Non c’è paragone tra quello che un fanatico può fare in nome della religione in uno Stato teocratico, rispetto alle limitazioni a cui è invece soggetto all’interno di uno Stato di diritto. Le cronache ce lo ricordano continuamente dando notizia dei barbari assassinii compiuti dai fondamentalisti islamici, come quelli degli attivisti laici bengalesi, delle sommarie esecuzioni di omosessuali e donne ritenute adultere messe in atto dalle milizie dell’Isis, ma anche delle condanne emesse dalle autorità (in)civili là dove vige la shari’a. Dove, cioè, il diritto proviene direttamente dalle sacre scritture, e non sono ammesse deroghe per chi non fa proprio quel culto.
È un po’ quello che accadeva fino a qualche secolo fa anche in occidente, prima che si innescasse quel processo che ha portato alla separazione (almeno parziale) tra enti statali ed enti religiosi, all’esplosione della democrazia, fino al riconoscimento di quei diritti che appartengono a qualunque essere umano in quanto tale, non in quanto fedele, o comunque membro di una comunità. Un processo che, qualunque cosa ne dicano i sostenitori del cattolicesimo, non è stato affatto incoraggiato dalla Chiesa ma piuttosto subito da essa, e nemmeno tanto passivamente. Diversamente, sarebbe la stessa Chiesa a dimostrarcelo, oggi, non pretendendo di imporre erga omnes i suoi precetti morali e rinunciando a qualunque privilegio accordatale a tutti i livelli.
Anzi, se proprio volesse dimostrare quanto tiene alla libertà di tutti, potrebbe persino scendere direttamente in campo per redarguire quanti dimostrano di essere più clericalisti del clero. Potrebbe, ad esempio, far sentire la sua voce in Guatemala, dove diversi parlamentari hanno impedito a Carlos Mendoza, esponente della locale associazione umanista (Asociación Guatemalteca de Humanistas Seculares), di parlare contro la proposta di introdurre corsi obbligatori di Bibbia nelle scuole statali, attualmente in discussione nello stesso Parlamento. Il livello di violenza verbale dei deputati fanatici non era certo consono al contesto democratico, ma nemmeno a qualunque contesto si voglia civile. Gli insulti vanno da “non parlare, non hai basi morali!” fino a “crocifiggetelo!”, passando per “mandatelo da Satana!”. Il tutto tra assordanti urla e silenziose, ma tuttavia evidenti nel video, preghiere. Probabilmente l’idea che qualcuno potesse esprimere un’opinione contraria non li sfiorava nemmeno, visto che solo recentemente gli umanisti guatemaltechi hanno dato vita, grazie anche a contributi internazionali tra cui quello dell’Uaar, a questa nuova associazione.
Visto quello che può accadere in una nazione democratica e a maggioranza cristiana, diventa ardito sostenere che sia da imputare al cristianesimo il progresso sociale dell’occidente. Semmai è lecito affermare il contrario; è il contesto che detta le regole del confronto e a esso sono eventualmente costretti a conformarsi gli stessi clericalisti. Laddove una religione ha la possibilità di imporre con qualunque mezzo la sua ideologia, soprattutto attraverso i suoi fanatici sostenitori, il passo da violenze verbali, pur inaudite, a metodi ingiuriosi anche dal punto di vista fisico è tutt’altro che lungo.
Lo stesso rappresentante dell’Arabia Saudita al Consiglio Onu per i diritti umani tentò a suo tempo, senza peraltro riuscirci, di togliere alla rappresentante del Center for Inquiry, Josephine Macintosh, la possibilità di parlare e di chiedergli conto della condanna per blasfemia emessa contro Raif Badawi. Il metodo usato, la prevaricazione verbale, era il medesimo appena visto nel Parlamento guatemalteco, e se il saudita si è limitato a quello non è certo stato per rispetto della sua interlocutrice ma piuttosto perché glielo imponeva la cornice istituzionale. Tant’è che allo stesso Badawi, oggetto della contestazione di Macintosh, per un reato d’opinione religiosa è stata inflitta una condanna di enorme violenza fisica. Se avessero giocato a casa del rappresentante saudita, invece che in sede di Consiglio Onu, come sarebbe finita la partita tra lui e Macintosh?
Si dirà: noi però siamo in Europa, nella culla dell’Illuminismo, e da noi la libertà di parola è superiore a quella che può esserci non solo nel mondo arabo, ma persino nell’America Latina. In realtà sarebbe un’affermazione falsa perché nemmeno da noi il ricorso alla violenza verbale viene disdegnato. Perfino in ambito istituzionale, come è successo all’inizio di quest’anno nel convegno omofobo organizzato nientemeno che dalla Regione Lombardia e sotto il logo Expo. Anche qui stesso metodo, cambia solo il simbolo religioso che da mezzaluna diventa crocifisso.
Massimo Maiurana
Quando si è “certi” di avere la verità in tasca, ci si sente autorizzati a compiere qualsiasi violenza, specialmente se in nome dell’ amico immaginario : l’ Unico, l’ immensamente Buono, l’ onnipotente, uno dei tanti dei partoriti dalla fantasia degli uomini, per intenderci.
Secondo me i fedeli quando applicano la violenza contro il prossimo, oltre a vergognarsi come esseri umani (che è la cosa più importante per me) dovrebbero riflettere su quell’idea di dio buono e misericordioso che sembra una delle più grandi prese in giro nel contesto fanatico.
