Abiezioni di coscienza e altrui diritti

Eccola fare nuovamente capolino la formula magica del confessionalismo, il passepartout di ogni chiusura clericale contro i diritti delle persone e i doveri dello Stato: “obiezione di coscienza”. Ancora una volta l’ordine del giorno del dibattito sui diritti civili, riprodotto come un frattale nei palinsesti e sulle prime pagine, e così nelle dichiarazioni di esponenti politici di ogni schieramento, è dettato dalle esternazioni del pontefice, deciso a manomettere — in barba al funambolico tentativo di proporlo come personalità riformista — l’equilibrio tra libertà di coscienza e cittadinanza.

Stavolta l’oggetto del contendere è la timidissima legge sulle cosiddette unioni civili, sulle quali il papa si è espresso (pur senza menzionare specificamente il provvedimento appena varato dal Parlamento italiano) in una intervista al quotidiano cattolico francese La Croix: in essa si ribadisce che “in ogni struttura giuridica deve essere presente l’obiezione di coscienza, perché è un diritto umano. Incluso per un funzionario del governo, che è una persona umana”.

In Italia le discussioni sul tema datano ormai alcuni decenni, almeno a partire dal momento in cui il diritto a far valere un principio della morale individuale venne traslato dall’originario ambito di applicazione (la disciplina della leva obbligatoria) a quello dell’interruzione volontaria di gravidanza. Se ne trova menzione già nel testo della legge 194/78, all’articolo 9.

In esso, tuttavia, non solo è riconosciuto al personale sanitario il diritto a non collaborare a procedure abortive, ma si impone comunque agli ospedali l’obbligo di garantirle e alle Regioni di vigilare perché ciò avvenga. Due obblighi clamorosamente disattesi in più occasioni, data l’assenza di un limite al numero di obiettori ammessi in strutture sanitarie pubbliche e convenzionate; la stampa (pur la docile stampa italiana) ne reca frequenti esempi. Fenomeno ampiamente prevedibile, e che ha altrettanto prevedibilmente attirato i richiami dell’Europa: ultima la pronuncia del Consiglio d’Europa (sollecitata da un ricorso della CGIL) circa la discriminazione del personale medico non obiettore, il quale non solo è gravato da un maggiore carico di lavoro, ma viene costretto (in strutture con un’elevata percentuale di obiettori) a concentrare fortemente la propria attività sulle IVG.

È ovvio, tuttavia, che se di mancanza di diritti si deve parlare, occorre soprattutto riferirsi ad un problema di autodeterminazione delle donne, di mancato riconoscimento di prestazioni sanitarie dovute alle donne (in base ad un testo di legge che, sia detto per inciso, tra non molto compirà quarant’anni), di un disconoscimento del diritto di scelta delle donne rispetto alla genitorialità. Un tema che travalica l’ambito della legislazione per toccare questioni che hanno a che fare con i suoi fondamenti.

Tali violazioni informano, con specifico riferimento all’aborto (e quindi a problematiche per definizione femminili) un ulteriore problema: quello dell’uguaglianza di fronte alla legge. Un’uguaglianza di genere che non a caso costituisce un fronte su cui le resistenze del clericalismo più retrivo si battono ormai da anni, ricorrendo a tutta la ferocia di cui la stampa cattolica (a sua volta spavaldamente protetta da politicanti a mezzo servizio e laici devoti) è capace. Non solo le turbolente polemiche sulle unioni civili non si sono placate nemmeno dopo l’approvazione di una legge che sarebbe assai pietoso definire di compromesso (e giunta al termine di un calvario di nominazioni ai limiti del delirante: PACS, DiCo, formazioni sociali specifiche, etc.), ma — molto al di qua dell’utopia del matrimonio paritario — la stessa elaborazione della figura della donna, dell’idea di famiglia che le darebbe collocazione antropologica, dei doveri che costituirebbero l’ossatura del suo ruolo sociale, definiscono uno status di subalternità di genere.

obiezione194wp

Assistiamo al solito circo sempre uguale di acrobazie polemiche ogniqualvolta si riesuma il tema dell’IVG, continuamente sollecitati come siamo da una cronaca che invece va allontanandosi dalla lettera della legge, perché per l’appunto ha a che fare con la sua manomissione da parte di forze che vi si oppongono senza neppure il bisogno, né il coraggio di chiederne l’abrogazione. Le lamentazioni di un Boulainvilliers contro l’uso che del diritto fece l’assolutismo monarchico francese oggi sarebbero fuori luogo, non perché non ci sia un sovrano (che invece parla, ordina, ingiunge, e non sarebbe nemmeno il nostro!), ma perché nelle condizioni presenti la legge appare ininfluente rispetto ai dispositivi di obbedienza che infestano le corsie degli ospedali.

