La dottrina del gender

“Bufera su Bagnasco”, titolava tre giorni fa Repubblica. Il cardinale aveva sostenuto che il gender è una “manipolazione da laboratorio” per creare essere umani “transumani”. Aggiungendo: “Vogliamo questo per i nostri bambini?” Se le istituzioni italiane hanno glissato sull’uscita (passano il tempo a glissare: potrebbero partecipare con successo a Notti sul ghiaccio), le associazioni lgbt hanno invece, ovviamente e doverosamente, protestato.

Analoga attenzione, da parte della stampa e da parte del mondo lgbt, non ha invece riscosso l’analoga e pressoché contemporanea sortita del papa. Durante l’incontro con i giovani a Napoli, infatti, Francesco ha definito il gender “uno sbaglio della mente umana che fa tanta confusione”. In passato era anche andato oltre: l’aveva addirittura identificato come “un’arma atomica”. E tuttavia, la bufera colpisce soltanto Bagnasco. Fa pensare. Perché è strano ritrovarsi d’accordo, per una volta, con un editoriale del Foglio, che si è chiesto come mai i vaticanisti interessati a mostrare il papa così progressista stendono un pietoso velo (o vello, tanto è pesante) su certe sue parole.

La risposta in realtà è semplice: non vogliono mandare i lettori in dissonanza cognitiva con la fiabesca immagine del pontefice che essi stessi hanno creato. Il papa piace in versione progressista, e lo propongono come tale (senza che l’ufficio stampa della Santa Sede se ne lamenti, anzi). I giornali conservatori e reazionari si possono comunque consolare con la constatazione che non una virgola è cambiata nella dottrina cattolica con il passaggio da Ratzinger a Bergoglio. Del resto, Benedetto XVI aveva a sua volta attaccato il gender fino a pochi giorni prima di dimettersi.

gender-chiesa-vogue

Nulla cambia nel magistero ecclesiastico anche riguardo alla capacità di manipolare orwellianamente il vocabolario, creando dal nulla ideologie inesistenti. In principio fu il logos, qualche decennio fa l’inesistente dicotomia laicità/laicismo, e oggi c’è l’ideologia del gender. Che come dice Franco Grillini nella maniera più chiara e sintetica possibile, “è una balla colossale inventata di sana pianta come il complotto demoplutogiudaicomassonico degli anni ‘30 di mussoliniana memoria”. L’ideologia del gender, molto semplicemente, non esiste, e nei giorni scorsi lo ha autorevolmente ricordato anche l’Associazione Italiana di Psicologia. Non esiste nulla a livello accademico, e non esiste nessuno che la rivendichi. Guarda caso, ne parlano solo i cattolici, lo ripetono tanto ossessivamente che forse finiranno anche per credere che esista davvero. Per ora l’intento è quello di creare ad arte un clima di paura per negare diritti a gay e lesbiche. Il loro è il classico artificio retorico dell’uomo di paglia: si dipinge l’avversario come non è, e si attacca l’immagine negativa dell’avversario appena creata.

Sostengono che la “lobby gay” sia alla conquista delle scuole, ma intanto sono loro che nelle scuole fanno il bello e il cattivo tempo tra ora di religione, messe, benedizioni e visite pastorali; che bloccano gli opuscoli dell’Unar; che schedano le iniziative volte a insegnare il rispetto per le persone gay e lesbiche; che, come ha fatto il vescovo ciellino di reggio Emilia Massimo Camisasca, creano gli “Osservatori sull’Educazione”. Nel frattempo le Sentinelle in Piedi manifestano ovunque, per fortuna con scarso successo. Per assistere a un attacco anti-gay così massiccio si doveva attendere papa Francesco, la foglia di fico progressista sotto cui nascondere poderose battaglie di retroguardia.

Capita però che, a Napoli, anche Arcigay abbia accolto calorosamente il papa. Una conferma ulteriore che, se l’Italia è così indietro sui diritti civili, è perché in troppi ambienti la Sindrome di Stoccolma assume caratteristiche di vera e propria epidemia.

Raffaele Carcano

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50 commenti

Frank

Papa ufficiale: Anche los escrittos dell’arcigay me amano, mi aver appena offierto una vacanza en qualsiasi posto dove voglio andar con un volo de la Germanwings.
Segretario: Lo adorano proprio.

gualerzi bruno

“Capita però che, a Napoli, anche Arcigay abbia accolto calorosamente il papa. Una conferma ulteriore che, se l’Italia è così indietro sui diritti civili, è perché in troppi ambienti la Sindrome di Stoccolma assume caratteristiche di vera e propria epidemia.”

