Il Comune di Venezia ha stipulato una convenzione con la locale comunità ebraica per estendere il confine del ghetto a quasi tutta la città. Riceverà, in cambio, 10 euro. La curiosa notizia, confinata nelle pagine di cronaca, necessita di qualche nota a margine. La religione ebraica si caratterizza per la sua ossessiva ortoprassi, declinata in ben 613 precetti.
In particolare, dai fedeli si pretende che non spostino oggetti da una casa a un’altra il sabato e nel giorno di penitenza, quando per farlo devono passare per un luogo pubblico. Nella città lagunare risiedono alcuni ebrei ultraortodossi. Vogliono restare ligi alla loro fede anche se prescrive comportamenti che, nel terzo millennio, appaiono quantomeno bizzarri. Legittimo. Nel contempo, quegli stessi ultraortodossi sentono il naturale impulso di vivere come “normali” esseri umani del terzo millennio. La loro comunità non ha il potere di derogare a quanto è stato sacralmente istituito in tempi remoti ma, nel contempo, sa fin troppo bene che simili retaggi non aiutano la comunità stessa a sopravvivere. Di qui la ricerca di un escamotage per cercare di bypassare la dottrina restandole però formalmente fedeli, e di qui dunque la richiesta al Comune di ampliare enormemente lo spazio sabatino degli ebrei. Chissà cosa pensa JHWH di simili espedienti, impunemente compiuti in suo nome e sotto il suo naso. Del resto, a suo tempo non si oppose più di tanto all’introduzione della confessione auricolare nel magistero cristiano.
L’ennesima attestazione dell’umana arte di arrangiarsi non poteva aver scenario più consone dell’Itaglietta di questi tempi. Ma per concretizzarsi aveva bisogno della complicità delle istituzioni. E quale miglior interlocutore dell’anti-gay Luigi Brugnaro? Il primo cittadino, siglando ufficialmente la convenzione, ha accordato rilevanza istituzionale a uno scrupolo religioso della benché minima utilità pubblica, e per di più di scarsissimo impatto: in fondo, gli ebrei a Venezia sono, affermano, non più di 450, e gli osservanti saranno dunque decisamente meno. In sintesi, Brugnaro ha assecondato i ghiribizzi di qualche decina di persone. Una piccola, provincialissima storia in una delle città più famose e cosmopolite al mondo. Chissà: vivesse oggi, forse Shakespeare la citerebbe nel Mercante di Venezia.
C’è da chiedersi quale sia ora lo status giuridico di un “luogo pubblico per tutti ma non per gli ebrei”. Sarà paragonabile a Beit Shemesh, dove i cugini haredim degli ultraortodossi veneziani colpiscono a sassate le ragazzine che vestono in modo “immodesto”? Ci saranno richieste per far circolare bus con le donne sedute in fondo, come è accaduto a New York e come accadeva nel profondo sud degli Usa ai tempi di Rosa Parks? La concessione porterà qualcuno a chiedere che anche Venezia sia inserita nei confini del “Grande Israele”? O susciterà esiti ridicoli come il principato di Seborga?
Sia chiaro, non sono certo un sostenitore della teoria del piano inclinato. È un notorio errore argomentativo. Ma trovo comunque rassicurante il basso numero di coloro a cui è stato concesso il privilegio, appartenenti peraltro a una comunità che ha politiche di accesso rigidissime, strettamente basate sulla genetica. Circostanza che dovrebbe a sua volta costituire un buon motivo per non stipulare accordi di sorta.
L’accomodazionismo è una dottrina politica quasi per nulla dibattuta in Italia. Nella sua migliore espressione vuol venire incontro alle rivendicazioni delle minoranze, cercando di assicurare loro una reale uguaglianza di opportunità. Raramente ha però raggiunto tale obbiettivo: più spesso e pressoché ovunque si è tradotto in eccezioni alle regole, in leggi e sentenze ad comunitatem – specialmente quelle di fede. Anche in Italia abbiamo la nostra gloriosa tradizione in materia, dal sikh a cui è stato concesso di girare con un pugnale lungo diciassette centimetri alla (recentissima) facoltà di sgozzare violentemente capretti per strada alla possibilità di potersi coprire il capo sulla carta d’identità per “motivi religiosi”.