L’istituto dell’obiezione di coscienza come rifiuto del servizio militare esprimeva l’esigenza logicamente corretta di lasciare alla libertà del singolo una possibilità di opzione etica: chi vi aderiva si opponeva a un’imposizione universalisticamente rivolta al cittadino maschio adulto da parte dello Stato; e dal momento che non è possibile scegliere di nascere uomini, né se diventare adulti, il rifiuto della “naia” esprimeva la sola via d’uscita da un conflitto morale che il legislatore, a un certo momento, ha dichiarato legittimo. Che l’aborto possa porre le condizioni per un tale conflitto è un innegabile dato di fatto, ma si colloca in un campo totalmente diverso per la buona ragione che non esiste alcun obbligo a scegliere per sé una professione che imponga di praticare l’IVG. Respingere la legittimità dell’obiezione di coscienza in campo sanitario non equivale a negare il diritto a esercitare la professione medica, né il diritto per il medico a specializzarsi come ginecologo, né il diritto di questi a non praticare aborti. Ciò che però non è sostenibile è che chi avanzi queste tre pretese possa operare in strutture finanziate da uno Stato che nel 1978 ha riconosciuto l’aborto come un diritto.

Che il citato articolo 9 ponga le basi di un conflitto di diritti è inoppugnabile. E però il problema è evidentemente di natura politica, perché attiene tanto all’esigenza di determinare quali istanze debbano prevalere (questione giuridicamente non irrisolvibile, purché la normativa ne definisca i termini in modo esaustivo — ed evidentemente non è questo il caso), quanto a valutare in che misura sia moralmente lecito dare cittadinanza a orientamenti patentemente confessionali che impongono obblighi e divieti a chi ne rifiuta i presupposti ideologici. Gli incessanti tentativi di deformazione del dibattito pubblico su questi argomenti delineano tutto un campo di tensioni in cui la morale cattolica si appropria delle regole del gioco polemico, viziandone le categorie e propagando la propria azione ad ambiti ogni volta diversi.

Ne discende un insieme di confuse contrapposizioni in cui il concetto di vita è estensivamente rimaneggiato fino ad includervi l’ovulo fecondato, ma ignorato nella sua profondità di percorso pienamente umano; il diritto alla vita è declinato come supremazia dell’evento biologico sul dato esistenziale (un bel paradosso, questo, in cui le posizioni più grettamente materialiste sono proprio quelle dei cattolici!); in cui la libertà delle persone è rimossa, ma è affermata quella di alcune categorie professionali.

A proposito di quest’ultimo elemento val la pena notare che, nell’immediato, il prossimo obiettivo è quello di assicurare l’obiezione anche ai farmacisti, completando così il percorso a ostacoli per le donne che vorranno ottenere anche nei fatti il controllo del proprio diritto alla (non) procreazione. La polemica si è spinta tanto in là che persino il Consiglio Nazionale di Bioetica, con una nota del 2011, si è pronunciato sul tema – ma con toni scandalosamente remissivi rispetto alle pretese di parte clericale. L’assenza di un’affermazione netta a favore dell’obiezione di coscienza del farmacista fu garantita solo dalla presenza di pareri discordi, ma la claudicante logica del testo nel suo complesso mostra che già un primo deteriore risultato è stato ottenuto: la cosiddetta “pillola del giorno dopo” può essere considerata, a certe condizioni, un farmaco abortivo (in quanto la sua funzione antinidatoria interverrebbe ad ovulo potenzialmente già fecondato). Dal che consegue che, non potendo verificare tali condizioni, esso deve essere considerato sempre come tale.

Il cammino, insomma, non solamente è ancora lungo, ma la sua fine pare allontanarsi sempre più da chi lo percorre. La laicità sembra esistere solo quanto basta per ammettere nel dibattito pubblico (e nelle aule del Parlamento) chi di laicità vera non vuol sentire parlare, e per questo la chiama “laicismo”. Che i chierici sentano attorno a sé un paese sempre più “laicista”?

