Anche in Italia, così come nella stragrande maggioranza dei paesi occidentali, a breve le coppie omosessuali potranno formare una famiglia e beneficiare di diritti fino a questo momento riservati alle coppie eterosessuali sposate. In realtà la maggior parte dei paesi di cui sopra riconosce agli omosessuali proprio il diritto di contrarre un matrimonio egualitario, mentre da noi si è optato per la formula delle “unioni civili” da cui viene escluso tutto quanto riguarda la prole, dalle adozioni al riconoscimento del configlio, ma considerato il baratro che ci separava dal mondo civilizzato si tratta pur sempre di un traguardo. Anzi, di un punto di partenza, come abbiamo commentato a caldo.
Giusto pochi giorni fa, precisamente il 23 luglio, il governo ha firmato il cosiddetto “decreto ponte”, un provvedimento attuativo che regola la fase transitoria in attesa di ulteriori specifici provvedimenti. Grazie a questo strumento i Comuni sono dunque in possesso delle necessarie istruzioni riguardo alla registrazione degli atti e non possono più accampare scuse: devono unire civilmente — in tutti i sensi — le famiglie omosessuali. Sembra quindi che alla fine tutto si sia risolto, ma lo scontro ideologico che ha caratterizzato la lunga fase iniziata con la presentazione delle varie proposte di legge precedenti il ddl Cirinnà, e terminata col via libera del Consiglio di Stato passando per le manifestazioni in piazza di pro e contro, non è affatto terminata. Diversi sindaci e candidati tali hanno invocato un arbitrario diritto all’obiezione di coscienza annunciando di non avere intenzione di celebrare unioni civili, e numerosi commentatori hanno sottolineato il fatto che il decreto ponte abbia salvaguardato questo diritto a obiettare. Ma è veramente così?
In realtà no, non è affatto così per diversi motivi. Tanto per cominciare le legge non ha mai obbligato nessun sindaco nemmeno a celebrare i matrimoni, e non certo per questioni di coscienza. A celebrare i matrimoni sono gli ufficiali di stato civile, che possono o non possono essere i sindaci o tutte una serie di altre figure fino a un delegato dello stesso ufficiale (è il caso del matrimonio del migliore amico). Non c’era ragione di attendersi quindi un obbligo in capo ai sindaci per il caso delle unioni civili ed effettivamente questo non è arrivato. In questo caso, così come in tutti quelli che non hanno a che fare con la legge 194, l’obiezione di coscienza non esiste e non può quindi essere tutelata, ma ci perseguita comunque come un tormentone estivo ogni volta che entrano in gioco sensibilità religiose. Tant’è che proprio la posizione espressa dalla massima autorità religiosa cattolica, ovvero il papa, è finita nella presentazione di un ddl per l’introduzione dell’obiezione di coscienza per i farmacisti.
Sembra di essere passati da uno Stato di diritto a uno in cui le posizioni etiche di chi amministra la Res Publica prevalgono sui diritti dei cittadini. Uno Stato che più che etico sembra avviarsi a diventare morale, dove la morale in questione viene dettata in massima parte dal culto dominante e nella rimanente parte da altri culti e da ideologie stravaganti; dove comunale non fa più rima con civile, perché la mappa dei diritti e dei doveri cambia dopo ogni tornata elettorale; dove ci si trova in campagna elettoral-ideologica 365 giorni l’anno. Se le unioni sono civili il senso civico risulta disunito, la geografia dell’Italia somiglia più a quella dell’epoca medievale dei Comuni, appunto, che a quella della Repubblica post referendum istituzionale.