Spingendo così altre comunità a chiedere l’estensione a tutti di tali prerogative. Siano esse religiose o no o forse: come i pastafariani, che rivendicano il diritto di apparire sui documenti indossando uno scolapasta. Nel caso di Venezia, tuttavia, si vola ancora più bassi, perché la discriminazione che si vuole combattere e che viene menzionata per giustificare la concessione del privilegio non è perpetrata dall’amministrazione pubblica, ma dalla comunità stessa. È la comunità ebraica a commetterla, vietando ai suoi adepti di muoversi liberamente il sabato.
Abituati a impostare i ragionamenti sul valore della libertà, ci sfugge spesso la ragione per cui esistono ancora persone che vogliono far parte di comunità che le discriminano apertamente. Dimentichiamo, tuttavia, che tradizione, identità e gregarismo sono istinti umani più forti e atavici della stessa credenza religiosa. Homo sapiens si è evoluto facendo parte di un branco, di una tribù, di un villaggio. Una volta abbattuti i ghetti e rese libere le riserve indiane, solo in pochi hanno voluto o saputo uscirne. Ancora oggi, chi migra, cerca innanzitutto di trasferirsi dove già vive qualcuno a lui simile per etnia e convinzioni. L’appartenenza al ghetto è una versione ancora più potente e vertiginosa della sindrome di Stoccolma e il potere, qualunque colore abbia, lo sa benissimo e lo sfrutta per creare enclaves: a destra, di solito, per cercare di gestire e controllare meglio manodopera a basso costo; a sinistra, di solito, per cercare di gestire e controllare meglio alcune basi elettorali. Sono impostazioni politiche contro cui è rarissimo ascoltare voci dissonanti.
Una di esse, quella di Kenan Malik, ci ricorda che queste politiche, creando comunità parallele, non esprimono “tanto il rispetto per la diversità: sono piuttosto un mezzo per eludere il problema di come creare una cultura comune e inclusiva”. E si accompagnano al declino dell’universalismo dei diritti come obbiettivo da perseguire. L’eguaglianza, la parità, la “legge è uguale per tutti” sono principi ormai finiti in un angolo: si fanno invece largo le eccezioni, le quote riservate, le contestualizzazioni, gli aiutini, che letteralmente dilagano quando possono essere giustificati con una fede. Mentre accomodava la questione del ghetto, il Comune di Venezia stanziava 490 mila euro per rinnovare un tempio cattolico: la Regione ce ne metterà a sua volta 1 milione e 400 mila (ricorrendo ai fondi europei), il patriarcato soltanto 100 mila.
L’amministrazione Brugnaro non pensa ovviamente di accontentare anche i musulmani. I quali a loro volta si limitano ad attendere un cambio di amministrazione: a ben vedere, il favor religionis che tanto pervade i politici italiani si differenzia soltanto in rapporto ai privilegi da estendere o meno anche all’islam. Che all’Otto per Mille per esempio non può accedere, a differenza di ebrei e cristiani. Le istituzioni pubbliche sono chiamate a promuovere “il pieno sviluppo” dell’individuo senza distinzioni basate sulle sue caratteristiche: lo chiede l’articolo tre della Costituzione, questa sconosciuta. Dovrebbero anche avere cognizione che le sue appartenenze, quando esistono, sono quasi sempre multiple e cangianti (e quando non lo sono rappresentano spesso un problema, come insegna Amartya Sen).
Non dovrebbero invece favorire mai le logiche da branco, tribù e villaggio, da ghetto, piccole patrie e grandi monoteismi, e nemmeno le pratiche ancestrali veicolate da comunità altrettanto arcaiche, da sancire con concordati di stampo medievale. Una volta di più, non è un caso se il potere scelga proprio quest’ultima strada. Nihil novi sub sole. O meglio: en kol chadásh táchat hashámesh.
Raffaele Carcano
Articolo pubblicato sul blog di MicroMega il 10 maggio 2016.