Giovanni Fancello

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39 commenti

Fux

L’obiezione di coscienza andrebbe abolita anche per l’aborto, altro che estenderla per qualunque capriccio clericale…

dissection

Fux: il tuo blog è uno spettacolo!
“Il diritto alla vita è declinato come supremazia dell’evento biologico sul dato esistenziale (un bel paradosso, questo, in cui le posizioni più grettamente materialistiche sono proprio quelle dei cattolici!)”
Giovanni Fancello, non so chi tu sia, ma hai tutta la mia ammirazione!
Sul materialismo della CCAR, a parole osteggiato, ma nei fatti praticato, pur se nella sua forma più aberrante, penso che si potrebbero versare i classici fiumi d’inchiostro. Sull’obiezione IVG, invece, dico che è solo espressione della tipica capacità clericale, e clericalista, di distorcere qualsiasi argomento per affermare la propria, ovviamente inesistente, superiorità morale.

Tiziana

L’ospedale san Camillo di Roma ha fatto un bando per due ginecologi non obiettori. Pare però che altri concorrenti siano intervenuti per invalidare il concorso essendo l’obiezione prevista non è possibile aggirarla con un bando del genere.

Avendo l’età ricordo il referendum radicale perso che proponeva di equiparare l’aborto a un qualsiasi intervento così depotenziando l’obiezione. Ricordo allora il Pci che tuonava contro l’aborto una cosa diversa per le donne una sofferenza indicibile. Per quella sofferenza indicibile (che ogni persona avrebbe avuto il diritto di meditarsi da sola) oggi siamo ancora qui a umiliarci pietire chiedere e, come accade a chi ha di più, pagare il privato che le cliniche di Roma l’igv la fanno con altri nomi.

Francesco S.

Si possono sempre provare a raccogliere le firme per abolire l’obiezione di coscienza, art 9 della 194/1978, cosa che non fecero i radicali.

Tiziana

Francesco s.

Mi sembra che hai o avevi troppe aspettative dai radicali

Francesco S.

In realtà no, proprio sull’obiezione di coscienza non ho alcuna aspettativa, anche perché probabilmente i radicali percepivano la sua eliminazione come illiberale. Secondo me 500.000 firme si riuscirebbero a raccogliere e il quesito sarebbe anche semplice: “volete voi abolire l’obiezione di coscienza del medico, art. 9 della legge 194/1978?”

Molto più semplice di:

Volete voi l’abrogazione degli articoli 1; 4; 5; 6 lettera b) limitatamente alle parole: “tra cui quelli relativi a rilevanti anomalie o malformazioni del nascituro”; 7; 8; 9 comma primo, limitatamente alle parole: “alle procedure di cui agli articoli 5 e 7 e”, e comma quarto limitatamente alle parole: “l’espletamento delle procedure previste dall’articolo 7 e”, nonché alle parole: “secondo le modalità previste dagli articoli 5, 7 e 8”; 10 comma primo limitatamente alle parole: “nelle circostanze previste dagli articoli 4 e 6”, nonché alle parole: di “cui all’articolo 8”, e comma terzo limitatamente alle parole: “secondo quanto previsto dal secondo comma dell’articolo 5 e dal primo comma dell’articolo 7”; 11 comma primo (L’ente ospedaliero, la casa di cura o il poliambulatorio nei quali l’intervento è stato effettuato sono tenuti ad inviare al medico provinciale competente per territorio una dichiarazione con la quale il medico che lo ha eseguito dà notizia dell’intervento stesso e della documentazione sulla base della quale è avvenuto senza fare menzione dell’identità della donna.); 12; 13; 14; 19 comma primo (Chiunque cagiona l’interruzione volontaria della gravidanza senza l’osservanza delle modalità indicate negli articoli 5 o 8, è punito con la reclusione sino a tre anni.), comma secondo (La donna è punita con la multa fino a lire centomila.), comma terzo limitatamente alle parole: “o comunque senza l’osservanza delle modalità previste dall’articolo 7,”, comma quinto (Quando l’interruzione volontaria della gravidanza avviene su donna minore degli anni diciotto, o interdetta, fuori dei casi o senza l’osservanza delle modalità previste dagli articoli 12 e 13, chi la cagiona è punito con le pene rispettivamente previste dai commi precedenti aumentate fino alla metà. La donna non è punibile.) e comma settimo (Le pene stabilite dal comma precedente sono aumentate se la morte o la lesione della donna derivano dai fatti previsti dal quinto comma.); 22 comma terzo (Salvo che sia stata pronunciata sentenza irrevocabile di condanna, non è punibile per il reato di aborto di donna consenziente chiunque abbia commesso il fatto prima dell’entrata in vigore della presente legge, se il giudice accerta che sussistevano le condizioni previste dagli articoli 4 e 6.) della legge 22 maggio 1978, n. 194, recante “Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza”?