Vediamo quale potrebbe essere il ragionamento che induce Arcigay a ‘benedire’ questo papa:
“Non importa il motivo che spinge il papa ad assumere un atteggiamento nuovo nei confronti degli omosessuali… l’importante è che in questo modo l’omofobia riceve un duro colpo, e il cattolico medio non non può più avvalersi di certi stereotipi contro gli omosessuali”
Non so se è questo il ragionamento… ma francamente non riesco a immaginarne altri (si parla di Arcigay, non del singolo omosessuale). In questo caso riprendono ciò che da parte laica, atei compresi, si sente spesso ripetere: “Intanto sfruttiamo queste ‘aperture’, ciò che nessun altro papa ha mai fatto; è sempre meglio un uovo sicuro oggi che una ipotetica gallina domani” Non importa se si tratta di un uovo avvelenato!
Senza entrare nel merito della pseudo apertura francescana, è un’ennesima prova di quell’epidemia di cui parla Carcano. Che evidentemente non risparmia nessuno… anche se i più contagiati sono proprio coloro che per primi dovrebbero avere gli anticorpi necessari..

Giorgio Pozzo

Bruno,

secondo me il meccanismo è più semplice. Anche più semplice della sindrome di Stoccolma.
Molti gay sono cattolici, e non interessa loro nulla delle battaglie civili relative.
In due parole, se ne fregano. Fine della discussione. D’altronde, i preti non condannano gli omosessuali, ma gli atti relativi. Hanno una concezione molto strampalata (per non usare un aggettivo forte) dell’amore, che sia etero o omo.
A Napoli, visto che statisticamente molti sono cattolici devoti, la stessa maggioranza ci sarà pure nell’Arcigay. O forse, la maggioranza tra quelli che comandano.

bruno giualerzi

@ Giorgio
Che molti gay siano cattolici (non credenti, ma proprio cattolici) è un dato di fatto di per sè non certo sorprendente… ma che sia proprio un’associazione che dovrebbe rappresentarli tutti a rendere omaggio a chi li considera – pur ‘amandoli’, ovviamente – comunque dei devianti, mi sembra disperante. Per questo ho puntato su una sorta di ‘realismo’ (fuori luogo, miope, ma con una sua plausibilità) alla base di questa posizione… ma temo, visto l’andazzo generale (ho appena seguito un servizio Rai sugli ‘indigenti in visita alla cappella sistina: vomitevole!), tu abbia ragione.

giovanni da livorno

Il fatto è, come vado dicendo da anni, che la gente VIVE le contraddizioni senza superarle. Un gay cattolico che accetti e pratichi la sua omosessualità (a differenza dei gay che NON si accettano: categoria assai ben vista dalla CCAR) è una contraddizione in termini.
Ma la logica non presiede ai comportamenti umani.
Va detto tuttavia, che i gay cattolici sono molto utili alla propaganda cattolicista, infatti nei blog cattolici, spesso si leggono frasi come “gli stessi gay, non imbevuti dell’ideologia gender, si sottraggono al fiume di odio contro la chiesa ecc.”
Saluti. GdL

Sandra

E’ vero che l’uovo è avvelenato, bisogna ancora vedere per chi.
Penso anch’io che potrebbe essere stato una scelta opportunistica quella di partecipare, con la speranza di ricavarne una seppur piccola legittimazione a livello sociale. Penso però che decidere di non partecipare, di passare quindi per quelli che rifiutano il dialogo con il papa tanto buonino, sarebbe stato un errore: lo schema del poliziotto buono e del poliziotto cattivo funziona per loro se dall’altra parte non hanno mangiato la foglia. Il “buono” in questione ha lasciato intravedere aperture, sta creando aspettative, e mica in una stanzetta senza testimoni! E’ vero che anche a Wojtyla è bastata la novità della simpatia per dare l’illusione della modernità, ma sono passati decenni, e la Chiesa ha perso molta credibilità per poter contare sulla fiducia della gente.

Per me la definizione che Bergoglio ha dato del gender – “uno sbaglio della mente umana che fa tanta confusione” – si adatta benissimo alla trinità. A ben pensarci all’origine della chiesa cattolica, con i suoi concili sulla natura di padre e figlio, generato creato o non, c’è l’ideologia della trinità.

Tiziana

sono d’accordo con Gualerzi.
Ammetto di nn aver mai apprezzato molto i %telle, ma sono rimasta basita scoltando Morra a otto e mezzo che riteneva che la vicepresidente del Senato aveva offeso gravemente il santopadre perchè gli ha intimato di spegnere la registrazione video del famoso la corruzione spuzza.

benjamin l'@sino

Uri Gender… era quello che piegava i cucchiai con la forza della mente?

benjamin l'@sino

Comunque, non è che sia poi così chiara questa pagina, anche perché non è che tutti sappiano cosa sia ‘sto gender (io non lo so, ad esempio, anche se ho intuito che tanto per cambiare ha probabilmente qualcosa a che fare con il chiodo fisso dell’omosessualità).

