L’Uaar lancia il numero verde per l’assistenza morale

Ha preso il via ieri, 21 giugno, il servizio di assistenza morale telefonica dell’Uaar, attivo dal lunedì alla domenica — per gli orari consultare il sito alla voce assistenza morale — chiamando, da rete fissa, il numero verde 800.37.83.00.

Si tratta del primo servizio su base nazionale — reso possibile dall’impegno, in particolare, del circolo di Torino — che affianca le iniziative in materia già messe in campo in alcune città.

Dall’ottobre 2009 è infatti attivo, presso l’ospedale torinese delle Molinette, un gruppo di volontari che offre conforto e assistenza morale ai pazienti che ne fanno richiesta. Nel 2010 il servizio è stato esteso allo IEO di Milano, nel 2011 al CTO e al Maria Adelaide di Torino, nel 2013 all’ospedale di Cona (Ferrara) e al San Camillo-Forlanini di Roma, nel 2014 all’ospedale Careggi di Firenze.

«I dirigenti sanitari — è il commento del segretario dell’Uaar, Raffaele Carcano — pensano spesso che gli atei e gli agnostici, di gran lunga la più grande minoranza italiana, non abbiano bisogno di conforto. E in effetti è così: nella maggioranza dei casi se la cavano da soli. Ma l’Uaar pensa anche a chi, in un momento di difficoltà, si trova in strutture a forte impronta confessionale, e vuole incontrare e avere un dialogo con persone in grado di comprenderlo meglio. Sarebbe bello avere l’opportunità di farlo in tutta Italia, ma almeno questo è un piccolo aiuto cui tutti possono avere accesso».

L’Uaar festeggia così, con l’inaugurazione di questo servizio — che in altri Paesi, come Olanda e Belgio, è una realtà da decenni — il World Humanist Day che cade proprio il 21 giugno.

Maggiori informazioni: http://www.uaar.it/uaar/assistenza-morale

Comunicato stampa Uaar

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10 commenti

sumadart son

Semmai qualcuno dovesse chiamare per questi due motivi:
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01) Si sente circondato da italioti, vede italioti ovunque e non sa come uscirne e/o almeno vuole provare a convivere con una grande massa di italioti.
02) Ha compreso che la sua vita da italiota è priva di significato e vuole iniziare un graduale percorso per disintossicarsi dal suo essere italiota.
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Allora contattatemi pure E darò tutto aiuto che serve.
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firmato: sumadart son (colui che vede nel passato, presente e futuro dell’italietta degli italioti e continua a vedere sempre più italioti).
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P.S.: A parte le battute E la mia disponibilità nel combattere l’italiottaggine dilagante (ma per me questa guerra è piacere puro 🙂 ) direi che questa dell’UAAR è un’ottima iniziativa.

Diocleziano

Mago, mi raccomando: con misura e pacatezza… è gente che già soffre di suo! 😛

bruno gualerzi

Ho provato a immaginare di che tipo di conforto può avere bisogno un ateo in quanto ateo in questo particolare frangente, e ne ho trovato uno solo, relativo al suo essere ricoverato in ‘strutture a forte impronta confessionale’. Qui – parlo ovviamente di strutture pubbliche – effettivamente è quasi sempre costretto (parlo per esperienza) ad avere a che fare con un ambiente dove a stabilire il clima generale – a parte naturalmente il personale sanitario – è la massiccia presenza religiosa: crocifissi ovunque, immagini di ‘padri pii’ che sbucano dappertutto, chiese interne con clero sempre disponibile, scadenze religiose – quotidiane e da calendario – puntualmente richiamate (recentemente ho scoperto anche una bibliotechina posta in una sala ritrovo per pazienti non allettati, costituita, oltre che da testi devozionali, da libri comunque improntati ai ‘buoni sentimenti’)… e infine uno stuolo di volontari (AVO), della cui laicità – parlo sempre per esperienza – è quanto meno lecito dubitare. L’esigenza quindi di una sorta di ‘vigilanza’ atea sul posto è indubbiamente necessaria.
Per quanto riguarda invece l”assistenza morale’…
o è relativa a quanto sopra dove, l’eventuale rimostranza di un non credente di fronte a questa invadenza può trovare un valido aiuto, mentre in assenza di parenti, amici o conoscenti, è utile una presenza atea per difendere il paziente da ‘aiuti interessati’ …
oppure non saprei in cosa dovrebbe consistere. Non credo che possa riguardare problemi esistenziali di natura esplicitamente religiosa, tipo l’esistenza o meno di un ‘aldilà’, cioè il bisogno di una ‘conferma’ di ciò di cui – in quanto ateo – è sempre stato convinto.
Non riesco proprio ad immaginare – ma credo non sia contemplato – un volontario UAAR impegnato in questo tipo di ‘conforto’.

