Il tripudio generale per il divorzio alla cattolica

“Rivoluzione”. Ma come sono diventati rivoluzionari i quotidiani italiani! Beninteso, soltanto a riguardo di papa Francesco. Anche quando la revolución franciscana agisce sulla gestione dei processi ecclesiastici per nullità. Un tema di non grande interesse per la massa, si potrebbe eufemisticamente ritenere. Eppure la non-notizia troneggia su tutte le prime pagine.

Pare che le procedure burocratiche siano ora diventate “brevi”, “facili”, “gratuite”, addirittura “democratiche”. I mezzi di informazione non manifestarono analogo entusiasmo quando, pochi mesi fa, il parlamento approvò il cosiddetto “divorzio breve” (in realtà una “separazione breve”). D’altronde “entusiasmo” significava, in greco antico, “ispirato da dio”. Certo, la corrispondente parola latina era “fanatico”. Ma non divaghiamo: può anche essere che i fan entusiasti di Francesco abbiano ragione. E che la “nullità breve” sia quindi, in realtà, l’unico e autentico “divorzio breve”.

In effetti, la nuova legislazione italiana prevede comunque, per la separazione, sei mesi se consensuale, un anno se non lo è. Poi c’è l’iter del divorzio vero e proprio, che quando manca l’accordo può durare anche più di due anni. Se non ci sono figli è possibile dividersi in Comune (ma solo se non ci sono beni su cui venire a patti) o con l’assistenza di due avvocati (ma i costi salgono non poco). Se ci sono figli, i tempi e l’esborso aumentano ulteriormente.

Una legislazione così così, insomma, ben lontana dalla brevità degli altri paesi europei. I vescovi sono riusciti comunque a criticarla, definendola “un incivile traguardo”: non ammettono il divorzio a prescindere, loro. Sono proprio loro a chiedere tempi lunghi, perché vogliono che siano lasciati abbondanti margini per un eventuale ripensamento, che quasi mai ha luogo. Sono proprio loro a chiedere (e ottenere) tempi ancora più lunghi se ci sono figli, che devono essere massimamente tutelati.

Mi domando, in queste ore, quali margini per il ripensamento assicuri il divorzio breve alla cattolica. E mi chiedo se i giudici ecclesiastici abbiano mai un pensiero per i figli di una coppia che risulta non essersi mai sposata. Anche quando possono sfogliare un album fotografico che sembrerebbe testimoniare il contrario.

Con le nuove regole emanate da Francesco, ai benefici del divorzio alla cattolica potranno dunque accedere non solo i vip (soprattutto politici cattolici quali Casini, Pivetti, Cossiga), ma anche i semplici fedeli. Lo Stato ha accelerato, Bergoglio di più: la concorrenza è serratissima. I Sacri Palazzi hanno tenuto a precisare che la rivoluzione non riguarda in alcun modo il magistero, che rimarrà pertanto lo stesso. Hasta la doctrina siempre. Di conseguenza, si moltiplicheranno i casi di matrimoni dichiarati mai esistiti con le motivazioni più disparate, dalla fede comunista di uno dei coniugi all’uso di stupefacenti, dagli eccessi di pessimismo a quelli sessuali. Senza dimenticare, ovviamente, l’ateismo conclamato.

Ci pensino sopra i laici che, scambiando Bergoglio per un altro famoso argentino rivoluzionario, volessero — hai visto mai — sposarsi in chiesa. Perché le sentenze di nullità proclamate dai giudici cattolici hanno una caratteristica: in Italia, sono recepite praticamente sempre anche dall’ordinamento civile. Con tutti gli effetti del caso. Sono in molti coloro che ricorrono al divorzio alla cattolica per evitare di pagare gli alimenti. E sono pochissime le voci femminili che, negli ultimi giorni, hanno sottolineato questo incivile aspetto.

Nel frattempo l’europarlamento ha sollecitato per l’ennesima volta il nostro paese a riconoscere i diritti delle coppie omosessuali. Un invito caduto una volta di più nel totale disinteresse: quanto al ddl Cirinnà, è finito nella grottesca palude delle “specifiche formazioni sociali”. Politici e giornalisti italiani dovrebbero cominciare a togliersi qualche fetta di prosciutto dagli occhi. Ma sarebbero capaci di chiedere, anche in questo caso, un parere al papa. Ottica, marketing o matrimonio che sia, è ormai lui l’esperto.

Raffaele Carcano

Articolo pubblicato sul blog di MicroMega il 10 settembre 2015.

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64 commenti

Engy

a parte il fatto che mi sarei aspettata/augurata la “chiusura” senza rimpianti della Sacra Rota, perchè ho sempre pensato che anche per un credente sia molto più dignitoso un divorzio rispetto a quella che per me è una farsa che tutti sanno di recitare, se non proprio tutti, molti – è da molto tempo che anche le persone “normali” e non necessariamente ricche chiedono e ottengono l’annullamento religioso del loro matrimonio.

Diocleziano

Engy
Probabilmente, la rota, la lasceranno morire serenamente nel dimenticatoio, nel breve spazio di alcuni secoli, soprattutto considerando che non procaccerà più molte entrate.
Le ochette in servizio nei tg hanno levato in alto nei celi i loro starnazzanti peana per
la singolare bontà del Sommo Banale verso i divorziandi in pena per le lungaggini e i costi della rota; dimenticando che costi e lungaggini dipendevano solo da loro e dalle assurde regole da loro inventate. Stesso discorso per i divorziati bramosi di mettere sotto i denti
la gustosa e transustanziata crosticina di pane: loro fanno le regole e loro le tolgono perché sono tanto buoni. Fra poco sarà la volta dei fratelli caduti nella gayezza: non sarà
più peccato a patto che ‘durante’ pensino alle sette beatitudini di maria.