Laverdure

“..che la mascolinità e la femminilità non sono che costruzioni sociali..”
Immagino che l’autore intenda ironicamente ostenere che siano DAVVERO solo convenzioni sociali da uperare.
Come al solito si finisce sempre con lo strafare, e accanto ad obiezioni validissime si scrivono scemenze che servono solo ad offrire argomenti alla controparte.
Se e’ verissimo che in passato abbondavano pregiudizi sulla presunta inferiorita fisica,intellettuale,morale ecc della donna (alcuni le negavano perfino il possesso di un’anima),oserei dire che qualche differenza ( che non ha niente a che vedere con superiorita o inferiorita)tra i due sessi c’e’ ed e’ vitale che ci sia.
Altrimenti non vedo perche la selezione darwiniana,(che se ne frega della morale e dipende solo dall’efficenza nella sopravvivenza di una specie),abbia privilegiato in quasi tutte le specie la dicotomia maschio femmina,e l’ermafroditismo sia limitato a lombrichi,lumache ed altre specie relativamente elementari.
O NO ?

Monsieur Bovary

@ Laverdure

Non posso sapere con certezza cosa l’autore intendesse, ma penso non si debba confondere “mascolinità” e “femminilità” con “maschio” e “femmina”, laddove la seconda coppia di termini si riferisce appunto a quelle differenze evolutivamente selezionate e mantenute la cui esistenza è innegabile, mentre il discorso relativo alle due “-ità” è probabilmente più complesso.
Certamente esistono, in linea di massima, differenze psicologiche e comportamentali che sono prodotto di differenze fisiche (es. testosterone)… ma esiste pure un’evoluzione culturale, non meno reale di quella naturale (e in fin dei conti, non si tratta poi di una distinzione un po’ forzata? I cambiamenti che l’uomo imprime alla società e da cui è influenzato sono in ultima analisi prodotto di neuroni e sinapsi… da qui il ritorno al piano “fisico”).
Insomma, banalmente il punto secondo me è: ci sono cose tendenzialmente “da maschi” e tendenzialmente “da femmine”, e tale differenza è dettata, sì, anche da una differente costituzione corporea e genetica; l’importante è che chi si discosta dall’usuale sia rispettato (finché non causa un danno reale a terzi).
Più terra-terra: il 90% dei bambini predilige costruzioni e macchinine, e va benissimo così.
C’è poi la bambina che va pazza per questi giochi, così come il bambino che preferisce le bambole. E pure va benissimo così.
Chi non approva, si giri dall’altra parte.
L’importante è accettare di non poter piacere a tutti, e insegnare fin dall’infanzia a non confondere la rivendicazione del proprio diritto al rispetto e all’espressione libera di sé (nel rispetto degli altri, ovvio) con il canino inseguimento dell’approvazione altrui (e men che mai di supereroi immaginari e dei loro ahimè non immaginari “vicari in terra”).

Nota a margine: credo di capire cosa intende con “offrire argomenti alla controparte”, ci sono in effetti forzature sul tema, non lo nego affatto.
Ma credo pure che il rispetto dell’altro, anche se non ci piace, sia imprescindibile (a patto che l’altro in questione non ponga un pericolo reale, ovvio) in una società civile.
Liberissimi di aborrire, ma a questo punto voltarsi, vivere e lasciar vivere.

Francesco S.

Benjamin, è perfettamente normale che tu non sappia che diavolo sia questa teoria del gender, in quanto come mostra l’articolo è frutto della fantasia di chi la agita come spauracchio come chi parla della lobby gay o dei savi di Sion.

Tra l’altro, personalmente, ritengo che gli studi di genere di cui questa teoria è una fantasiosa deformazione, non siano a loro volta qualcosa di veramente scientifico, in quanto da stessi dati ed evidenze i vari “studiosi” che se ne occupano giungono a conclusioni contrastanti, conclusioni di natura politica.

Sandra

Forse possono servire a chi è insegnante e/o a chi vuole capire, i libretti unar per scuola media inferiore
htt ps://comunicazione di genere.files.wordpress.com/2014/02/unar-file-completo-media1.pdf
e superiore
htt ps://comunicazione di genere.files.wordpress.com/2014/02/unar-file-completo-media2.pdf

E’ proprio l’ignoranza che genera confusione. E cosa c’è di meglio di fare confusione nelle menti semplici? I preti sono maestri di confusione: quella che fa comodo a loro, la chiamano mistero rendendola intoccabile. Quando invece il progresso avanza teorie che minano i loro dogmi campati in aria, allora queste vengono etichettate come ideologie. Lo hanno fatto con il darwinismo, con l’aborto, con la parità dei diritto. Quando invece, semplicemente, sono studi sulla realtà che ci circonda. E non poggiano su premesse assurde come la loro ideologia.

lamia

io cercando di capire cosa fosse questo “gender”, pensavo si riferisse, anche se in maniera molto distorta, alle teorie della psicologia contemporanea sull’identità sessuale.