Campionessa indiscussa nel salto in lungo dei diritti e nel lancio dell’obiezione di coscienza sembra essere la Regione Lombardia, dominata incontrastatamente da Cl sia quando era formalmente governata da Formigoni che con l’attuale amministrazione Maroni. In seno alla sua Giunta e al suo Consiglio sono nate azioni di contrasto per più o meno tutti i temi eticamente caldi e per questo invisi al mondo cattolico, che naturalmente ha una concezione dei diritti umani subordinata al dettato divino di cui la Chiesa sarebbe interprete. Giusto di pochi giorni fa è la notizia che Maroni, nonostante la condanna inflitta dal Tar alla Regione per aver impedito la sospensione delle terapie su Eluana Englaro, e nonostante avesse in precedenza annunciato che non si sarebbe opposto a un esito infausto del procedimento, ha cambiato idea e ha presentato ricorso al Consiglio di Stato. Eppure la famiglia Englaro era forte di una sentenza che consentiva loro di esercitare un diritto riconosciuto nientemeno che dalla Costituzione: quello a non essere curati contro la propria volontà.
Proprio il Consiglio di Stato ha appena inflitto una sonora bocciatura alla Lombardia su un altro fronte: quello della procreazione assistita. La determinazione regionale in merito, infatti, aveva introdotto una forma di discriminazione nell’erogazione del trattamento di fecondazione assistita, gratuito nel caso di quella omologa ma a pagamento per quella eterologa, il che per il CdS rappresenta chiaramente un illecito. Pur non negando palesemente un diritto, poi, la stessa Regione sta istituendo uno sportello telefonico che formalmente sarebbe contro l’ideologia gender, ma essendo questa una nota bufala è verosimile che l’iniziativa diventerà in effetti una sorta di ronda da remoto mirante a mantenere un livello di inciviltà accettabile (per loro) nelle scuole lombarde. Praticamente un MinCulPop in salsa omofoba e ambito regionale.
La Lombardia non è comunque l’unica istituzione italiana alla rincorsa di un’ortodossia identitaria imprescindibile, è solo la più impegnata. Abbiamo visto che la risposta a livello dei Comuni alle unioni civili è molto variegata e anche sul fantomatico gender si sono registrate iniziative discutibilissime; mi riferisco ad esempio all’indice del sindaco veneziano Brugnaro, alle mozioni approvate dai Consigli regionali del Veneto e della Liguria, allo stop al “Gioco del Rispetto” da parte del sindaco triestino Dipiazza. Il problema è proprio questo: è in atto una deriva reazionaria che contrappone le istituzioni tra di loro e verso quei cittadini che chiedono di non essere discriminati, ma vengono additati come se stessero richiedendo dei privilegi. Se un federalismo esiste questo è sul piano dei diritti diventati ormai variabili in funzione della collocazione geografica. A chilometro zero, come le zucchine.
Massimo Maiurana
Non credo che questo possa essere evitabile in una democrazia rappresentativa a sistema maggioritario, la stessa Costituzione di fatto è espressione delle posizioni etiche di chi l’ha scritta. Si può solo mitigare la cosa con la divisione dei poteri, ma rimane.
Il paradosso del sindaco obiettore.
Se una coppia di omosessuali va al comune a sposarsi e il sindaco obietta non possono sposarsi ma se nonostante il sindaco sia un obiettore li sposa lo stesso il matrimonio non è valido perché è celebrato da una persona incapace di intendere e di volere.
Se un sindaco obietta per coscienza si deve dedurre che una coscienza ce l’ha?
Ma se, nel proseguo del suo mandato, dovesse incappare in qualche episodio
di corruzione, o altro reato tipico, dimostrando scarsa coscienza civica,
lo si dovrebbe anche imputare di millantata coscienza? 😛
No, mi risulta che ci sia anche la coscienza a punti oltre alla patente 🙂 🙂 🙂
Diocleziano
dimmi: ma cusa l’e’ il configlio? Quello che si fa anche in fracassata? 🙂 E mi prometti di non dire piu’ “proseguo” al posto di “prosieguo”? 🙂 🙂 🙂
No, proseguirò a scrivere ‘proseguo’; ‘prosieguo’ sa un po’ di sussiego.