Cui si sarebbe potuto rispondere ‘no’ per il solo fatto che era incomprensibile capire gli effetti prodotti.

Tiziana

L essenziale e sempre contestualizzare.
Credo che la 194 cosi come la legge sul divorzio debba essere rivisitata e sciolta dai lacci. Possibile? Non lo so, speriamo che i brandelli della SX ancora esistenti pensino ai bisogni reali delle persone piuttosto che parlarsi addosso per il gusto di farlo aprendo le porte ai populismo di varia natura

Giorgio Pozzo

Molto più semplice di

 

Certamente eliminare il punto sull’obiezione di coscienza è molto più semplice che correggere le dozzine di storture illiberali di una legge.
Ma non è così che si migliorano le cose.
In altre parole, quello che fa della 194 una legge balorda sono le numerose limitazioni bigotte della libertà degli interessati: donna in pirmo luogo, ma anche medici stessi. Tutti questi limiti hanno origini bigotte e clericali, e vanno eliminati.
Permettetemi di insistere: non è affatto l’obiezione di coscienza il problema focale della legge, anche perchè la legge stessa obbliga le strutture a compensare il disservizio. Se esiste disservizio, la colpa non è degli obiettori, ma di chi è obbligato a fornire il servizio (in quanto l’obbligo permane anche in presenza di obiettori).

Francesco S.

Giorgio, mi permetto di dissentire fortemente. il problema principale di quella legge è l’obiezione di coscienza, è quella che impedisce possibilità sostanziale di garantire l’aborto, col 70% di media di obiettori, con picchi ancora più alti in alcune realtà manco Cristo riesce a far il miracolo di far funzionare la struttura. Le storture da emendare e correggere vanno fatte in parlamento, non in un quesito referendario abnorme.

Tiziana

La 194 e vecchia e va rivista.

L obiezione chi la fa la paga, ricordo che chi quando c era il servizio militare obiettava prestava servizio civile per un periodo più lungo, e poteva avere un senso allora per chi già prestava servizio.

L ivg deve uscire dal solo ospedale e essere parificato agli altri interventi

Francesco s.

Parificata agli altri interventi, certo, allora bisogna togliete l’obiezione, che per gli altri interventi non esiste.

G.B.

L’obiezione di coscienza è in realtà la legittimazione dell’arroganza dei clericali. Infatti se chiunque svolge un servizio pubblico si rifiutasse di applicare le leggi che contrastano con le sue personali convinzioni, la società si disgregherebbe completamente e lo Stato cadrebbe letteralmente a pezzi. Che i clericali vogliano questo? Improbabile, anche se nei loro programmi figura certamente il ridimensionamento dei ruoli e delle competenze dello Stato (che però gli va bene quando gli allunga i soldi di tutti i cittadini). Quindi, in sostanza, reclamando il diritto all’obiezione di coscienza, pretendono che la LORO coscienza valga più di quella degli altri. Se questa non è prepotenza …

Engy

” …. occorre soprattutto riferirsi ad un problema di autodeterminazione delle donne….. di un disconoscimento del diritto di scelta delle donne rispetto alla genitorialità”.
Detta così e considerando che – obiezione a parte che sia qui che da più parti si chiede o di eliminare o di rivedere e che oggettivamente E’ un problema spinoso per le sue ricadute che sappiamo – la legge 194 è considerata anche qui una buona legge (non a caso uno slogan ancora molto in voga è “giù le mani dalla 194”), ancora una volta è una buona legge che però viene presentata in maniera non fedele alla sua scrittura e soprattutto allo spirito che l’aveva guidata.
Il “diritto” di aborto, è un diritto da diversi anni del tutto supposto (e questo non stupisce, la china è quella dell’individualismo sempre più spinto), la legge non dice questo ma pone dei paletti, e nessuna femminista dell’epoca (l’udi ad esempio, che conosco un po’ attraverso le parole di mia madre) l’ha mai rivendicato, ma il vero obiettivo era una educazione sessuale tale da riuscire a sconfiggerlo l’aborto.
Luisa Muraro, che personalmente apprezzo molto, diceva infatti che l’aborto fa parte di quelle “materie di confine per le quali la lingua dei diritti non aiuta di sicuro a trovare la parola giusta”.

