Convegno delle Nazioni Unite sulla violenza religiosa: l’impegno dell’Uaar

«La sfida importante è quella di combattere i discorsi d’odio e i possibili conseguenti crimini commessi in nome della religione tutelando, e dove è necessario rafforzando, il diritto alla libera espressione del pensiero. Come Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti riteniamo che questo processo debba avvenire da un lato riconoscendo i diritti alle singole persone e non alle loro comunità di appartenenza, dall’altro sottolineando la dimensione individuale della fede rispetto alla questione culturale-identitaria. Infine, ma non meno importante, attraverso il rafforzamento della laicità, da intendersi anche come spazio neutro dove l'”altro” non spaventa e non viene demonizzato ma è attore alla pari del confronto con gli stessi diritti umani fondamentali».

È questo il nocciolo del discorso tenuto dalla responsabile iniziative legali dell’Uaar, Adele Orioli, nel corso del Meeting sul ruolo dei leader religiosi nella prevenzione della violenza, organizzato dall’Ufficio delle Nazioni Unite per la prevenzione dei genocidi in collaborazione con il governo italiano, in corso oggi e domani a Treviso.

L’iniziativa nasce dall’escalation di tensione fra gruppi religiosi registrata in diverse regioni del mondo e fa seguito a un analogo forum organizzato nell’aprile scorso al termine del quale sono stati approvati un piano d’azione e una dichiarazione di principi che saranno discussi nel corso di cinque incontri, di cui quello di Treviso è il primo, e che serviranno da base per sviluppare una strategia regionale di prevenzione della violenza su base religiosa.

«Abbiamo accolto con gioia questo invito che ci riconosce come validi interlocutori in materia di prevenzione all’incitamento della violenza: ne siamo veramente contenti anche perché è per noi conferma del lavoro che stiamo facendo», ha commentato a margine del Convegno Adele Orioli. «Inoltre abbiamo avuto occasione di portare all’attenzione internazionale non solo la situazione degli atei nel mondo, con il Rapporto Freedom of Thought, ma anche la peculiarità italiana dove forte è lo iato tra la legislazione, comunque non perfetta, e la situazione reale del Paese che da questo punto di vista fa decisamente acqua da tutte le parti».

Comunicato stampa Uaar

13 commenti

Tiziana

Avrei tanto gradito che l’uaar avesse assegnato il premio Brian al fil di Amos Gitai gli ultimi giorni di Rabin dove si racconta di gruppi di ortodossi spalleggiati dalla destra che coprirono il complotto ai danni del primo ministro. La politica isterica del primo ministro israeliano purtroppo è cosa nota e per me che amo quel paese è un dolore continuo. Vi invito comunque a vedere quel film (un pò lunghetto ma non noioso). su cosa può l’integralismo religioso a braccetto con la politica.

Paul Manoni

Beh Tiziana, il Premio Brian di quest’anno è stato assegnato al film sul gigantesco scandalo dei preti cattolici pedifili negli USA.
Direi che diversamente dagli altri anni, quest’anno c’era un bel imbarazzo nella scelta per l’assegnazione, va. 😉

Tiziana

@Manoni

non era una critica alla giuria e il film premiato è tra quelli che vedrò appena possibile. Questo di Gitai mi è sembrato interessante per il tema, e soprattutto entrambi i film sonno inchieste giornalistiche di un giornalismo che in Italia non esiste.

RobertoV

Netanyahu che era tra i promotori delle accuse contro Rabin e del clima di violenza, ci ha guadagnato dalla sua morte.
Ho letto cose terribili su questi ultraortodossi, a dimostrazione che anche la democrazia e maggior sviluppo non garantiscono contro i fondamentalismi. Penso che il film sarà interessante. Certo che anche l’altro sullo scandalo pedofilia negli USA dovrebbe essere interessante: importante che non vada dimenticato.

stefano

le N.U hanno una bella faccia di …. tra di loro figurano l’Arabia Saudita dove gay e oppositori vengono decapitati legalemente, Israele su cui stendo un bel velo pietoso e il vaticano per il quale è meglio tapparsi il naso, e questi sono solo tre esempi, se ne potrebbero fare molti altri.

giovanni da livorno

Io ho l’impressione che l’amministratore di questo blog ce l’abbia con me. GdL

Admin

Per questa volta chiarisco: su questo blog ci sono filtri preimpostati e filtri automatici, basati su dizionario e antispam. È possibilissimo che un messaggio finisca nella coda di moderazione perché presenta caratteristiche tali da essere bloccato dai filtri automatici, e in tal caso occorre semplicemente aspettare che io esamini la coda. Ma ho anche una vita privata, non pensate che io stia qui h24.

Poi ci sono dei commentatori in moderazione permanente, ma sia chiara una cosa: questo argomento non è affatto oggetto di discussione, l’unico oggetto di discussione è rappresentato dal post in cima alla pagina, quindi non uscite fuori con commenti su questo e non commentate nemmeno questo mio post, perché se non siete già in moderazione ci finirete di certo.

Buon proseguimento.
Admin

giovanni da livorno

Sinceramente credo che appelli come quello di cui sopra, còntino come il 2 di coppe (quando la briscola è a bastoni, naturalmente) in sede ONU.

Basta pensare a questo: chi “pesa” di più presso l’ONU? I paesi arabi produttori di petrolio (col vaticano, per aggiunta) o le organizzazione laiche e libertarie come l’UAAR?

Saluti. GdL

“L’uomo d’azione è l’unica persona che abbia più illusioni del sognatore”.
(O. Wilde)

RobertoV

Non sarei così negativo sull’ONU. E’ comunque una vetrina internazionale, un punto d’incontro. Quale sarebbe l’alternativa?
Non è colpa dell’ONU se al mondo vi sono più stati antidemocratici che democratici.

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