’avrebbe diffamata, e temo che ci andrà di mezzo anche il ragazzino che coraggiosamente ha denunciato il fatto; anche in questo caso l’uaar potrebbe dare supporto legale al querelato.
Credo che sia meglio ignorare quella vicenda perché è stata confermata la versione della professoressa, che dice che non ha affermato quelle cose. Se ciò è vero ha diritto a querelare. Caso chiuso.
Primo non è una sentenza, ma la conclusione di una ispezione interna al provveditorato locale agli studi, quindi non è stato accertato un bel niente, non c’è stata un’indagine vera da parte in un organo inquirente, insomma.
Secondo dagli stralci che ho potuto leggere non è stata smentita la versione dello studente, ma è stato semplicemente affermato che sarebbero state esposte tutte le opinioni sul tema omosessuali, il che vuole dire tutto niente, perché anche se dico “l’omosessualità è una malattia anche se l’OMS dice di no” sto esponendo tutte le opinioni (chiamiamole così sul caso), ma la gravità dell’espressione usata rimane comunque.
Del resto trovo ridicolo scagliarsi contro il crocifisso in classe e l’IRC, e non su quello che durante queste lezioni viene di fatto propinato agli studenti. Per questo l’UAAR dovrebbe dare il suo appoggio quando vengono denunciati i misfatti che accadono durante tale ora.
Da razionalisti non possiamo che attenerci alle valutazioni ufficiali, allo stato attuale non mi risulta un’azione legale dell’altra parte. Bisogna essere freddi e posati altrimenti si rischia di prendere bufale che si ritorcono contro.
Incredibile ! Fanno rivalutare le BR ! Quando esse dicevano “forzare le contraddizioni del sistema fino a farlo esplodere”: voglio, da egualitario, ed in attesa che questo paese diventi un po’ meno beghino (cioè, da ateo auspico i miracoli: quanto a contraddizioni me la batto), che sui muri scolastici vengano annoverati i simboli di TUTTE le religioni, soprattutto quelle di qualche oscuro rito praticato da sole 20 persone in un’ isoletta in mezzo al Pacifico. Intento metto su un negozietto di trapani, punte a muro e stop (tasselli ad espansione).
che sui muri scolastici vengano annoverati i simboli di TUTTE le religioni, soprattutto quelle di qualche oscuro rito praticato da sole 20 persone in un’ isoletta in mezzo al Pacifico.
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Essere seguaci della dea Haumea, o del supremo dio felino Natty il Grande, va bene?
L.
Certo, ovviamente distinguendo tra le 2 confessioni, quella tradizionalista, quella riformata e quella della successione matrilineare a Hofxqam ! (Vede, 2 é 3: potenza della fede !).
Dovere 😉
Piena solidarietà al Prof. Zotti.✌
@ Sandra (e agli altri)
Sarà come dici te, però a me l’omosessuale cattolico richiamano alla mente le immagini dell’ebreo nazista e del negro aderente al ku klux klan………………………………………
Tale assurdità può essere spiegata solo ricorrendo ad una patologia, ossia a quella che i sostenitori delle cosidette “terapie riparative dell’omosessualità” (amatissimi dai cattolici e capeggiati dal famoso J. Nicolosi) chiamano “omosessualità egodistonica”, che sarebbe quella degli omosessuali che NON accettano la propria condizione. Per i quegli psicologi là (fortunatamente pochi) QUELLA sarebbe l’omosessualità da curare (come se da curare non fosse la MANCATA ACCETTAZIONE DI SE’ e NON l’omosessualità!).
Ebbene, è ovvio che tale condizione patologica comporti situazioni CONTRADDITORIE come l’adesione al cattolicesimo.
Ma trattasi di contraddizioni, perchè l’essere omosessuali e nel contempo cattolici, cos’è se non una CONTRADDIZIONE in termini?
Saluti. GdL
“Il cattolicesimo non risolve tutti i problemi ma è l’unica dottrina che li pone tutti”.
(N. Gómez Dávila)
Certo il kkk accetta tutti i bebè, e soprattutto predica l’amore fraterno…. sugli ebrei e i nazi, c’è quella frase di “decido io chi è ebreo”, credo goebbels, non è che tutti gli ebrei fossero uguali, né per i nazi né fra loro. E omosessuali cattolici, beh, se qualcuno ha potuto diventare persino papa?
Può anche non essere così lampante agli occhi di un omosessuale (ma vale anche per divorziati e tutto il caravanserraglio dei credenti). Credere in un mitico dio tutto amore e onnipotente creatore dell’universo è un conto, più ostico è farsi una ragione di tutta quella caterva di regole autolegittimanti e autogenerate dalla chiesa stessa.
Diffidate sempre da quelli che fanno il contrario di quello che sono: ad esempio il noto ebreo Heydrick, capo operativo delle SS, che si dovette curare con una terapia bomba inventata a Praga.
@ Sandra
esatto, la frase “decido io ecc.” era di Goebbels (anche se l’aveva ripresa da un sindaco cattolico e antisemita della Vienna d’inizio ‘900, Karl Lueger), però, a mio avviso, i mezzi ebrei furbi (pare fra questi ci fosse lo stesso Heydrich) che riuscirono a riciclarsi nel nazismo, peraltro negando le loro origini, furono un’eccezione. E l’eccezione conferma la regola, per cui essere nazista e nel contempo ebreo, è semplicemente autolesionista.
Ci furono in effetti papi omosessuali (pare Leone X e Giulio III), ma in questi casi, più di conciliabilità fra cattolicesimo e omosessualità, io parlerei di IPOCRISIA…..o no?
@ Diocleziano
beh, in effetti l’uomo è un essere contraddittorio e spesso VIVE le contraddizioni senza superarle dialetticamente. Però io sono sempre convinto dell’esattezza del mio assunto del post precedente: è il gay che NON si accetta, che può essere, nel contempo, cattolico.
O, al massimo, è quel gay che conosce SUPERFICIALMENTE la dottrina cattolica, e crede, per davvero, che sia una dottrina “buonista”.
Saluti. GdL
“Perché non si inceppino, gli ingranaggi della civiltà vanno continuamente unti con l’olio dell’ipocrisia”.
(G. Soriano)
“io parlerei di IPOCRISIA…..o no”
Anche. E’ come un insegnante che pretende la puntualità, e poi, non solo arriva in ritardo, ma castiga solo uno degli allievi che non sono in classe alla campanella. Il comportamento, incoerente e imparziale. Il castigo, un’ingiustizia. E di fronte a un’ingiustizia alcune società protestano, altre no.
@ Diocleziano
e “lo stesso vale per i divorziati e il caravanserraglio dei credenti”. Anche loro, sono cattolici, perchè hanno una conoscenza sommaria, superficiale ed erronea della dottrina cattolica.
Di nuovo. GdL