Engy

Mah Dioclezianuccio,
segui questo mio contorto ragionamento se ce la fai.
Dunque, intanto partiamo ammettendo la buona fede e la sincerità di tutte le parti in causa.
Ammesso (e non concesso) questo mi chiedo, nel caso di un credente fervente e convintissimo e sincero come possa intendere se stesso come un robot, come una macchina che non si deteriora ed è sempre uguale a se stessa; come possa non mettere in conto un’evidenza …. evidentissima e cioè che, SENZA essere necessariamente degli immaturi egoisti irresponsabile, anno dopo anno si cambia e purtroppo può capitare che ci si renda conto che la convivenza non sia più possibile.
Faccio fatica a spiegare questo concetto: come fa quindi uno ad accusare l’altro dicendo che fin dall’inizio c’era qualcosa che non andava, qualcosa di così grave da poter rendere nullo un matrimonio. Uno magari all’inizio è anche convintissimo, magari condivide dal profondo la stessa fede del/la coniuge, poi succedono tante cose, si può perderla la fede …
Ci hai capito qualcosa?
Io sempre meno 🙂

gmd85

@E.n.g.y

Faccio fatica a spiegare questo concetto: come fa quindi uno ad accusare l’altro dicendo che fin dall’inizio c’era qualcosa che non andava, qualcosa di così grave da poter rendere nullo un matrimonio. Uno magari all’inizio è anche convintissimo, magari condivide dal profondo la stessa fede del/la coniuge, poi succedono tante cose, si può perderla la fede …

Tesoro, è la religione…

Diocleziano

Sì, mia diletta, ho capito il rovello che ti turba, hai toccato un punto sensibile
della questione, ma io penso che quello che accade in seguito, non abbia molto
a che vedere con la religione: pensa a un’amante giovane per lui, o a un ‘lui’ ricco e affascinante per lei, cos’altro può rendere più insopportabile e pieno di difetti il vecchio partner? Ogni mezzo è buono.
(Non mi dilungo perché il mostro Spaghettoso mi chiama al santo sacrificio, all’ara imbandita… 😆 )

Engy

ecco, proprio così Diocleziano: quello che accade in seguito non ha niente a che vedere con la religione, dunque tutto si riduce a una specie di farsa secondo me, farsa di cui – oltretutto e questa non è che una delle tantissime forme di ipocrisia – tutte le parti in causa sono consapevoli.
Ma questo papa piace davvero troppo, ha ragione Giulianone Ferrara.
P.S. anche un risino in bianco o un buon passato di verdura ogni tanto Diocleziano, mica sempre spaghetti, la sera poi ….. 🙂

Diocleziano

Ma certamente, mai spaghetti la sera: il menù del Mostruoso comprende TUTTI i piatti dell’universo… anche gli strozzapreti. 😉

Engy

con bollito misto che comprenda rigorosamente la buonissima e gelatinosa “suora” ! 😆

francesco s.

Almeno è stato posto un limite a 3 anni, se l’annullamento avviene dopo comunque bisogna pagare gli alimenti lo stesso al coniuge in svantaggio economico. Comunque non è che sia necessariamente uno svantaggio per un ateo fassi annullare il matrimonio, dipende da chi è il coniuge svantaggiato economicamente.

Certo è che noi italiani siamo proprio bravi a inventarci queste scappatoie e confusioni legislative.

Engy

A luglio, in una giornata incandescente, ho partecipato a un matrimonio di una mia parente in chiesa, dove lo sposo era ateo e l’ha fatto presente senza problemi al prete.
Infatti la funzione è stata leggermente diversa (nel senso che, dato che lo sposo è americano, mi hanno spiegato che le formule che lui ha detto erano diverse da quelle di lei, cattolica praticante).
Allora non credo che in questo caso si potrà mai chiedere l’annullamento per ateismo DICHIARATO di uno dei due coniugi.
Vorrei capirci qualcosa, tu sai darmi qualche link informativo?

Engy

ah beh sì, si chiama rito del matrimonio misto ….e me l’hanno spiegata la cosa perchè (poverina me che non so le lingue) ovviamente lo sposo ha detto la formula in inglese.

francesco s.

Quindi si è risposta da sola. L’annullamento per motivi di fede riguarda ovviamente il matrimonio cattolico in cui entrambi i coniugi si dichiarano cattolici, non il rito misto.

G.B.

Alla Chiesa del bene della famiglia e dei figli non interessa niente, interessa solo avere il controllo dell’istituzione matrimoniale dei cattolici, o formalmente tali. Rendendo più facile lo sciolglimento del matrimonio sperano di limitare la perdita delle pecorelle.

ALESSIO DI MICHELE

Quand’ è che sentiremo difendere dai laici i concetti di libertà e responsabilità ? Ci siamo sposati, non ci amiamo più, ma perchè ti devo passare anche un solo Euro al mese ? Non ho colpa, semplicemente non andiamo più d’ accordo. SE DIMOSTRI che, per coltivare la vita matrimoniale, hai rinunciato a qualche carriera, ALLORA ti pago, ma non automaticamente. Abbiamo fatto patti pre-matrimoniali in tal senso ? Bene, anzi male, perché in Italia non si può. Tanto i figli vanno mantenuti indipendentemente dal matrimonio dei genitori anche da grandi, figurarsi, noi siamo il paese dove il suocero deve mantenere il genero ANCHE SE LA FIGLIA/MOGLIE E’ MORTA. Quanti sono i divorziati costretti a vivere in macchina ed a mangiare alla Caritas perché arrancano a pagare il mantenimento alla ex moglie, in Italia ? Tanti, troppi. E’ ovvio che, finché durerà questo stato di cose (femminismo ? pronto ? pronto ??) la Rota Romana andrà a mille. Anzi invoglierà anche molti atei a sposarsi in chiesa, semplicemente per avere un’ assicurazione-matrimonio che tuteli il loro patrimonio.

