Sono tanti i pensieri che passano per la mente guardando ai fatti di cronaca succedutisi in questi ultimi giorni. Sono tanti e sono anche estremamente variegati, non tanto per la difficoltà a formarsi un’opinione chiara, quel rischio è veramente marginale, quanto perché si fa fatica a trovare una chiave di lettura che possa dare un minimo di senso a ciò che senso non sembra proprio avere. Volendo si potrebbe anche evitare di scervellarsi troppo prendendosela col caldo, che è poi il commento tipico estivo di quando ci si riferisce a episodi assurdi. “Assurdo”, appunto. Aggettivo perfetto per descrivere questo inizio di luglio.
Riflettendoci un po’, invece, ci si chiede come potrebbe interpretare quanto riportato dai media un ragazzo qualunque. Ad esempio il proprio figlio. A lui magari a scuola avranno parlato del razzismo come conseguenza del colonialismo, gli avranno spiegato che in passato i neri non sono stati considerati umani a pieno titolo sia nei loro luoghi di origine che in quelli in cui sono stati deportati come schiavi, o al limite sono stati considerati della stessa specie dei bianchi ma appartenenti a una razza diversa, inferiore. Forse non gli avranno spiegato che la fede religiosa ha avuto un ruolo di primo piano anche in queste barbarie, perché certo diventa difficile nel momento in cui nell’aula accanto l’insegnante di religione cattolica sta facendo la sua ora, ma gli avranno fatto capire che comunque si tratta di cose che appartengono alla storia. Storia come (e fino a) Martin Luther King e la marcia di Selma. Perché oggi, non nella storia ma nell’attualità, nel Paese di King un nero lo hanno eletto presidente. Siamo ormai nel ventunesimo secolo.
Il problema è che oggi, quindi sempre nell’attualità, ancora in quello stesso Paese i neri rischiano di essere uccisi non solo da balordi xenofobi, ma perfino da chi avrebbe il dovere di assicurare l’ordine pubblico. È successo pochi giorni fa in Minnesota, era successo poche ore prima in Louisiana e tante altre volte in passato. E allora qualcosa non torna. Il passare dei secoli, il progresso, non hanno migliorato le cose poi così tanto come si pensa. Oltre mezzo secolo fa là marciava pacificamente King, oggi manifesta un movimento che si chiama Black Lives Matters (trad: le vite dei neri contano) e leggendolo ci si chiede perché mai qualcuno dovrebbe pensare che l’assunto in quella frase sia in discussione al punto da usarlo come nome, come bandiera. Il problema purtroppo c’è ed è serio, lo conferma lo stesso governatore del Minnesota che ha dichiarato: «Se Philando Castle (nda: la vittima del Minnesota) fosse stato un bianco sarebbe ancora vivo».
Passa ancora qualche ora e proprio durante la marcia di BLM a Dallas un cecchino spara contro i poliziotti uccidendone cinque e ferendone altri sette; verrà in seguito ucciso a sua volta per mezzo di un robot killer. L’intera nazione è sconvolta, piange le vittime che certo non avevano nulla a che fare con i loro colleghi, quelli con le mani macchiate del sangue di chi aveva solo la sfortuna di trovarsi nel posto e nel momento sbagliati. Avevano anche un’arma con loro, i neri vittime dei poliziotti, ma in un Paese in cui chiunque può averne una questa non è certo una circostanza sfortunata. O almeno non dovrebbe esserla, ma è di fatto la fonte del problema perché, come scrive CBC News, “se sei un afroamericano armato sei una minaccia, per le forze dell’ordine”. Il sospetto cade su di te anche solo per una foto, o perché da cronista ti trovi a compiere il tuo dovere. Di fatto cade su di te perché sei nero, non per altro, e puoi solo sperare di non incontrare poliziotti dal grilletto facile.
È una spirale che monta, nata dall’odio e che si alimenta di odio. Non ci si può rassegnare ma anche sorprendersi comincia a diventare difficile. Chissà quando inizierà la sua fase discendente. Chissà se lo farà mai, perché per quanto la maggioranza delle persone possa lavorare pazientemente per far sì che certi stereotipi vengano superati, bastano pochi deficienti per riportare indietro le lancette dell’orologio. Basta far leva sul senso di appartenenza, su quella contrapposizione noi-loro che discende direttamente dalla cultura religiosa. Perché quando si parla di identitarismo non c’è miglior collante della comune fede religiosa, dispensatrice di verità assolute incompatibili con le verità altrui. Anche quando la fede non è direttamente connessa agli eventi, come in questi casi — e tuttavia non possiamo dimenticare le croci fiammeggianti del KKK — è a partire dal dualismo religioso, insegnato fin dalla più tenera età, che si sviluppa l’idea di un mondo suddiviso in categorie premessa per qualunque forma di discriminazione. Il massimo dell’apertura da parte di una religione è nel concetto di tolleranza. Ma l’altro non andrebbe tollerato, andrebbe semplicemente accettato per quello che è.
Tutto questo accade però dall’altra parte del mondo, là dove l’integrazione dei neri è un problema da quando Lincoln abolì la schiavitù. È vero, qui da noi quasi un secolo fa veniva pubblicato il “Manifesto della Razza”, per giunta sottoscritto da persone di scienza, ma poi abbiamo superato il nazifascismo e oggi siamo uno Stato democratico. Queste cose la scuola le avrà certamente insegnate a quel ragazzo di cui sopra, per cui si spera che le notizie che si accavallano provenienti dagli Usa vengano da lui almeno interpretate come lontane dalla nostra cultura liberale e plurale.
Nel frattempo il Tg passa dalla cronaca internazionale a quella nazionale. Un facinoroso estremista di destra fermano, peraltro già noto alle forze dell’ordine, ha ucciso un profugo nigeriano al termine di una lite innescata da insulti razzisti. Non è ancora chiaro come siano andate le cose, ma è chiaro che si è partiti da uno “scimmia africana” rivolto alla moglie di Emmanuel per finire con la morte di quest’ultimo. Per inciso, appellativi simili li abbiamo già sentiti rivolgere dal senatore Calderoli al ministro Kyenge, e questo la dice lunga sulla responsabilità morale delle nostre alte istituzioni. Nella riviera cosentina, invece, un migrante che cerca di racimolare qualcosa per vivere facendo tatuaggi ai bagnanti viene picchiato invece di essere pagato, mentre pochi chilometri più a nord, in quel di Napoli, si scatenano le proteste contro i musulmani. Il motivo: si radunano in strada per festeggiare la fine del Ramadan, e pare che questo nella città dei bagni di folla per San Gennaro costituisca un problema serio. In realtà il problema è l’odio generato dalla paura che a sua volta è generata dagli stereotipi per cui ogni musulmano è un potenziale terrorista.
A questo punto l’unica speranza rimasta è che il nostro ragazzo non si faccia incantare dalle parole di chi odia, sia per paura o per rabbia. Che noi saremo in grado di insegnargli che l’unica via d’uscita possibile passa per il superamento della contrapposizione tra pelli di colore diverso, tra modi diversi di amare, tra visioni diverse del mondo, fideistiche o ateistiche. E che almeno lui capisca tutto questo. Perché un ipotetico alieno osservatore piombato sulla Terra certamente non potrebbe farlo, non riuscirebbe a capirlo. Lui vedrebbe un pianeta apparentemente ospitale per la vita ma dominato da una specie distruttiva anche, forse soprattutto, verso se stessa.
Massimo Maiurana
Vedo che c’è sempre molto ritegno nel definire il balordo di fermo un fascista…fascista, punto e basta. Si preferisce il termine adulcorante di appartenente alla destra e di figura di spicco degli ultras della locale squadra di calcio.
Così daimo spazio ai fascisti che con la religione cattolica, in particolare qui da noi, sono sempre andati perfettamente d’accordo perché lo spirito c he li anima è perfettamente identico: machismo, nazionalismo becero, assoggettamento con la forza, ecc. ecc… Così, però, i fascisti si moltiplicano; è questione che nasce con la repubblica dopo la guerra e che è sempre stata trascurata, il PCI di Togliatti ne fu allora forse il maestro, anche per fini squallidamente politici, di una politica politicante e disonesta: poi seguì la DC, poi Violante, ecc. ecc..
Nei giorni scorsi un aticolo su il manifesto riportava la notizia che è nata in modo ufficiale, o sta ufficialmente rinascendo, Avanguardia Nazionale (dalle ceneri della vecchia Avanguardia Nazionale Giovanile) e nessuno ha nulla da ridire in un paese in cui la Costituzione dice che… così abbiamo Casa Pound, Avanguardia N., Fratelli d’I., Lega, dopo avere avuto MSI, Alleanza Nazionale, e poi smetto perché avete capito. C’è qualcosa di storto in questo paese fin dalla sua falsa ma ampiamente sbandierata unità.
Sicuramente è uno xenofobo e razzista, identitarista. Ormai fascista è un definizione storica.
@ Manlio Padovan
“C’è qualcosa di storto in questo paese fin dalla sua falsa ma ampiamente sbandierata unità”
No caro Manlio, secondo me non si tratta solo di questo paese, ma di una deriva … sicuramente europea, ma guarda cosa succede negli USA, per cui…
causata, come dico sempre – dalla crisi di un modo di produzione che sta evidenziando tutte le sue contraddizioni e nei confronti della quale i vari governi non sanno in realtà cosa fare e navigano a vista…
quel tanto di secolarizzazione che a fatica si è ottenuto è minacciato un po’ ovunque, offrendo un’occasione unica alle religioni, o comunque ad un pensiero magico-religioso che sta rialzando la testa, sia pure in modo diversi.
Certo, l’Italia ha un modo tutto suo di esprimere questa deriva, con quei caratteri che richiami, dovuti certamente alla sua storia (ciò che comunque vale per qualsiasi altro paese, quale che sia la sua storia)… ma non è che altrove vada molto meglio.
