Non solo clericalate. Seppur spesso impercettibilmente, qualcosa si muove. Con cadenza mensile vogliamo darvi anche qualche notizia positiva: che mostri come, impegnandosi concretamente, sia possibile cambiare in meglio questo Paese.
La buona novella laica del mese è la decisione del Tribunale Amministrativo del Lazio di respingere il ricorso clericale contro il decreto voluto dal presidente della Regione Nicola Zingaretti per riaffermare i diritti riproduttivi delle donne e arginare il proliferare dell’obiezione di coscienza nelle strutture pubbliche. Nello specifico, il decreto disponeva che i medici dei consultori pubblici fossero tenuti a prescrivere contraccettivi di emergenza e a rilasciare il certificato per consentire l’interruzione di gravidanza su richiesta delle donne, anche se obiettori. Contro questa disposizione si erano mobilitati i gruppi integralisti cattolici che gridavano alla violazione del diritto all’obiezione (sebbene nessuno venisse obbligato ad eseguire aborti), con un ricorso capeggiato dal Movimento per la Vita. Ma il Tar ha ritenuto infondata tale opposizione poiché, spiega la Regione, la pillola del giorno dopo non è un farmaco abortivo ma contraccettivo e “l’obiezione di coscienza da parte dei medici, per quanto previsto dalla legge 194, non si può applicare alla certificazione dello stato di gravidanza, attestazione necessaria per l’interruzione volontaria di gravidanza (IVG). Tale certificazione, infatti, non riguarda l’IVG ma è la semplice attestazione di uno stato di salute”. Il Movimento per la Vita punta quindi al ricorso al Consiglio di Stato.
Le istituzioni italiane iniziano a recepire buone pratiche dall’estero. Ad esempio il 3 agosto alla prima conferenza mondiale per le forze di polizia lgbt ad Amsterdam, dal titolo Proud to be your friend, ha partecipato anche una delegazione italiana tra i 26 paesi presenti. Per l’associazione italiana Polis Aperta (che riunisce persone lgbt), c’erano 2 dei 4 delegati autorizzati a indossare l’uniforme dai rispettivi comandi; uno di loro, Gabriele Guglielmo della Polizia Locale di Torino era presente non a titolo personale ma ufficialmente delegato. Le delegazioni di Polis Aperta e Oscad (osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori) sono state inoltre ricevute dall’ambasciatore italiano Andrea Perugini.
Mentre diversi Comuni cercano di porre ostacoli alle unioni civili, con orari improbabili o mettendo a disposizione luoghi poco dignitosi, altri si distinguono per il comportamento virtuoso e per l’impegno positivo delle amministrazioni, come quella di Bologna, di Milano, di Torino. Intanto le unioni celebrate sono sempre più numerose e diventano occasioni di festa, segno che una società come quella italiana sta accettando sempre più le famiglie omosessuali nonostante l’ostracismo della Chiesa cattolica. Altri comuni invece prendono tempo. Come Roma, tanto che le associazioni lgbt e laiche (tra cui l’Uaar) hanno inviato una lettera alla sindaca Virginia Raggi per chiedere di celebrare le unioni civili. L’attuale amministrazione ha recentemente pubblicato le disposizioni in merito. Sempre a Roma, grazie alla raccolta firme avviata dal comitato “Una piazza per Ipazia”, cui ha aderito anche il circolo locale della nostra associazione, un giardino è stato dedicato alla filosofa osteggiata dai cristiani.
