XX Settembre 2016: per noi resta una festa

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Porta Pia era tutta sfracellata; la sola immagine della Madonna, che le sorge dietro, era rimasta intatta; le statue a destra e a sinistra non avevano più testa; il suolo intorno era sparso di mucchi di terra; di materassi fumanti, di berretti di Zuavi, d’armi, di travi, di sassi. Per la breccia vicina entravano rapidamente i nostri reggimenti.

Così viene narrato dallo scrittore e giovane ufficiale dell’esercito italiano Edmondo De Amicis, l’ingresso dei bersaglieri attraverso le mura appena abbattute dello Stato Pontificio il XX Settembre 1870. In quel giorno soleggiato e dalle temperature miti di fine estate, a Roma tuonavano i cannoni al comando di Cadorna e risuonavano rabbiosi gli ordini gridati in anticipo da Bixio ai suoi soldati, per l’assalto condotto alla baionetta contro i mercenari al soldo di Pio IX. La posta in palio di quella battaglia era altissima. Era Roma. Era l’Italia.

Ai giorni nostri, siamo ormai talmente abituati alle nostre comode modernità che ci consentono ogni tipo di approfondimento, sia esso la lettura in tempo reale delle dichiarazioni dei nostri politici sui social network, o il costante aggiornamento attraverso i nostri dispositivi tecnologici smart su notizie che giungono dall’altro capo del mondo, che si fatica a capire a pieno alcuni dettagli di quella giornata storica. Per esempio a stento riusciamo a convincerci che quei materassi fumanti descritti da De Amicis nello sconquasso della battaglia, erano la migliore idea partorita dagli ingenui Zuavi clericali per attutire l’impatto delle palle di cannone che arrivavano sulle mura dove erano arroccati.

Inoltre le cronache di quella giornata riportate cronologicamente ora per ora e consegnate ai capitoli intitolati a “la presa di Roma” nei libri sulla storia del Risorgimento italiano, a prescindere da ogni analisi e da ogni fonte che le racconti, sembrano ai nostri giorni talmente distanti nel tempo da poterle trascurare e relegare ai sospirati “altri tempi” quando si affrontano discussioni su eventi storici remoti. Eppure sono trascorsi solo 146 anni da quella mattinata romana, e per tutti è impossibile ignorare che quel XX Settembre fu per l’Italia, come per l’intera Europa dell’epoca, un fatto storico di immensa rilevanza politica e sociale, se si considera che decretò la fine del potere temporale dei papi.

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Piaccia o meno poi, risulta vano ogni tentativo proto revisionista di negare come il nostro paese sia nato dalla polvere alzata quel giorno a Porta Pia, come il fatto che si sia unito dalla sconfitta e a discapito di quella monarchia assoluta e teocratica governata da colui che si credeva essere il massimo rappresentante di Dio in terra. Sotto altre e diverse prospettive, anche la constatazione che durante il nostro lungo periodo preunitario i tanti martiri laici vollero testare fino in fondo e senza indugi la fallibilità di quell’autocrate papa-re, potrebbe essere esempio e motivo di riflessione per tutti quei popoli che oggi, anche in questo preciso istante, si vedono negare progresso, modernità e riconoscimento dei più basilari diritti umani da parte di regimi teocratici e tiranni ispirati da dogmi e dottrine religiose di vario genere.

Quando in rari casi oggi si sente parlare di XX Settembre, ci accorgiamo di come il sentimento medio per molti cittadini ignari di episodi storici risorgimentali, sia un misto tra impaccio e bisogno di dimenticare. Questi sentimenti di imbarazzo si accentuano in modo esponenziale soprattutto tra i nostri rappresentanti politici e tra certi intellettuali da talk show pomeridiani, quando si trovano di fronte al dovere rammentare questi dati di fatto e conclusioni storiche. Imbarazzante diventa riconoscere nei principali personaggi storici protagonisti di quel XX Settembre — e più in generale dell’Unità d’Italia — quel sincero e genuino spirito laicista e quella declinazione del loro agire all’insegna dell’anticlericalismo nella sua accezione, finalizzato cioè al raggiungimento dell’obiettivo che si erano prefissati di raggiungere contro i clericali.