Caro Bruno, ti ringrazio per la precisazione. D’altronde è tuo mestiere guardare più in largo di quello che posso fare io e da te ho sempre qualche particolare da imparare.
Tuttavia c’è una domanda che pongo: hai certo ragione per la Storia moderna e penserò di più ora al modo di produzione e alla sua influenza; ma non credo che si possa addebitare al modo di produzione allora vigente la prassi con cui è stata realizzata l’Unità, dal momento che non si possono dimenticare e la personalità di alcuni che per essa si sono dati da fare o ne hanno appoggiato la realizzazione e la mancanza, ormai certa, di volontà e partecipazione popolare alla sua realizzazione. Ecco perché scrivevo di qualcosa di storto fin…
Non ti pare?
“E allora qualcosa non torna. Il passare dei secoli, il progresso, non hanno migliorato le cose poi così tanto come si pensa.
Ho riportato questa frase del testo (veramente ottimo, e del quale francamente sentivo la mancanza nel blog) per sottolineare un concetto… probabilmente non centrale per l’autore… ma che lo è per quanto mi riguarda: la nozione di progresso.
Non ho certo l’intenzione… ammesso e non concesso che ne fossi in grado… di trattarne ‘scientificamente’, ma mi riallaccio proprio al tema dell’articolo: è il caso di parlare di progresso di fronte a questa violenza – di cui quella razziale non è che un aspetto?. Si provi – come parametro in base al quale definire ‘progresso’ – la violenza, e si potrebbe constatare (a me sembra di constatare) che gli altri parametri , sia pure fondamentali per lo stesso concetto, finiscono per passare in secondo piano. O quantomeno per non essere su un piano superiore (più ‘scientifico’?).
E quando si parla di violenza la religione (per il suo carattere fortemente identitario come richiama Maiurana, prototipo per altro di tutte le ideologie vissute fideisticamente, ‘religiosamente’), ne è certamente la maggiore responsabile. Nonostante tutti gli sforzi per ricavare dai testi sacri – bibbia in testa – una visione ‘pacifista’.
la parte animale della nostra specie non si sopirà mai e Darwin docet l’evoluzione si basa su un’eterna lotta per emergere come dominante di qui l’uomo in 5 milioni di anni ha elaborato il concetto di sopravvivenza ad ogni costo sottomettendo il suo simile e via via modificando l’ambiente tramite l’intelligenza, il saper fare, evolutosi da un’autocoscienza sviluppatasi circa un paio di milioni di anni fa.
le religioni sono il male in sè tuttavia dubito che anche quando sapremo libererarcene (e succederà in un futuro lontano) l’uomo vivrà in pace con il suo simile, la bestia è sempre dentro di noi pronta a prendere il sopravvento, a mordere, ad uccidere per arrivare al giorno dopo.
@ stefano
Quindi, ci siamo evoluti oppure no?
@bruno gualerzi
Dipende da cosa si intende con evoluzione. Se parliamo di evoluzione culturale, direi di no. Si pensa che evolvere significhi diventare migliori, ma, darwinianamente parlando non è proprio così.
ci siamo evoluti come tutte le specie poichè il fissismo non esiste, però che avere un cervello di 1300 cm cubici nettamente più grande di quello del cane o del gatto ci renda migliori di questi ultimi è tutto da dimostrare tenendo presente che l’orca e il delfino hanno un cervello ben più grande e complesso del nostro.
@ stefano
Ho sentito dire che le orche, in particolare, hanno tutte le potenzialità per essere più intelligenti di noi sapiens: mi confermi e/o hai altre notizie?
Dissection
”… Ho sentito dire che le orche, in particolare, hanno tutte le potenzialità per essere più intelligenti di noi sapiens… ”
Te lo confermo anch’io: infatti non sono mai diventate credenti. 😛
Non sono le dimensioni che contano ma l’uso. I neanderthal avevano un cervello più grosso dei sapiens ma si sono estinti lo stesso.
è dimostrato che le specie che vivono in grandi gruppi sono meno intelligenti che quelli che vivono in piccoli gruppi o addirittura in solitario, il perché sta che in un grande gruppo conta molto di piu l’intelligenza collettiva, e che gli individui con bassa intelligenza sono protetti e hanno più possibilità di sopravvivere e lasciare eredi. Immagini fra gli umani siamo arrivati pure al paradosso evoluzionistico che le persone meno intelligenti riescono a lasciare pure piu eredi di quelli piu intelligenti.
Secondo me non è proprio così.
Voglio dire, gli aspetti negativi della psicologia umana non sono quelli che hanno un’origine animale, ma quelli complementari e collaterali dell’accresciuta intelligenza dell’umano rispetto all’animale non umano.
La violenza animale non è mai “gratuita”, come nella specie umana. Nel mondo animale non umano si uccide per dei fini precisi che hanno a che fare con la sola sopravvivenza. Non voglio farla troppo semplice, ma solamente l’uomo uccide per divertimento o vendetta o questioni perfettamente marginali. L’evoluzione della specie umana ci ha portato ad avere una mente molto potente, con capacità intellettive molto maggiori degli altri animali superiori: la conseguenza è quindi che, sia nel “bene” che nel “male”, la mente umana è in grado di eccellere. Empatia e antipatia, così opposti, esistono solo nell’uomo.
Così come nessun animale è in grado di decidere di donare il sangue ai feriti di un gravissimo incidente, nessun animale ucciderà un suo simile solo perchè lo odia o ne è irritato.
https://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_degli_scimpanz%C3%A9_del_Gombe
I gatti ben pasciuti (almeno i miei) uccidono per istinto ma non mangiano la preda, ci giocano in modo crudele per fare esercizio, per ammazzare la noia, per rimbambire la vittima. Gli scimpanzé si ammazzano tra loro per impadronirsi del territorio e di solito sono maschi. C’è proprio tanta differenza con gli umani?
@ Giorgio
“Voglio dire, gli aspetti negativi della psicologia umana non sono quelli che hanno un’origine animale, ma quelli complementari e collaterali dell’accresciuta intelligenza dell’umano rispetto all’animale non umano”
Se si guarda – come per tutto ciò che concerne le specie animali delle quali l’uomo fa parte – dal punto di vista (si fa per dire) dell’evoluzione, l”intelligenza’ dovrebbe servire per la sopravvivenza della specie attraverso gli individui, sia nel senso di dare loro gli strumenti per la loro sopravvivenza sia per la loro estinzione come individui per far ‘evolvere’ la specie. Da cui – vedendo le cose dal punto di vista dell’individuo e del suo rapporto con gli altri individui – un uso dell’intelligenza, come dici, per il ‘bene’ e/o per il ‘male’. E per cui, sempre da questo punto di vista, anche l’intelligenza è di origine animale. Certamente però si tratta di una facoltà – a quanto se ne sa – specifica dell’animale uomo (io credo si tratti pur sempre di un ‘istinto’, specifico, appunto, della specie uomo), e questo gli apre delle prospettive altrettanto specifiche per le quali niente vieta che, entro certi limiti insuperabili, si possa usare questa facoltà per rendere sempre meglio vivibile la vita degli individui, visti sia come tali che nel rapporto con gli altri individui. Cosa si oppone a questa ‘opportunità’? Intanto la non accettazione di questa condizione, da cui la ‘fuga’ nella religione, e per altro verso la fiducia – che può diventare ‘fede’ – in un uso della ragione in grado di far uscire l’umanità da questa condizione…
nel primo caso avendo come punto di riferimento la trascendenza ( l”aldilà’) comunque intesa, e nel secondo caso con uno sviluppo della tecnologia che si ‘dimentica’ spesso a cosa dovrebbe servire, da cui, ad esempio, la costruzione di armi di distruzione di massa…
‘anticipando’ – per così dire – il ‘destino’ di ogni specie animale. La sua estinzione nel tempo.
Trattando questo tema naturalmente come è possibile svilupparlo in un blog, questo credo debba essere il contenuto di un pensiero ateo/materialista.
Ma gli scimpanzè sono gli animali non umani più simili a quelli umani! Prova a trovare controesempi con animali sempre meno intelligenti (nel senso che possiedono minori capacità intellettive). All’altro estremo, dove le capacità intellettive sono nulle, non abbiamo nè empatia nè antipatia.
Io ho avuto per parecchi anni una gatta: certo aveva anche lei le sue simpatie e le sue antipatie, ma il cosiddetto “gioco” con la preda non è affatto un divertimento sadico come potrebbe sembrare. Si tratta di insegnamento per la prole (i maschi non lo fanno, credo). Infatti, non avendo prole, e quindi non avendo studenti, e nemmeno topi da cacciare in casa, la gatta insegnava a me, e utilizzando delle prede autarchiche: ogni tanto mi trovavo i salamini sul cuscino…
Giorgio
Basta un controesempio per smontare una tesi. Tu ne hai avuti due. I gatti ci giocano con le prede. Nel mio quartiere ci sono gatti selvatici, che ammazzazano i piccioni quando si annoiano e non li mangiano perché sono sazi visto che vengono nutriti dal vicinato. Lo fanno anche i maschi e a prescindere se ci sono cuccioli. La gratuità della violenza esiste anche in natura. Anzi direi che la civiltà esiste proprio per evitarsi tale violenza gratuita o necessaria.
Il gatto, la femmina in particolare, non uccide e tortura perché è crudele, queste sovrastrutture etiche le abbiamo create noi. Il gatto gioca con la preda per esercitare un istinto, per allenare i cuccioli, perché si diverte forse (non si può entrare nella mente emozionale di queste meravigliose creature); a volte quella che può sembrare tortura è solo prudenza perché vuole sfinire una preda che potrebbe essere potenzialmente pericolosa per lui. Non conosco bene i cani ma credo che loro uccidano i gatti perché stanno difendendo il territorio, non per fame. Quello che voglio dire è che noi siamo darwinianamente animali e nei momenti di paura tiriamo fuori l’istinto di protezione (che può essere anche quello di insultare uno straniero o aggredire una donna). Quello che ci differenzia dagli altri animali è il controllo delle emozioni: un cane istruito a non attaccare i gatti non lo fa, un bambino educato a non temere il diverso non insulta i diversi, un giovane sicuro delle proprie idee è disposto a perdere la vita pur di restare con le amiche, pur potendo scegliere. Ecco, in quest’ultima situazione mi vergogno di dire che al posto di quel ragazzo,non so se mi sarei comportata da donna evoluta in senso proprio oppure in senso darwiniano, come un gatto.
