Il gusto neutro della scuola (pubblica)

Apprendiamo dai media principali di un’interessante sentenza mirante a risolvere il conflitto di genitori separati in ordine al tipo di scuola, se privata o pubblica, alla quale iscrivere uno dei due figli dell’ex coppia. Ha vinto quella pubblica.

Le cose stanno, ovviamente, in maniera un po’ più articolata rispetto a quello che viene riportato nelle news, come conferma una scorsa alla sentenza nella sua interezza. Vi si legge che la scuola primaria in lingua inglese frequentata dalla piccola, nonostante i “consistenti esborsi annuali”, fornisse secondo il padre “una preparazione scolastica nel complesso inferiore a quella garantita dalla scuola italiana, così da presentare la minore vistose lacune rispetto ai suoi coetanei”. Insomma, pare non basti chiamarla school o meglio ancora college, per garantire un buon livello didattico.

Per di più, la bambina avrebbe dovuto affrontare un esame di ammissione per le scuole medie non dopo il consueto ciclo di cinque anni, ma secondo quello “internazionale” di sei. Con un anno di ritardo, insomma, rispetto a tutti i suoi coetanei, a meno di non predisporre, come in effetti fatto, un insegnante privato per una sorta di precoce “due anni in uno”. Se quello in più sia un anno necessario a colmare almeno parzialmente il gap con il ciclo di studi italico non è dato sapere, ma viene il sospetto.

A ogni modo, nonostante la madre della bambina non si opponga in toto a questa ricostruzione, insiste nel puntare il dito sul “risparmio” come unica reale motivazione dell’ex coniuge nel non voler confermare la scelta per “quell’istituto di respiro internazionale”. Sulla base di queste considerazioni il tribunale, obbligato non a individuare il genitore capace di scelte più convenienti per il minore, ma a decidere esso stesso, ha imposto l’iscrizione alla scuola media inferiore statale competente per domicilio.

Alcune delle motivazioni addotte dalla corte sono certamente riferite al caso specifico e all’internazionalità della scuola del contendere. Frequentarvi anche le medie avrebbe infatti significato “condizionare pressoché totalmente” anche il cursus studiorum successivo, impedendo alla bambina di inserirsi “con parità di dotazione culturale e preparazione” in un qualsivoglia liceo Italiano. E poiché italiana è la minore, come i suoi genitori, in Italia è residente e non c’è alcuna previsione di trasferimento all’estero, non è invocabile alcuna eccezione al principio che vede la potestà giurisprudenziale indirizzarsi verso la scuola pubblica.

Eccezioni che, come argomenta il tribunale, potrebbero far preferire un istituto privato solo in caso di interessi superiori del minore. O per meglio dire, controindicazioni specifiche. Insite difficoltà di apprendimento e/o particolari difficoltà di inserimento con i coetanei, ad esempio. Ma anche esigenze di “studi in sintonia con la dotazione culturale o l’estrazione nazionale dei genitori”. Devono esservi quindi elementi precisi che evidenzino un concreto interesse del soggetto-studente, mentre non è non solo sufficiente ma nemmeno riconoscibile tout court un generico diritto a un istituto privato “ per certi versi prestigioso”.

E quindi, in mancanza di queste specifiche eccentricità dalla norma, “la decisione dell’ufficio giudiziario non può che essere a favore dell’istruzione pubblica”, come “espressione primaria e diretta del sistema nazionale” e “esplicazione principale del diritto costituzionale di istruzione”. Quel diritto sancito all’art. 33 II comma che prevede scuole pubbliche per ogni ordine e grado, e sempre più messo in pericolo dalla disinvolta elusione del comma successivo dello stesso articolo, quello che rende possibili istituti privati “senza alcun onere per lo stato”.

Ma torniamo a Milano e alla bambina dall’educazione contesa. Continua il tribunale infatti nel sostenere come la decisione per la scuola pubblica sia di fatto una scelta “neutra”, scelta cioè che “non rischia di orientare il minore verso determinate scelte educative”, come invece avverrebbe in istituti privati, paritari o meno che siano, specie se di stampo confessionale.

Ecco, neutra. Come dovrebbe infatti essere la scuola pubblica, la scuola di tutti e per tutti. Forse, invece del bel simbolo passivo di laicità che è il crocifisso, nelle aule si potrebbero appendere stralci di questa sentenza. Forse, come luogo neutro, dovrebbe essere messo al riparo da messe, benedizioni, visite parrocchiali e vescovili. Al riparo insomma da scelte educative che di tutti non sono affatto, ma appartengono ad una confessione specifica. E forse quindi anche dalla stessa incongruente presenza dell’insegnamento della religione cattolica, così spesso per nulla facoltativo come legge (concordato) vorrebbe, ma di fatto imposta.