Si manifesta vicinanza da parte di famiglie etero. Laura e Luciano, da poco convolati a nozze a Trieste, hanno deciso di manifestare la propria solidarietà verso i gay con un gesto di pacata protesta civile. Dato che il primo cittadino Roberto Dipiazza ha deciso di boicottare a suon di cavilli le unioni civili, ad esempio non concedendo la sala dove la stessa coppia si è potuta sposare, i due hanno risposto restituendo la copia della Costituzione e il tricolore ricevuti dal sindaco. “Crediamo che la dignità sia uno dei capisaldi della nostra Carta e ci rifiutiamo di accettarla in dono da un’amministrazione che nega l’uso della sala in questione, che di quella dignità è simbolo“, hanno fatto sapere. Il segretario Uaar Stefano Incani ha accolto positivamente questo gesto di solidarietà, auspicando: “speriamo che, laddove — ahinoi — ne persista la necessità, nel nostro Paese si moltiplichino iniziative di questo tipo”. La coppia gay cui è stato precluso l’accesso alla sala per le unioni civili è quella formata da Davide Zotti e il suo compagno: proprio Zotti nel 2014 aveva rimosso il crocifisso da una delle sue classi come forma di protesta contro l’invadenza clericale e l’omofobia confessionale, ricevendo sostegno dall’Uaar.
Le forme di invadenza clericale sono generalizzate e assumono anche forme moleste, come lo scampanio oltre i limiti di legge o esibizioni rumorose e amplificazioni di attività parrocchiali. Sono in crescita però i cittadini che si oppongono. Come avvenuto a Baronissi (SA), dove diversi cittadini hanno presentato un esposto verso il parroco della frazione di Acquamela e il comitato organizzatore della festa patronale, per l’esplosione di fuochi d’artificio alle 6 del mattino di domenica 7 agosto.
Sorprende che persino il governo cerchi di frenare l’ostentazione di celebrazioni clericali, tradizionalmente date per scontate. Come avvenuto per l’inaugurazione del nuovo tracciato della strada statale 77 della Val di Chienti, per la quale Palazzo Chigi avrebbe suggerito di non far celebrare la benedizione da parte del vescovo di Foligno, monsignor Gualtiero Sigismondi, in modo da avere un evento laico. La decisione ha suscitato i malumori del prelato, che ha ammonito: “le radici cristiane della nostra terra non possono essere ignorate, calpestate o sradicate: soltanto un’identità spirituale, e dunque culturale, più chiara e serena, senza complessi, è la via maestra, l’autostrada, per continuare ad attraversare i giorni della storia”.
Sebbene il clericalismo sia sempre più rumoroso a livello politico, la società sta cambiando, come emerge dalle ricerche sociologiche. Soprattutto i giovani italiani sono più secolarizzati, come evidenzia Franco Garelli nel suo ultimo libro Piccoli atei crescono. Tra gli under 30, i non credenti sono cresciuti dal 23% al 28%, mentre i credenti convinti sono ridotti al 10,5%. Una prova di questo trend è il diffondersi dello sbattezzo, come evidenziato dal raddoppio delle apostasie nella diocesi di Udine.
La redazione
Io se mai avessi un figlio non lo battezzerei, ritengo che la fede debba essere scelta quando si è adulti. Allo “sbattezzo” non ci penso, in passato ci ho riflettuto, nel presente non vedo motivi pratici, nel futuro chissà potrei farlo per assicurarmi di non ricevere un funerale religioso, anche se a dire la verità non è che mi interessi molto, da morto io non ci sarò più, perché io sono la mente non il corpo. D’altronde il divorzio dalla Chiesa cattolica per me è stato consensuale, essa per una strada e io per l’altra, mi ero innamorato della Fisica e della Meccanica, e a 19 anni dissi al parroco che non provavo più interesse per la fede, Dio e il papa.
Vedo molto positivo comunque questo allontanamento dei giovani dalla Chiesa cattolica e dalla religione, quindi dalla teorie dogmatiche sul mondo.
[…] Articolo originale […]
Cioè, sarebbe un po’ come dire che fare testamento è il primo indispensabile passo per l’esecuzione del suicidio assistito o l’eutanasia.
Oppure, meglio ancora, che aprire un conto in banca fa sospettare la preparazione di una rapina.
Oppure, che portare la colazione a letto all’amata è sicura premessa di meditare femminicidio.
Io lo inviterei, in buon stile romano, ad andare a mangiare del sapone…
Diciamo che è evidente, nel caso di questo Tizio/Presidente, che lui ha eseguito il primo indispensabile passo verso una completa psicopatologia (una a vostra scelta)….