Engy

no problem, in men che non si dica arriverà Robertino Quinto a dissipare ogni dubbio e a colmare ogni nostra lacuna! 🙂

firestarter

Almeno i suoi interventi aggiungono qualcosa, al contrario dei tuoi che a parte affermare di continuo che i fatti e le opinioni sono la stessa cosa contribuiscono solo ad allungare inutilmente la lista dei commenti.

Mi sembri alquanto complessata, ma l’ironia mal riuscita non mi pare la soluzione. Se non si ha nulla da dire ci si puo’ limitare ad ascoltare.

Engy

firestaster,
meglio l’ironia mal riuscita che l’assenza TOTALE di ironia.
Ma come mai sei tanto infastidito dalle mie scemenze?
E cerca di essere laicamente superiore, su!

gmd85

@E.n.g.y

La tua non è ironia mal riuscita. È solo puerilismo. Hai scritto scemenza da sola. Fai un po tu…

Monsieur Bovary

Da poco visto uno stucchevole servizio del TG2 sull’ennesima riunione-non-so-cosa dei (sub)man-in-black: di dieci minuti, 9 e 50 secondi dedicati alla “teoria del gender”, che non deve indurre a confondere il “rispetto” con “l’equiparazione della famiglia tradizionale a realtà differenti” (come si possa rispettare qualcuno precludendogli un diritto, non so).
Ah, dal minuto 9.51 al minuto 10 doveroso affondo (calzato di morbida pantofola cardinalizia) contro “la corruzione”.
Fine del servizio.

@ Bruno Gualerzi e Giorgio Pozzo

Secondo me si tratta più che altro del fatto che molti (in generale) non accettano che non sempre si può scegliere da che parte (non) stare… loro vogliono essere LGBT ma anche cattolici, vogliono i diritti terreni e la promessa ultraterrena, e grazie all’atteggiamento studiatamente affabile del gaucho papocchio si cullano in questa rasserenante illusione.
Ma arriva prima poi il momento di gettare la maschera e di riconoscere a quale schiera si appartiene… a quello di chi vuole vivere con pienezza qui e ora, o a quello di chi si autoflagella e comprime per una colpa immaginaria, sancita da altri che non ne hanno diritto… che si sveglino dunque!

Lorenzo Galoppini

Non è che la Sindrome di Stoccolma sia un disturbo mentale?

maria formisano

che tristezza. perchè mio figlio, e tanti figli devono essere considerati diversi? perchè devono portare un marchio creato dalla paura e dalla cattiveria dei più, che si alleano, complottano, legiferano senza nessuna umanità. ma come possono darsi il diritto di giudicare e selezionare, e creare mostri da combattere, solo perchè non sono in grado di vedere ed accettare i mostri che sono dentro il loro animo. ho letto da qualche parte che il diavolo esiste proprio dove lo si combatte. sei una grande delusione, Bergoglio. non rappresenti Gesù, non ti ricosco come suo rappresentante. la religione è amore assoluto, e l’amore non ha giudizi, ma solo accettazione. con grande amore Maria

benjamin l'@sino

Un conto è essere diversi o vedere la diversità quando c’è (la condizione di diversità è parecchio diffusa, e non è necessariamente sinonimo di anormalità); un altro conto è usare la diversità come mezzo di oppressione più o meno violenta. Occorre non demonizzare la diversità, e non trasformare in un tabù l’altra ovvia verità: alcune forme di diversità rendono (nell’ordine) difficile, sconsigliabile, impossibile la convivenza, altre sono assai poco rilevanti a livello sociale. Oggi come oggi, siamo abbagliati da una forma di ideologia assai poco razionale che ci vorrebbe tutti uguali, fino al punto di arrivare addirittura a negare delle ovvietà della biologia e della tassonomia come le differenze maschio/femmina e quelle tra razza e razza. Aver paura di se stessi fino al punto di negare l’osservazione della realtà per la paura che alcuni non sappiano dominare il desiderio di usare quella realtà per finalità oppressive è davvero deleterio. Dunque…

I maschi sono maschi, le femmine sono femmine e non c’è nulla di male. Un omosessuale è comunque maschio; una omosessuale è comunque femmina. Semplicemente, hanno preferenze sessuali diverse che si possono anche criticare (purché la critica non degeneri in comportamenti oppressivi).
I caucasici sono caucasici, i negroidi sono negroidi, i mongolici sono mongolici e non c’è nulla di male. Ognuna delle razze indicate presenta varianti locali, e non c’è nulla di male (anzi, ogni variante ha una sua specializzazione per adattamento al proprio ambiente). Ognuna delle razze indicate presenta anche alcune varianti culturali che possono renderne difficile, sconsigliabile, impossibile la convivenza ed altre che sono irrilevanti a livello sociale.