Ancora più imbarazzante si fa il dover ricordare che fino al 1929 il XX Settembre era festa nazionale, e che solo a causa della necessità di una ipocrita riconciliazione voluta dall’altrettanto imbarazzante “Uomo della Provvidenza” Mussolini, per i propri interessi politici propagandistici di regime, fu abolita. A tal proposito è innegabile, e lo abbiamo sempre sostenuto, che proprio quel Concordato del 1929 fu un plateale arretramento in termini di diritti, progresso democratico e pluralismo di idee, rispetto agli ideali che animarono il Risorgimento, sin da quei principi fondamentali espressi nella Costituzione della Repubblica Romana nel 1849. Se come è vero, le democrazie più mature e responsabili non sono solite sottoscrivere accordi con istituzioni religiose di sorta per regolare i loro rapporti bilaterali, il passo indietro è plateale.

In questo clima di bramata revisione delle idee di molti personaggi storici risorgimentali, e di voluto oblio delle commemorazioni storiche relative a quella che è una parte fondamentale della nostra storia nazionale, non dovremo avere nulla di cui imbarazzarci. Tanto più quando oggi ci confrontiamo come popolo con le continue e quotidiane ingerenze nella vita politica e sociale del nostro paese, da parte di quegli eredi dello Stato Pontificio che abbiamo già sconfitto in passato. Quindi per noi tutti e per tanti compagni che insieme a noi condividono battaglie laiche di diritti, di libertà, di uguaglianza e di scienza, il XX Settembre resta una festa che ci rammenta come serva lottare ogni giorno per raggiungere i nostri obiettivi. A noi tutti, buon XX Settembre!

Paul Manoni

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22 commenti

Manlio Padovan

Una scrittura carica di senso civico. Un bel post.
Dovrebbe essere il XX settembre la più alta manifestazione dello Stato nella sua reale esistenza: c’è lo Stato italiano perché c’è il XX settembre; così come c’è la Repubblica perché c’è il 25 aprile.
Purtroppo c’è anche Roma che tanti lutti addusse ed adduce agli italici.
Delenda Roma…

Diocleziano

«… le democrazie più mature e responsabili non sono solite sottoscrivere accordi con istituzioni religiose di sorta per regolare i loro rapporti bilaterali, il passo indietro è plateale… »

Soprattutto, le democrazie più mature, non hanno la dabbenaggine di concedere la formazione di uno stato canaglia sul e a scapito del proprio territorio.

Sandra.

Ho cercato un po’ la storia dell’abolizione della festa, e ho trovato l’introduzione di un libro dell’editore San Paolo (quindi sicuramente non laicista!) dove sono descritte le fasi che la precedettero. L’abolizione non fu automatica con i Patti lateranensi, anche se poi lo fu in virtù dell’art. 26, tanto che nel settembre del 1929 venne ancora festeggiata, ma costituì oggetto di trattativa tra i segretari di stato vaticano, Gasparri prima e Pacelli, il nunzio Borgoncini e Mussolini e Grandi. Mussolini cercò di opporsi all’abolizione richiesta dal vaticano, per paura di proteste, sostenendo di non poter abolire la legge che l’aveva istituita, ma alla fine dovette cedere.

Interessanti un paio di paragrafi del rapporto scritto da Borgoncini a Pacelli sul suo incontro con Mussolini il 1 settembre 1930, che riportano quanto detto dal nunzio:
“Il Santo Padre invece vede nella celebrazione del 20 settembre un’offesa fatta alla Santa Sede e per conseguenza ai cattolici d’Italia e del mondo, ed una tal quale condiscendenza verso pochi anticlericali che più o meno larvatamente esistono in Italia, essendo l’abolizione del 20 settembre la conseguenza logica dell’avvenuta Conciliazione.”
e
“bisogna sopprimere la festa, e prima del 20 settembre prossimo, altrimenti il Santo Padre si tro- verà nell’obbligo stretto di coscienza di fare qualche pubblica protesta”

ah ecco per quale questioni si sarebbe fatto venire un obbligo di coscienza!

