In 22 Paesi al mondo ci sono leggi che puniscono l’apostasia. In 12 di questi Paesi (Afghanistan, Iran, Malesia, Maldive, Mauritania, Nigeria, Qatar, Arabia Saudita, Somalia, Sudan, Emirati Arabi Uniti,Yemen) la pena può essere la morte. Di questi, cinque (Afghanistan, Iran, Nigeria, Arabia Saudita e Somalia), cui va aggiunto il Pakistan, prevedono la pena di morte anche per il reato di blasfemia. Inoltre, la maggior parte dei 12 Paesi che puniscono l’apostasia con la morte considerano la blasfemia come prova di apostasia.
È quanto emerge dal Freethought Report 2016, il rapporto sulla libertà di pensiero nel mondo promosso dall’International Humanist and Ethical Union (Iheu, di cui l’Unione degli Atei e degli Agnostici razionalisti è membro), che anche per l’anno da poco concluso, come fa dal 2012, offre un quadro sistematizzato delle discriminazioni ai danni di atei e agnostici, presentate Paese per Paese.
«I diritti di atei e agnostici, nonché la libertà di espressione su questioni religiose, sono calpestati in molti Paesi del mondo — ha detto il segretario dell’Uaar, Stefano Incani, commentando i dati del Rapporto: pensiamo a Raif Badawi, il blogger saudita condannato a 1.000 frustate e 10 anni di prigione per blasfemia; a Mohamed Cheikh Ould M’kheitir, condannato a morte in Mauritania per apostasia; o, ancora, a Basuki Tjahaja Purnama, il governatore di Giacarta accusato di blasfemia e ora sotto processo. Per questo — evidenzia Incani — il lavoro dell’International Humanist and Ethical Union è così importante».
Il Rapporto di quest’anno esamina anche il ruolo giocato in questo contesto dai leader e dai partiti populisti: in particolare, il direttore delle comunicazioni della Iheu, Bob Churchill, punta il dito, nella sua introduzione al dossier, contro gli esiti delle recenti elezioni presidenziali in Bulgaria, Moldova e Stati Uniti, nonché contro gli attuali governi di Polonia e Ungheria, mettendo in guardia dal rischio rappresentato dal legame tra populismo e conservatorismo religioso.
Ma anche la sezione del Rapporto dedicata all’Italia delinea un nutrito elenco di criticità, da sempre denunciate dall’Uaar: dall’insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche, con insegnanti scelti dalla Chiesa ma pagati dallo Stato, al sistema dell’8 per mille; dal finanziamento pubblico alle scuole cattoliche alla straripante presenza della Chiesa cattolica nel palinsesto televisivo. E anche l’Italia è tra i Paesi che puniscono la blasfemia (art. 724 codice penale): non con la pena di morte, certo, ma è solo dal 1999 che il reato è stato depenalizzato e ridotto a “illecito amministrativo”.
Comunicato stampa Uaar
Purtroppo, tra i soliti benpensanti & malparlanti, e in tutta la struttura mentale/culturale che sottende tali ambienti, quello della blasfemia è un esempio di libertà d’espressione tra i più difficili da mandar giù, molto più che non l’evasione fiscale o certezze della pena & altri concetti “politici”, se mi si passa il termine, per non parlare di diritti civili tipo fine vita e così via; e un “offesa” a un entità immaginaria e che in teoria dovrebbe essere benissimo in grado di difendersi da sola, per non parlare di possibili ritorsioni, viene emotivamente percepita e nei fatti condannata come uno dei crimini più abietti, gravi e nefandi che (si) possano immaginare (loro). Come dire, nei crimini senza vittime, di cui fa parte la fattispecie in esame, meno grave l’entità del reato, più severa & esemplare la pena, nonostante l’evidente futilità di codeste argomentazioni.
