La clericalata della settimana, 23: Leopoldo Di Girolamo, sindaco di Terni

Anche a me sembra tale passaggio di consegne in chiesa piuttosto grave perchè significa considerare la chiesa un organo dello stato ed il vescovo funzionario dello stato, anzi del papa re. Ancora peggio del considerare la religione cattolica religione di stato perchè ritiene il potere dello stato al di sotto di quello della chiesa cattolica.
Per quanto riguarda la benedizione della fascia tricolore, al di là del fatto che ci sono funzionari dello stato nostalgici della religione cattolica come religione di stato o che non hanno compreso che ufficialmente non lo è più, lo ritengo più un atto di superstizione. Chissà se sperano di essere protetti dall’alto per i loro “affari”.

Avranno deciso di estinguersi diventando d’improvviso tutti antinatalisti: thank you for not breeding. (ciao VHEMT)

News: la mozione non è passata. Per una volta prescinderò dall’approfondire perché è finita a quei voti.
Un plauso a SÌ – Toscana a Sinistra (comunicato) e alla maggioranza del Partito Democratico che ha votato contrario alla mozione. (non ho trovato l’intervento) Leghisti, forzisti e il fascio hanno votato a favore. L’astensione dei 5 Stelle è roba da Prima Repubblica. Andrebbe detto al resto del PD e in particolare a Giani che gli uffici dei consiglieri sono comunque uffici pubblici.
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Tornando alla CEDU che mi pare più interessante, ho ritrovato le traduzioni in italiano della sentenza: DUit (Diritti Umani in Italia) (PDF) e Ministero della Giustizia (HTML).
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Faccio un ripasso anche per me: la CEDU dice che «gli Stati godono di un ampio margine di valutazione per determinare, in funzione dei bisogni e delle risorse della comunità e degli individui, le misure da adottare per assicurare l’osservanza della Convenzione». Finché non è indottrinamento – e la CEDU scrive «Non vi sono dinanzi alla Corte elementi che attestino l’eventuale influenza che l’esposizione di un simbolo religioso sui muri delle aule scolastiche potrebbe avere sugli alunni; non è quindi ragionevolmente possibile affermare che essa ha o no un effetto su persone giovani le cui convinzioni sono in fase di formazione» – l’esposizione di simboli di parte sta nella discrezionalità degli Stati. Da notare, inoltre, che la CEDU «non [si è dovuta pronunciare] sulla compatibilità della presenza di crocifissi nelle aule delle scuole pubbliche con il principio di laicità per come è sancito nel diritto italiano», e che «[q]uanto al punto di vista del Governo sul significato del crocifisso, la Corte constata che il Consiglio di Stato e la Corte di cassazione hanno delle posizioni divergenti in proposito e che la Corte costituzionale non si è pronunciata (precedenti paragrafi 16 e 23). [nota mia: ma si pronuncia su molto altro, su cui si deve far leva] Ora non spetta alla Corte prendere posizione su un dibattito tra giurisdizioni interne.»
Se quindi la CEDU sancisce il primato della giurisprudenza interna sulla questione, non si capisce perché i leghisti non la approfondiscano nella loro mozione. Secondo il mio profanissimo punto di vista (e di parte) è abbastanza chiara: anche se chiunque volesse associare al crocifisso significati universali, quandanche laici, non smetterebbe di essere universalmente riconosciuto come simbolo religioso. Proporre la sua rimozione è compatibile con il parere del Consiglio di Stato, (non ne vieta la rimozione, ma non la promuove) la sua affissione non è invece compatibile con la sentenza della Corte di Cassazione. (che vieta l’affissione dei simboli perché metterli TUTTI è complicato) Il problema è che i due organi sovrintendono due “giurisprudenze” diverse e già pensare di mescolarli è un’aberrazione per un giurista.
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Secondo me: ben vengano iniziative legali, provare ogni strada e portarla fino in fondo, ma non possiamo depositare le nostre speranze in esse: nessuna laicità potrà realizzarsi solo sulla base di quei rapporti di forza che hanno cristallizzato i Patti Lateranensi in Costituzione. Fare leva sugli strumenti del diritto può essere anche efficace, ma non può prescindere da una valutazione di strumentalità e azione politica. Questo discorsino da quattro soldi che faccio non è irrispettoso dei ricorrenti (a cui ho avuto la fortuna di esprimere vicinanza e solidarietà), anzi a mio parere nobilita il loro operato: la battaglia che si è chiusa con una sconfitta alla CEDU (andava combattuta, la posta in gioco era troppo alta) fa parte di un quadro molto più grande che vede il paese Italia strategico sul piano internazionale.
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P.S. il passaggio sul Ramadan è questo:
«Dall’altra parte, secondo le indicazioni del Governo, l’Italia apre parallelamente lo spazio scolastico ad altre religioni. Il Governo indica a tale proposito che agli alunni non è vietato portare il velo islamico ed altri simboli e indumenti aventi una connotazione religiosa, sono previste soluzioni alternative per facilitare la conciliazione della frequenza scolastica con le pratiche religiose minoritarie, l’inizio e la fine del Ramadan sono “spesso festeggiati” nelle scuole e negli istituti può essere istituito un insegnamento religioso facoltativo per “ogni confessione religiosa riconosciuta” (precedente paragrafo 39).»
@ dissection: non credo avessero in mente questo. È una sorta di «tu quoque» al contrario, un «ego quoque» autoindulgente, comunque logicamente fallace. Del tipo: non è possibile che discriminiamo su base religiosa perché facciamo fare perfino la festa di fine Ramadan ai bambini. Oppure: la mia battuta sul Kapò in Parlamento Europeo non era intendibile come antisemita perché ho amici ebrei. Scommetto ci sia un termine latino per indicare questa tecnica, ma non lo trovo.