Parolaio

IL XX Settembre il Regno di Sardegna terminò il percorso di invasione dell’Italia “manu militari” . Il risultato di tale invasione fu l’impoverimento del mezzogiorno che costrinse la popolazione o ad emigrare o a prendere le armi per quella che la propaganda sabauda definì ‘brigantaggio’ ma che rappresenta la vera guerra di conquista del meridione. Una guerra lunga 1 anni, con migliaia di morti e indicibili atrocità da entrambe le parti. Il mezzogiorno tutto fu impoverito e deindustrializzato a vantaggio del nord, , le terre del Papa e dei Borboni vendute per pochi spiccioli agli amici massoni per finanziare le scellerate campagne militari che culminarono con la IWW. Garibaldi pochi anni prima, una volta entrato a Napoli, aveva sciolto la polizia Borbonica e consegnato l’ordine pubblico ai capi della Camorra. Tutta l’Italia porta con se oggi le conseguenze di quella scellerata politica di sottomissione mascherata da unità del nostro Mezzogiorno. Oltretutto se lo Stato della Chiesa fosse stato lasciato in pace forse oggi l’Italia sarebbe più laica. Mi sembra ci sia assai poco da festeggiare.

gmd85

@parolaio

Da quale libro revisionista/negazionista l’hai scovata, questa?

Manlio Padovan

Beh, no! Che la annessione del nostro meridione sia stata una pura e semplice conquista di tipo coloniale, è nei fatti…e nei libri seri.
Basterebbe Bronte come esempio.
Se vuoi ti do una piccola bibliografia. Ma puoi cercrala da solo, è facile procurarsela.
Non toccatemi su questo tasto perché mi incazzo. Forse perché figlio di una pugliese ( e di un polesano di Rovigo: si conobbero in Libia) e debbo riconoscere al sangue meridionale di mia madre quel poco di ingegno che ho.

gmd85

@Padovan

Io sono salentino 🙂
Non critico le dinamiche di annessione. Critico le affermazioni secondo cui il meridione fosse in condizioni migliori prima dell’annessione e che il declino sia stata una conseguenza.

Parolaio

Che la guerra al brigantaggio sia durata quasi 10 anni con migliaia di morti e che vide l’impiego di ocntingenti fino a 105.000 uomini è un fatto. Che fra il 1860 ed il 1890 siano emigrati 10 milioni di italiani su 23 anche questo è un dato storico. Anche gli accordi fra Garibaldi e la camorra sono documentati, come la scelta di privilegiare aziende come l’Ansaldo di Genova rispetto alla corrispettiva Napoletana nel settore delle ferrovie, che come si sa sotto i Borboni era il più avanzato della penisola.
Tutti i referendum per l’annessione al Regno di Sardegna oltre a essere ben lontani dal suffragio universale furono tutti taroccati, come denunciò Tomasi di Lampedusa ne “Il Gattopardo”.
Il fatto che se lo Stato Pontificio fosse rimasto autonomo l’Italia sarebbe stata più separata e quindi laica è una mia idea, ma sul fatto che la presa di Roma da un punto di vista del diritto internazionale sia stata un’aggressione non vedo come possano esserci dubbi, che forse i Savoia avevano qualche diritto da accampare su Roma sul popolo romano?

