L’impronta del corpo presente sulla Sindone non corrisponde a quella di un condannato affisso in una posizione simile alle rappresentazioni classiche della crocifissione. E nemmeno a quella di un corpo sanguinante disteso nel sepolcro. Sono queste le conclusioni dei nuovi studi condotti da Matteo Borrini, professore di antropologia forense, ora presso la John Moores University di Liverpool (UK), e Luigi Garlaschelli dell’Università di Pavia, che per questa ricerca ha ottenuto un contributo dell’Uaar.
Archivi Giornalieri: giovedì, Aprile 9, 2015
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