Flaviana

Caro Bruno, tu ti domandi in che cosa possa consistere questo tipo di conforto. Non sono certa di poterti rispondere in modo soddisfacente, e certo non in poche righe. Ci provo lo stesso, come da anni provo a spiegare, e sovente mi riesce, come anche solo l’ascoltare qualcuno sia di conforto, e talvolta di cura. E come l’ascoltare questo qualcuno, aiuti tanto l’ascoltato, quanto chi ascolta, e come il saper ascoltare sia una merce talmente rara da essere particolarmente apprezzata, sia da chi crede , sia da chi non crede. Però chi non crede, non ha in questo Paese nè l’opportunità di essere ascoltato senza pregiudizi e senza promesse di consolazioni nell’Aldilà,e neppure la possibilità di dimostrare di poterlo fornire, questo ascolto. Noi non solo ci proviamo. Lo facciamo e basta, da anni.
Sono a vostra disposizione per eventuali domande.

Flaviana Rizzi
Responsabile Assistenza Morale Non Confessionale
amnc@uaar.it

bruno gualerzi

@ Flaviana
Ti ringrazio per la preziosa testimonianza ben più attendibile di quanto possa ipotizzare io… che parlavo più che altro come potenziale assistito – in quanto abbastanza assiduo ospite non volontario di strutture sanitarie – consapevole però di non avere bisogno di questo tipo di assistenza di cui altri invece possono veramente beneficiare.
Non mi resta che augurarti la migliore riuscita possibile nel tuo impegno.

Flaviana

Grazie a te, Bruno. Ora siamo a disposizione di tutti, ma soprattutto “vostra”, grazie a questo servizio telefonico. Non sono molte ore, ma l’impegno è costante e speriamo di porlo incrementare, questo impegno, con la partecipazione di ciascuno di voi.
Una buona serata a tutti
Flaviana

francesco s.

Mi pare un’ottima iniziativa. Ringrazio i volontari che offrono il loro tempo per queste iniziative.

Chiara

Iniziativa lodevole. Domanda: chi presta assistenza? Personale medico con specializzazione in psicologia? Personale laico?

Giorgio Pozzo

I volontari sono soci UAAR i quali hanno partecipato ad un corso appositamente organizzato dall’associazione, e sono stati giudicati idonei a questo tipo di volontariato.
Bisogna tener presente che, anche se un socio è motivato, anche fortemente, potrebbe non essere adatto a questo scopo: sia per ragioni relative a potenziali ripercussioni negative sulla propria psicologia, sia per quanto riguarda la psicologia dell’assistito.
Lo dico come ex-coordinatore del circolo di Torino, riferendomi al tempo in cui vedevo all’opera i primi volontari.

Gérard

E una cosa veramente laudevole . Mi è stato capitato di essere ricoverato a Careggi e devo dire che non ho sentito una presenza religiosa molto oppressiva . I medici e infermieri che ho incontrato non erano per niente credenti dunque..
Ci sono i monaci di un monastero vicinissimo alle strutture dell’ ospedale ma si vedono di rado e non sono insistenti .

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