paniscus

Alessio, ma a parte gli articoli di gossip sui divorzi miliardari dei vip, ma tu dove li vedi tutti questi uomini costretti a pagare il mantenimento alla moglie? Io francamente, nella vita reale, non conosco nessuna donna separata che si faccia passare il mantenimento PER SE’. Nella vita reale anche le donne lavorano, e dopo la separazione il livello di benessere economico diminuisce inevitabilmente per tutti e due, non solo per il marito. Se poi ti riferisci al mantenimento per i figli, spero che tu non metta in dubbio che quello sia doveroso per chiunque… o vorresti che il genitore separato potesse separarsi definitivamente anche dai figli e non avere più nessun obbligo nemmeno verso di loro?

Certo, si può discutere sul perché l’affidamento prevalente dei figli finisca quasi sempre alla madre, cosa che indubbiamente le porta dei vantaggi sul mantenimento della casa, e altro.

Ma chiediamoci anche a quanti uomini la cosa, inizialmente, va benissimo così (con il maschio che se ne va di casa e torna a fare la vita libera da giovanotto single, mentre la femmina rimane a occuparsi di tutte le incombenze della vita quotidiana dei figli esattamente come faceva prima, e a barcamentarsi tra lavoro, casa, supermercato, commissioni, colloqui scolastici, accompagnamenti dei figli, pagamento della baby sitter e quant’altro, esattamente come faceva prima)… e cominciano a inveire contro l’igiustizia solo quando si accorgono che c’è da scucire più soldi di quelli che immaginavano.

Se ci fosse stato più equilibrio e più condivisione delle responsabilità familiari quando la coppia stava ancora insieme, anche gli accordi delle separazioni sarebbero meno conflittuali e meno sbilanciati.

L.

francesco s.

Purtroppo ciò che dice il Di Michele non è così lontano dalla verità, l’altra faccia delle imposizioni dei ruoli di genere: Il papà-marito “bancomat”.
Comunque la legge teoricamente direbbe che il coniuge economicamente debole debba dimostrare l’incapacità di procurarsi un lavoro tale da mantenere una situazione economica equivalente alla precedente, ma non ho notizia di quanto sia applicato in tal senso.
Quando all’idea dell’ex coniuge che si diverte a far lo scapolo, lasciamo cadere un velo pietoso, quelli sono i film di Jerry Calà mica la realtà.

francesco s.

L’amore per i figli e il senso di responsabilità nei loro confronti rimane anche dopo il divorzio. E’ sessista ritenere che l’uomo non abbia questi bisogni affettivi.

paniscus

Non ho detto che l’uomo non abbia questi bisogni affettivi.

Intendevo dire che QUELLI che ce li hanno, ‘sti famosi bisogni affettivi, tendono ad agire in maniera coerente anche quando la coppia sta ancora insieme, e non aspettano la separazione per accorgersi che “ingiustamente” ci sono delle disparità.

Nel mio personalissimo campionario di amici e conoscenti che ci sono passati, i padri separati che facevano QUOTIDIANAMENTE i padri anche prima, continuano a farlo anche dopo.

Quelli che si lamentano, di solito, sono quelli che GIA’ erano abituati a non occuparsi dei figli anche quando la coppia era ancora unita (e non dico in senso affettivo, dico proprio in senso concreto , ossia occuparsi quotidianamente delle esigenze pratiche dei figli e della casa comune), ma fino a quel momento se lo facevano andare bene, perché erano ben contenti che la moglie pensasse a tutto, sollevandoli da ogni responsabilità pratica della vita di tutti i giorni, e facesse trovare tutto pronto per tutti.

E ovviamente c’era una grossa corresponsabilità anche della donna, che si era sempre fatta andare bene la disparità di ruoli, e aveva sempre accettato, o anche incoraggiato, l’idea che il marito si occupasse solo di portare i soldi in famiglia (anche nel caso che lavorasse pure lei, che appunto è il più comune) e che non le rompesse troppo le scatole nella vita domestica.

Esistono una marea di coppie in cui la vita familiare funziona così anche quando vanno ancora d’amore e d’accordo: ossia, l’uomo che pensa solo a lavorare fuori casa, stando in famiglia il meno possibile, e che concepisce la vita familiare solo come affetto, svago e rilassamento nei momenti liberi, ma non ha la più pallida idea di come si faccia un bucato, di dove stiano i pigiami dei figli, o di quali siano gli orari dei loro impegni, perché tanto pensa a tutto la madre… e la donna che accetta di fare un lavoretto più modesto e di guadagnare meno, per occuparsi di TUTTO quello che riguarda le necessità di accudimento quotidiano (e non solo dei figli, ma anche del marito), salvo bofonchiare un po’ che “non è giusto che debba fare tutto lei” e che “purtroppo le donne sono destinate a fare il doppio lavoro mentre gli uomini no”.

Mi sembra ovvio che in coppie del genere, quando si separano, il padre finisca col vedere i figli molto meno della madre (perché era così anche prima della separazione), e finisca col dover contribuire economicamente di più della madre (perché era così anche prima della separazione). Solo che prima della separazione se lo facevano andare bene e non vedevano il problema!

L.