(Com’è che non hai seguito la regola aurea di fare una ricerca prima di criticare? 😈 )
L’ho proprio seguita mio caro Dioclez, dici che ho letto male? Mmmmm. 🙂 🙂 🙂
Prevedo un’ondata di denunce contro i sindaci obiettori e come al solito toccherà ad un giudice decidere su una legge fatta male.
Spero proprio di no; non è come un medico che si rifiuti di esercitare le sue capacità per qualcosa di urgente o rischioso come un aborto. È più facile che i cittadini se ne freghino dell’abiezione di coscienza del sindaco obiettore. E poi, con la possibilità di farsi sposare da una persona di propria scelta, chi vorrà farsi sposare da un impiegato comunale? Forse nascerà la professione di ‘sposatore’ specializzato: un bel ciccione rubicondo con baffetti all’insù, o un mefistofelico esemplare in tight e cilindro… Te la immagini una cerimonia con un Giachetti come addetto alle nozze?… (poverino, ed era anche agnostico! 😛 )
Anch’io auspico che le coppie gay scelgano qualcuno che li sposi volentieri, ma la denuncia la facciano lo stesso, visto che non hanno l’urgenza di una ragazza che deve prendere la pillola o abortire. Una volta costretti a pagare multe salate, vedrai che i cari sindaci dimenticheranno la loro abiezione.
C’è differenza anche tra obiezione e obiezione, poniamo il caso che io, sindaco, debba sposare un uomo con le sue 3 fidanzate: io sono contraria alla poligamia ma se per legge lo devo fare perché dovrei rifiutarmi? Il matrimonio di quelle 4 persone intaccherebbe la mia libertà personale? Altra cosa sarebbe se, ad esempio, mi obbligassero a portare una classe a messa: non potendo lasciare i bambini da soli, sarei costretta ad assistere alla funzione e quello andrebbe contro la mia libertà personale, quindi in questo caso io farei giustamente obiezione di coscienza.
Mi pare che Maiurana, spieghi che non c’è alcun obbligo del sindaco di officiare matrimoni e simili. Se mettono un sostituto non si può denunciare nulla. Solo se ostacolano le cerimonie non predisponendo delegati allora sono da denuncia.
Non esiste alcuna obiezione di coscienza perché non esiste alcun obbligo se non quello di predisporre un impiegato del comune a redarre gli atti, evitiamo anche noi di diffondere ‘ste bufale.
Ho capito, Francesco, ma quello di cui stavo parlando è l'”obiezione di coscienza” di un pubblico ufficiale per qualcosa che non turba la sua sfera personale, ma è palesemente omofobia. Posso capire che uno si rifiuti di sposare una coppia perché gli piace la sposa (un bel drammone romantico), ma l’omofobia andrebbe denunciata, anche in assenza di una legge che la condanna.
mafalda
Non esistendo obbligo non c’è possibilità di denuncia, e non ci sarebbe neanche se esistesse un reato di omofobia, qualora predisponga un impiegato comunale la sua opinione sulle unioni omosessuali resterebbe un fatto privato non perseguibile, a meno di non voler introdurre reati di opinione. L’impiegato delegato che avanzasse “obiezione di coscienza” commetterebbe REATO, rifiuto ed omissione di atti di ufficio. Non esiste possibilità alcuna, punto. Si può discutere sul piano etico del delegare guarda caso le unioni omosessuali, ma non ci sono i presupposti legali e difficilmente ci saranno, le opinioni non sono reato.
I primi a diffondere questa bufala sono stati i sindaci che hanno proclamato, direi ‘a ragion svenuta’, che giammai avrebbero officiato le vituperate nozze. Se nessuno li obbliga, di quali obiezioni vanno farfugliando?
Tempo fa la Meloni da candidata sindaca disse: “Obiettare è una stupidaggine, c’è una legge e va rispettata. Io potrei pure celebrale le unioni civili, ma dubito che me lo chiederebbero”.
