Proposte di lettura

Segnaliamo alcuni libri usciti recentemente in cui si approfondiscono i temi di cui si interessa l’Uaar. Tutti i testi sono stati acquisiti dalla Biblioteca Uaar e sono disponibili per la consultazione. Chi preferisce acquistare i suoi libri preferiti può farlo attraverso il sito Uaar: in tal modo contribuirà a sostenere l’associazione.

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Kenan Malik, Il multiculturalismo e i suoi critici (Nessun Dogma 2016, 100 pp., 10,00 euro, traduzione dall’inglese di Valentino Salvatore)
In questo pamphlet il filosofo britannico di origine indiana Kenan Malik affronta in maniera originale i temi del multiculturalismo, dell’integrazione e delle migrazioni, partendo dalla realtà anglosassone. Lo fa con un approccio laico e progressista, contestando sia la deriva xenofoba che aizza l’odio verso “l’Altro” – oggi in particolare i musulmani – sia il permissivismo liberal che giustifica la chiusura delle comunità in senso tradizionalista e illiberale. Entrambi gli schieramenti, sostiene l’autore, nonostante l’inimicizia condividono una concezione simile, che si nutre di veri e propri miti ed esalta la difesa della “purezza” culturale a scapito dell’universalismo illuminista, dei diritti individuali, della laicità, delle libertà di espressione e critica.

Giuliana Sgrena, Dio odia le donne (Il Saggiatore 2016, 204 pp., 18,00 euro)
Il titolo è forte. Il contenuto anche, ma non scende mai nella critica fine a se stessa. Anche in seguito alla sua pesante esperienza personale, Giuliana Sgrena ha scritto un libro sul modo in cui i tre più noti monoteismi condizionano la vita delle donne. Il testo, suddiviso in dieci capitoli tematici, è caratterizzato da un encomiabile equilibrio: non stila classifiche di demerito ma sa alternare alla cronaca la storia, la citazione del testo sacro alla sua applicazione pratica corrente, la denuncia delle discriminazioni all’impegno per superarle. Ne è scaturita un’opera che piacerà particolarmente a chi è alla ricerca di un approccio al tema lontano sia dall’antireligiosità gratuita, sia dal buonismo che sottace ogni nefandezza ascrivibile a una comunità di fede.

Lilli Gruber, Prigionieri dell’islam. Terrorismo, migrazioni, integrazione: il triangolo che cambia la nostra vita (Rizzoli 2016, 347 pp., 19,50 euro)
L’islam fa paura, l’islam farà inevitabilmente parte del nostro futuro. È da queste due premesse che si snoda il nuovo libro di Lilli Gruber. Non è la prima opera sull’argomento della nota giornalista e inviata tv, che ha realizzato un’inchiesta a tutto campo che ha per scenario il mondo intero, con un respiro quindi più ampio di quanto tocca solitamente leggere. Concede forse un po’ troppo alla dimensione politica rispetto a quella religiose, e qui e là traspare la fascinazione per papa Francesco. Ma il tema è affrontato senza demonizzazioni fuori luogo. Da donna, constata per esempio il silenzio delle femministe occidentali dopo i fatti di Colonia, ma anche l’eccessiva arrendevolezza nei confronti dei paesi del Golfo. Il filo conduttore è la ricerca di soluzioni laiche, che peraltro non è detto che si possano facilmente trovare.

Andrea Grignolio, Chi ha paura dei vaccini? (Codice 2016, 188 pp., 14,00 euro)
Le vaccinazioni proteggono tutti, amiamo ripetere. Nel nostro paese, tuttavia, l’arretramento del loro numero è ormai tale da aver attirato l’attenzione dell’OMS. Il dato è reso ancora più inquietante dall’analisi delle caratteristiche dei genitori che rifiutano di praticarle ai propri figli: colti, abbienti e informati, che finiscono però in balia di ciarlatani, di sette, dei più svariati gruppi di pressione nonché delle tante bufale diffuse via internet (con buona pace di chi crede che l’istruzione sia sufficiente per far trionfare la ragione). L’autore, docente di storia della medicina alla Sapienza di Roma, illustrando passato e presente delle epidemie e delle immunizzazioni propone un libro scientifico su un’istanza di drammatica attualità. Ci mostra come il movimento anti-vaccinista si nutra dei tanti bias che popolano la nostra psiche, creando un vero e proprio problema di cognizione culturale. Ma ci indica anche una possibile strada per uscirne.