Sandra

Engy,
copio dall’articolo di Espresso (dati indagine Eurispes sui padri separati):
” In Italia sono 4 milioni e secondo l’Eurispes l’80 per cento di loro non riesce a vivere del proprio stipendio, tanto che 800 mila sono sotto la soglia della povertà.”

Piegarsi alla realtà dei fatti o spiegare da dove hanno tirato fuori 4 milioni (!!) di padri separati?
Il fatto da spiegare a questo punto è a che scopo abbiano gonfiato le cifre, dando l’impressione di una specie di emergenza sociale.
Il dato Istat è che “Nel 20,6% delle separazioni è previsto un assegno mensile per il coniuge (nel 98% dei casi corrisposto dal marito).” e “Nel 2008, il 24,4% degli uomini separati, divorziati o riconiugati ha versato regolarmente denaro per l’ex coniuge o per i figli, percentuale che sale al 36% se al momento della separazione erano presenti figli minori.”

http://w w w.istat.it/it/files/2011/12/StatisticaFocusSeparati-06-12-11.pdf
è che l’assegno di mantenimento viene assegnato nel 20% dei casi, e che il 75% dei padri separati non è in regola con l’assegno di mantenimento.

Maurizio

Non dimentichiamo che l’assegno per i figli è spesso abbastanza altino, eh, non è che si tratta del necessario per dar loro da mangiare, vestirli e assicurargli quello che normalmente gli verrebbe assicurato dalla famiglia. Se poi i figli sono più di uno non ci si mette nulla a esaurire lo stipendio dell’ex marito, diventando di fatto una vera e propria entrata principale per l’ex moglie sebbene ad essa non spetti un assegno per sé.
E’ chiaro che tra quegli ex mariti non in regola ce ne saranno diversi stronzissimi, ma ce ne sono anche tanti che tolto l’affitto, tolta la spesa per sé, tolte le bollette, non hanno materialmente la possibilità di dare quei 600/700 euro a figlio all’ex moglie, e diventano quindi morosi.

Engy

sì ok Sandra, come al solito avrò fornito fonti poco attendibili.
Rimane comunque la necessità di porsi il problema di questo fenomeno che comunque esiste se è vero come è vero che molti di noi, me compresa, conoscono dei casi concreti.
Ed esiste soprattutto la questione di principio, come secondo me giustamente voleva evidenziare A. Di Michele.
I dati su quel 75% di padri che non paga ce li hai? sono tutti padri crudeli o anche solo dei deficienti (e a questa ultima categoria appartengono evidentemente sia padri che madri) oppure qualcuno non ce la fara’ a pagare per diversi motivi ?

sumadart son

@Engy, @Alessio:
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Il mio contributo al discorso di matrimoni e separazioni nell`ambito della scienza dell`italiottologia applicata.
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Lor signori padri separati italioti hanno voluto queste italiottate:
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I01) Il matrimonio italiota bello popolano con parenti fino al terzo grado e banchetto con torte cremose e fare la gara con il cugino peppino a chi ha scelto il ristorante piu` buono.
I02) L`addio al celibato con gli amici di birrozzi e partite della giuventus (per lui).
I03) L`addio al nubilato con le amiche di parrucchiere e gossip e gare a chi veste pi glaoumour presso una SPA trendi_end_fescion (per lei).
I04) La cucina pagata 15.000 EUR suggerita dal cognato interior-designer che piace tanto alla suoCCera.
I05) Il salone con teleschermo al super-plasma da 50pollici pagato 20.000 EUR dal cugino del suoCCero.
I06) I debiti alla finanziaria pago_ben_tante_rat per I01..I05.
… ma soprattutto …
I07) Il figlio/a/i/e fatti perche` un bambino salva il matrimonio e rende unita la famiglia e poi le suoCCere erano cosi` contente il giorno delle nozze.
—–
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Ed ora poi quando lei o lui (quasi mai la separazione e` consensuale e decisa come un modulo di constatazione amichevole) vuole di nuovo sentirsi di nuovo giovine e tiiiin_eigiers e riprendere a conoscere e socializzare avviene la separazione.
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E quindi cari padri separati italioti non lamentatevi perche` la legge italiota dice che bisogna dare lo stipendio al coniuge piu` debole. Tutte le fanciulle di europa dell`est che ho conosciuto erano stupite di questo fatto.
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La tipica frase che mi sono sentito dire:
“in Romania se ci sono figli allora si paga per il mantenimento altrimenti si e` grandi e si lavora ci si tira su le maniche…e io mica sono prostituta che mi faccio mantenere dal marito…almeno lo faccio veramente e 500 EUR li tiro su al giorno non al mese e sarei più onesta con me stessa”.
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Semmai dovessi unirmi ad una donna per avere una famiglia ZERO matrimonio e scrittura privata (prima di convivenza) sul mantenimento di eventuali figli:
“Le spese si equiripartiscono in modo chiaro e proporzionale al reddito (io guadagno 300 e tu guadagni 200 quindi io contribuisco alle spese per il 60%) ed alle risorse di utilizzo (spese alimentari suddivise equamente tra mogli e figli)”.
Principi base di contabilita` ed equita` anche giuridica senza tante italiottate che premiano la donna italiota che rimane a casa si fa bella con le amiche e i soldini del marito dando ai figli qualche briciola.
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N.B.: Io sto parlando di matrimonio e separazione tra italioti non faccio un caso generale. Ma quanto scritto riprende storie reali sentite da conoscenti diretti.
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firmato: sumadart son
(colui che vede nelle sue sfere magiche il passato, presente e futuro dell`italietta degli italioti e continua a vedere sempre tanti italioti felici e gaudenti)
……ma anche……
(colui che piu` riflette sulla teologia passata, presente e futura delle religioni del popolino e continua a vedere sempre piu` incoerenze e illogicita`)

francesco s.