Pretendere che le persone siano intercambiabili nella loro identità è assurdo. Agire di conseguenza è controproducente. Prendere coscienza della realtà delle cose potrebbe aiutare ad evitare inutili scontri, semplicemente tenendo distinti gli spazi vitali.

bruno gualerzi

@ benjamin
Scusa, ma a me sembra che tu confonda diversità biologica e di genere con diversità di diritti. Per quanto riguarda la prima, francamente non vedo chi la nega con cognizione di causa… se non, guarda caso, il razzista che stabilisce una gerarchia tra appunto le razze, il che è tutto meno che riconoscimento della diversità; mentre la diversità di diritti è solo discriminazione, anche in questo caso operata in base a pregiudizi genericamente razzisti.
Detto questo, bisogna poi vedere la questione in prospettiva storica per cui risulta quanto meno difficile, come spesso si dimentica, fare parti uguali tra disuguali… e non si può negare che omosessuali e donne, ad esempio, in quanto a diritti, non solo fino a ieri, ma ancora oggi, hanno molto da rivendicare.
Poi ci sono gli eccessi, ovviamente sempre condannabili… ma anche qui per valutarli equamente li si dovrebbe almeno confrontarli con gli eccessi subiti in passato, e ancora oggi.
Ancora una volta, parti uguali tra disuguali.

benjamin l'@sino

A quanto ne so, esistono linee guida e direttive nazionali e internazionali secondo le quali il concetto di razza non si deve applicare alla specie umana. Così come esistono linee guida che impongono di adeguare il linguaggio a quel concetto. Non so se siano previste anche sanzioni per chi non si adegua a quelle linee guida ma, vista l’aria che tira, non me ne stupirei. Analoghi “suggerimenti” in merito al linguaggio e a “tecniche pedagogiche” esistono da tempo per il mondo della scuola anche per quel che riguarda le differenze di sesso (loro “suggeriscono” di usare “genere”, tanto per dire), mentre è più recente l’emanazione di “suggerimenti” dello stesso tipo che prendono in considerazione forme di condizionamento in merito alle attitudini sessuali, con particolare riferimento all’omosessualità.

Tutto ciò mi pare piuttosto… diciamo così… improprio.

Monsieur Bovary

@ benjamin l’@sino

In effetti l'”ipercorrettismo” linguistico di cui scrive è spesso odioso, tanto più che nel 90% tradisce la chiara intenzione di limitarsi alla superficie senza intervenire concretamente – tanto per fare un esempio, disabili – o addirittura, udite udite! – handicappati con diritti e tutele vs “diversamente abili” senza uno straccio di tutto ciò.
Per quanto riguarda il mondo della scuola, credo si tratti di un goffo e poco sentito tentativo di affrontare con tatto il tema della sessualità – e delle sue ricadute in termini di bullismo – attuato per “sentirsi up-to-date” (e perdere qualche preziosa ora di lezione con soddisfazione da ambo le parti della cattedra), a volte anche con eccessiva precocità (hm, siamo sicuri che a 4 anni i bimbi siano non tanto pronti, quanto piuttosto interessati alla disforia di genere e a certe “technicalities” da Kamasutra?).
Penso che se si inculcasse da subito il concetto di rispetto dell’altro (finché ci rispetta a sua volta) e del fatto che ciò che si fa tutto sommato conta più di ciò che si è, questo progettume dal vago sapor di psico-, beh, diciamo lessico-polizia non avrebbe più ragion d’essere.
Poi non so, è solo il mio pensiero… nella mia ancora recentissima esperienza di studente liceale non c’è mai stato posto per molti progetti in generale, figurarsi sulla sessualità – scuola statale nondimeno con velleità di PdL-CL junior club, vicina alla Curia cittadina… il che non ha impedito che si verificassero graziosi accadimenti quale il seguente, dall’UAAR stessa riportato:
http://www.uaar.it/news/2007/09/25/arrestato-don-mosa-parroco-certosa/ 😛

bruno gualerzi

“A quanto ne so, esistono linee guida e direttive nazionali e internazionali secondo le quali il concetto di razza non si deve applicare alla specie umana”

Non conosco nel dettaglio le ‘linee guida’ di cui parli… credo comunque che vadano interpretare in questo modo: non si deve applicare il concetto di razza alla specie umana se con questo si intende definire comportamenti che, in relazione a diversità biologiche, legittimino differenze di obblighi e doveri nei confronti delle istituzioni . Ciò risulta molto chiaro, ad esempio, nell’art. 3 della nostra Costituzione:
“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, SENZA DISTINZIONE di SESSO, di RAZZA, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli… ecc.”
In sostanza non si deve applicare il concetto di razza alla specie umana se questo significa minare il principio dell’uguaglianza tra gli uomini. Che – ripeto – è uguaglianza di fronte alla legge, e non significa in alcun modo uguaglianza di sesso e di razza… anzi la diversità viene tutelata.
Credo poi che sia ancora molto importante cercare di combattere le discriminazioni in relazione al sesso e alla razza… e se questo significa combattere certi stereotipi – non basati tra l’altro su alcuna prova scientifica – non credo affatto che questo significhi negare le diversità.

benjamin l'@sino

Trovo molto ragionevoli le osservazioni di Bovary.