Non so quante volte nel corano ho letto “misericordioso” associato alle più tremende scelleratezze. I più grandi negatori di Dio sono i credenti fanatici che ti ammazzano o fanno violenza dicendoti che il loro dio è buono e misericordioso.
Non voglio osare di pensare cosa farebbero costoro se dipingessero il loro dio come tremendo e vendicativo….. brrrr
All’opposto: questi sono ben consapevoli dell’opinione contraria, e ne sono altamente irritati e infastiditi. A tal punto che reagiscono attaccando con violenza.
Non credo alla buona fede: chi reagisce così malamente ha capito benissimo che ha di fronte qualcuno di opinioni differenti. Una persona gentile e beneducata reagisce sempre con calma e compostezza alle opinioni differenti dalle proprie.
Io avrei un’altra teoria:
chi ha argomenti convincenti ne discute. Ma quando quello che sostieni è totalmente inconsistente quale arma hai oltre alla violenza per soffocare le critiche?
E’ emblematico che in entrambi i casi si impedisca alla controparte di parlare.
Anche secondo me è cosí. I menteCattos devono evitare che ai loro seguaci arrivino idee migliori delle loro, sennò potrebbero abbracciarle. Non sia mai.
Giorgio Pozzo
È stato costantemente l’atteggiamento tenuto dai frequentatori della parrocchia
di fronte con quelli che si azzardavano a far rilevare le assurdità del loro credo:
bonini fin che gli si dava ragione, altrimenti insulti e maledizioni.
Ricorda la storia dei nativi americani che dicevano ”Quando arrivarono avevano
un libro e noi le nostre terre, parlavano parlavano e alla fine noi avevamo il libro e loro le nostre terre”. Ecco il succo del ‘dialogo’.
Leggere la Bibbia (e le mitologie di altri popoli) farebbe solo bene all’ateismo, ma ho come l’impressione che questi esseri viventi poco evoluti vorrebbero che fosse insegnata da individui brutali come loro.
Leggere, studiare e commentare insieme la Bibbia può essere una opportunità per discutere. Non è un caso che nei secoli passati era vietato agli ebrei discutere gli episodi della Bibbia con i cristiani. Le chiese dominanti aveva paura che i cristiani ascoltassero altre interpretazioni, arrivando di conseguenza alla conclusione che alla fine ci possono essere interpretazioni diverse (provate un po’ a leggere qualcosa di Gezi Vermes ad es.).
Il problema non è se si può leggere la Bibbia a scuola, (in molti paesi la traduzione della Bibbia in ligua volgare ha dato un impulso allo sviluppo della lingua es. tedesco, sloveno, ceco), il problema è come viene selezionato il professore che discute la Bibblia con gli allievi.
Se il professore viene pagato da un bilancio pubblico, deve esserci un concorso aperto al pubblico per la posizione, e non ci devono essere vincoli sulle su opinioni religiose o sull’iscrizione a chiese/sinagoghe o sul suo stile di vita personale.
Esattamente il contrario di quello che succede tanto per non fare nomi con i professori di religione in Italia …
I cattolicisti sono favorevoli all’insegnamento della Bibbia, purchè si tratti di insegnamento impartito da loro e senza contraddittorio.
Pensateci bene, nell’ambito della rubrica “protestantesimo” (trasmessa dopo l’una di notte!) non viene dato mai spazio al dibattito sull’esegesi biblica (evidentemente se lo facessero non trasmetterebbero più nemmeno a quell’ora), e, meno che mai ciò avviene nell’ambito dei programmi cattolici come “a sua immagine”.
Io credo che se il deputato guatelmateco, avesse proposto di dare spazio allo studio della Bibbia, nelle scuole, esponendo le diverse interpretazioni di vari passi (almeno in quelle medie e medie-superiori), allora avremmo visto che, alla maggioranza cattolica del parlamento del Guatemala, non interessava la conoscenza delle scritture, ma la propaganda cattolica.
Checchè dicano il contrario i cattolici, non hanno mai amato l’analisi della Bibbia e la libera discussione su di essa.
Tanto è vero che arrivarono a mettere all’indice le traduzioni in volgare del “LIbro”, ammettendo (in un’epoca in cui, ormai, solo i dotti conoscevano il latino) solo la Vulgata di s. Girolamo!
Non a caso il card.Biffi, diceva che per un cattolico il dialogo deve coincidere on l’evangelizzazione (cfr: http://www.ilfoglio.it/chiesa/2015/07/14/il-cardinale-biffi-disprezzava-chi-praticava-il-dialogo-per-ridurci-tutti-a-un-minimo-comune-denominatore___1-vr-130825-rubriche_c109.htm)
Per i nostri amici cattolici (per lo meno quelli integralisti) il dialogo non è una ricerca, insieme, di una maggiore e migliore conoscenza, ma INSEGNAMENTO di una verità già data.
E per questo che i cattolici in parlamento si opporranno sempre all’istituzione di una seria ora alternativa in cui si parli delle religioni in modo a-confessionale, e preferiranno che l’ora alternativa sia un’ora d’ozio.
Saluti. GdL
“Se tutto fosse rimasto come alcuni secoli fa, credo che il papa sarebbe stato divinizzato, mentre i suoi escrementi sarebbero stati pesati e venduti a carati. E si sarebbe anche fatto iniziare la Bibbia così: “All’inizio il papa creò il cielo e la terra”.
(G. Lichtenberg)