Daniele Frongia, Laura Maragnani, E io pago (Chiarelettere 2016, 288 pp., 17,50 euro)
In occasione delle elezioni amministrative di Roma il consigliere uscente Daniele Frongia presenta il resoconto della sua attività di presidente della commissione comunale sulla spending review. Scritto insieme alla giornalista Laura Maragnani, il libro è un catalogo dei folli sperperi di fondi pubblici nella capitale. Di particolare interesse è la terza parte, dedicata alla “Carissima Chiesa”: una quarantina di pagine in cui si narrano evasioni, esenzioni, privilegi, regali, oneri a carico della collettività e a beneficio dell’organizzazione più ricca della Capitale. Il nostro sito I costi della Chiesa è citato “per la tassonomia delle voci di costo, molto utile per inquadrare al meglio la realtà romana”.

Soler Jean, Chi è Dio? (Mucchi 2016, 110 pp., 13,00 euro, traduzione dal francese di Eugenio de Sio)
Jean Soler è un erudito ex diplomatico che si è consacrato allo studio della religione, e in particolare del monoteismo. Questo libro è una sintesi della sua opera, raccomandabile specialmente ai neofiti della materia. È infatti un lavoro di qualità superiore a tante altre critiche (spesso fuori luogo) alla religione e alla sua origine. E dire che invece il tema è importante: capire come un’idea nata in una piccola landa marginale del Medio Oriente abbia potuto colonizzare due terzi del pianeta. Il segreto, forse, è nella sua intrinseca “violenza ideologica” che porta alla soppressione dei devianti grazie all’alleanza di trono e altare, perché “un dio che dev’esser privo di concorrenti non può avere che un unico rappresentante, sola guida del suo popolo”. Il volume contiene una nota finale di Michel Onfray.

Christopher Hitchens, And Yet… Essays (Atlantic Books 2015, 352 pp. 20,00 GBP, in inglese)
Noto da noi soprattutto per Dio non è grande (e, nel nostro ambiente, per La posizione della missionaria), Christopher Hitchens è stato in realtà non soltanto un alfiere del cosiddetto new atheism, ma anche e soprattutto un grande saggista. In questo libro sono raccolti una cinquantina di suoi scritti di diversa provenienza, soprattutto biografici, che spaziano da Chesterton a Oriana Fallaci passando per Che Guevara. Chi ci segue sarà attirato soprattutto da quelli sull’impegno di Ayaan Hirsi Ali, sull’Iran, su Hezbollah, sulle celebrazioni istituzionali del Natale. La cui lettura fa rimpiangere una volta di più la prematura scomparsa di un autore secondo cui “l’internazionalismo è la più alta forma di patriottismo”.

Regis Debray, Didier Leschi, La laïcité au quotidien. Guide pratique (Gallimard 2016, 160 pp., 7,10 euro, in francese)
“Laicità” è parole di origine francese. Come funzionano, Oltralpe, i rapporti tra Stato e confessioni religiose? Attraverso l’esame di 38 “casi pratici”, dai cappellani al velo, dai cimiteri al calendario civile, lo scrittore Régis Debray, che è stato alla guida dell’istituto europeo delle scienze delle religioni, e Didier Leschi, già responsabile dell’ufficio dei culti al ministero dell’interno e ora al vertice dell’ufficio immigrazione, hanno fatto il punto della situazione. E nel paese dove la separazione è diventata realtà (ma non completamente) hanno elaborato diverse proposte di buon senso per adeguare il principio di laicità alle sfide del terzo millennio.

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14 commenti

giangiacomo

Maremma! Gruber e Sgrena! Piuttosto brucio gli euri! Gli altri si vede…sembrano interessanti …

Francesco S.