E chissà cosa ne pensano, al Miur , di questa sentenza. Chissà cosa ne pensa il ministro Giannini. La stessa che invece parrebbe voler conferire alle scuole private una pari identica (quando tra le righe non addirittura superiore) funzione educativa con conseguente assoluta necessità di sostegno economico.

Per il momento, prendiamo semplicemente atto di come il buon senso e quella che dovrebbe essere l’ovvietà, e cioè il favor della giurisdizione pubblica per l’altrettanto pubblica scuola, facciano notizia e scalpore. Come quasi non si sia più abituati a considerare la neutralità come il luogo, fisico e metafisico, che rende possibile l’uguaglianza e il pari rispetto di tutti i cittadini da parte delle istituzioni che dovrebbero, in pari misura, garantire e tutelare. Proprio tutti. Come quasi sia obbligatorio, anche in territorio comune, contrassegnare chiunque, volente o nolente, con il glutammato di un’identità specifica da sovrapporre e, soprattutto, da imporre a forza.

Chi scrive sogna uno stato a ph 5.5.

Adele Orioli

Articolo pubblicato sul blog di MicroMega il 4 aprile 2016.

40 commenti

Francesco S.

Un piccolo appunto per Orioli, la neutralità in chimica è pH 7; 5,5 è il pH naturale della pelle che è leggermente acido.

ΔΙΩRAMA

Una laicità leggermente acida come quella francese del 1905.
Da chimico, ammetto la mia ignoranza per il passaggio sul glutammato. Qualcuno me lo spiega?

Diocleziano

Forse per quel tocco di sapore in più del dado knor… 🙂

dissection

Il glutammato stimola il gusto umami. Cosa c’entra con il resto, non saprei…

Diocleziano

dissection,
è una metafora, come dire ‘in salsa cattolica’. Coriggetemi se sbaglio.

(Chi o cosa è ‘umami’?)

dissection

@ mitico Emperor: umami è il quinto gusto fondamentale, insieme a dolce salato acido amaro.
Quanto all’uso nella frase, non so; al momento sono molto distratto (gradevole compagnia).

Engy

da morire dal ridere (e dal piangere) la neutralità, a scuola poi!
Al netto degli aspetti collegati alla religione, mi piacerebbe proprio sapere dagli insegnanti qui riuniti se il loro sforzo educativo è orientato verso un concetto (molto vago peraltro e per me terrificante) di neutralità e, se sì, come riescono a metterlo in pratica.
Ad esempio: quando un insegnante cerca di trasmettere il valore della solidarietà, magari a dei bambini, ai quali cerca di insegnare il rispetto per i più deboli e svantaggiati e il piacere del reciproco aiuto, quell’insegnante è neutrale? Se no, è un cattivo insegnante ????
Ma sei proprio fuori logica e fuori da un qualsiasi tempo, cara Orioli!
E una volta tolti crocifissi e ora di religione, la scuola pubblica diventerebbe (finalmente per la Orioli) una scuola neutra???

Francesco S.

Cercare di essere neutrali, più neutrali (come riconosce il tribunale) credo sia uno sforzo di tutti gli insegnati. E’ chiaro che in assoluto è impossibile, ma sempre meglio di cercare la faziosità. Senza crocifisso la scuola sarà sicuramente più inclusiva. Pensa te, a me pare terribile una scuola faziosa e dogmatica.

Tiziana

Francesco s.

Neutro, quindi senza nessuna esigenza scientifica dell insegnamento di storia delle religioni o storia del libero pensiero o storia dell ateismo

Francesco S.

Tiziana quello è da vedere. le esigenze scientifiche e pedagogiche le lascio agli esperti.

dissection

@Engy: a me sembra che proponi la fallacia logica della falsa scelta. In mancanza di altri dati/argomenti, sembra che si voglia parlare di insegnamento, ad es. della solidarietà, in chiave neutra vs. religiosa: non sono le uniche variabili in campo, e non si capisce perché quella religiosa debba essere migliore di default. Sembra a me, eh… Cmq, se volevi beccare in castagna Orioli sulla logica, o ti spieghi meglio o pare un clamoroso autogol…

Diocleziano

Engy
La solidarietà è un campo minato per quanto può essere utilizzato per fini politici: la solidarietà come la intende la chiesa? o come possono intenderla i sindacati? Con varianti a piacere.