Tiziana

Stima massima per udì che sciolse un po l antiquato PCI, e anche per la filosofa Muraro,ma il femminismo italiano era molto di più di questi due soggetti.
L aborto non sara forse come togliersi un dente, ma ognuno deve elaborare da solo, altrimenti e “Stato etico”
@Engy

gmd85

@E.n.g.y

Tutto molto bello. Ma se una è convinta, perché non dovrebbe poterlo fare?

Tiziana

Tra l altro le donne che abortiscono sono giovanissime straniere povere. Quanto all educazione sessuale prevenzione delle malattie a trasmissione sessuale d accordo neanche un passo e non solo per motivi economici. La regione Lazio noi fa pubblicità nemmeno al vaccino per il papilloma, campagna facile visto che andrebbe fatta nella scuola media che e obbligatorio frequentare

Stefano™

@ Engy

È un diritto previsto dalla legge quando si verificano una serie di condizioni. Che si possa lavorare per non arrivare a quelle condizioni non lo rende meno diritto quando si verifichino.

Frank

Per certe persone i diritti reali sono solo quelli che gli piacciono, quelli che non gli piacciono sono discutibili.

Agnos

Mi sembra che sul tema della laicità anche l’UAAR faccia poco, molto poco.
Ho chiesto più volte che in occasione di elezioni (politiche, regionali, comunali) sarebbe utile fornire ai lettori del sito la situazione aggiornata riguardante la posizione circa la laicità, sia dei partiti siadei singoli candidati.
Mi è sempre stato risposto che sarebbe troppo difficile e di informarmi da solo.

Ho ricevuto recentemente questa lettera, che potrebbe essere presa come esempio per analoga iniziativa sulla laicità.
Cari amici!
Lanceremo “Fare il CETA Check!” il 1º giugno. L’obiettivo è quello di fare pressione sui Membri del Parlamento Europeo (MEPs) che saranno chiamati a votare sul CETA l’anno prossimo. La maggior parte dei deputati non si è ancora pronunciata al riguardo. Come possiamo sapere se voteranno a favore di questo tossico trattato? C’è solo un modo: GLIELO chiediamo!Provvederemo a offrire ai cittadini europei un dispositivo online con l’ elenco di tutti e 751 Membri del Parlamento Europeo con relativa informazione di contatto e opinione su CETA e TTIP (se l’hanno resa nota). Grazie a questo dispositivo, semplice e facile da usare, potrete fare a qualsiasi MEP le domande che vi interessano e, quando riceverete una risposta, potrete valutarla e condividerla con gli amici. Se non doveste ricevere una risposta, potrete usare il dispositivo online per organizzare una protesta, un sit-in o altre azioni per creare un rapporto piu’ trasparente e collaborativo con i vostri rappresentanti ufficiali! In altre parole, VOI farete il Check del CETA.

Giorgio Pozzo

sarebbe utile fornire ai lettori del sito la situazione aggiornata riguardante la posizione circa la laicità, sia dei partiti siadei singoli candidati

Il guaio è che, quando chiedi, non ti rispondono. E azzardo una spiegazione: non è la laicità (anzi, la mancanza della medesima) la preoccupazione principale dell’elettore italiano (anzi, italiota) medio; ergo, di conseguenza conseguentemente, la laicità non è la preoccupazione principale del partito o del politico.
Il partito ti rassicura sulle maggiori preoccupazioni, statisticamente parlando, ma non sui problemi considerati minori o addirittura non esistenti come tali. Già, perchè la maggioranza della gente ti risponde dicendo che comunque “ci sono altre cose a cui pensare”.

mafalda

Ha ragione Giorgio Pozzo nella sua risposta, al cittadino medio la laicità interessa poco, non si rende conto che è la base per un vivere più civile e per avere maggiori diritti anche sul lavoro. Anzi, per molti laicità è una parola quasi pericolosa, sinonimo di novità, modernità, di qualcosa che vuole intaccare tradizioni e poteri consolidati. Non basta chiedere ai politici, secondo me (specialmente finché la chiesa sarà così ricca), l’unica strada è mostrare che con regole laiche si vive meglio e questo ognuno lo può fare nel suo ambiente familiare e di lavoro.
Ps: per gli atei devoti invece non c’è cura, l’unica cosa da fare è smascherare la loro ipocrisia.