I 4 mil non so da dove escano, potrebbe essere un dato cumulato (?), ma so per certo che nel 2009 erano 1.5 mil (essendo 3 mil coloro che avevano sperimentato una separazione) e il dato del 75% di morosità mi pare compatibile con quello dell’80% di difficoltà economiche del rapporto Eurispes 2011 cui credo attinga l’articolo sull’Espresso.

Cfr. Eurispes (2011), Rapporto Italia 2011, “Scheda 54”, p. 123

paniscus

Non dimentichiamo che l’assegno per i figli è spesso abbastanza altino, eh, non è che si tratta del necessario per dar loro da mangiare, vestirli e assicurargli quello che normalmente gli verrebbe assicurato dalla famiglia.
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Scusa, ma tu credi che questo sia un problema specifico che arriva solo dopo la separazione? Non pensi che normalmente quello che si spende per mantenere i figli sia ugualmente “abbastanza altino”, anche se la coppia è ancora unita?

Tu ragioni come se il padre separato non facesse più parte della famiglia, e rappresentasse solo un contribuente esterno che paga qualcosa “in più” rispetto a quello che normalmente arriva dalla famiglia stessa.

Il che è verissimo per la ex moglie, ma non certo per i figli.

I genitori separati hanno GLI STESSI obblighi verso i figli che avevano prima della separazione, non è che uno faccia ancora parte della famiglia e l’altro no!

L.

Maurizio

Non c’è paragone tra l’incidenza di un figlio sul bilancio di una famiglia e quella sul bilancio di un ex marito, io ho visto cifre allucinanti per gli assegni ai figli stabilite in sede di separazione. Poi il bello è che sono allucinanti anche le differenze tra un matrimonio naufragato e un altro, perché la valutazione è abbastanza arbitraria e dipende da come si è alzato la mattina il giudice, per cui si va da sentenze tutto sommato ragionevoli ad altre che non si capisce come siano state concepite.
Il padre non affidatario di fatto non fa parte della famiglia, non sono io a sostenerlo, è un dato abbastanza oggettivo. Laddove si vuole mantenere una situazione dignitosa, e allo stesso tempo si vuole fare in modo che la tensione tra gli ex coniugi non si elevi a livelli pericolosi, magari per colpa del giudice di cui sopra, secondo me l’unica via possibile è l’affidamento condiviso. Il problema è che padre e madre devono essere concordi, e quando i figli vengono visti come potenziale fonte economica non può esserci concordia.

Engy

Paniscus,
forse trascuri un piccolissimo particolare: alcuni (o molti non so) padri, nel momento in cui si separano e per motivi che ora tralascio ma che conosciamo un po’ tutti, devono lasciare ad esempio la casa all’ex moglie, e non tutti – evidentemente – ce la fanno a sostenere le spese di un affitto, tant’è che alcuni (o molti non so, io ne conosco un paio), tornano loro malgrado in casa dei genitori; ovviamente ci sarà anche chi i genitori non li ha più …
Quindi, visto che (inevitabilmente forse) l’assegno di mantenimento è sempre stimato piuttosto alto, visti i costi degli affitti, non si fa fatica a credere a questo fenomeno.
L’obiezione (ad esempio di Sandra, ma non solo sua) un po’ sufficiente del si vuol far credere che sia un’emergenza non la capisco, mi sembra il solito atteggiamento ideologico di chi vuol negare una cosa: non è un’emergenza? bene, esistono però tanti uomini/padri separati che campano male, sì o no?

Engy

l’avevo capito subito @sumadart son: a te non la si fa, sei furrrrbo te 🙂

Sandra

Engy,
io ho letto il rapporto dell’Istat. Lo ritengo più credibile di quello con l’incredibile cifra di quattro milioni di padri separati, per un totale di 8 milioni di italiani: non ti era sembrato strano?

Prendendo per buono il numero di 1.5 di padri separati, di cui il 20% deve pagare gli alimenti. Dice poi che il 13% degli ex è in difficoltà col pagamento di bollette (contro il 20% delle ex), ma non che siano tutti quelli che devono pagare gli alimenti: l’unico dato è che il 46% delle ex fa causa per avere denaro non corrisposto. Ma non è detto che tutti i 13% dei “poveri” siano anche quelli del 20% degli “ex che pagano”, e del 46% degli “ex che non pagano”.
Sempre il rapporto Istat dice che sono più le ex-mogli (a cui viene assegnata la casa nel 40% dei casi) a far ritorno a casa dei genitori rispetto agli ex-mariti (a cui viene assegnata nel 34%). E soprattutto che sono a rischio povertà il 24% delle ex rispetto al 15% degli ex.
Allora, nessuno nega che ci siano ex-mariti che campano male, ma questo non lo implica per tutti gli ex-mariti. Soprattutto quando si parla di emergenza, è importante parlare di cifre, e quindi quanti sono gli ex-mariti in condizioni di povertà dovuta al mantenimento? Al di là del singolo caso, perché allora ce ne sono anche dall’altra parte.

Engy

ce ne sono dall’una e dall’altra parte infatti @Sandra; ma questo, concludendo, cosa significa?
Senz’altro NON che abbia più importanza il disagio di una ex moglie (o, dall’altro versante che pure esiste, di un ex marito), sei troppo intelligente per rimanere attaccata a un’idea simile, e lo dico in tutta serietà e sincerità.
Sono più le ex mogli in difficoltà?
Bene, anzi male.
Alla fine della fiera comunque, fatti tutti i ragionamenti e le “dietrologie” del caso, viste tutte le statistiche più o meno attendibili e non manipolate, ritorno sempre alla semplice questione di principio e di equità posta da A. Di Michele, col quale continuo a concordare (finchè eventualmente non mi si convinca diversamente).

francesco s.