Mafalda
Un bambino educato a non temere I diversi non insulta un diverso? Magari fosse cosi’ semplice..
La religione sembra essere parte del problema. Ma anche la percezione di penuria (che nobn c’è veramente) creata dalla concentrazione di ricchezza e dall’essere schiavi di un paradigma che vede il lavoro come bene limitato invece che sforzo divisibile. La competizione potrebbe essere molto ridotta.
Avevo l’altro giorno per le mani un libro stampato nel 76, mica mille anni fa. Si parlava di un pediatra in causa con un ricco industriale per presunta cattiva condotta medica. Dei piccoli pazienti, alcuni venivano descritti come “negri”. Il milionario “non era riuscito ad avere figli maschi ed aveva dovuto accontentarsi (!) di una femmina”, e la giovane avvocata che difendeva in medico veniva chiamata dal giudice non “avvocato” ma “mia giovane signorina”. Ehm. Nonostante tutto direi che in 40 anni qualche progressuccio l’abbiamo fatto, eh’
Ora ci dicono che si dice avvocata, anche se a me ricorda la Madonna in una nota preghiera.
Puoi scrivere e dire come ti pare , soltanto che qualcuno che conosce le regole grammaticali ti dirà che usi un linguaggio sessista. Sta a te scegliere da che parte sedere
su questa questione, grammatica o meno, sono molto d’accordo tecum, Francesco s. 🙂
In verità (Vi dico 😀 ) facevo un po’ di ironia, forse troppo fine. Nel linguaggio teologico l’avvocata è una santa protettrice ed è il primo significato che ne dà la Treccani. Il secondo è il non comune sinonimo di avvocatessa. Fonte: http://www.treccani.it/vocabolario/avvocata/
Paradossalmente è più sessista “avvocata” che avvocatessa che avvocato. La nota preghiera era “il salve Regina” 😀
Engy Francesco S.
Il linguaggio a molto a che vedere con il modo in cui ci comportiamo. Mia madre ha avuto parecchi anni fa un rimborso perchè non ha potuto frequentare la scuola in quanto non cattolica. Sul modulo italiano per ottenere il rimborso c’era scritto nome di battesimo. Il linguaggio non cambia la vita? Ancora oggi nei tg per commentare si dice funerale laico assimilandolo a una stravaganza, quando mai il funerale è un funerale, l’aggettivo è del tutto insignificante in un tg
Comunque se uno vuole restare indietro può anche farlo
Francesco S.
Puoi anche leggere tutto con gli occhiali della religione, per fortuna in Italia non c’è questo divieto .
Tiziana
lo scopo della lingua è farsi capire. Ironizzavo sulla femminilizzazione forzata che crede di aggirare il sessismo linguistico con un termine più sessista. Non è certo colpa di Francesco S. se “avvocata” in italiano significa santa patrona, e non professionista laureata in legge. Chi ha preteso storicamente di educare con la lingua in genere sono stati i regimi fascisti e comunisti e chi crede che il volgo sia un animale plasmabile a suo piacere. C’è dell’ideologica nel voler forzare la mano a tal punto da pretendere certe femmilizzazioni con risultati ridicoli come quello di avvocata che significa ben altro, come facevo notare.
Errata
ideologica = ideologia
Hai ragione, infatti continuare ad usare il maschile è fascista. Però puoi farlo. i tg rai lo fanno ad esempio
La declinazione di genere non è l’argomento del post, terminiamo questa divagazione please.
Ricevuto.
bell’articolo che hai scritto Maiurana.
in particolare, sull’omicidio di Fermo io concordo con Massimo Cacciari,
http://www.secoloditalia.it/2016/07/migrante-ucciso-cacciari-stupido-parlare-fascismo-colpa-dei-governi-incapaci/
e non è questione di ritegno, ma comunque siano andate le cose e al netto di tutte le solite parate conformistiche, è chiaro che tutto ha preso il via dal razzismo, “… è chiaro che si è partiti da uno “scimmia africana” rivolto alla moglie di Emmanuel per finire con la morte di quest’ultimo”.
Bravo.
Cacciari, non ho capito perché dia la colpa ai governi. OK il protagonista dell’episodio è un disadattato, xenofobo e razzista ma che c’entrano i governi? Avrebbe fatto la stessa cosa anche se non fosse stato un profugo, per quel soggetto un “negr* di merd*” lo è anche se fosse stato un ministro della repubblica.
@E.n.g.y
Però certi atteggiamenti sono tipici della destra estremista, piaccia a Cacciari o no. Troppo semplice dire che l’assassino è un disadattato ignorante. Il razzismo è trasversale e non di esclusivo appannaggio degli ignoranti.
@gmd85
Correggetemi se sbaglio:
mi risulta che casi di aggressioni a coppie da parte di bulli,finite tragicamente con la morte di chi cercava di difendere la propria donna,non siano affatto rari nelle conache degli anni recenti e non.
Domanda :il fatto che in queste aggressioni l’elemento razzismo era del tutto assente,dato che si trattava di individui assolutamente “autoctoni”,basta a giustificare l’indifferenza pressoche totale di autorita e mass media riguardo a tali delitti ?
Ma d’altra parte siamo in un paese dove in ogni strage accidentale o dolosa ci si premura di precisare la presenza di eventuali bambini tra le vittime.
L’unica spiegazione possibile e’ che evidentemente si ritiene che gli adulti( vale a dire
dai diciottenni in su)sopportino la morte meglio dei bambini.
Evidentemente la stessa opinione vale per i casi di cui sopra.
È vero è chiaramente gravissimo anche il bullismo non su base razziale, spesso comunque basato su caratteristiche che definiscono i futili motivi. Però come con gli attentati, vediamo da noi purtroppo come il tipo di matrice sia determinante nel renderli più o meno allarmanti.
Engy
Sì, più o meno. Io penso che simili casi siano possibili in ogni tempo e in qualsiasi ambiente sociale. Cacciari avrebbe ragione se di casi simili ne succedessero a decine ogni anno; secondo me la vera origine di quell’episodio va cercata nell’ambiente, tollerato e organizzato, del bullismo sportivo. Non è pensabile che un individuo, al quale si permette di fare casino tutto l’anno impunemente dentro uno stadio, poi a campionato fermo si ricomponga e passi il tempo a leggere Gozzano.
Ultrà, fascistello, ignorante, xenofobo, frustrato… uno tra i numerosi casi singoli.
A seguire, tutto giusto: i governi hanno gestito male l’immigrazione. Come sempre quando si fanno cadere dall’alto le decisioni.
ok caro Diocleziano.
Volevo solo dire, concordando in questo con (il non sempre ottimo) Cacciari Massimo, che il fascismo è una roba seria (e a te per fortuna non c’è bisogno di puntualizzare il significato di “serio”) e in questo caso anche a me sembra usato a sproposito il comodo appellativo di “fascista”; comodo ovviamente perchè permette di individuare e catalogare il cattivo di turno smarcandocene per metterci in una posizione di presunta (molto presunta) superiorità morale.
Perchè diciamocelo: dei poveri stranieri non frega niente a nessuno – e parlo prima di tutto di me che conduco la mia vita sbattendomene altamente di loro.
Quel che interessa, ancora una volta, è sposare la tesi del “bianco-fascista-cattivo /povero nero buono” perché è il cavallo vincente.
@Frank,
serva clericale, ora amica dei fascisti …. aspetto il prossimo epiteto.
Capisco che i fatti recenti debbano far riflettere ulteriormente su una politica fatta di continue concessioni a pretese non laiche a parte di portavoce delle comunità islamiche immigrate, cosa che, insieme ad altri errori ha favorito la radicalizzazione. Ma forse non vuoi dire lo straniero in sė, semmai colui che si fa portatore d’odio e di messaggi reazionari, cosa purtroppo frequente. Se poi guardiamo le reazioni autoctone. Identitarismo acritico dappertutto.
@E.n.g.y
Ma il colpevole, stando a come lo descrivono, lo ascriveresti ai movimenti fascisti o no? Sembra quasi che Cacciari abbia paura di ammettere che ancora esistano.
Non ti preoccupare Engy che il fascismo, appena accennato in questo articolo, l’autore stavolta non lo mette alla berlina, per oggi puoi stare tranquilla.
ah meno male!
Che bello vederti fare un bel respiro di sollievo.
lo so che in fondo mi vuoi bene Frank 🙂
E’ normale che qualcuno non voglia sentir denigrati i propri ideali anche se però il fascismo, che magari non può essere la causa dell’episodio di Fermo, razzista lo era comunque.
Frank
adesa pero’ dag un tai ….al sog le bel fin cle’ curt 🙁
Una bella rassegna di luoghi comuni. Una lezioncina “standard” ripetuta a dovere stando bene attenti a non allargare troppo il campo visivo, ché diversamente si sarebbe stati costretti a puntare lo sguardo su qualcosa che invece, secondo le linee guida che arrivano “dall’alto” e che ormai sono state evidentemente ben digerite, bisogna che restino fuori dall’inquadratura.
Com’è difficile guardare/quando bisogna vedere (cit.)
cioè?
Le scie chimiche?
@ ugo
“…diversamente si sarebbe stati costretti a puntare lo sguardo su qualcosa che invece, secondo le linee guida che arrivano “dall’alto”…”
Alla faccia dei luoghi comuni! Quali sarebbero le ‘linee guida’ che arrivano dall”alto’?