Nel caso della bambina, sarei curioso di conoscere il livello culturale dei genitori per capire quali sono le motivazioni delle loro aspettative. Che questo, forse, è il vero significato della sentenza.

dissection

Se sei stanca che i tuoi interlocutori, chiunque essi siano, ti facciano notare che ti contraddici, mi sembra che la risposta venga da sola. Come dire, quanto alla pallosità: male che vuole, non duole…

Stefano™

@ Engy

Secondo te in quale tipo di scuola è possibile trovare più varietà di posizioni su un certo argomento, una nella quale gli insegnanti non sono selezionati in base alle loro idee o una nella quale è necessario averne una per entrarci?

Engy

Stefano tm,
senz’altro nella scuola pubblica. Pubblico è sempre meglio di privato, per quanto esistano anche ottime scuole private. Ho risposto esattamente?
Ma anch’io ti faccio una domanda: secondo te TUTTI gli insegnanti che lavorano in scuole private (di ispirazione cattolica naturalmente, perchè solo queste scuole private sono oggetto di interesse), ci lavorano perchè allineati con l’impostazione di quella scuola o puoi pensare che alcuni ci lavorino semplicemente perchè devono campare, in attesa di un posto nella scuola pubblica?
Così come i farmacisti: nella mia città esistono le farmacie comunali e quelle private: pensi che un farmacista che lavori nella privata lo faccia per scelta e per arricchire il farmacista privato o semplicemente perchè anche lui deve campare in attesa di un concorso pubblico delle fcr?

mafalda

Engy
Se c’è un luogo non adatto per imparare la solidarietà e il rispetto per gli svantaggiati è la scuola privata. Indovina dove vengono iscritti i bambini con handicap e gli extracomunitari? Quanto alla neutralità dell’insegnante, non ho ben capito dove vuoi arrivare con l’ennesima provocazione.

Engy

cara Mafalda, io non nutro proprio alcuna simpatia per le scuole private, buone o non buone che siano.
E al netto di tutti gli insegnanti inadeguati, frustrati, meschini e anche perfidi, in generale ho grandissima considerazione per questa categoria di lavoratori, e quelli che conosco e che stimo tutti molto, sono tutt’altro che neutrali, sia che si parli di religione che di politica, che di “valori”.

gmd85

@E.n.g.y

Il singolo docente ha i suoi punti di vista, impedirlo è impossibile e sbagliato. L’importante è che non vengano imposti. E questo è difficile in una scuola privata.

mafalda

Concordo con gmd85 sul fatto che l’importante è non imporre il proprio punto di vista; alle medie e alle superiori ho ammirato gli insegnanti che dicevano da che parte stavano perché era più semplice capirli. La neutralità è un po’ un’utopia, ma viene garantita dalla presenza di parecchi insegnanti e da libri di testo diversi. Ovvio che si parla sempre di scuole superiori.
Ps: l’insegnante davvero neutrale è quello che non fa favoritismi e che non etichetta gli alunni, questo preme ai ragazzi più che le idee dei prof.

Engy

cara Mafalda,
a proposito di favoritismi da parte degli insegnanti, io – che non sono e mai avrei potuto essere una insegnante (dopo due giorni di scuola avrei avuto lonore della prima pagina di cronaca nera per strage di alunni e genitori 🙂 solo per dirne una) , penso che, ad esclusione ovviamente dei casi di favoritismi vero e proprio (penso all’annoso problema degli studenti di famiglie benestanti che ancora in troppi casi vengono privilegiati a scapito dei meno abbienti), un insegnante non possa pretendere da se stesso una neutralità anche nei confronti degli studenti: gli insegnanti non sono robottini, nè i genitori dovrebbero pretendere che lo siano, dunque la “simpatia”, la semplice simpatia (così come l’antipatia) verso uno studente e una conseguente (lieve) maggiore tolleranza, penso sia da mettere in conto, soprattutto da parte dei genitori, che magari in casa si comportano orrendamente e con disparità di trattamento nei confronti dei figli, poi pretendono la perfezione e l’essere super partes al 101% dagli insegnanti!

gmd85

@E.n.g.y

Facciamo che ti leggi la sentenza è poi ne riparliamo? Il valore della solidarietà è un valore. Forse che può essere spiegato solo in chiave religiosa e quindi, per te, spiegarlo non sarebbe neutrale? Sicura di non essere tu quella fuori dal tempo?

benjamin l'@sino

Trovo ottimo questo commento di Engy, e molto pertinente il richiamo al valore imposto di alcune specifiche forme di solidarietà (già, solidarietà è un termine che ha caratteristiche molto simili a una lama a doppio taglio, e spesso viene interpretata in modo alquanto di parte). Contrastare il taglio “ufficiale” e intenzionalmente dogmatico di quel che comunemente viene spacciata a scuola come promozione della solidarietà è, per un insegnante che avesse idee con sfumature diverse, alquanto pericoloso.