Però il rapporto dell’eurispes dice proprio 80% dei padri separati ha difficoltà economiche. Boh L’Istat mette tanti dati, ma forse il più utile ovvero la variazione patrimoniale disponibile no. A ri-Boh.

paniscus

Ok, abbiamo capito che esistono dei padri separati in difficoltà (e anche madri).

Ma quale sarebbe l’alternativa?

Stabilire che i padri separati NON DEVONO più essere obbligati a mantenere i figli (cioè, che il figlio debba venire a perdere il diritto di essere mantenuto da entrambi i genitori, solo perché questi non stanno più insieme)?

Quanto a chi dice che “ci vorrebbe l’affidamento condiviso”… beh, l’affidamento codiviso c’è già, è una legge dello stato, che viene applicata in automatico in TUTTI i casi, a meno che non ci siano problemi comportamentali gravissimi o totale incapacità da parte di uno dei due. Non è che i due scelgono se vogliono fare l’affidamento condiviso o no…

Ma anche in quel caso, cosa cambia? Quello dei due genitori che guadagna di più deve contribuire di più, come sempre…
L.

gmd85

@A. Di Michele

Anzi invoglierà anche molti atei a sposarsi in chiesa, semplicemente per avere un’ assicurazione-matrimonio che tuteli il loro patrimonio.

Ma che stupidaggine. Mai sentito parlare di separazione dei beni? Il “problema” è quando ci sono minori di mezzo. La casa si perde per quello, anche in regime di separazione dei beni. Ciò detto, si annulla anche il matrimonio civile. A monte, c’è una normativa ormai inadatta e permeata dalla convinzione che il matrimonio sia un vincolo sacro e via dicendo e applicata, secondo me, ad c.azzium da giudici che si fanno prendere da questa convinzione. Non sarebbe male avere dei tariffari per gli assegni mensili. Tanto più se il coniuge affidatario lavora tranquillamente.

Maurizio

La casa si perde per quello, anche in regime di separazione dei beni.

In realtà non se ne perde la proprietà ma “solo” l’usufrutto, e comunque temporaneamente.

Tanto più se il coniuge affidatario lavora tranquillamente.

Il problema è quando lavora in nero, e io ho visto anche ex mogli alla ricerca di lavori rigorosamente in nero proprio per non rischiare la svalutazione dell’assegno mensile dall’ex marito. Penso siano una minoranza, fortunatamente, ma ci sono.

Admin

Nemmeno troppo dentro direi, visto che sta diventando una discussione incentrata unicamente sulle difficoltà economiche dei divorziati e non più, come da news, sul divorzio breve in salsa cattolica.

paniscus

Se ci sono figli di mezzo, il problema di come dividersi le risorse comuni, e la necessità di ricorrere ad accordi ufficiali, sorgerebbe ugualmente, anche se i genitori non si fossero mai sposati. Anche le coppie che si separano dopo una libera convivenza, se hanno figli, devono ricorrere al tribunale dei minori per stabilire le condizioni di affidamento, la suddivisione dei tempi per l’uno e per l’altro, gli orari, e gli impegni economici. Certo che se i due sono abbastanza civili riescono a mettersi d’accordo da soli, e il resto è solo un pro forma, ma questo varrebbe esattamente allo stesso modo per gli sposati e per i conviventi…

Admin

Vedo che gli inviti non servono a molto, quindi da questo momento qualsiasi post sull’argomento economico verrà inesorabilmente rimosso.

sumadart son

Pero` il nostro amicone papoccione francesco primo non ha abolito il discorso del niente sesso prima del matrimonio.
Quindi (i cattolici che passano da queste parti chiedo loro una risposta chiara) per chi consuma il sesso (eterosessuale si intende) prima del matrimonio o al di fuori del matrimonio ci sono ancora il fuoco e le fiamme del dolore eterno per il peccato di lussuria ?
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firmato: sumadart son
(colui che vede nelle sue sfere magiche il passato, presente e futuro dell`italietta degli italioti e continua a vedere sempre tanti italioti felici e gaudenti)
……ma anche……
(colui che piu` riflette sulla teologia passata, presente e futura delle religioni del popolino e continua a vedere sempre piu` incoerenze e illogicita`)

parolaio

Hai la classica visione del peccato come disobbedienza ad una regolina più o meno impossibile da seguire.
Non fare l’italiota, aggiornati oppure, se l’argomento non ti interessa, stai zitto.