Sei Benjamin l’asino? Questa narrazione delle direttive dall’alto è la sua.
credo che si rifersca al non pestare i piedi ai potenti, effettivamente l’articolo sembra scritto da uno che cammina sulle uova 😉
@ stefano
Anch’io non sono sicuro di aver capito. Forse ‘dall’alto’ voleva dire non da una sorta di aldilà, come ho inteso io, ma -come dici tu – da qualche ‘burattinaio’ che detta le linee guida. Se così fosse però non saprei dire chi sarebbe questo burattinaio e quale ‘campo visivo’ avrebbe ristretto. Ce lo spiegherà ugo?
secondo me invece potrebbe essere l’utente livornese, Giovanni da Livorno 🙂
Se è vero che nelle religioni sono state e sono tuttora presenti varie forme di intolleranza, è altrettanto vero che il legame tra religione e razzismo è piuttosto complesso. Da un lato le chiese cristiane hanno giustificato prima la schiavitù e poi la discriminazione razziale, dall’altro lato è pur vero che Lincoln fu spinto ad abrogare la schiavitù anche da motivazioni religiose e lo stesso si può dire per molti antischiavisti dell’800 e in seguito per gli oppositori della segregazione razziale. Nel caso dell’islam si ha poi il paradosso degli arabi razzisti e trafficanti di schiavi da un lato, dall’altro degli afroamericani che abbracciano l’islam in polemica contro i bianchi cristiani e razzisti; tuttora in India i paria tendono a convertirsi all’islam per sottrarsi alle discriminazioni dell’induismo. Insomma, se vogliamo fare storia e non polemica dobbiamo riconoscere che la questione è estremamente complessa.
Lincoln era ateo…o forse non ho capito se intendi le motivazioni sue o quelle della gente.
@Mafalda
Mi risulta che Abraham Lincoln fosse cristiano luterano. Credo che gli Stati uniti d’america abbiano mai avuto un presidente ateo dichiarato.
Francesco s.
Ufficialmente era cristiano, ma sembra abbia avuto atteggiamenti diversi nei confronti della credenza; da approfondire (segnato in agenda☺).
Per amor di giustizia, in aggiunta allo schiavismo del Nord e del Sud America (europeo non mi pare), dovremmo ricordarci anche dello schiavismo ampiamente utilizzato nel mondo mussulmano, cinese ed arabo, di cui è rimasta poca memoria, visto che in generale gli schiavi neri venivano castrati.
A questo punto suona tristemente beffarda l’ usanza di parecchi neri statunitensi cambiarsi il nome “da schiavi” in nomi arabeggianti.
“A molti, individui o popoli, può accadere di ritenere, più o meno consapevolmente, che «ogni straniero è nemico». Per lo più questa convinzione giace in fondo agli animi come una infezione latente; si manifesta solo in atti saltuari e incoordinati, e non sta all’origine di un sistema di pensiero. Ma quando questo avviene, quando il dogma inespresso diventa premessa maggiore di un sillogismo, allora, al termine della catena, sta il Lager.” (Primo Levi)
Infatti per i romani “hostes” oltre che straniero significava nemico.
E infatti era sempre un dramma tradurlo.
Pensiamo poi al dolore portato dall’ateismo in Cina dopo circa 2000 anni che un falegname innocente si è lasciato crocefiggere.
Sei uscito col caldo? Come le zanzare.
@Gmd
Si è dimenticato, inoltre, di specificare in cosa consisterebbe tutto questo dolore, e che ai cinesi dell’antico falegname non gliene è mai fregato nulla.
I falegnami allora guadagnavano bene, tanto da potersene andare in giro a far politica, magari fermandosi a cena da qualche amico zelota.
Si ed erano disposti a morire in croce per noi.
Confermi quindi che il “falegname” faceva politica con gli zeloti?
Enrico
Leggi il famoso brano di Celso nel quale si spiega chi era davvero Maria e della vita borderline di suo figlio, e del vero padre di costui.
@Enrico
E si preparavano pure le croci da soli con tenoni e mortase.
@Mafalda e Diocleaziano
Ancora a dargli retta?
Diocleziano, io l’ ho letto.
Non esito a definirlo scoccante per un qualsiasi cristiano davvero credente.
Ovviamente tutti i suoi testi vennero bruciati sui piazzali delle chiese per ordine degli imperatori cristiani e rimasero soltanto pochi frammenti.
Non si sa mai che a qualcuno venisse qualche dubbio …
Aristarco
Aggiungi al brano testuale il ritrovamento della lapide marmorea, avvenuto oltre un secolo e mezzo fa, che confermerebbe Celso: prove ben più consistenti che non la nota sindone. Eppure nessuno ne parla; pensa se fosse stato fatto uno studio di un decimo di ciò che è stato fatto su quella ormai conclamata patacca, che ostinatamente si definisce ‘sacra’.
@dissection
@mafalda
Bah, è Enrico. Tanto basta.
gmd85
Perché rifiuti lo scambio?😉
Mafalda
Forse Gmd ha ragione: don’t feed the troll.
Però, vuoi mettere il divertimento?…
@mafalda
Scambio? Con Enrico? Cosa apporterebbe, lui? 😉
@dissection
Si, ma dopo un po’ diventa penoso 🙂
Vero anche quello…
Secondo me il termine “razzismo” e’ ampiamente usato a sproposito,per demagogia,interesse o,molto spesso,
semplice stupidita.
Se escludiamo una pur nutrita porzione di umanita formata da frustrati,fanatici,indottrinati,imbecilli
ecc,la differenza di razza,colore di pelle,religione,sesso, non provoca necessariamente antipatia verso il “diverso”,
bensi “amplifica” la simpatia o antipatia dovuta a fattori molto piu’ concreti.
E’ lo stesso meccanismo psicologico elementare per il quale attori passati e presenti dal viso non certo
apollineo,come Jack Palance,Edward G Robinson,Arnold Schwarznegger ecc hanno riscosso un gran successo di pubblico
sia interpretando la parte del “buono” i molti film,sia quella del “cattivo” in altri.
Lo stesso meccanismo per il quale Samantha Cristoforetti,che pure possiede indubbiamente doti intellettuali e fisiche
nettamente superiori alla media ,(allo stesso modo dei suoi colleghi maschi),per il fatto di essere una donna suscita nella gente
ancora piu’ ammirazione.
“Pero’!E’ una donna e ha tanto fegato e cervello da fare il pilota e l’astronauta !”,sono le parole che meglio sintetizzano
l’impressione piu’ o meno inconscia suscitata nel “volgo”,del quale,abbiate la sincerita di ammetterlo,facciamo parte anche tutti noi
onorevoli membri di questo blog.
Impressione che altro non e’ che il retaggio di pregiudizi secolari verso le donne ai quali nessuno e’ immune completamente.
Un altro esempio?In negativo,stavolta.
Credo che a tutti voi capiti di tanto in tanto di assistere a situazioni sgradevoli dove qualcuno fa lo str$nz$ con voi o con altri.
Ora,per favore,spero che nessuno di voi pretenda di far credere che per lui, a livello viscerale intendo,non fa nessuna differenza se il galantuomo
in questione e’ un extracomunitario o un autoctono,indipendentemente dalla vostra reazione visibile.
E oso affermare che anche in un popolo di santi e poeti come il nostro esista una notevole porzione di individui dalle vedute un pochino piu’ strette degli
onorevoli presenti in questo blog.
Individui che quando apprendono sempre piu’ frequentemente dai mass media che la sempre maggiore massa di immigrati incontrollati sta provocando sempre
piu’ gravi problemi di criminalita,rischi sanitari ecc,nonche salassi finanziari crescenti dalle gia depauperate casse dello stato,non la prendono,diciamo,
tanto bene,e sarebbe cosi anche se si trattasse di individui di origine europea,oso pensare.
E per i motivi di cui sopra il fatto che invece tali masse provengano da paesi islamici,africani o comunque di etnie e culture molto diverse dalle nostre
peggiora ancora di piu’ le cose:’antipatia per i “diversi” si aggiunge a rancori dovuti a motivazioni ben piu’ concrete e, ammettiamolo,tuttaltro
che ingiustificate.
Qualcuno ha detto : “Il razzismo e’ assolutamente naturale,e’ l’antirazzismo che e’ innaturale !”,ed e’ un verita sacrosanta anche se per molti
e’ politicamete scorretta.
E’ innaturale come lo e’ la nostra spesso vituperata civilta’, che guarda caso e’ nata proprio per reazione contro la spietata indifferenza della natura.
La diffidenza verso il diverso,che puo’ nascondere insidie mortali, e’ un istinto fondamentale nel mondo animale,e se la civilta a lungo termine potra renderlo
superfluo nel caso dell’uomo,visto l’andazzo odierno c’e da temere che la strada sia ancora lunga.
Infatti se per reprimere un istinto atavico come il razzismo e’ necessario uno sforzo cosciente e responsabile,non si puo’ certo dire che il cosiddetto
“populismo” ,(vale a dire demagogia)di molti nostri governanti e pretesi intellettuali incoraggi molto tale sforzo.
@Laverdure
Hai giustamente detto che il termine razzismo è usato impropriamente. Ma l’unico significato attendibile è l’atteggiamento di considerare gli altri inferiori per razza. Eppure, personaggi degni di nota sono di ogni razza e colore. Un razzista considererebbe allo stesso modo fondamentalisti e non.
Possiamo parlare di xenofobia, di paura della diversità. Che converge col razzismo. E in un paese in cui si parla di valori irrinunciabili, tutto si amplifica. Di certo la politica di accoglienza indiscriminata non aiuta.
Quanto ai media, seguono il criterio di notiziabilità. Suppongo tu sappia a cosa mi riferisco.
Il caso in esame è sicuramente razzismo senza alcun dubbio, dare della “scimmia africana” ad una donna nera è eloquente della matrice ideologica.