Che senso di impotenza disgustata; ogni tanto ci andavo a Venezia, questo mi ci fa passare la voglia… per non parlare della ristrutturazione al Lido, d’ora in poi solo Lignano Sabbiadoro (:-) 🙂 :-))
Dissection
Non ti sembra di avere dei ghetti mentali. Come ha scritto Carcano get vuol dire separazione, mica puoi decidere di non passare da Roma perché c e san Pietro
Non mi riferivo al discorso ghetto di per sé stesso, quanto, sempre come dice Carcano, a Brugnaro e a piaggerie e lecchinismi vari per assecondare l’assurdo in nome della “libertà religiosa” e deliri vari. Notare che, politicamente parlando, si va sempre incontro a quisquilie del genere per dare impressione di apertura, negando al contempo diritti ben più pregnanti tipo gay, aborto eccetera e tutto ciò che “disturba” la psiche dell’elettore medio (veneto in questo caso, e tutti insieme per tutto il resto). Dei ghetti, Tiziana, oltre a non sapere che farmene, penso tra l’altro siano occasioni per il concentrarsi di malaffare ed estremismi vari, tipo quartieri in cui ha paura ad entrare anche la polizia.
Meno male che non sono ebreo, altrimenti di sabato dovrei uscire senza gli occhiali e rischierei di spaccarmi il grugno contro il primo lampione…
Per non parlare dei vestiti…
Fonte romanzi di Singer.
Credo che nella anniversario che porterà a Venezia molti turisti, tra l altro molti restauri che Carcano avrà visto, sono stati fatti con fondi privati, ci sia una sorta di risarcimento che, mi sorprende, non venga culturalmente compresa. Venezia aveva una popolazione ebraica, al contrario di roma dove gli e erano solo in alcuni rioni . l ebraismo come tutte le religioni contempla un buon numero di fanaticii, ma questa e cosa turistica e basta. Forse qualche lettura in più sarebbe sta meglio
Sarà anche una trovata folcloristica, ma intervenire per una cosa così ridicola che forse interesserà una decina di persone è un discredito per le istituzioni, visto che a nessun ebreo era impedito di girar per Venezia dove gli pare. È solo un modo per prendere in giro Geova e i suoi comandamenti. Ci sono modi più laici di celebrare l’antica presenza ebraica a Venezia.
Io non direi folcloristica, ma culturale, l antica città di Venezia e tornata spazio per gli ebrei cosi come era prima delle decisioni pontificie. Fatto eminentemente storico. Non cambierà la vita di qualche timorato che, come Carcano saprà, il sabato non passeggia.
Laicamente … Molti restauri sul perimetro sono state fatte e donate da istituzioni private.
Non trovo folcloristico per una città riscoprire tracce e storia. Trovo sciocco che a Roma, anche per l ennesimo giubileo, non sfrutti turisticamente il tracciato dei pellegrini con le numerose edicole sacre. Strade molto belle ovviamente.
Devo averla già sentita quest’espressione perché non mi suona per niente nuova B-)
Saresti come per l ex unione sovietica per una cancellazione storica? Nel lungo periodo non mi sembra sia stata produttiva. Comunque mi spiace non leggere una nota sulla istituzione dei ghetti. Evidentemente in Italia siamo intrisi dal cattolicesimo
Tiziana, Venezia era già ritornata spazio anche per gli ebrei diciamo dalla fine della 2a guerra mondiale. Se proprio si voleva celebrare qualcosa, semmai andavano formalmente aboliti i confini del vecchio ghetto, un modo per dire basta ai ghetti – a questo punto virtuali o mentali, visto che sono materialmente aboliti da un bel po’ – senza assecondare i pruriti di qualche ultra-ortodosso.
Non e sano cancellare le tracce storiche. Tu butteresti via il punto della breccia di porta pia? O la stazione ostiense dove sbarco Hitler, o ila fastidiosa e triste risiera di san sabba? Comodo per la chiesa cattolica cancellare le tracce del ghetto. Siccome il ghetto di Venezia, il primo in Italia, fa fare brutte figure meglio eliminarlo. Sono sorpresa e comunque non rispondero
Ma che cancellare le tracce storiche, stiamo parlando di confini virtuali. In luogo dell’estensione virtuale dei confini virtuali tanto meglio l’eliminazione virtuale dei confini virtuali, mica si va ad abbattere le case, come neanche hanno costruito muri dopo averli virtualmente estesi.
Tiziana,
neanche io ho capito la faccenda di Venezia: il precetto “non uscire dai confini della città il giorno si shabbat” è antecedente alla istituzione dei ghetti, e il ghetto di Venezia è stato abolito in quanto unico quartiere riservato e consentito agli ebrei. Perché estendere i confini di qualcosa che non c’è più, per andare incontro a una legge religiosa che non ne contemplava nemmeno l’esistenza?