sumadart son

@parolaio:
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Questa visione del “peccato” e` quella che ho sempre sentito da cattolici piu` o meno frequentanti al chiesa e/o parenti di secondo grado (e` peccato…gesu` bambino si arrabbia).
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Inoltre io mi sono rivolto a voi cattolici frequentanti il forum in modo “provocatorio” ma cortese. Il tuo “arrogante” informati (almeno dimmi se per informarmi devo iscrivermi a teologia oppure un link di spiegazioni) denota ancora una volta l`arroganza intellettuale di voi cattolici detentrici della verita` assoluta e rivelata cui noi tutti dobbiamo allinearci.
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La domanda richiedeva una risposta precisa SI oppure NO con eventuale spiegazione e non un “pistolotto” da vescovo di campagna.
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Allora ci si aggiorna sulle cose che interessano E servono a migliorare la vita vera e reale…altrimenti con questo tuo principio: “informati e non fare l`italiota” semmai dovessi chiedere ad un tifoso (italiota e cattolico) della giuventus:
“ma quante coppe dei campioni avete vinto ?”.
Lui mi risponderebbe in modo entusiasta e convincente elencando tutti i trionfi in modo da farmi coinvolgere anche a me nella sua fede verso la squadra della giuventus…invece se fosse un arrogante sostenitore della sua fede (come tu lo sei di quella della CCAR) E se mi rispondesse come hai fatto tu: “non fare l`italiota…informati”…pensi che io potrei mai abbracciare la sua fede mistica verso la giuventus ?
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firmato: sumadart son
(colui che vede nelle sue sfere magiche il passato, presente e futuro dell`italietta degli italioti e continua a vedere sempre tanti italioti felici e gaudenti)
……ma anche……
(colui che piu` riflette sulla teologia passata, presente e futura delle religioni del popolino e continua a vedere sempre piu` incoerenze e illogicita`)
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P.S.: Grazie di questo tuo post “arrabbiato” che aumenta (di poco sia ben chiaro) il mio punteggio di felicita` interiore.
Lo ottengo facendo arrabbiare gli italioti cattolici (non e` che dandomi dell`italiota…un po` come quelli che attribuiscono la parola frocio a destra ed a manca…non sei tu un italiota represso ?) evidenziando con estrema logicita` le incoerenze della religione ed anche divertendomi con quelli del clan dei McMugugnants.
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P.P.S.S.: Si torna a lavorare e poi buon fine settimana…se avro` modo di passare di qui rispondero` altrimenti saluti e buona messa pentecostale con la transuntentuntantizione…si insomma quella roba li dove si dovrebbe consumare un cannibalismo “spirituale” ma fisico al tempo stesso.

Stefano™

@ sumadart son

Non ti preoccupare, è la classica difesa da strapazzo di concetti da strapazzo. Se chiedi quale sarebbe l’alternativa più “evoluta” o non te la forniscono o è uno strapazzo alternativo.
Del resto è successo con tutti i loro (s)concetti: quando non sono più sostenibili nella versione originale se ne dà una versione più “politicamente corretta” ma inevitabilmente epistemologicamente scorretta.
I principi da cui derivano sono quelli….

mafalda

Leggo sul Corriere: “in caso di matrimonio non consumato la dispensa può essere ottenuta senza processo”. Mi pare invece che nel caso uno pesti il coniuge, ci vogliano approfondimenti, magari è un problema passeggero… A parte che non capisco come fanno a stabilire che il matrimonio non è stato consumato, sembra che questo sia il caso più grave, a dimostrazione che hanno un’attenzione particolare, anzi morbosa, per la vita sessuale delle persone.

paniscus

per mafalda: per ottenere la dichiarazione di nullità non c’è affatto bisogno che il matrimonio non sia stato consumato.

Quella è solo una delle tante possibili cause di nullità, che ovviamente adesso è una delle MENO frequenti, ma ce ne sono infinite altre.

Basta andare a dichiarare che quando ci si è sposati “non si era veramente capito a fondo” il significato dell’impegno preso, o che non si credeva seriamente nel significato dell’indissolubilità (al quale non crede NESSUNO), o che si era deciso in partenza di non volere figli (che ovviamente non è dimostrabile da un punto di vista teorico, basta che il matrimonio sia andato in crisi per altri motivi quando -per fortuna- non si sono ancora avuti), e l’annullamento è facilissimo.

Che motivo ci sarebbe di andarsi a inventare una scusa così bislacca e poco credibile come quella del matrimonio non consumato, se ce ne sono tante altre molto più semplici?

L.

Gianluca

paniscus

” o che si era deciso in partenza di non volere figli (che ovviamente non è dimostrabile da un punto di vista teorico, basta che il matrimonio sia andato in crisi per altri motivi quando -per fortuna- non si sono ancora avuti), e l’annullamento è facilissimo. ”

Quindi a una donna di 70 anni dovrebbe automaticamente essere negato il matrimonio in chiesa, dato che figli non può averne…

mafalda

Paniscus, difatti è una scusa risibile, ma a quanto pare, per i preti è uno dei motivi più seri di annullamento.

francesco s.

Comunque il motivo di mancata consumazione è tenuto in conto anche dall’ordinamento italiano, anzi si va oltre e più in generale al rifiuto di rapporti sessuali e comporta addebito per la separazione. Ciò ha gli stessi effetti dell’annullamento della sacra rota. Quindi non è che in generale sia risibile. Ciò che è risibile è che si possa disfarre a piacimento ciò che secondo la propria dottrina ha unito Dio.

paniscus

Paniscus, difatti è una scusa risibile, ma a quanto pare, per i preti è uno dei motivi più seri di annullamento.
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Forse lo era nel passato, quando esisteva ancora qualcuno che rimaneva casto fino al matrimonio, e quindi eventualmente la sposa poteva dimostrare con certificati medici di essere ancora vergine.

Siccome adesso non c’è più nessuno che si sposa senza aver ampiamente consumato molto prima, quella motivazione è completamente in disuso. Perché andare a raccontare particolari della vita privata così imbarazzanti (che siano veri o falsi, non importa), se è diventato molto più facile ottenere lo stesso risultato con una scusa molto più vaga e soggettiva che non c’è bisogno di dimostrare materialmente?

L.

paniscus

Leggo sul Corriere: “in caso di matrimonio non consumato la dispensa può essere ottenuta senza processo”. Mi pare invece che nel caso uno pesti il coniuge, ci vogliano approfondimenti, magari è un problema passeggero…
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Le cause di nullità possono intervenire solo su eventuali “difetti di forma” che avrebbero reso il matrimonio non valido fin dall’inizio, non su colpe o cause che hanno mandato in crisi il matrimonio DOPO. Se uno pesta il coniuge, ma originariamente il matrimonio era valido, si fa una richiesta di separazione e divorzio civile con addebito di colpa, e possibilmente anche una bella denuncia penale, ma l’annullamento non c’entra niente. In questo ambito, non vedo che cosa ci sia di incoerente rispetto a prima, è sempre stato così.