@ Leverdure
“Secondo me il termine “razzismo” e’ ampiamente usato a sproposito,per demagogia,interesse o,molto spesso,
semplice stupidita… ecc”
Prendo solo un esempio dal tuo commento ben documentato. L’esempio classico: si bolla impropriamente come razzista chi semplicemente manifesta in modo assolutamente legittimo perchè ‘naturale’ (“Qualcuno ha detto : “Il razzismo e’ assolutamente naturale ,è l’antirazzismo che è innaturale !”,ed è un verità sacrosanta anche se per molti è politicamente scorretta”) gli inevitabili disagi di varia natura che il contatto ‘diretto’ col ‘diverso’ può comportare oggettivamente… e sostanzialmente ipocrita è il comportamento di quanti, o li nega per motivi, diciamo, ideologici, oppure perché, appunto, non coinvolto direttamente.
Tutto però, a sua volta ‘politicamente coretto’ (scusa, ma quando un certo modo di sentire e intendere, come il parlare di uso improprio del termine razzismo, diventa proprio, se non di una maggioranza, di tanta opinione pubblica, può diventare a sua volta ‘politicamente corretto’… e quanto sostieni, sia pure da parte tua in modo approfondito, tutt’altro che viscerale, non si può dire che sia proprio di una minoranza, con o senza potere che sia), il che non significa che sia sbagliato… ma dal mio punto di vista ci sono almeno due considerazioni da fare:
a – una, legata alla contingenza, per cui se è vero che si bolla ingiustamente come razzista chi, più che legittimamente, lamenta un disagio reale, che, appunto, non ha niente a che fare col razzismo classicamente inteso… è altrettanto vero che ci sono – in quantità più o meno identica – comportamenti invece classicamente razzisti;
b – l’altra riguarda proprio la nozione di razzismo. Non saprei quanto scientificamente (sociologicamente) corretto, ma credo che si possa definire razzista in senso lato la tendenza a generalizzare, a non operare le necessarie distinzioni (es. ‘tutti gli islamici sono potenzialmente terroristi, tutti i romeni sono delinquenti, tutti gli zingari rubano ecc.), tendenza pure molto diffusa, anche se non sempre espressa nei termini riportati.
Ora, di fronte ad una situazione del genere (va da sé più che opinabile… ma questa è la mia opinione) credo che attualmente sia più pericolosa, in quanto tendenzialmente in crescita esponenziale, il diffondersi di forme di razzismo in senso lato (ritengo sia tale il riemergere di nazionalismi, populismi e chiusure varie), per cui, in questa fase, a mio parare è a questa deriva che occorre prestare attenzione.
Bruno
In questa cruda ora del mattino non riesco ad approfondire, ma sintetizzando direi che hai tirato fuori tutto dal frigo e poi ce lo hai rimesso dentro. 😛
@ Diocleziano
Spero di non averti rovinato la giornata 🙂 … anche se purtroppo sono ben altre le notizie che stanno rovinando la giornata.
Mi piace – se l’ho capita bene – la tua metafora dell’estrarre e rimettere nel frigo, e la userò un poco anch’io. Riconosco che effettivamente, così come si snoda il mio commento, possa dare l’impressione di scongelare e poi ricongelare vari alimenti (cosa per altro – dicono gli alimentaristi – già pericolosa di per sé 🙂 )… e – fuor di metafora – di affermare e poi di negare le stesse cose… ma in realtà era solo il tentativo, più o meno riuscito, di vedere le stesse cose da almeno due punti di vista, ritenuti ugualmente legittimi, ma col rischio – per usare un’altra frase fatta – di riproporre solo il classico bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto. Non era questa la mia intenzione, quanto quella di delineare sì, a proposito del razzismo, due atteggiamenti antitetici ma entrambi in qualche modo legittimi (o comunque comprensibili)… ma per poi decidere a quale dei due dare la priorità.
In definitiva è il richiamo – che nella situazione attuale, ritengo assolutamente necessario – alla ‘distinzione’, di fronte ad una radicalizzazione dei giudizi dove, a mio parere, stanno prevalendo un po’ ovunque, non solo in Italia, quelli dettati – come si dice con un’altra frase fatta (l’ultima per oggi 😉 ) – più dalla pancia che dalla testa.
Ho scritto in più commenti a cosa mi riferisco e quali ritengo siano le cause.
@ Laverdure
Ok, ma non darmi dell'”onorevole”! 🙂
La classica formula “esclusi i presenti” mi sembrava un pochino ipocrita.
Ma no, semmai per Cristoforetti posso al limite dire che finalmente una donna ha avuto l’opportunità di vedere riconosciuta la sua abilità in questo campo, mica che sia sorprendente che una donna ne sia in grado. Sul razzismo, un conto è parlare di delinquenza nel sangue e caratteristiche innate su base razziale, un conto è il pensiero critico nei confronti di una cultura dominante e la prova del nove è essere in grado di criticare anche la propria. Non ritengo razzismo criticare la religione applicata, in quanto rende concreta una società basata su tali leggi, cosa sempre foriera di grattacapi. Allo stesso modo in cui non si apprezza il recente passato italiano, in cui erano in uso matrimoni riparatori, rapimenti rituali e altre amenità. Non è quindi incoerente non voler rischiare di farsi imporre la sharia oggi ;), piuttosto lo sarebbe il contrario. Quanto a cosa sia “naturale” e se lo sia il razzismo, ciò è opinabile, ma comunque irrilevante, perché è sbagliato, insistervi sarebbe ignorante. Il diverso possiamo essere noi, es è per superare questo che ci battiamo. È evidente che le implicazioni nel considerare ciò innaturale non finirebbero più e costituirebbero una resa totale.
Conoscere le cause della relativa irrazionalità umana, cosi come le nostre caratteristiche genetiche intrinseche, le nostre pulsioni ed istinti che al massimo, entro certi limiti, possono essere inibite o modulate, ma NON di certo eliminate !! è, a mio umile parere, più importante che discutere sugli effetti, cioé sul nostro modo di comportarsi ed esprimersi.
N.B. : Rifiuto categoricamente la nozione (che considero errata) di « progresso umano ». Ritengo che l’evoluzione animale, la nostra inclusa, è fatta di continui cambiamenti che vanno dalla « semplicità » alla complessità, mai il contrario. Va pero’ notato che la complessità del nostro cervello NON significa che ci abbia dato progressivamente più saggezza, empatia, astrazione o cognizione rispetto ad epoche molto più remote ; anzi, sarei tentato dire che gli antichi filosofi, malgrado la loro ignoranza scientifica, non avevano niente da invidiarci ! Questo potrebbe essere spiegato dal fatto che, dal punto di vista fisiologico, il nostro encefalo è pressoché stabile da circa 40.000 anni !
Il vero progresso è, in grand parte, solamente scientifico con ovvie ricadute tecnologiche particolarmente nella branca medica, e non di certo filosofico o umanistico !.. L’archeoantropologia, preistoria e storia non ha potuto dimostrare che siamo più « altruisti », empatici e meno egoisti, ad esempio, dell’epoca della pietra, bronzo o ferro.
P.S.-L’estinzione dell’umanità, se avverra non per cause naturali (dilatazione solare, cataclismi, asteroidi ecc..) non sarà dovuta al suo fallimento, ma al suo successo. Qualunque sia stata la causa dell’estinzione dei nostri predecessori, è più che probabilmente legata a eventi naturali, climatici e malattie. Nel nostro caso, la probabile estinzione sara dovuta ad un motivo diverso: un successo eccessivo. La base dei nostri problemi e relativa irrazionalità è fondamentalmente genetica !
Detto in altre parole, noi siamo i prodotti della selezione naturale, vittime di una stranezza genetica che ci ha dato l’intelligenza e l’abilità sufficiente per conquistare il mondo, per creare macchine sofisticatissime ecc… ma non abbastanza saggezza per gestire i frutti delle nostre (discutibili) vittorie !
per chiudere, per quanto mi riguarda, l’evoluzione non si è posta il problema se creare o meno una specie che sapesse costruire grattacieli (distruggendo l’ambiente) o che scrivesse poesie (più o meno belle) casomai l’obbiettivo era quello di forgiare esseri viventi capaci di colonizzare al meglio un dato habitat sapendo ricavare da questo il sostenatamento quotidiano a costo di combattere ed uccidere per vivere un giorno in più del proprio simile, la natura è priva di implicazioni filosofiche ed egualitarie nel suo operare e quando si parla di intelligenza bisognerebbe tener conto di un fatto, l’uomo il più intelligente di tutti gli animali deve adattare l’ambiente alle proprie necessità per sopravvivere viceversa in un ambiente ostile come l’Amazzonia o i deserti non durerebbe neanche pochi secondi, questa è l’essenza dell’evoluzione naturale che Darwin ha tracciato per primo nei suoi libri, essenza che leggendo certi commenti qui sopra qualcuno non ha ancora ben assimilato 😉
In realtà mi pare che l’evoluzione darwiniana dice che è l’animale che si adatta all’ambiente e non viceversa.
ed infatti ho messo in risalto il paradosso che l’uomo è l’unico che adatta l’ambiente a se stesso mentre gli altri animali possono solamente adattarsi all’habitat nel quale vivono, pensavo fosse chiaro.
E chi dice che la capacità dell’uomo di manipolare l’ambiente non sia frutto di un adattamento all’ambiente stesso?
@ stefano
“…questa è l’essenza dell’evoluzione naturale che Darwin ha tracciato per primo nei suoi libri, essenza che leggendo certi commenti qui sopra qualcuno non ha ancora ben assimilato”
La mia non è certo una domanda polemica… se non altro perché non conosco la risposta 🙂 Comunque si tratta di questo: siccome anch’io ho parlato di evoluzione, intelligenza, civiltà ecc. vorrei sapere – nel caso l’avessi letto (commento del 15.17 di ieri) – se, secondo il tuo giudizio, rientro anch’io tra coloro che non hanno ancora ben assimilato il concetto di evoluzione. Se sì, sarei interessato a conoscere in che senso. Se no…parola torna indietro 🙂
Nel primo caso (“se rientro anch’io ecc. “), può essere utile un confronto.
dipende 🙂 se pensi come alcuni hanno scritto che i gatti siano crudeli perchè giocano con le prede allora non hai capito Darwin, se sei convinto che si tratta di un comportamento per noi crudele (noi che costruiamo bombe atomiche) tuttavia finalizzato solamente ad affinare le tecniche di caccia allora hai capito l’evoluzione.
