Due nuove recensioni: “Costantino il vincitore” e “Le tre parole che cambiarono il mondo”

Due nuove recensioni sono state pubblicate nella sezione Libri del sito UAAR.

 

Costantino il vincitore di Alessandro Barbero (Salerno, 2016)

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In questo ponderoso saggio, intelligente e serio esempio di metodologia storica e di esegesi delle fonti, l’autore, a motivo della macroscopica mole della storiografia moderna sui temi costantiniani, ha optato per un’analisi critica soltanto di quella più recente, peraltro anch’essa molto numerosa e che segna un rinnovato e vasto interesse per il tema.

Recensione a cura di Marta Gianni Orioli.

 

Le tre parole che cambiarono il mondo di Marc Augé (Raffaello Cortina, 2016)

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“Il giorno di Pasqua del 2018, nel tradizionale discorso urbi et orbi, il papa, dopo un lungo silenzio, esclama a gran voce: ‘Dio non esiste’. Tre parole che gettano nello sconcerto cristiani, ebrei, musulmani, agnostici, atei, e scatenano uno tsunami nel mondo intero.” Così inizia la quarta di copertina di questo libello di veloce lettura che disegna un quadro che si potrebbe definire di fantapolitica su base fantascientifica.

Recensione a cura di Massimo Albertin.

2 commenti

bruno gualerzi

“Le tre parole che cambiarono il mondo”.

Personalmente ritengo che le utopie servano, e come!, perchè rappresentano ciò verso cui si deve tendere… ma il loro valore cessa qualora si pretendesse di realizzarle, perchè – la storia della cosiddetta civiltà insegna – si otterrebbe l’esatto contrario di ciò che promettono. Perciò consigliando senz’altro di leggere il libello di Augè ritengo utile controbilanciarlo con questa ‘utopia negativa’- se così si può dire – di Nietzsche. Naturalmente auspicando che per vincere anche l”ombra di Buddha’ occorra un pò meno di qualche secolo. 🙂
“Dopo che Buddha fu morto, si continuò per secoli ad additare la sua ombra in una caverna – un’immensa orribile ombra. Dio è morto: ma stando alla natura degli uomini, ci saranno forse ancora per millenni caverne nelle quali si additerà la sua ombra. – E noi – noi dobbiamo vincere anche la sua ombra!”
(F. Nietzsche – La gaia scienza – Libro III, par.108)

RobertoV

Il libro su Costantino sembra interessante.
Purtroppo la storia la fanno i vincitori ed è indubbio che la chiesa ed il cristianesimo siano stati e siano i vincitori nel mondo occidentale. Una regola per valutare adeguatamente la storia è che sia passato un periodo adeguato e che non vi sia un legame dello storico con quella storia. Purtroppo su certi argomenti non è così ed il peso politico, economico e culturale di tali storie ha agito ed agisce ancora ai tempi nostri. Così vediamo ricostruzioni storiche che sanno molto di agiografia, di celebrazione o di ricostruzione storica alla “Orwell” per il presente, cosa in cui la chiesa coi suoi “studiosi” è sempre molto attiva.
Penso al lavoro dello storico Paul Veyne su Costantino dove si capisce chiaramente l’ammirazione per il personaggio e dove ignora o minimizza (liquidandoli) tutti gli aspetti negativi: non proprio un comportamento da storico. Proprio mentre leggevo il suo lavoro avevo assistito ad una discussione tra storici tedeschi che davano un quadro opposto a quello di Veyne.
O penso alla recente mostra storica per l’anniversario dell’editto di Milano che era una chiara celebrazione dell’evento e di Costantino.
Il problema della storiografia moderna è che a fatica cerca di liberarsi da questa sudditanza.
Ben venga il lavoro critico di Barbero, di cui ho già letto altre opere. Tale lavoro andrebbe esteso anche ad altri personaggi tipo sant’Ambrogio e sant’Agostino, Carlo Magno che andrebbero rivisti al di fuori della storiografia agiografica.

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