“(…) mettendo in guardia dal rischio rappresentato dal legame tra populismo e conservatorismo religioso”
A me, più che un rischio, sembra ormai un dato di fatto. Da sempre i populismi, nonostante spesso si avvalgano di un linguaggio rivoluzionario (si pensi al fascismo che datava gli anni del regime partendo dalla ‘rivoluzione fascista’), di fronte agli sbandamenti dovuti alle crisi ricorrenti (della cui natura si è parlato più volte) puntano al recupero di ‘valori’ propri della tradizione tra i quali, direttamente o indirettamente i più suggestivi sono pur sempre di natura religiosa, che si riferiscano alle religioni storiche o a mitologie sia ancestrali che di nuovo conio. E il vero nemico da combattere, sul piano culturale, diventa l’illuminismo… sfruttando certamente certe sue contraddizioni (per esempio la sua natura spesso elitaria, oggi bollata come ‘radical chic’… epiteto per altro di moda sia che si tratti realmente di élite o semplicemente di che si rifiuta di ‘ragionare con la pancia’)… ma rigettandone le istanze fondamentali, quelle che dovrebbero stare alla base della laicità. Per restare all’attualità, propria di questi giorni, basta vedere cosa sta succedendo negli USA, dove l’attuale presidente è stato eletto con i voti della parte più reazionaria (non conservatrice, ma proprio reazionaria, spesso integralista sul piano religioso) di quella nazione. Che non è una nazione qualsiasi.. e che mira a diventare proprio sempre più ‘nazione’ (da cui nazionalismo).
Per tornare a quanto richiama il comunicato UAAR, cioè l’attacco sistematico portato alla laicità – in particolare all’ateismo – nelle forme più barbare, presente in tanti paesi, in genere governati dall’integralismo islamico, credo che stia producendo una reazione uguale e contraria nel mondo occidentale: a integralismo si risponde con l’integralismo. Di natura diversa, ovviamente, ma che – a mio modo di vedere – sta allontanando sempre più la possibilità di un confronto per lasciare il posto allo scontro. Per molti considerato risolutivo.
Lasciando – per altro non a caso – che siano proprio le religioni storiche, soprattutto cristianesimo e islam, attraverso le rispettive gerarchie, a promuovere iniziative per la soluzione pacifica dei contrasti. Sulla base di quali presupposti, e quindi con quali eventuali conseguenze, non è difficile immaginare.
@bruno gualerzi
Sono d’accordo. Da tempo ho notato la tendenza a voler considerare i due monoteismi come fonte di pace e, in questo specifico momento storico, come fonte di una soluzione al terrorismo. Tajani e Gentiloni, all’indomani del blocco istituito da Trump – lungi da me il volerlo difendere, sia chiaro – hanno già prontamente difeso il dialogo interreligioso Per non parlare del fatto che ci si volta dall’altra parte pur di non ammettere che la religione può essere fonte di problemi. La strada è ancora lunga.
Bush fu sostenuto apertamente dagli evangelici ed utilizzò diverse argomentazioni di tipo religioso e sostenitori religiosi e l’analisi del voto indica che anche Trump è stato appoggiato dagli stessi. Ed è abbastanza singolare notare che la chiesa cattolica nonostante continui a bacchettare l’Europa sugli immigrati, a parlare di crisi dei valori dell’Europa (e a proporre come soluzione guarda caso più cristianesimo) nei confronti di Trump e degli USA continua a tenere un profilo basso, nessuna condanna perchè sta incassando (vedi l’intervento di Trump contro l’aborto). E lo stesso Trump colpisce alcuni paesi arabi, ma si guarda bene dal colpire l’Arabia Saudita, l’emblema dell’integralismo religioso.
Il legame tra populismo e conservatorismo religioso è già una realtà: basta guardare ai vari partiti populisti, alle loro argomentazioni per rendersi conto che questo legame è reale, non un semplice rischio. D’altronde come giustamente fai notare i vari fascismi hanno contribuito a rinsaldare il potere delle varie chiese. Certe religioni sono un ottimo “instrumentum regni”. Non a caso anche Putin vi è ricorso.
“Evadere” dal pianeta; a volte sembra questa l’unica via di scampo!