gmd85

@benjamin

Che un concetto sia di parte non vuol dire che lo sia per sua stessa natura. Quello di solidarietà ha diverse interpretazioni squisitamente antropologiche, potrebbero essere esposte tutte, ma passa solo quella del “volemose bene”. Di chi è la colpa?

mafalda

Cosa pensa la giannini? Non pensa, esegue ciò che la grande finanza detta, cioè l’incremento di aiuti alla scuola privata e la lenta trasformazione della pubblica in privata (vedi ad esempio, i nuovi poteri conferiti al dirigente, la graduatorie di insegnanti alle quali egli può attingere, e altre assurdità che minano l’indipendenza dell’insegnante). Alla giannini non interessa se le nuove generazioni saranno più ignoranti, l’importante è che siano sottomesse, e per questo la scuola privata è proprio quello che ci vuole.

Francesco S.

Non ci vedo tutta questa attinenza tra poteri del dirigente scolastico e privatizzazione, quella è solo amministrazione della scuola. E’ anche giusto che il dirigente faccia il dirigente ossia diriga e abbia determinanti poteri per farlo. L’insegnate è dipendente, è indipendente nel modo di insegnare, ma la direzione la si decide a monte.

mafalda

Non sono assolutamente d’accordo. Andiamo verso una scuola dove il dirigente sceglie gli insegnanti come il vescovo favorisce e controlla i suoi indottrinatori statali.

Francesco S.

A differenza del vescovo, il dirigente scolastico è un dipendente statale, è perfettamente legittimo che gli si dia potere in tal senso.

Frank

Segretario: La scuola pubblica è più neutra di quella privata.
Papa ufficiale: Infatti, i soffitti crollano sia sui bambinos ricchi che quelli poveri, credentes e non credentes, etalianos e stranieros….
Segretario: Quando gli toccano la scuola paritaria cattolica diventa crudele.

dissection

Segretario: Santità, ma questo dimostra che Dio non esiste, o perlomeno che se ne frega…

Sandra

Dal testo della sentenza (quotidianogiuridico.it/~/media/Giuridico/2015/03/06/scuola-pubblica-o-privata-se-i-genitori-litigano-il-tribunale-sceglie-per-loro-quella-statale/milano%20pdf.ashx)

“laddove non esista, o non persista, un’intesa tra i genitori a favore di qualsivoglia istituto scolastico privato e non emergano evidenti controindicazioni all’interesse del minore (in particolare riconducibili a sue insite difficoltà di apprendimento, a particolari fragilità di inserimento nel contesto dei coetanei, a esigenze di coltivare studi in sintonia con la dotazione culturale o l’estrazione nazionale dei genitori ecc.), la decisione dell’Ufficio giudiziario – in sé sostitutiva di quella della coppia genitoriale – non può che essere a favore dell’istruzione pubblica”

Ho l’impressione che con “l’esigenza di coltivare studi in sintonia con la dotazione culturale dei genitori” si voglia preparare l’eccezione per una scuola cattolica paritaria, in nome delle solite radici. Mi sembra che la sentenza in sé non costituisca alcun elemento di riflessione sulla neutralità “filosofica” della scuola, trattandosi qui di un caso di scuola internazionale con curriculum diverso da quella italiana, quindi non paritaria, peraltro scelta con il consenso dei due genitori. E’ vero che la sentenza dispone che l’iscrizione avvenga in una “scuola media inferiore statale”, ma per quanto riguarda il senso generale del testo, in riferimento alla neutralità della “scuola pubblica” (quindi statale e non statale), paradossalmente non si esclude l’iscrizione a una scuola pubblica paritaria cattolica!

Sandra

Le definizioni sono sul sito del ministero della pubblica istruzione:
“Scuola pubblica – E’ definita dall’insieme della scuola statale e della scuola non statale pubblica.
Scuola statale – E’ definita così la scuola gestita dallo Stato.
Scuola paritaria – Le scuole paritarie sono scuole non statali, pubbliche o private

http://oc4jesedati.pubblica.istruzione.it/Sgcnss/naviga.do?desTypMen=JAVA&codMen=GLOSSARIO&codiFunz_2=INIT&codiFunz_3=GLOSSARIO&codiFunz_4=&codiFunz_5=#as0506

Sandra

gmd85
Di niente, ma tu non hai l’impressione che si siano mischiati due casi? Quello della sentenza della Servetti del 2015 sulla scuola internazionale di una bambina + o – al quinto anno della primaria, e dove si parla di neutralità, e il caso del 2016 con sentenza Buffone per due bambini di 9 e 12 anni e la scuola paritaria cattolica, dove si parla di benessere economico?

gmd85

@Sandra

Può essere. Le sentenze possono essere richiamate. Anche se in questi casi è lecito farsi sorgere dubbi sulle motivazioni che portano alla loro formulazione.

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