Bruno, la negazione del concetto di razza applicato alla specie umana (negazione che è un’idiozia tassonomica senza né capo né coda) ha probabilmente l’origine e le finalità che riporti, ma viene sostenuta portando avanti la pretesa secondo la quale la specie umana non sarebbe divisibile in razze per ragioni “scientifiche” come l’irrilevanza delle differenze in termini di corredo genetico tra una razza e l’altra. La cosa “divertente” è che non ho mai trovato alcuno che mi sappia quantificare quanto debba essere rilevante una differenza genetica per determinare un’effettiva differenza razziale nelle altre specie, così da poter effettuare una comparazione con la specie umana. Per intendersi, sarebbe interessante conoscere quali palpabili differenze ci siano tra il genoma di un mastino napoletano e quello di un pastore tedesco e procedere a verificare se le differenze tra il genoma di un nativo “puro” tailandese e quello di un nativo “puro” spagnolo sono maggiori, minori o pressoché equivalenti.

Interessante anche il modo in cui in luoghi apparentemente prestigiosi come questo ci si arrampichi sugli specchi sostenendo che le razze sarebbero identificabili solo tra animali soggetti a procedure di selezione zootecnica, laddove nel caso delle popolazioni selvatiche sarebbe più opportuno parlare di sottospecie. Be’, propongo allora di dividere la specie umana nelle sue sottospecie, tipo la sottospecie caucasica, quella negroide e quella mongolide. Insomma, pretendere che per la specie umana non valga quello che vale per ogni altra specie animale è totalmente irrazionale, quindi insostenibile da chiunque voglia occuparsi delle cose in modo un minimo oggettivo.

E’ proprio il caso di dire che se il sonno della ragione genera mostri, simmetricamente la paura dei mostri genera il sonno della ragione.

bruno gualerzi

“Insomma, pretendere che per la specie umana non valga quello che vale per ogni altra specie animale “E’ totalmente IRRAZIONALE”quindi insostenibile da chiunque voglia occuparsi delle cose in modo un minimo oggettivo.”

Hai usato la parola ‘irrazionale’… il che presuppone la razionalità. Almeno per quanto mi riguarda non ritengo affatto che la razionalità renda l’uomo migliore degli altri esseri viventi, ma… guarda caso… ne costituisce, a quanto se ne sa, l’elemento diversificante. Proprio così: la diversità! L’evoluzione ha dotato l’uomo di questo istinto … che io ritengo tale, alla stregua di tutti gli altri istinti, nè migliore nè peggiore… solo diverso. Ed è in base a questo istinto, come tutti gli altri finalizzato alla sopravvivenza della specie, che l’uomo ha concepito, assieme a tanti altri, il concetto di uguaglianza. Per non autodistruggersi.
Ed è in funzione di questo obiettivo che pongo l’eguaglianza al di sopra di ogni diversità biologica, razziale, storica ecc. … che devono sicuramente essere studiate, analizzate, con quegli strumenti scientifici guarda caso opera della razionalità… ma al fine di rendere l’obiettivo dell’uguaglianza perseguibile in modo più consapevole, più attrezzato culturalmente.
L’alternativa? L”homo homini lupus’! Il mio istinto di sopravvivenza non lo garba gran che 🙂

Giorgio Pozzo

Ciò risulta molto chiaro, ad esempio, nell’art. 3 della nostra Costituzione:
“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, SENZA DISTINZIONE di SESSO, di RAZZA, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli… ecc.”

A questo proposito, segnalo l’iniziativa di LE SCIENZE sulla modifica di questo articolo, con eliminazione del concetto di razza

http://forum-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/2015/02/16/ce-ancora-posto-per-le-razze-umane-nella-costituzione-italiana/

E invito tutti quanti a sottoscrivere.

Il punto è che nel preciso momento in cui fai una distinzione fittizia, anche se a fin di bene, in quanto vuoi evitare discriminazioni, in qualche modo avalli se non le discriminazioni, le differenze che hai sottolineato.
E’ ovvio che esistano differenze fisiche tra gli umani, ma bisogna distinguere se queste differenze sono fenotipiche o genotipiche. Io per esempio, ho il gruppo A- che è una variante genotipica rara ma diffusa (per esempio) presso i Nativi Americani. Se però guardi una mia foto, ti accorgi che fenotipicamente sono piuttosto diverso da un Sioux o un Apache. Ecco, secondo il concetto di “razza” invece, saremmo due cose piuttosto diverse (ovvio che sono più soddisfatto di assomigliare a Nuvola Rossa o Geronimo piuttosto che a Salvini o Borghezio).
:mrgreen:

Giorgio Pozzo

e procedere a verificare se le differenze tra il genoma di un nativo “puro” tailandese e quello di un nativo “puro” spagnolo sono maggiori, minori o pressoché equivalenti

Lavoro già fatto. Consiglio di leggere questo libro di Cavalli-Sforza:

http://www.adelphi.it/libro/9788845913365

Dove risulta

1) sia che non esistono differenze rilevanti tra popolazioni ed etnie molto differenti
2) sia che esistono differenze rilevanti tra popolazioni della stessa etnia

Cioè, in altre parole, a totale differenza dei cani, non ha senso parlare di “nativi puri” nel caso umano.

benjamin l'@sino

Giorgio, però non risulta se quelle le differenze genetiche tra le razze canine siano o non siano comparabili a quelle tra le razze umane. E’ un punto sul quale ho ragione di credere che non verranno condotti studi o che, se verranno condotti, i risultati saranno diffusi o nascosti sotto al tappeto secondo convenienza.

La mancanza di “nativi puri” è dovuta al meticciamento in corso da… da quanto? E’ il triste effetto di un mondo che ci si restringe addosso come un maglione infeltrito. Provassimo a rinchiudere in un recinto cani di razze diverse per un tempo sufficiente, spingendoli a incrociarsi a più non posso, si otterrebbe un minestrone del tutto analogo.

La scomparsa delle differenze non è un bene, perché annulla le specializzazioni dovute all’adattamento ad un ambiente specifico. Tutti ugualmente disadattati e quindi sempre più dipendenti dai supporti tecnologici. Mmm…

La proposta di modifica della Costituzione dimostra che esiste una spinta ideologica per piegare la realtà in direzione di un obiettivo artificioso che deve essere raggiunto, evidentemente, a qualsiasi costo. Anche in questo caso… mmm…

RobertoV

Io invece considero il meticciamento fisico e culturale una richezza.
La “purezza” della “razza”, intesa sia in senso fisico che culturale ci ha portato a tanti abonii ben evidenziati nella storia. Il concetto di razza è un retaggio di quei tempi.

Sandra

“La mancanza di “nativi puri” è dovuta al meticciamento in corso da… da quanto?”

Almeno da quanto si sono incrociati sapiens e neanderthal.

“La scomparsa delle differenze non è un bene, perché annulla le specializzazioni dovute all’adattamento ad un ambiente specifico. Tutti ugualmente disadattati e quindi sempre più dipendenti dai supporti tecnologici.“
Perché tanto pessimismo? Non rimpiango l’isolamento delle comunità di una volta, il siciliano sarà anche stato più distinguibile dal friulano, ma non sarebbero stati in grado di comunicare tra loro, e la possibilità di scambio è forse la ricchezza maggiore per l’umanità, il presupposto per progredire.

Francesco S.

Sandra comunque che H. neanderthalensis e H. sapiens si siano incrociati è un’ipotesi non confermata, ci sono 2 filoni uno che crede possibile il ricongiungimento genetico e l’altro che considera l’estinzione causata dai sapiens. La scarsa diversità genetica di noi sapiens potrebbe essere dovuta a un vero e proprio genocidio dell’antichità e non è detto che sia tanto improbabile visto che la storia umana è piena di genocidi. Nonostante l’anacronismo del termine razza usato nella costituzione io lo lascerei per il valore storico, la modifica è solo formale non sostanziale. Sono altre le parti della costituzione che necessitano di modifiche sostanziali tipo la cancellazione del 2° comma dell’articolo 7.

benjamin l'@sino

RobertoV, Sandra, ovviamente non sono d’accordo col vostro punto di vista (uno tra i tanti possibili ed altrettanto legittimi, fintanto che non li si impone, sotto forma di situazioni di vita, ad altri che non li condividono — anche l’imposizione d’una convivenza non gradita è una forma di violenza).

Monsieur Bovary

@ benjamin l’@sino

La convivenza con l'”altro” – comunque si intenda il termine – di fatto ci è imposto da dinamiche socio-economiche complesse, che ci piaccia o meno – e certo concordo con lei nel dire che tale convivenza è vissuta da ambo le parti spesso (ma non sempre) con disagio o franco risentimento… poi ciascuno nel privato è liberissimo di (non) frequentare chi vuole, e personalmente preferisco chi apertamente predilige la compagnia dei “suoi” a chi si cimenta in un benevolo, paternalistico avvicinamente al diverso, quasi fosse una collezione esotica (guarda, ho vicini neri, vado al ristorante cinese e ho pure un amico di matita russo!).
Ovvio che molti invece hanno avuto e hanno tuttora esperienze genuinamente positive.
Problemi ve ne sono, è indubbio, e sicuramente anche ai “piani alti” c’è interesse a non accompagnare il fenomeno migratorio con equilibrio e lungimiranza, per creare così dumping salariale/posti di lavoro per mediatori culturali-accoglitori di vario genere/sfiducia e paura nell’elettorato autoctono (a seconda delle varie agende politiche).
Penso però che il concetto di razza (o se vogliamo metterla in termini più neutri, di pool genetico) “pura” sia un po’ forzoso: esistono gli italiani, gli svedesi, gli han, i bantu… tutti diversi fra loro, certo; ma a uno sguardo più approfondito ciascuno di questi gruppi è il risultato di una precedente mescolanza di etnie – gli italiani: osci, messapici, etruschi, galli, celti, latini, poi oriundi di tutte le varie province romane, goti assortiti, levantini, normanni, arabi, albanesi (eh sì, già nel XV secolo… e poi ovviamente dal 1990-91), dalmati, francesi, spagnoli, austriaci, ungheresi, eritrei… e così a ritroso fino ai primi ominidi 😉 insomma, spero si capisca cosa intendo.