Due brave giornaliste, ma apprezzo di più la Sgrena che non risparmia alcuno dei monoteismi senza farsi impapocchiare dal papa Francesco. In realtà è una delle poche firme de Il Manifesto che vale la pena ancora leggere.

robertoV

Della Gruber ho letto alcuni libri (no quello recensito) e visto delle sue trasmissioni. Mi sembra una buona giornalista che dice cose sensate ed equilibrate. Non sapevo della sua fascinazione per il papa, ma mi sembra normale in Italia, difficile dire l’opposto. La Sgrena è più libera in questo senso visto che scrive su un giornale di nicchia.
“L’islam fa paura, l’islam farà inevitabilmente parte del nostro futuro.” Sono d’accordo con questa affermazione. Il problema è che è purtroppo difficile riuscire ad affrontare l’argomento in maniera “razionale”.

Frank

“…modo in cui i tre più noti monoteismi condizionano la vita delle donne…”

(Fonte Wikipedia)

Cristianesimo numero seguaci 2200 milioni;
Islam numero seguaci 1800 milioni;
Ebraismo 14 milioni.

Diciamo che è più corretto dire che a condizionare le donne ultimamente siano i primi due. 🙂

robertoV

Questi numeri sono del tutto inaffidabili. Non esistono censimenti a livello mondiale sull’appartenenza religiosa. Solo in alcune nazioni evolute abbiamo dei censimenti regolari sull’appartenenza religiosa.
Sono spesso cifre dedotte dalla propaganda delle religioni direttamente interessate, tipo l’annuario dei cattolici o dei cristiani in genere che hanno tutto l’interesse a gonfiarle. Oppure sono stime molto indicative, spesso dedotte dai tassi di natalità.
E di sicuro non dicono quanti siano i praticanti e di che tipo di credenti stiamo parlando.
E’, comunque vero che cristianesimo e islam siano le religioni più diffuse e quelle che hanno storicamente condizionato e condizionano di più la condizione femminile.
Tra l’altro nell’ebraismo, tranne in quello ortodosso, oggi le donne possono diventare rabbini, così come in certi cristianesimi delle donne possono diventare preti, pastori e vescovi, non per il cattolicesimo e l’islam.

Frank

Mi rendo conto di quello che dici, cosa che tra l’altro potevo immaginare, ma anche con i numeri corretti la differenza tra le prime due religioni e l’ultima resterebbe notevole confermando che ormai l’ebraismo condiziona (quando lo fa) ben poche persone.

Frank

Chi ha paura dei vaccini? Uno di questi è Daniele Frongia il coautore del libro “E io pago” visto che è del M5S. 🙂

Frank

Personalmente magari no, ma facendo parte del M5S, noto per appoggiare teorie complottistiche tra cui anche quella dei vaccini, è come se lo fosse.

Francesco S.

Dire che è un antivaccinista senza fonti mi pare pretestuoso.

Frank

Scusami, ma è o non è del M5S? Si. Il M5S è antivaccinista? Si. Conclusione…. anche se non fosse un antivaccinista appoggia l’antivaccinismo.

Francesco S.

Il M5s è un partito pigliatutto: si va dal complottista antivaccinaro al tizio più assennato. Io contesto questa modo di far politica, ma allo stesso tempo mi pare pretestuoso applicare una sorta di proprietà transitiva. E’ la stessa logica di chi dice “son tutti ladri”. E’ la classica fallacia logica della falsa dicotomia.

Frank

Quindi mi stai dicendo che una persona che era contro a le legge razziali ai tempi del nazismo (e magari ai tempi lo faceva per non finirci pure lui in un campo di concentramento) comunque non contribuisce alla discriminazione delle persone che erano osteggiate da queste legge?
I tipi più assennati nel M5S? Certo che ci sono, ma se parlano vengono sbattuti fuori e quelli che restano penso che se ne stiano zitti per convenienza. Per me la conclusione resta che questo signore si può annoverare tra i complottisti antivaccinisti, che lo faccia perché ci crede o per comodo questo non lo so.

Frank

Chiedo scusa, “contro la legge razziale” non “contro a le legge razziali”.

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