L.

paniscus

E comunque, anche se questa è una cosa che non sa quasi nessuno, esiste la procedura di nullità anche in ambito CIVILE, che è cosa completamente diversa dal divorzio. Ossia, il divorzio interrompe il legame matrimoniale ma prende atto che prima esisteva, con tutte le conseguenze valide… mentre l’annullamento rende invalido il matrimonio come se non ci fosse mai stato, se si dimostra che è stato celebrato in maniera irrregolare fin dall’inizio. E questo, appunto, è sempre esistito anche anche per i matrimoni civili, certo le motivazioni di nullità civile possono essere diverse da quelle religiose, ma comunque quelle fondamentali sono sempre le stesse (ad esempio, la mancanza di libera volontà di uno dei due, il consenso ottenuto con pressioni, inganno o falsificazione, o l’intenzione deliberata iniziale di non rispettare gli obblighi previsti).

Per quale motivo nessuno lo conosce e nessuno ci pensa mai?

Maurizio

Magari perché convincere un Tribunale della Repubblica che il proprio matrimonio è frutto di pressioni esterne non è altrettanto facile quanto convincere la Rota che forse non si era valutato bene il matrimonio.

Frank

Le avventure di un papa umile.

Negozio di ottica.
Papa ufficiale: E me raccomando solo le lenti porque non voglio spendere troppo dinero…..
Folla delirante all’uscita: Viva papa Francesco!!! Viva papa Francesco!!! Sei un grande!!!
Una settimana dopo in un altro negozio di ottica.
Papa ufficiale: E me raccomando solo la montatura porque non voglio spendere troppo dinero…..
Folla delirante all’uscita: Viva papa Francesco!!! Viva papa Francesco!!! Sei ancora più grande!!!
Segretario: Ma scusi ma in questo modo alla fine…. non si è rifatto totalmente gli occhiali nuovi?
Papa ufficiale: Ssssst… stai zitto che se no lo entiendono che li piglio por el culo…

Angelo

Qui in inghilterra da Tesco con 150 sterline si prendono due paia di occhiali lenti comprese. Bifocali e lente ultrasottile si paga a parte (15 per lente per l’ultrasottile il bifocale non so). Mi sembra che questo papa sta a fare gli affari di Maria Calzetta

Diocleziano

L’importante era farsi notare e agitare i rospi del pantano.
Il Banale in vena di ”pagare il dovuto” potrebbe cominciare con la bolletta dell’acqua del comune di Roma.

stefano

il potere suggestivo e manipolatore delle tv e dei media in mano ad un solo Vate può tutto, anche far credere ad un popolo di etero diretti come quello itaGliano di godere di una smisurata libertà assolutamente inesistente nel mondo reale 🙁

Tiziana

il problema principale è che di qualsiasi cosa parli il papa per i tg italiani – in testa quelli rai – sono cose epocali.
La maggioranza di queste cose epocali sono questioni che la maggioranza dell’occidente ha digerito da tempo, ad esempio il rispetto dei bambini e delel donne.
Comunque ho messo questo articolo sul mio blogghino e ringrazio Carcano per averlo scritto

francesco s.

Peccato che ‘ste battaglie le debba portare avanti certa destra. Mi ha fatto ribrezzo quando vidi pubblicato un articolo sulla versione on line de Il Manifesto contro l’affido condiviso. Miopia politica. Da allora non lo leggo più e può andare al diavolo.

paniscus

E comunque, faccio presente una cosa: “affido condiviso” NON VUOL DIRE che ognuno dei due genitori deve tenere il bambino esattamente per il 50% spaccato del tempo, o che debba dimostrare di aver contribuito esattamente al 50% al suo mantenimento economico. Affido condiviso significa che entrambi i genitori hanno uguali responsabilità per tutto quello che riguarda la gestione del figlio, e che nessuno dei due può prendere da solo una decisione importante riguardante il figlio senza il consenso dell’altro. Ma anche in caso di affidamento condiviso, può benissimo esserci una collocazione prevalente del minore in casa di uno piuttosto che dell’altro (anzi, è fortemente consigliato che il minore abbia una sua residenza abituale principale, e che non sia sballottato qua e là tutti i giorni o tutte le settimane per far quadrare gli orari di suddivisione dei genitori), e quindi il problema di quale dei due possa continuare a stare nella casa originaria si pone sempre…

francesco s.

La sentenza del Cedu del 2013 condannò l’italia proprio perché l’istituto dell’affido condiviso era disatteso a livello sostanziale, formali affidi condivisi e sostanziali esclusivi. La sentenza del Cedu condannava l’italia proprio sulla sostanza dei provvedimenti che non garantivano un’adeguata tutela dell’ex-coniuge non convivente nell’esercizio di una normale frequentazione del figlio. Ora non sarà esattamente il 50%, ma in un normale rapporto ci si aspetterebbe un’eguale frequentazione dei figli, e questo si può fare anche se c’è una casa di collocazione prevalente. Questo serve ad evitare che un ex coniuge per ripicca personale alieni la figura dell’altro genitore. “Misure automatiche e stereotipate”, ossia tradotto “burocrazia e sessismo”, così diceva la corte che condannava la giustizia italiana. E queste cose le li lascia portare avanti alla Lega Nord: la morte della Sinistra italiana (femminismo incluso).

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