Buone novelle laiche

Non solo clericalate. Seppur spesso impercettibilmente, qualcosa si muove. Con cadenza mensile vogliamo darvi anche qualche notizia positiva: che mostri come, impegnandosi concretamente, sia possibile cambiare in meglio questo Paese.

La Corte dei Conti ha di nuovo evidenziato le criticità del sistema dell’Otto per Mille, meccanismo che finisce per favorire la Chiesa con l’erogazione di almeno 1 miliardo di euro l’anno. La Corte ha ribadito che permangono “elementi di debolezza nella normativa”, ormai risalente al nuovo Concordato, e “rilevanti anomalie sul comportamento di alcuni intermediari”. Come emerso da controlli in questi ultimi anni da parte dell’Agenzia delle Entrate, una quota di Caf aveva trasmesso all’Agenzia una scelta diversa da quella espressa dal contribuente, favorendo la Chiesa cattolica. Il malcostume era stato denunciato anni fa proprio dall’Uaar.

Lo Stato, ha aggiunto la Corte, ha “scarso interesse per la quota di propria competenza”, nonostante sia stata aggiunta tra le finalità il finanziamento dell’edilizia scolastica pubblica. Mancano campagne informative che spieghino alla collettività il meccanismo dell’8×1000 o che presentino l’opzione a favore dello Stato, tanto che la stragrande maggioranza della pubblicità è commissionata dalla Chiesa cattolica. La Cei ha investito dal 1998 al 2013 ben 64 milioni di euro in spot solo sui canali Rai, tanto che la Corte ha parlato di “mercato del solidarismo”. Il sentimento di tanti cittadini laici che vorrebbero destinare la propria quota a causa sociali e umanitarie viene quindi “frustrato”, violando “lealtà e buona fede”, considerando che le istituzioni attingono alle risorse dell’8×1000 per tamponare buchi di bilancio e per spese estranee alle originarie finalità.

Da settimane il Parlamento si avvia alla discussione della proposta di legge testamento biologico, relativa alle dichiarazioni anticipate di trattamento (Dat), che continua a slittare ed è sottoposta all’ostruzionismo cattolico. Un segnale positivo è comunque il taglio consistente degli emendamenti da parte dell’ufficio di presidenza della Commissione Affari sociali. Molte modifiche puntavano a interventi volti unicamente a ritardare il voto finale: sono stati cassati quindi circa 3 mila emendamenti, lasciandone 265 in discussione. Si consideri che è un tema su cui l’opinione pubblica si confronta da molti anni, a partire da casi come quelli di Eluana Englaro e Piergiorgio Welby: i parlamentari clericali lamentano limitazioni alla discussione, ma persino Paola Binetti ha dovuto ammettere che “molte di quelle proposte di modifica avevano un carattere ostruzionistico”.

Sebbene una legge nazionale sul fine vita sia ancora di là da venire, le istituzioni locali si attivano per vedere riconosciuta l’autonomia dei cittadini. Come è avvenuto a Siena, dove la giunta ha approvato il registro dei testamenti biologici al fine di conservare le Dat. Il cittadino potrà presentare una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà per attestare l’esistenza del proprio testamento biologico. Sarà tenuto a nominare uno o più fiduciari, per eseguire la sua volontà e scegliere di sospendere determinati trattamenti medici nel caso si trovasse impossibilitato a dichiararlo; potrà inoltre disporre la donazione degli organi, i particolari per il proprio rito funebre, compresa la tumulazione o la cremazione.

FORSE [Con la secolarizzazione della società, si fanno strada le richieste dall’opinione pubblica per spazi laici dove celebrare i funerali. A Forlì la consulta laica locale, presieduta da Carlo Flamigni (tra i presidenti onorari UAAR) e formata anche dal circolo UAAR di zona, ha chiesto al Comune di dare esecuzione alla mozione presentata dai consiglieri Michele Bertaccini e Lodovico Zanetti al fine di rendere il Pantheon del cimitero monumentale una sala del commiato laica, fruibile dai fedeli di tutte le religioni e dai non credenti, in maniera inclusiva].

Nonostante le occasionali resistenze di politici clericali che sventolano l’obiezione di coscienza, sempre più comuni formalizzano le unioni civili, ormai in vigore tramite i decreti attuativi del governo. Hanno agevolato il processo anche i pronunciamenti dei tribunali amministrativi regionali di Brescia e Padova. Il Tar di Padova aveva annullato una delibera discriminatoria dell’ex sindaco Massimo Bitonci, che limitava le celebrazioni a certi giorni e spazi. Il tribunale di Brescia aveva chiarito che l’obiezione di coscienza non si poteva invocare per negare l’accesso alle unioni civili, trattandosi di istituti “in linea di massima parificabili ai matrimoni”. Anche il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza, dopo una prima opposizione che aveva suscitato proteste, ha acconsentito alla celebrazione delle unioni civili nella sala matrimoni del municipio (il cui nome è stato modificato per ripicca su iniziativa dei leghisti, eliminando il riferimento al matrimonio). Diversi comuni del Nord Est hanno annunciato l’apertura alle unioni civili. Tra le poche rumorose eccezioni, il comune di Cascina (PI) retto dalla leghista Susanna Ceccardi, che ha posto una serie di ostacoli formali tali da costringere una coppia di donne a recarsi nel capoluogo di provincia per celebrare l’unione civile.

Il problema dei costi della Chiesa, stimati ad almeno 6,4 miliardi l’anno, è ancora gravoso ma le amministrazioni locali si mostrano decisamente più sensibili alla questione, anche se lo Stato centrale non prende l’iniziativa. Il Comune di Roma si sta muovendo, seppure lentamente e in maniera molto cauta, per richiedere il versamento delle tasse non versate dalle strutture commerciali che fanno capo ad enti religiosi. Secondo l’assessore al Bilancio Andrea Mazzillo, la giunta avrebbe avviato una “interlocuzione” con la Chiesa. L’assessore alle Attività Produttive Adriano Meloni ha aggiunto che la richiesta sarebbe stata ribadita nel corso di un incontro tra la sindaca Virginia Raggi e papa Francesco. Raggi aveva dichiarato che si sarebbero potuti recuperare ben 400 milioni, ma la cifra più attendibile si aggira a qualche decina di milioni (25 milioni per la sola Ici evasa). La stessa sindaca è però intervenuta, forse per evitare fughe in avanti o reazioni del Vaticano mentre le trattative mantengono un profilo discreto, dichiarando che “nessuno può permettersi di attribuire al Papa virgolettati o dichiarazioni.”

L’ora di religione, baluardo dell’influenza cattolica nelle scuole pubbliche, viene frequentata ancora dalla stragrande maggioranza dei ragazzi e nel complesso sembra tenere, come risalta da indagini commissionate da istituzioni cattoliche. In gran parte del paese incide, in maniera pesante, la mancanza di collaborazione da parte delle stesse scuole nel predisporre degli insegnamenti alternativi dignitosi e nel garantire piena libertà di scelta a studenti e genitori. Ma in alcune zone, come il Trentino-Alto Adige, si assiste ad un calo lento ma costante. Nel 1986 solo il 2% era composto di non avvalentesi, percentuale che in questi anni è arrivata al 16%.

La redazione