Diciamo che la mia è una personale rilettura di dati certi. Ma capisco che anche voi abbiate bisogno delle vostre celebrazioni. E’ umano

Moderazione

Il tema del post non è la questione meridionale ma è la presa di Porta Pia, quindi sì ai commenti riguardanti le conseguenze dell’annessione di Roma ma decisamente no a quelle riguardanti l’annessione del Regno delle due Sicilie (o qualunque altro Stato italiano).

gmd85

@parolaio

Niente da celebrare, se non la ricerca storiografica seria. Le ferrovie borboniche erano limitate ai dintorni di Napoli. Non ne farei un bel vanto.
Un romanzo storico, per quanto accurato possa essere, non si può prendere come fonte certa e inoppugnabile.
https://it.wikipedia.org/wiki/Interpretazioni_revisionistiche_del_Risorgimento#Critiche_al_revisionismo_di_impostazione_cattolica
Quella della naturale evoluzione verso la laicità rimane una tua idea, si. Chiedi quali diritti avessero i Savoia? Io mi chiedo quali diritti avesse lo Stato Pontificio per comportarsi da feudo teocratico.

Parolaio

Esportatori della democrazia ante litteram? Rimanendo come richiede il moderatore nell’ambito della presa di Porta Pia, rimane il fatto che sia stata un’aggressione ad uno stato sovrano senza alcuna ragione se non quella dell’espansione territoriale. Visto che vi riempite la bocca con la parola ‘ingerenza’, mi pare che il XX Settembre fu compiuta la massima ingerenza possibile. Poi ribadisco, si, che senza quella invasione ed il conflitto che ne è seguito l’Italia (bene o male) unita, senza avere nella pancia un clero ostile, avrebbe potuto seguire un percoso più laico.

gmd85

@parolaio

Curioso che tu continui a parlare di espansione territoriale. Mi risulta che lo SP fosse protetto dalle truppe di un certo imperatore. E non mi sembra che si sia mai fatto troppi problemi ad approvare politiche colonialiste nel corso della storia. Deporre chi si fa i suoi porci comodi sarebbe ingerenza? Direi proprio di no. Tanto più che l’azione bellica è stata il risultato dell’ostinazione papale a una soluzione pacifica.

Sandra.

Il 2 ottobre 1870 gli abitanti dell’ex-stato pontificio poterono esprimersi nel plebiscito, e decisero di stare nel regno d’Italia (stessa cosa era avvenuta nel sud). Ad aggressione è seguita la scelta. Anche il battesimo di neonati è una semplice manovra di espansione territoriale, a cui però la Chiesa non ha mai pensato di far seguire un plebiscito per stabilire quanti in effetti volessero proprio essere suoi sudditi. Comunque tanto male al sud, ex stato pontificio compreso, sotto i savoia non dovevano essere stati, se nel referendum del 1946 vinse la monarchia.

Il clero è sempre per definizione ostile a una crescita laica, quindi non ha senso l’idea che in un contesto più favorevole alla Chiesa l’Italia sarebbe stata più laica: non le è stato permesso di esserlo per secoli prima del 1870 e non lo è stato mai stato dopo il 1929, per non parlare di ingerenze a tutto campo anche dopo la nascita della Repubblica.

Parolaio

@gmd85
Quindi secondo te il fatto che uno stato confinante attui una politica interna non condivisa è ragione sufficente per invaderlo. OK, è un tuo punto di vista e lo rispetto.
@Sandra, si, ci furono i referendum, ma per prima cosa votava una ristretta minoranza, e anche fra quella minoranza ci furono brogli evidenti. Ciò che avvenne 2 guerre mondiali dopo non fa testo, ed anche il quesito referendario era diverso. Non si parlava di indipendenza, ma di monarchia o repubblica. Evitiamo di fare discorsi campati in aria.

Che uno stato Vaticano separato avrebbe avuto una minore ingerenza è una mia opinione, è possibile che mi sbagli. Penso che l’avere rapporti bilaterali avrebbe favorito la differenziazione dei ruoli, cosa che non è mai avvenuta. Alla faccia degli slogan fino al ’29 si è avuto una “non libera Chiesa in libero stato”, poi una “Libera Chiesa in non libero stato”. Magari se il problema non si poneva nemmeno in qualche modo era risolto in partenza.

Sandra.