benjamin l'@sino

Bovary, capisco benissimo e condivido. Quello che stai trascurando è un duplice fattore fondamentale: il tempo e la quantità. Una mescolanza numericamente limitata e adeguatamente diluita nel tempo non crea alcun problema, anzi è una forma di arricchimento. Una mescolanza dello stesso tipo ma in tempi più ristretti e quantità soverchianti diventa una iattura in grado di devastare un insieme sociale.

In ogni caso, questi ragionamenti prescindono dal fattore razziale, che è altra cosa — deviando il discorso lungo questa linea dovremmo parlare di culture, non di razze. Mischiare le due cose crea una tremenda confusione e facilita il compito a chi, per hobby (si fa per dire, umoristicamente) o per interesse, diffonde equivoci su equivoci.

Personalmente non ho problemi a relazionarmi con persone di razza diversa dalla mia, mentre m’è capitato non una volta sola di incorrere in serie difficoltà con persone di cultura diversa (non necessariamente straniere). E’ pur vero che generalmente la cultura si abbina a una razza per ragioni puramente geografiche…

Aggiungo: Svedesi, Marocchini, Albanesi, Italiani, Tedeschi, Rumeni… la razza è una, la cultura no. La convivenza pacifica e costruttiva è impossibile, a meno che uno dei gruppi sia fortemente maggioritario, gli altri infimamente minoritari nel loro complesso. Abbiamo abbondantemente superato quei limiti, giacché ragioniamo in termini di milioni di forestieri nel nostro tessuto sociale (in particolare al Nord, perché dobbiamo fare i conti anche con i forestieri provenienti dall’ambito nazionale). Infatti il tessuto sociale si è sfaldato sotto i colpi di ripetute ondate di flussi migratori violenti per via della loro entità numerica, e continua a peggiorare. Ma, ripeto, questo non ha nulla a che vedere con la questione della razza, è questione di cultura, ovvero di modo di interpretare la realtà e di regolare conseguentemente i comportamenti.

Sandra

“Sandra, ovviamente non sono d’accordo col vostro punto di vista”
Beh, Aldo, non è la prima volta.
“Aggiungo: Svedesi, Marocchini, Albanesi, Italiani, Tedeschi, Rumeni… la razza è una”
Dipende: gli svedesi sarebbero di razza nordica come i tedeschi, gli italiani del nord alpina come gli albanesi, quelli del sud mediterranea come i marocchini. Più o meno, ovvio.

Francesco,
rispondevo con una battuta sull’inizio del meticciamento, il primo di cui si ipotizza e di cui avevo letto è quello. Ho messo i link per dire che non me li ero inventati io, non certo per poterci argomentare, ci vorrebbe una persona competente in materia, e non sono io.

Monsieur Bovary

@ benjamin l’@sino

Sì, temo di aver un po’ confuso i due aspetti… certi automatismi sono duri a morire (come l’immortale italiano = cattolico).
Io credo che nessuno onestamente possa negare che ci sono differenze fra i vari ceppi dell’umanità – e sono il primo a dire che tali differenze vanno riconosciute serenamente (per andare sul banale, guardiamo a chi sempre stra-vince la Stra-Milano 😉 ), fintantoché non sia il pretesto per attuare politiche discriminatorie.
Per quanto riguarda i fattori “tempo” e “quantità”, proprio a questo mi riferisco quando scrivo “accompagnare il fenomeno migratorio con equilibrio e lungimiranza”.

Francesco S.

Il papa non ripete altro che il contenuto della Bibbia: l’omosessualità come anche il mangiare gamberetti (dico sul serio) è considerata abominio confronta il Levitico.

Gérard

Pochi lo sanno ma se il maiale è l’ animale piu emblematico dei vari divieti alimentari che regiscono le religioni musulmane e ebraiche, ci sono un sacco di altre come per esempio il gamberetto ( Tutti animali che caminano sul fondo del mare…) e poi per gli ebrei mescolare latte e derivati con la consumazione di carne…Dunque niente piatti grattinati e formaggio a fine pranzo…

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