Ecco, se io stessi per sposarmi e il sindaco della mia città fosse come la Meloni sarei io a obiettare per chiedere di essere sposato da un sostituto 🙂
Non so se avete visitato il sito de “Il gioco del rispetto”, io l’ho scorso velocemente ed è interessante. Si parla di bambini e di bambine, si toccano argomenti che i piccoli già incontrano attraverso cartoni animati o telefilm, c’è una biblioteca consigliata di cui fanno parte titoli comuni nelle scuole. Come possa un gioco simile istigare i pargoli a diventare omosessuali è un mistero della fede. Parla di uguali libertà per maschi e femmine, di rispetto per le scelte altrui, dai giocattoli, agli sport, alle professioni. Posso capire che qualche sottanone represso resti scioccato nel vedere i disegni di una donna vestita da astronauta o di un uomo che si stira la camicia, ma i genitori giovani… mah!
Mafalda
Visitato, trovato molto carino e interessante, e capito perché il Dipiazza lo ha bloccato. Siccome era già costato 8000€ in cinque scuole, aveva paura di non riuscire più a reperire i fondi pubblici necessari da distrarre a favore del suo amico prete della clericalata scorsa ;-D
dissection
Ho la tentazione di proporre il progetto…per vedere l’effetto che fa😆
Io vorrei capire in cosa consiste questo gioco del rispetto, leggo che è una metodologia di gioco per l’asilo, ma in cosa consiste in pratica? Ci sono delle linee guida ufficiali che possa leggere per farmi un’idea? Ne leggo solo di chi ne parla male e di chi ne parla bene ma nessuno che parla dei contenuti.
Francesco
se vai sul sito del gioco trovi delle indicazioni.
Da quel che leggo la scatola del gioco contiene: la storia di Red & Blue, per immaginare rapporti solidali tra generi, in cui ognuno è libero di seguire il proprio talento; il memo dei mestieri, per imparare che uomini e donne hanno pari opportunità di fare le stesse cose, anche se sono diversi tra loro; un gioco di memoria visiva che abbina 20 coppie di maschi e femmine che svolgono lo stesso mestiere; il puzzle double face, per scoprire che “un astronauta” può anche avere l’apostrofo.
Non mi sembra così pericoloso, anzi, nelle nostre scuole sempre più frequentate da musulmani è auspicabile ci siano più progetti e attività simili a quella censurata dal sindaco. Sono contenta di aver scoperto questo gioco.
Non credo che il problema siano i musulmani (per ora), il sindaco di trieste è un cattolicissimo italiano come i genitori che si sono lamentati.
Grazie delle informazioni.
Pare simpatico. Però credo che per le attività ludiche non didattiche sia importante consultare i genitori e creare classi ad hoc dove fare queste sperimentazioni solo con chi esprime il consenso, proprio per evitare queste polemiche. Può essere che questo già avvenisse.
Non puoi proporre agli alunni attività che vadano oltre la normale programmazione se tali attività non vengono presentate come progetti e approvate da tutti gli organi collegiali.
Fatti non fummo per essere obiettori…
Usciere: Signor sindaco, c’è una coppia gay che si vuole sposare.
Sindaco: Obietto!
Usciere: Ma uno dei due è suo figlio.
Sindaco: Obietto ancora di più!
Usciere: L’altro è l’uomo più ricco del paese.
Sindaco: Eccomi figlio mio, sto arrivando!
A me piacerebbe solamente che certi figuri odierni, paladini della crociata anti-gender, leggessero un bellissimo libro (del 1973, vorrei sottolineare) della Gianini Belotti: “Dalla parte delle bambine” .
In questo libro, e parliamo di 43 anni fa (!), viene spiegato chiaramente come il condizionamento di genere inizi dai genitori e continui nella società. Certo, parla in difesa delle bambine, soprattutto di quelle bambine alle quali viene negato il giocattolo “maschile”, ma le considerazioni sono perfettamente valide sul piano simmetrico, cioè dei bambini ai quali viene censurata la -ad esempio- propensione al ricamo o ai vestiti femminili.