Stefano dipende anche se tu hai capito i commenti degli altri. Si contestava il concetto che in natura non esiste la violenza gratuita, e si è dimostrato che gli scimpanzé la usano e anche i gatti, chiunque abbia dei gatti sa che quando si annoiano a volte ammazzano per puro gioco. Il concetto di ritenere che gli animali compiano solo azioni necessarie è superato e smentito. Gratuità non è sinonimo di crudeltà, che è un giudizio morale, non applicabile agli animali non umani, in quanto non enti morali.
adattarsi all’ambiente significa vivere in armonia in esso e non sconvolgerlo per adattarlo a noi stessi a discapito di migliaia di altre specie che lo condividono con noi, inoltre in merito ai gatti rispondevo ad un commento dove si diceva proprio che i gatti compiono azioni crudeli, non dirmi quale perchè son quasi 100.
In realtà tutte le specie si adattano e vivono a scapito delle altre, quindi da un punto di vista naturalistico l’uomo non si comporta tanto diversamente dalle altre specie, semplicemente è più efficiente nel farlo. Di fatto lo squilibrio è nato nel momento in cui i nostri antenati son scesi dagli alberi, l’intelligenza è sicuramente la strategia vincente, gli unici veri competitor dell’uomo sono i virus e batteri. Le altre specie sono tutte potenzialmente estinte, sopravvivono solo per la bontà che è comunque un aspetto dell’essere umano, sono fortunati gli animali che la specie umana conosca anche la bontà.
@ stefano
Veramente io mi riferivo a quanto scritto alle 15.17 di ieri, e francamente non mi sono mai posto il problema del comportamento dei gatti con riferimento all’evoluzione. Posso solo dire che convivo con loro benissimo. 🙂
Stefano
I gatti NON sono crudeli, l’errore più grave per capire la natura è quello di umanizzare tutto. Quanto all’adattamento e alla superiore capacità intellettuale dell’uomo, se non fosse caduto un meteorite 60 milioni di anni fa non saremmo qui a discutere, perché i mammiferi non sarebbero mai diventati quello che sono.
Mi sia concessa una precisazione :Il nostro cervello non ha evoluto per la conoscenza. L’evoluzione è potente e opportunista, ma non è né intelligente né istruzionista. Detto diversamente : il nostro corpo, cervello e coscienza non si sono evoluti per creare un’immagine scientifica –o descrivere la realtà- dell’Universo !
La dimensione del cervello, anche corretta per il peso corporeo, è solo un indice grezzo della capacità mentale. Ciò che conta è il cablaggio neurosinattico e, in particolare, lo sviluppo della corteccia cerebrale cosi come i diversi tipi di neuroni tipici della specie umana.
NB Il razzismo è particolarmente assurdo non solamente sotto profilo etico: la limitazione degli scambi porta ad una perdita di variabilità genetica, mentre il vigore degli ibridi fa che più le persone si mescolano, tanto più efficienti saranno le prestazioni correlate all’ambiente.
Va inoltre notato che la selezione naturale da una elevata fertilità degli individui, non ha nulla a che fare con la forza fisica, le nozioni di sopravvivenza e altre leggi del più forte come certi credono. La legge del più fecondo, colui che ha una maggiore probabilità di trasmettere il suo patrimonio genetico, è diversa da quella del più forte. Delle osservazioni etologiche in laboratorio come in natura, confermano che non sono né gli individui più grandi, né i dominanti, o più aggressivi, che si riproducono maggiormente. Essere grande non è necessariamente prolifico: la maggior parte degli organismi sono batteri e molto pochi sono elefanti….
Io non credo all’esistenza di Dio perché se così fosse che Dio sarebbe colui che non fa nulla per evitare quanto succede/successo di brutto nel mondo. Un Dio del genere chi lo vorrebbe? Non certo gli umani. Preferisco essere ateo che credere a queste stupidaggini.
L’ateismo non è una scelta ma la realtà dei fatti. 🙂
Right! Atei si nasce, religiosi te lo fanno diventare.
Questa storia che atei si nasce un giorno dovrà finire, mi chiedo chi sia stato il primo a raccontarla. L’ateismo è una posizione filosofica matura e consapevole, un neonato non sa neanche cosa sia una divinità. Un neonato è potrebbe essere definito come ignostico. 😉
Che l’uomo nasca ateo è una semplice constatazione dei fatti: nessuno crederà a Giove o Giavé se non venisse indottrinato. Non si intende certo ‘ateo’ in senso filosofico; se non avessero inventato gli dei non esisterebbe nemmeno il vocabolo ‘ateo’.
Francesco S., si tratta semplicemente di un modo di dire per far capire che se non ci fosse l’indottrinamento nessuno crederebbe in dio.
“Che l’uomo nasca ateo è una semplice constatazione dei fatti.
A me convince più questa ipotesi:
l’uomo – come qualsiasi altro essere vivente – nasce soprattutto con dei bisogni, che deve affrontare e in qualche modo soddisfare, darsi da fare, faticare, se vuole continuare a vivere (o semplicemente sopravvivere)…
ed è in relazione alla soluzione di questo problema e al fatto che l’evoluzione l’ha dotato di una coscienza, cioè della consapevolezza di questa condizione di precarietà (la consapevolezza soprattutto della morte individuale)…
che va alla ricerca di qualcosa o qualcuno che gli risolva, o comunque lo aiuti a risolvere, i problemi che derivano da questo problema. Ed ecco l”invenzione’ della divinità, comunque intesa… ma che in ogni caso non può che trovarsi in una dimensione che deve trascendere la condizione umana. Sempre ‘aldilà’, in senso letterale o figurato, della condizione umana.
Ora, in base a questa ipotesi (che – ripeto – è un’ipotesi… ma per me la più convincente) la nascita delle religioni, quali che siano, rispondono ad una esigenza reale. Che poi ci sia chi ‘sfrutta’ – in buona o mala fede – questa esigenza per porsi come interprete autorizzato del ‘volere’ della divinità, cioè la casta sacerdotale…non significa che la religione debba ridursi solo a questo.
Certo è un modo di dire semplice, ma questo blog ha un nome e a ragion veduta possiamo dire che un neonato è ignostico, mentre l’ateismo è sempre frutto di un ragionamento che si basa sulla conoscenza del concetto di divino e suo rifiuto. Sono molto convinto di ciò che scrive Bruno e non così convinto dell’affermazione che se non ci fosse indottrinamento nessuno crederebbe in un dio, probabilmente molti se lo inventerebbero. È una tendenza naturale dell’uomo quella di antropomorfizzare la natura e darle un fine, alla fine il dio delle varie religioni è più o meno quello. Solo col ragionamento alcuni riescono a superare a liberarsene. Non si banalizzi l’ateismo a condizione naturale addirittura istintiva: No, l’ateismo è il frutto della ragione che libera l’uomo dal giogo dell’istinto che lo porta a vedere un fine antropomorfico in tutto ciò che lo circonda.
errata
… a superare e liberarsene.
Integrazione. Naturalmente lo scenario come da me proposto non tiene conto dei processi evolutivi che hanno determinato la nascita nel tempo, sia della coscienza che delle religioni. In ogni caso, sicuramente si possono rintracciare testimonianze oggettive in merito alla nascita delle religioni, mentre ritengo più problematico (alla fine impossibile) trovare testimonianze oggettive circa la nascita della coscienza essendo frutto di un processo in un certo senso ancora in atto… e che può essere descritto solo dopo la nascita della coscienza. Com’è possibile infatti avere coscienza, cioè conoscere, ciò che esisteva prima della possibilità di conoscere?
(Spero che a chi si sacrificherà a leggere questa ‘filosofata’, data l’ora, non vada di traverso il pranzo. Quindi… buon appetito 🙂 )
La religione sarà anche un’esigenza della coscienza umana, ma il fatto che alcuni non l’accettino vorrà pur dire qualcosa, no? E senza stracciarmi l’anima nei tormenti del dubbio, anzi! Possiamo dire che la religione è la risposta sbagliata a una domanda che in realtà pochi si pongono? La massa è così interessata al metafisico?
Io credo invece che l’invenzione della divinità sia dovuta ad emozioni profonde: la paura, quella di ciò che non si conosce e da cui dipende la tua vita a volte (non per niente i primi dei sono stati le forze della natura), e il dolore, soprattutto quello che si prova quando si perde una persona amata (credo che a tutti sia capitato di desiderare un aldilà dove poter rivedere un proprio caro appena mancato). Poi i furbi hanno saputo sfruttare le emozioni umane creando miti e dogmi, ma l’origine delle religioni è uno stato d’animo comunque doloroso.
Francesco S., quello che tu chiami a ragion veduta è solo la tua opinione e come vedi altri hanno detto la loro, per quanto riguarda la mia di opinione quando ho scritto “se non ci fosse l’indottrinamento nessuno crederebbe in dio” parlavo della società attuale e civile che avendo ormai raggiunto un certo grado di conoscenza può evitare, qualora fosse vero che se ne sentisse la necessità, di indottrinare le persone per farle credere in dio, nei tempi passati magari poteva anche essere vero che per ignoranza e necessità si potesse insegnare a credere in dio ma nelle società moderne e civili penso di no.
@ Diocleziano
“La religione sarà anche un’esigenza della coscienza umana, ma il fatto che alcuni non l’accettino vorrà pur dire qualcosa, no?
E cosa vorrà dire allora che non si dà civiltà, di quelle almeno di cui si ha testimonianza, che non presenti una qualche forma di religione, comunque intesa? E tale che spesso ne costituisce la cultura sulla quale quella determinata civiltà è sorta e si è affermata? Tutte invenzioni di furbacchioni che hanno trovato il modo di fregare il prossimo? E se anche fosse (perché in parte certamente è) come potrebbero aver avuto tanto successo se non avessero potuto sfruttare un’esigenza, reale come esigenza? E pensi davvero che nel mondo di oggi, se si intende il comportamento religioso come quello dettato da una qualche forma di fideismo (fosse pure un ateismo vissuto fideisticamente) la religione – al di là degli aspetti formali – sia in crisi?