Cara Tiziana, rispondo qui ad un tuo intervento successivo perché non so come collegarmi ad esso con questa risposta. Mi scuserai di certo.
Ti chiedo: cosa c’entra la Storia dei ghetti con il problema che Carcano ha qui sollevato e discusso? Problema che, se mai, ha un contatto strettissimo con la laicità dello Stato: fatto contingente e non, qui ed ora, storico.
Spero che tu non dubiterai della conoscenza dei più sull’origine dei ghetti.
Ciao Manlio
Mi sembra che questo fatto veneziano, molto rievocativo e turistico e forse vagamente risarcitorio, non mina la laicità dello stato.
Conoscendo meglio di quel che vorrei la storia dell ebraismo italiano, agli ebrei avrebbe e farebbe tanto comodo uno Stato laico.
Dimenticato di rispondere alla tua domanda, si dubito abbastanza della conoscenza di molti. Solo in questo modo giustificò l insensibilità su modi di vivere diversamente che non pregiudicano la vita di altri. In più senza gravare economicamente. Spero di averti risposto
Dubito che gli ebrei interessati al fatto che l’italia debba essere uno stato laico siano gli stessi che non escono di casa il sabato portando “neanche uno spillo”, quelli hanno molto più in comune con gli islamisti o i cattolici oltranzisti che con un laico. Infatti dove sono tanti gli ultra-ortodossi (haredim) creano problemi. Israele ne sa qualcosa. Lo stato laico non si immischia nelle questioni religiose di una comunità di fede e viceversa.
Non credo che sia il caso di Venezia e nella prima nota mi pare di aver scritto che ogni OGNI religione ha la sua pericolosità.
Detto questo non trovo intelligente contendere quel che ci sfugge per affermarsi.
Questo articolo mi ricorda degli articoli che parlavano degli ebrei nei primi decenni del Novecento, poi si sa come è finita ovvero che gli ebrei ultraortodossi hanno iniziato a colpire a sassate le ragazzine che vestono in modo “immodesto”, che ci sono state richieste per far circolare bus con le donne sedute in fondo e che sempre quegli infamoni degli ebrei hanno inserito l’Italia nei confini del “Grande Israele”, o forse mi sto sbagliando? Che in realtà le cose siano andate in modo diverso…. mah dovrei informarmi.
Che storia surreale: qualcuno paga per aver il permesso di fare ciò che nessuno gli proibisce…
Qualcuno si scambia ancora il cappello di Athanasius Pernath?
Bellissima citazione, Diocleziano; chissà se adesso qualcuno istituirà una casa di riposo per ” golem”.
Non credo, la leggenda del golem non ha mai fatto parte delle storie abitudini cultura degli EB veneziani
non conosco cosa ha detto il JHWH a proposito degli espedienti per raggirare i suoi divieti, pero penso che questo e lecito nel ebraismo altrimenti non lo avrebbero fatto. Per gli musulmani è piu che lecito anzi i loro Allah è il piu astuto di tutti:
Tessono strategie e anche Allah ne tesse. Allah è il migliore degli strateghi (3:54)
Gli ipocriti credono di ingannare Allah, ma è Lui che li inganna (4:142)
Più che altro, inventarsi un sistema di credenze irrazionali che impone divieti & prescrizioni ancora più irrazionali, per poi star lì a passare il tempo lambiccandosi l’encefalo alla ricerca di escamotages per eludere i suddetti, mi sembra la maniera più evidente di ingannare sé stessi, checché JHWH o chiunque altro ne pensino…
Grande sintesi! Inventare precetti assurdi ed eluderli con escamotages ancora più assurdi.
Dissection, non c’è nulla da dire sono certosini, fanno gli irrazionali ai massimi livelli altrimenti che irrazionalità sarebbe?
Gli inventori non coincidono con gli utilizzatori.
Purtroppo gli utilizzatori sono stati convinti che senza quel sistema starebbero male e non rendendosi conto che starebbero meglio senza quel sistema cercano di salvarlo in tutti i modi cercando di umanizzarlo.
D’altronde c’erano gli schiavi che difendevano la schiavitù, i contadini sfruttati che difendevano i loro sfruttatori ed il sistema convinti che senza quel sistema sarebbero stati peggio. Una legge non è fatta per essere aggirata…….?