Voler fare una crociata anti-gender significa cancellare come minimo 43 anni di considerazioni e rivendicazioni di diritti del femminismo e dell’antimaschilismo. Non è solamente omofobia, è maschilismo della peggior specie. Negare il rispetto, e soprattutto non volerlo insegnare ai bambini, equivale a tornare indietro di mezzo secolo e promuovere le bieche disparità maschio-femmina che tanto sono piaciute nei secoli, e che i teismi avevano iniziato.
Non credo sia corretto assecondare un bambino a vestirsi con abiti femminili, al di fuori del gioco potrebbe indicare un disturbo psicologico. Diverso è combattere gli stereotipi. Ad esempio a me piace ogni tanto vestire capi rosa o sgargianti e qualche amico fa battutine cui devo virilmente rispondere con sonore parole per far intendere l’antifona. Oppure il mostrare sentimenti ritenuti poco virili: si ritiene normale che una donna possa piangere in pubblico per un qualche motivo, molto meno per un uomo. In realtà il femminismo s’è molto concentrato sulle donne: il femminismo è superato ora ci vorrebbe un approccio anti-sessista.
Francesco S.
Beh, credo che ai bambini venga spiegato che è solo un gioco, cmq nel sito del progetto si parla di travestimenti, non di semplicemente vestiti: ossia, da quel che ho capito, ai maschietti si fa provare un travestimento da casalinga e alle femminucce un travestimento da meccanico, ad esempio, e non semplicemente uno scambio di vestiti per confondere l’identità di genere: questo è ciò che sostengono i bigottoni che hanno travisato strumentalmente la cosa, quando in realtà si prova solamente a far capire come fare e cosa significa fare una cosa/ un mestiere che viene solitamente associato al sesso opposto, per cultura, ambiente e i soliti mille altri motivi.
Anche a me piace indossare camicie o magliette in varie tonalità di rosa, che oltretutto mi sta anche parecchio bene, e capi sgargianti vari. Guarda, non so se dipende da diversità di ambiente in cui ci muoviamo, a me al massimo arrivano battutine sul fatto che non c’è nebbia, stando là comicità nel senso di dover ovviare alle condizioni di scarsa visibilità atmosferica, e che trovo gradevoli; raramente, quando arriva quella a cui tu rispondi virilmente, io invece mi diverto a portare la provocazione più in là assecondando e rilanciando. Ma questi comunque sono solo i nostri due differenti approcci alle situazioni, e non certo dei modi di combattere gli stereotipi. Sono convinto anch’io che chi ci è cresciuto, in media fa molta fatica a liberarsene, quand’anche a non pensare secondo linee dettate dagli stessi; a meno che non si tratti di persone intelligenti e dotate di mente pronta ed elastica come gli abituali frequentatori di questo sublime forum ( 😛 ).
Infine, io penso che uno degli errori storici del femminismo, sia stato quello di combattere il maschilismo in modo diametralmente opposto e frontale, senza cercare dialogo e/o punti di contatto o accordo: un po’ come oggi che si pensa/crede di combattere il fondamentalismo islamico fronteggiandogli il fondamentalismo cristiano/cattolico, ad esempio. Ma ammetto di non essere molto ferrato sull’argomento e magari sbaglio, questo è solo il mio modo di vedere questo particolare aspetto, correggetemi e non me ne vogliate…
@Dissection
Mi riferivo alle parole di Giorgio e al libro citato. Dei vari giochi erano stati approvati quello della memoria e quello della scuola, non i travestimenti. lo leggo su Triesteprima.it
Francesco S
Attenzione, non pensare neanche per un momento che non abbia capito cosa intendi dire, e a un dipresso potrei anche concordare, cercavo solo di fornirti un differente punto di vista e magari confrontarci, right?