Un conto è l’esigenza, altro è il modo di affrontarla… ed è qui che può prendere forma l’ateismo.
Scusate il pasticcio grafico… ma credo comunque che il significato del testo non sia compromesso
Frank
È chiaro che esprimo un’opinione, ma diciamo che qualche indizio lo traggo dalle statistiche che riportano un discreto numero di persone che non si riconoscono in alcuna religione ufficiale ma comunque credono in un principio metafisico spirituale, cioè che credono in un dio personale.
Francesco S.
Vogliamo scommettere che queste persone in qualche modo sono state educate a credere o quanto meno a prendere sul serio l’idea di dio, prima ancora che qualcuno gli spiegasse come stanno le cose veramente? 🙂
Bruno
Il discorso su religione e civiltà è un po’ troppo vasto, dico solo che ci furono grandi imperi che non avevano religione se non il culto dell’imperatore; il che fa pensare più a un sistema di controllo del potere che non a sincera convinzione in un dio. E sì, penso proprio che il fondamento fosse proprio nel voler fregare il prossimo, e dici niente: c’era in gioco il potere assoluto. Anche la chiesa ha dimostrato di non disdegnare il potere in questo mondo. Quale reale esigenza? Non credo proprio che la religione fosse per il popolo una esigenza così pressante da spingere i monarchi a fornirgliela: da sempre sappiamo che la religione è un potente mezzo di controllo; Machiavelli consigliava al principe di simulare la devozione, se proprio non ne aveva una spontanea. Sull’ultima domanda non ti so rispondere: non so rispondere perché, come ho detto più volte, non credo nemmeno che la massa abbia istanze spirituali così alte (penso a quali altezze dello spirito sia mai potuto salire un Berlusconi, che pure di mezzi ne ha avuti). Lo sapremmo, se solo si potesse misurare l’abitudine e il conformismo…
Francesco s
L’idea che atei si nasce, nel concetto che intendevo comunicare, è collegata all’idea di religione vera o falsa. Nel senso che, se la religione fosse vera, venerazione ragionata di uno o più dei evidenti, creatore/i di tutto ecc, è molto probabile che nasceremmo con il nostro bel senso religioso già ben formato in testa e senza bisogno di indottrinamento e corollari vari; l’esatto opposto per quanto riguarda il caso di religione falsa, e su questo mi pare che siamo abbastanza d’accordo, o no? Dunque, e se mi sono spiegato abbastanza, il fatto che abbiamo “bisogno” di indottrinamento per credere, e solo in un particolare tipo di religione a scapito & disprezzo delle altre, deriva dal fatto che si nasce col cervello sgombro da qualsiasi tipo di cultura, e quindi anche religiosa. Capisco che tu possa essere abituato a diffidare dei semplicismi spinti, ma io sono invece più abituato a esprimermi così, per (mancanza di) cultura mia e appartenenza a un ambiente dove se dici una parola più difficile di “evoluzione”, ad esempio, ti guardano storto. Inoltre, non sempre e non per forza è detto che siano sbagliati, e senza pretendere che non lo sia il mio, magari basta solo chiedere & discuterne, right? Come sempre, a disposizione per chiarimenti, insulti, tirate di orecchi & quant’altro 😉
L’uomo nasce a-tutto. Si acquisisce con l’esperienza (checché ne dicano i detrattori dell’empirismo). Esperienza che può essere più o meno forzata da fattori esterni. Probabilmente una componente neurologia ha la sua parte nell’accettare o rifiutare diversi concetti. O, meglio, nell’incapacità di accettare o rifiutare. Penso che “atei si nasce” possa essere interpretato in questo senso, ma non oltre, visto che, a rigor di logica, appena nati neanche si sa cosa siano ateismo e religione 🙂
Gmd
Più o meno, l’intendevo così. A volte, a prescindere da chi lo dice, un concetto semplice è solo un concetto semplice. Ovvio che, con Francesco s, l’ ateismo è una posizione filosofica matura e ponderata, ma mi riferivo alla condizione primigenia di ateo inconsapevole perché appena nato: e più in là, penso non abbia neanche più di tanto senso andare…
Cirullo
E però, a quanto pare, c’è chi lo vuole lo stesso e guai a toccarglielo (il dio). Inutile chiedergli dov’era il dio mentre succedeva, il brutto di cui parli, che tirano fuori mille discorsi campati per aria e soprattutto ti dicono che non hai RISPETTO. Di cosa o per cosa, non lo sanno neanche loro…
Cirullo
Per non arrendersi a questa semplice constatazione molti uomini hanno scritto e scrivono libri di teologia, li leggono, dibattono. Non si sa ancora perché cerchino una risposta logica a qualcosa che non ne ha, e a volte neanche persone di cultura in buona fede si arrendono davanti all’evidenza.
Eccone un altro che si fa ateo perche’ il mondo e’ brutto e ingiusto e crudele. Oh dio mama! Poi vabbe’ c’ e’ l’ illustrissimo precedente di un mostro sacro intoccabile come U. Veronesi …:-(
Devi ammettere che una certa consequenzialità c’è. Se questo è il migliore dei mondi possibili, fornitoci da dio, figuriamoci quale inferno sarebbe se quel dio non ci fosse… O è vero il contrario? Il male c’è solo dove c’è l’uomo, e l’uomo ha creato dio. Forse proprio per scaricare le colpe su qualcun’altro.
Parli tu, che sei diventata agnostica devota per poter criticare l’ateismo. 🙂
@E.n.g.y
Chi è che spaccia dio come benevolo, misericordioso, amorevole e bla, bla, bla?
scusa Diocleziano, ma non cumpriendo la consequenzialità, ogni tanto la bitontaggine acuta si impossessa totalmente di me.
Io penso che semplicemente un ateo dovrebbe negare l’esistenza di dio, indipendentemente dalla perfezione o imperfezione totale di questo mondo.
E non a caso ricordavo Umberto Veronesi …. non so se rimembri …
🙂
@E.n.g.y
La negazione dell’esistenza di dio ha diverse basi logiche. l problema del male è una di queste basi e bada bene che è affrontato filosoficamente da parecchio tempo. Se si parla di religione di pace, di dio buono che ama le proprie creature, qualche conto non torna. Per me il problema è minoritario, baso il mio ateismo su altri concetti. Ma come si accetta che sia lecito credere per ogni motivo X si deve accettare che non si creda per motivi Y. E una domandina sul male se la fanno tutti. Però scommetto che non criticheresti chi lo affronta con risposte di fede.
Engy
Mi riferivo al tuo post che si rivolgeva all’affermazione di Cirullo: una affermazione, la sua, forse anche un po’ naif ma che fa il paio con la religione come risposta. Era questa la consequenzialità.
gmd
lascia stare le scommesse.
per il resto ok, mi pare questa tua una buona argomentazione, ma rimango nella mia convinzione e così rispondo anche a Dioclez.
@ Diocleziano
“Il discorso su religione e civiltà è un po’ troppo vasto, dico solo che ci furono grandi imperi che non avevano religione se non il culto dell’imperatore”
C’è un punto sul quale difficilmente troveremo un accordo. Ed è proprio sul concetto di religione. Tu qui parli di ‘culto’ dell’imperatore… e cos’è un culto, nei confronti di qualsiasi cosa o persona, se non il bisogno di avere qualcosa da adorare che fa sopportare le conseguenze dell’eventuale strumentalizzazione operata del potere? E certamente l’imperatore può alimentare il proprio culto per esercitare nel modo migliore il potere… ma è proprio scontato che i rappresentanti del potere non siano a loro volta credenti in modo fideistico in qualcosa che ha a che fare con la dimensione religiosa? I vari condottieri che hanno – come si dice – ‘fatto la storia’, credevano o non credevano veramente in qualche forma di ciò che oggi chiamiamo superstizione (cioè – a mio parere – il nocciolo duro di ogni religione che sia professata dal semplice fedele o dal più raffinato teologo) fino al punto, che so, di non dare battaglia se l’oroscopo non era favorevole? E siamo sempre lì (io sono sempre lì 🙂 ): la condizione umana è tale per cui la religione, cioè il riferimento a qualcosa che ‘aiuti’ a superarne gli aspetti negativi (che si possono rimuovere in senso psicanalitico, ma che, sofferti da chi più e da chi meno, non credo si possa negare che ci siano) è un’esigenza che in un modo o nell’altro condiziona il comportamento umano. Che poi venga sfruttata in funzione del potere non significa che non esista come esigenza, anzi, se mai, è proprio questa possibilità di essere sfruttata che ne dimostra l’esistenza come esigenza.
Stupidità alla base del sentimento religioso? Siamo onesti: proprio tutti stupidi, per esempio, i tanti scienziati, magari anche premi Nobel, che si professano credenti?
Scusa se insisto… ma sono proprio queste forzature che offrono strumenti dialettici efficaci a chi intende combattere l’ateismo.
Bruno
Il problema nasce quando si comincia a tirar fuori dal frigo cose che nessuno ci ha messo 😛 Pensa a Costantino: bugiardo e simulatore; vissuto e morto come un pagano non ha esitato ad attaccarsi alla croce per tornaconto.
Quando studiai la sua storia, la storia come ce l’hanno raccontata, io, fanciullo ingenuo e fiducioso, pensai che fosse dalla parte del giusto, che combatteva i ‘cattivi’. Lontano le mille miglia dal pensare che quel bandito stesse semplicemente facendo gli affari suoi, combattendo contro suoceri, cognati, nipoti e quant’altro per arraffare il potere…
Premi Nobel stupidi perché religiosi? No, ma può succedere perché sono campi che non si incroceranno mai.