@bardhi:
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Per citare una battuta di Ming dal film di Flash Gordon:
* * * Che stupidi questi terrestri…adorano un dio inventato da loro stessi. * * *
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firmato: Mago Sumadarto Sono (colui che saluta tutti ed ha appena finito la pausa pranzo e per un po` non si farà vivo da queste parti)
per il momento la situazione è questa:
ai rom musulmani è consentito di macellare il capretto in luogo pubblico:
http://www.lastampa.it/2016/05/09/italia/cronache/crudelt-sugli-animali-assolti-due-macellai-musulmani-xnGpJAN46vAEPz7OcGjUxL/pagina.html
ai albanesi ortodossi li hanno sequestrato l’agnello pasquale macellato nel proprio giardino: http://www.ilgazzettino.it/nordest/rovigo/sgozzano_pecora_giardino_rovigo_pasqua_ortodossa_arqua_polesine-1705291.html
e fortunatamente è stata salvata la tradizione dei vicentini di macellare il maiale in casa:
http://www.sivempveneto.it/vedi-tutte/25353-vicenza-e-salva-la-tradizione-della-soppressa-macellare-il-maiale-in-casa-si-puo-una-circolare-della-sanita-mitiga-i-divieti-bastano-i-controlli-di-un-veterinario
a quando la rivalutazione della cultura azteca del sacrificio umano?!
Bardhi
Sono assolutamente d’accordo. Che si paghino 10 euro per delle usanze assurde va bene, ma se si toccano altre persone o animali, arrivando addirittura alla crudeltà, è inconcepibile. Possibile che la legge permetta questo? Devo informarmi presso le associazioni animaliste.
Se estendere virtualmente il ghetto per fare comodo a un gruppo di persone non ha nessun onero per il comune posso anche capire, ma non riesco a capire l’eccezione alla regola della macellazione.
A prescindere che pure nei macelli la crudeltà è gratuita, li uccidono mica li fanno lo sciampo, ma come si fa ad aggirare una legge dello stato e concedere la macellazione solo ad un gruppo di persone per motivi: culturali o religiosi, perche se io che lo voglio macellare con le mie mani per il semplice gusto di farlo non posso, mica i motivi culturali e religiosi del macellaio alleviano la sofferenza del animale!?
scusate, sono tonta e ignorante, di sicuro sono l’unica a non aver capito, ma io non ci ho capito proprio niente, e non mi riferisco all’articolo, ma proprio alla sostanza della questione, di chi ha chiesto e ottenuto … cosa?
@Diocleziano, aiutami tu (o anche tu sig. Admin)! .-)
Engy, comandi! 🙂
Pare uno di quei racconti faceti alla Mark Twain: gli ebrei si sono immaginati una regola che proibisce di portare in giro i mobili di sabato e ora pagano al comun de Venesia un balzello, non so se una tantum o annuale, per poter gabbare dio… che mai si è sognato di proibirlo
Pagare el comun de Venesia cancella il peccato di trasporto abusivo?
Sarà per far contenta la filiale de Venesia dell’Ikea, che di sabato non poteva consegnare i mobili ai clienti giudei?
Perché el comun de Venesia può concedere di fare una cosa che non è proibita?
Può essere un pessimo segnale concedere a entità laiche il potere di concedere cose immaginarie, per questo c’è già la chiesa.
Thanks Dioclez 🙂 avevo inteso una cosa del genere che comunque non e ‘ alla portata delle mie limitate capacita’ di comprensione e dunque rimarra per me nell’ ambito delle cose incomprensibili e assurde. ..anche se mi fa pensare l’amarezza dell’ottima Tiziana, senz dubbio molto piu’ preparata di me …. ciao 🙂
Questo articolo spiega meglio le cose del fatto quotidiano (tanto per cambiare 🙂 )
http://nuovavenezia.gelocal.it/venezia/cronaca/2016/04/11/news/venezia-dichiarata-da-comune-un-unica-casa-epr-permettere-agli-ebrei-di-uscire-il-sabato-1.13279090
Ho capito, Frank!
Brugnaro, con questa mossa, si è preso i 10€ e anche i pani & dolcetti cotti nel forno della Comunità, risparmiando così anche i soldi per il gas!
Quel volpone!
L’importante è dare le notizie nel modo corretto, poi da li si può partire per una discussione.
“Ci saranno richieste per far circolare bus …?” A Venezia?
Sì, il bus-cintoro…
Venezia non è mica solo l’isola e il Canal Grande.