Agnos

giorgio pozzo
mafalda

Può essere che partiti e candidati percepiscano il tema della laicità come non importante; a maggior ragione dovrebbero essere sempre incalzati e porre il tema all’ordine del giorno.
Nell’esempio che ho fatto sopra, quale partito o candidato avrebbe percepito (e forse tuttora percepisce) il tema de TTIP o del CETA come un tema importante e sentito?
Per il TTIP decine di migliaia di persone, con il sistema illustrato. hanno spinto partiti, giornalisti e politici a occuparsi del tema.
Mi rendo però conto di essere assoluta minoranza persino qui.

Marco

Volete che la chiesa sia a favore della pillola per il giorno dopo?
Fate una proposta di legge per cui i soldi ricavati dalla vendita dei contraccettivi vadano direttamente nelle casse del vaticano e le spese siano totalmente a carica dello stato. Sono certo che nel giro di poche settimane avrebbe l’appoggio incondizionato sia delle gerarchie vaticane, se poi mettete una postilla per cui si aumenta il costo del contraccettivo e che il ricavato di questa gabella aggiuntiva andrà alla lotta contro il gender allora vedrete che in poco tempo ci sarà l’appoggio anche di tutte le frange integraliste tipo provita, forum famiglie, pdf, manif pour tuos, forza nuova, ecc…

dissection

Proposta logicamente geniale e genialmente logica, Marco.
Giova anche ricordare, come molti qui sanno, che il vatic.ano possedeva, (non so se possiede ancora), azioni di una azienda produttrice di profilattici e anticoncezionali; non viene ricordato sufficientemente spesso & quindi ogni tanto lo ripeto, soprattutto per quelli che si dilettano a venir qui a fare l’apologia della morale cattrollica.

dissection

In ogni caso, non interessa che sia a favore: basterebbe solo che si facesse gli affari suoi senza sfasciare i sussurri a chi la pensa diversamente… probabilmente riacquisterebbe un paio di fedeli…

Rosso Shocking

Scusa caro Marco hai nominato per caso Pro-Vita? Io lavoro in un ufficio statale dove uno dei dirigenti ogni tanto lascia in giro una rivista cattolica che si chiama proprio Pro Vita. Quando vedo questa rivista sopra qualche tavolo dell’ufficio la butto in un cestino. Per caso sapete dirmi di che partito politico sono questi dell’associazione Pro-Vita? Mi interessa così per curiosità, cioè sono per caso dei cattolici vicini a Forza Nuova? Oppure sono vicini a Forza Italia oppure all’ex-UDC?

gmd85

In generale, con provita si intendono i movimenti antiabortisti. Di solito riconducibili ad ambienti di destra.

Frank

Farmacista: Desidera?
Cliente: Dei preservativi me, degli anticoncezionali per mia moglie e una pillola del giorno dopo per mia figlia.
Farmacista: Scusate ma voi non siete proprietari di una farmacia?
Cliente: Si ma siamo obiettori di coscienza.
Farmacista: Come ho fato a non pensarci…

dissection

Frank
E il bello è che potrebbe succedere sul serio!
(Sempre se non è già successo, ipocritamente…)

Frank

Infatti, non in modo così sfacciato ma in maniera più velata senz’altro.

Beatrix

Anthony Kennedy, giudice nella Corte suprema degli Stati Uniti, a proposito degli impiegati pubblici che pretenderebbero di applicare o non applicare le leggi a soconda delle loro opinini religiose, sostiene che gli impiegati pubblici possono dare le dimissioni, ma non applicare le leggi a singhiozzo come pare a loro.

“The rule of law is that, as a public official in performing your legal duties, you are bound to enforce the law.”
Link ad articolo in inglese:

http://www.thenewcivilrightsmovement.com/uncucumbered/justice_kennedy_says_public_officials_with_religious_objections_to_marriage_equality_should_resign

Beatrix

Il giudice Anthony Kennedy, giudice considerato conservatore, a proposito di una impiagata pubblica Kim Davis che non ammetteva il matrimonio di omosessuali per motivi religiosi, in una conferenza alla Harvard Law School, dichara che gli impiegati pubblici che non vogliono applicare una legge devono dare le dimissioni, non applicare le leggi a singhiozzo.
Altro link sullo stesso argomento (in inglese):

http://www.advocate.com/marriage-equality/2015/10/26/watch-justice-anthony-kennedy-implies-kim-davis-should-resign

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