(A proposito di potere e della genuina fede negli dei, quante volte qui si è detto che probabilmente la maggior parte dei papi fossero atei?)
Bruno, pazienta: c’è una risposta in quarantena.
@ Diocleziano
Tu mi stai portando esempi, assolutamente probanti, di strumentalizzazione della religione. La questione che ci trova in disaccordo è se questa strumentalizzazione è fatta su qualcosa che c’è o non c’è nel frigo”. Continuando nella metafora… nel frigo qualcosa c’è, si vorrebbe che ci fosse (l’esigenza di trovare qualcosa da mangiare), solo che il cibo che si trova (dio o chi per lui) è inesorabilmente deteriorato, intossicante, alienante. Fuor di metafora… e per precisare qualcosa che sostengo e che forse viene equivocato: quando parlo di bisogni parlo di una cosa molto concreta, che non ha niente a che fare con un ‘bisogno di dio’ inteso come esigenza spirituale (questo – in buona o mala fede – è quanto tentano di contrabbandare i vari teologhi e dottori della chiesa), ma – ripeto – è il bisogno di trovare qualcosa, qualcuno, che aiuti a superare la precarietà di un’esistenza della quale l’evoluzione ci ha dato la consapevolezza, che si può riassumere nella consapevolezza della morte individuale. Questo qualcosa… ecco ciò che separa radicalmente (che dovrebbe separare), l’ateo, un certo tipo di ateo, dal credente… lo si trova solo puntando sull’uomo in carne ed ossa , storico, sulla consapevolezza della sua condizione. E’ ciò che viene chiamato ‘umanesimo ateo’, che è tale perché fa riferimento all’uomo nella sua interezza: interezza che è tale se considera anche quell’esigenza assolutamente materiale di cui sto parlando. Certo, questa esigenza può essere più o meno sentita, più o meno – o per niente – vissuta… ma negarla senz’altro può essere pericoloso: la si caccia dalla porte e rientra dalla finestra senza che la si riconosca per ciò che è.
Su questo poi ci sarebbe tanto altro da dire, tanto da sviluppare… ma per oggi basta così 🙂
Buona giornata
“. Il problema purtroppo c’è ed è serio, lo conferma lo stesso governatore del Minnesota che ha dichiarato: «Se Philando Castle (nda: la vittima del Minnesota) fosse stato un bianco sarebbe ancora vivo».”
Sull’ultimo numero di Panorama un articolista fa notare che dal 2015 ad oggi la polizia ha ucciso
1502 “sospetti”, e di questi 732 erano bianchi,381 neri e 389 ispanici.
E fa pure notare che sono morti 1767 agenti dal 2004 al 2015 (176 all’anno).
La sua opinione e’ questo dimostra che il problema e’ grave si,ma anche piu’ complesso di quanto molti pretendano.
Io concorderei.
Scusa Laverdura, ma che razza di statistica è questa, e soprattutto come si applica ai casi in questione?
Perché a me non risulta che i neri descritti nel post fossero “sospetti”, a me risulta che fosse gente per i fatti suoi, capitata in un controllo della polizia che li ha fatti fuori non per sospetto ma per pregiudizio.
E allora forse sarebbe il caso di chiedere all’articolista di Panorama se ha statistiche su quanti bianchi neri e ispanici non sospetti sono stati ammazzati senza motivo e per puro pregiudizio, e dopo magari cominciamo a discuterne.
Anche quello sugli agenti morti è il tipico dato buttato lì come civetta, per vedere quanti se lo bevono, perché se cominciamo a contare pure i morti che ci sono tra i pompieri e tra i ragionieri mi sa che ne vediamo delle belle, e che l’articolista di Panorama (ma chi è?) ci perde pure la faccia 😉
Il problema, statisticamente, va considerato da un altro punto di vista: quante volte il singolo nero rischia di essere ammazzato da un poliziotto? È quante volte un poliziotto rischia di essere ucciso da un balordo? Diciamo 100 volte di più? Ecco perché i poliziotti hanno il grilletto facile. Poi ci si fa l’abitudine
I poliziotti non dovrebbero avere il grilletto facile, dovrebbero avere più di chiunque altro la capacità di contenersi perché è il loro mestiere, se hanno problemi a farlo è meglio che facciano altro, almeno qualche potenziale vittima innocente continuerà a vivere.
E comunque quelli dei video ripresi col cellulare non sembravano affatto dei balordi, sembravano persone innocue (almeno quelli senza una divisa).
Dimenticavo:l’articolo dice pure che su 1767 agenti uccisi,il 53 % sono stati uccisi da bianchi,
il 44% da afroamericani e il 3% da ispanici o asiatici.
Ora, gli afroamericani sono il 13,2 % della popolazione, e questo va tenuto in considerazione sia per le vittime dell’una che dell’altra parte.
Quanto alla percentuale di vittime e assassini tra i ragionieri non viene citata,ma personalmente non credo sia particolarmente elevata.
@Mauritius
“I poliziotti non dovrebbero avere il grilletto facile..”
Se e’ per questo ministri dovrebbero possedere competenza nel loro campo assegnato,gli ecclesiastici dovrebbero offrire validi esempi ai fedeli,i medici dovrebbero assitere i malati con professionalita e diligenza,i magistrati dovrebbero evitare magalomanie e abusi di potere,e la lista degli ecc ecc ecc avrebbe la lunghezza di un elenco telefonico.
@Laverdure
Esatto! E’ per questo che non serve a nulla portare statistiche che dimostrano che i poliziotti muoiono, perché non c’è nulla di inatteso in questo dato. Infatti parlavo anche dei pompieri, che muoiono forse perfino di più ma non per essere esposti alle armi da fuoco di qualche balordo. Avrei potuto citare anche gli operai sulle impalcature o qualunque altro lavoro rischioso ti venga in mente, ma ciò non toglie che tentare di giustificare gli abusi dei poliziotti dicendo che però loro rischiamo la vita è fuorviante, perché è chiaro a tutti che rischiano la vita e lo sanno anche loro nel momento in cui scelgono quel mestiere. Una volta che l’hanno scelto però devono essere addestrati a quello e anche a non farsi tremare il dito sul grilletto, perché oltre ad essere esposti al pericolo sono loro stessi potenzialmente un pericolo, visto che hanno un’arma nella fondina.
Per quanto riguarda il commento successivo, lasciando da parte il ministro che non è un mestiere e gli ecclesiastici che hanno come mestiere l’imbonire, da medici e magistrati ti aspetti o no che svolgano con diligenza il loro lavoro? Ti indigni o no se il medico uccide il paziente per negligenza o se il magistrato non tiene conto di avere tra le mani il futuro di persone? E lo sostieni o no che se non sono in grado di svolgere il loro lavoro devono fare altro? Se la risposta è sì, perché invece i poliziotti che non svolgono correttamente il loro lavoro dobbiamo giustificarli?
@Mauritius
” Ti indigni o no se il medico uccide il paziente per negligenza o se il magistrato non tiene conto di avere tra le mani il futuro di persone?”
Personalmente piu’ che indignazione mi danno il voltastomaco,ma evidentemente c’e’ un sacco di gente dallo stomaco veramente forte,dato che certe cose le digerisce benissimo.
Rcordi il caso Scattone ?
Una povera ragazza uccisa per puro divertimento da uno psicopatico figlio di papa
( un papa politicamene bene ammanicato a sinistra per inciso),condannato per questo per “omicidio colposo” ad un semplice ammenda pecuniaria.
E tutto questo senza praticamente nessuna reazione dai mass media.
E c’e’ il piccolo dettaglio, che per me e’ fondamentale,che quando quegli illustri magistrati emesso la sentenza le loro capacita di giudizio non erano certo alterate dal timore immediato per la propria vita,come invece penso capiti facilmente a chi si trova ad affrontare i criminali in strada,dato che i funzionari di polizia sono uomini assolutamete identici agli altri,e non personaggi di Stallone o Schwarznegger.
Ma queste sono le meraviglie del “politicamente corretto”.
“Perché un ipotetico alieno osservatore piombato sulla Terra certamente non potrebbe farlo, non riuscirebbe a capirlo. Lui vedrebbe un pianeta apparentemente ospitale per la vita ma dominato da una specie distruttiva anche, forse soprattutto, verso se stessa.”
Alien: Non è vero, io gli umani li capisco benissimo.
Predator: Pure io anzi sono convinto che siano pure troppo pacifici.
Continua….
Et: Telefono… casa…, Telefono… casa….
Alien: Ancora con questa storia? Lo vuoi capire che tuoi genitori non ti hanno dimenticato ma abbandonato apposta sulla terra!
Et: Ngueeee! Ngueeee! Ngueeee!
Predator: Certo che sei stato proprio cattivo.
Alien: Qualcuno doveva dirglielo prima o poi.
“Perché un ipotetico alieno osservatore piombato sulla Terra…”
Pensierino della notte.
Una volta ho provato anch’io a immaginarmi alieno per osservare l’umanità un po’ dall’alto, ed ecco il resoconto di cosa ho visto:
“E’ una umanità ben paradossale quella che si mostra ad un primo sguardo. Ognuno dei suoi componenti ritiene col proprio darsi da fare, quale che sia, di confermare e rafforzare la propria identità, e sempre questo intende anche quando imposta tutta la sua attività in funzione della conferma e del rafforzamento del gruppo (ampio o ristretto che sia, fosse pure l’umanità intera) cui ritiene di appartenere, nel quale si riconosce, e nel quale intende realizzarsi come individuo…
Ma ad uno sguardo più approfondito, si vede in realtà all’opera una sorta di umanità-formicaio in perpetuo e frenetico movimento e come mossa da fili invisibili ai quali sono appesi uomini-marionetta. E come ogni marionetta deve la sua irresistibile comicità all’esibirsi ribadendo con ogni suo atto la propria inconfondibile, irrinunciabile, identità, la propria prorompente, inarrestabile personalità, la propria sussiegosa dignità…”
Buona notte.
e buongiorno con un grazie 🙂