Non solo clericalate. Seppur spesso impercettibilmente, qualcosa si muove. Con cadenza mensile vogliamo darvi anche qualche notizia positiva: che mostri come, impegnandosi concretamente, sia possibile cambiare in meglio questo Paese.
La buona novella laica di dicembre è la sentenza della Cassazione sul pagamento delle tasse da parte delle strutture commerciali di proprietà degli enti ecclesiastici. Secondo la Corte, gli alberghi religiosi devono proporre al pubblico prezzi “significativamente ridotti” a quelli di mercato, per poter godere di agevolazioni fiscali. In caso contrario, si configurerebbero una alterazione del regime di libera concorrenza e un “aiuto di Stato”, a danno degli altri hotel che pagano per intero le tasse. Il caso che ha portato a questo importante pronunciamento è quello dell’Istituto delle Rosine di Torino, pensionato nelle vicinanze dell’università, che contestava l’entità dell’Ires richiesta dall’Agenzia delle Entrate. La commissione tributaria del Piemonte aveva annullato nel 2015 l’avviso di accertamento, ritenendo in maniera erronea che la struttura accogliesse “esclusivamente” studentesse lavoratrici per brevi periodi. L’Agenzia delle Entrate ha fatto ricorso, poiché occorre valutare l’attività “concretamente svolta” dalla struttura per poter ridurre l’imposta. Come già la Corte aveva stabilito per l’Ici, “lo svolgimento di attività di assistenza o di altre attività equiparate, senza le modalità di una attività commerciale, costituisce il requisito oggettivo necessario ai fini dell’agevolazione e va accertato in concreto, con criteri di rigorosità […] onde evitare una alterazione del regime di libera concorrenza e la trasformazione del beneficio in un aiuto di Stato”. In realtà quel pensionato era “di fatto un’attività alberghiera, aperta al pubblico”, simile a quella di “qualunque imprenditore privato” e gestita “secondo una logica di mercato”.
Procedono i lavori per una proposta di legge sul testamento biologico. La Commissione Affari sociali ha adottato un testo base che secondo il capogruppo Donata Lenzi (Pd) rappresenta una sintesi “equilibrata”, pur nelle difficoltà nel raggiungere un compromesso. Nella proposta, si dà valore al consenso informato del paziente per la legittimità dell’intervento sanitario e si dà il via all’istituzione di un registro delle disposizioni anticipate di trattamento (Dat). Tra i testi presi in considerazioni per tale sintesi, anche la proposta di legge di iniziativa popolare presentata alla Camera nel 2013 da UAAR, Associazione Luca Coscioni e altre realtà unite nella campagna “Eutanasia Legale”, a seguito di una raccolta firme sostenuta da almeno 60 mila cittadini. La questione dell’eutanasia è tornata d’attualità anche con il caso recente di Walter Piludu, in passato presidente della Provincia di Cagliari e malato di Sla iscritto all’Associazione Coscioni, morto lo scorso novembre. Piludu aveva avviato una battaglia legale per veder riconosciuto come Piergiorgio Welby il diritto al distacco delle macchine che lo tenevano in vita, ottenendo a luglio una sentenza a favore del tribunale di Cagliari.
L’VIII Municipio di Roma ha bocciato una risoluzione presentata da Fratelli d’Italia per imporre il crocifisso nell’aula consiliare. Il presidente del Municipio Paolo Pace (Movimento 5 Stelle) aveva provveduto alla rimozione del simbolo cattolico lì presente, per far rispettare il principio di laicità, ma il partito di destra si era opposto con argomentazioni clericali. Convocato il consiglio, la proposta di ripristino del crocifisso è stata respinta con 13 voti, 3 a favore e 2 astenuti. Un piccolo ma importante segnale di contenimento laico delle forme di invadenza confessionale che vedono nell’imposizione del crocifisso un cavallo di battaglia, nel nome di una concezione tradizionalista e identitaria ormai sempre più lontana dall’evoluzione della nostra società, più secolarizzata e plurale.
Il Consiglio di Stato ha ritenuto “illegittimi, per incompetenza” i decreti prefettizi che nel 2014 avevano annullato gli atti di trascrizione nei registri di stato civile, da parte dei sindaci di Milano e Udine, dei matrimoni tra persone dello stesso sesso, con le sentenze n. 5047 e 5048 della Terza sezione. Secondo la corte solo il consiglio dei ministri può esprimersi sulla legittimità degli atti dei sindaci e disporne nel caso l’annullamento. Il Consiglio di Stato non si è però pronunciato sulla questione “sostanziale”, ovvero se i sindaci possano disporre tali trascrizioni.
La dirigente delle scuole di Barzanò, Barzago e Sirtori (LC) ha fatto sapere che le benedizioni “tradizionali” durante il periodo natalizio si sarebbero dovute svolgere fuori dall’orario scolastico. Questa semplice comunicazione ai genitori è bastata a scatenare le polemiche da parte dei clericali.
La parrocchia di San Pietro a Galciana, nella città di Prato, è stata multata per l’eccessivo rumore prodotto dalle campane — anche di notte — per finalità non liturgiche. L’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana (Arpat), il cui intervento era stato richiesto da alcuni cittadini nelle vicinanze, ha attestato il superamento dei limiti di legge. È stato disposto quindi di fermare le campane nelle ore notturne (dalle 22 alle 6) e comminata una multa per il superamento dei decibel per un migliaio di euro, da pagare entro 60 giorni. Il vescovo di Prato, Franco Agostinelli, ha protestato contro il provvedimento, sostenendo che il suono delle campane sia espressione di una “identità”.
La redazione
Ha pienamente ragione la dirigente scolastica: con tutti i problemi che ci sono a scuola quello che fa discutere è un rito magico…e naturalmente, aggiungo, i giornali pubblicano queste sciocchezze invece di chiedere ai genitori che ne pensano della buona scuola.
Il vescovo di Prato ha protestato perché a un suo subalterno è stato contestato il privilegio di fare casino e disturbare alle ore più assurde & soprattutto anche chi di certe cose non ne vuole sapere, nei tempi _ modi in cui era abituato.
In quanto riguarda questa facenda, non è finito qua . Alcuni hanno fatto una petizione affinche la multa venga cancellata . Hanno raccolto ca 2000 firme ! Se la multa non verra cancellata, vogliono organizzare una cena per raccogliere la ciffra da pagare…
Quel povero prete ha detto ” Se non mi tolgono la multa, avrò meno soldi per fare la carità !! ” ….
Ma ‘sti morti di f…ede hanno raccolto 2000 firme per non pagare la multa e non hanno pensato a dare 50cent a testa per rispettare la legge?
Certo che son proprio dei geni questi toscanacci: se in dumìla non sono riusciti racimolare mille euri, come pensano di trovarli organizzando una cena?
Visto quanto son signori, dovran organizzare per almeno seimila coperti…
Che alla modica cifra di quaranta euri ciascheduno fa 240.000…
(Vorrete mica fare i miseri, eh?)
Portando un babbeo al cibifritti con la speranza che li scucia tutti lui?
L’unica via che rimane è organizzare un’altra moltiplicazione de’ pani e de’ pesci.
@Gerard
Il povero prete era ironico, vero?
@Emperor
I morti di fede che raccolgono i soldi per la petizione anti-multa piuttosto che per (far) rispettare la legge, danno forse una misura di quanto sia dannosa & perniciosa la mentalità cattolica del perdono a ogni costo & successiva redenzione (de che?), talmente permeata nell’inconscio collettivo da non far vedere quanto sia iniqua & incivile. Addirittura, da ridurre a non voler vedere.