@parolaio,
“per prima cosa votava una ristretta minoranza”
“Fra 1860 e 1870 più di tre milioni di ex sudditi degli antichi Stati italiani si esprimono con meccanismi differenti, ma sempre caratterizzati dall’applicazione del suffragio universale (maschile), a favore prima dell’ingrandimento dello Stato costituzionale piemontese, poi della progressiva costruzione del Regno d’Italia sotto la dinastia dei Savoia.”

“Il quadro della partecipazione elettorale: … il 62,4% delle Marche e il 71,9% della Toscana nel 1860; dall’altra l’80,7% del Lazio nel 1870 e il 79,7% dell’Emilia nel 1860. Di poco inferiori rispetto a quelli più elevati sono gli altri dati disponibili: 75,2% della Sicilia, 79,3% dell’Umbria e 79,5% della parte continentale del Regno delle Due Sicilie (un risultato quest’ultimo tanto più rilevante se si tiene conto che in alcune province il voto è ostacolato dalla presenza di truppe borboniche e dalle insorgenze legittimiste). Le percentuali dei suffragi favorevoli descrivono ovunque un’adesione unanimistica, che oscilla fra il minimo del 92,6% nelle Marche e il massimo del 99,9% a Mantova in Veneto e nelle province friulane di Udine e Pordenone.”
http://www.treccani.it/enciclopedia/i-plebisciti-e-le-elezioni_(L’Unificazione)/

“Non si parlava di indipendenza, ma di monarchia o repubblica”
Appunto, e monarchia era Savoia. Visto che attribuisci l’impoverimento del sud ai savoia dopo il benessere borbonici, devi spiegare come mai i meridionali li avrebbero ancora voluti come governanti nello spazio tre generazioni.

Vi furono elezioni amministrative in seguito, e i liberali erano piuttosto forti a Roma. Riuscirono a far erigere la statua di Giordano Bruno. Ma saran stati brogli… birbonici.

Parolaio

Alla folla invisibile nelle tenebre annunzio che a Donnafugata il Plebiscito aveva dato questi risultati: Iscritti 515; votanti 512; “si” 512; “no” zero.
….
In piedi, parlava in
dialetto e gesticolava,
pietoso burattino che
aveva ridicolmente ragione.
“Io, Eccellenza, avevo votato ‘no’. ‘No’, cento volte ‘no’.
Ricordavo quello che mi avevate detto: la necessità, l’inutilità, l’unità, l’opportunità. Avrete ragione voi, ma io di politica non me ne sento. Lascio queste cose agli altri. Ma Ciccio Tumeo e un galantuomo, povero e miserabile, coi calzoni sfondati (e percuoteva sull e sue chiappe gli accurati rattoppi dei pantaloni da caccia) e il beneficio ricevuto non lo aveva dimenticato; e quei porci in Municipio s’inghiottono la mia opinione, la Masticano e poi la cacano via trasformata come vogliono loro. ….”

da ‘Il Gattopardo’

Diocleziano

Oggi puoi anche dire che lo stato pontificio sia stato invaso, ma allora non era inusuale, anche la Lombardia fu occupata dagli austriaci e senza neanche la cortesia di un plebiscito. Considerando che il nucleo originario del potere territoriale dei papi era basato su un falso, fecero bene a togliergli i territori. E furono anche troppo buoni a lasciargli palazzi e altro, tra cui gli innumerevoli reperti di epoca romana che avrebbero dovuto tornare all’Italia. Nessuna delle case regnanti nei vari staterelli assorbiti dal regno d’Italia, si è portata via statue e monumenti.

gmd85

@parolaio

Mai detto che è giusto a priori. L’atto militare è un culmine. E non riconoscere che le premesse perché ciò avvenisse c’erano è disonesto.
E di che ti scandalizzi? I poveri selvaggi dovevano essere portati nella grazia di Dio, no? O quello non era colonialismo?

gmd85

@parolaio

Lo SP era di fatto in mano a regni stranieri dalla fine del ‘700. E parli di colonialismo?

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