Dj Fabo: simbolo di una battaglia di civiltà

«Le sue ultime parole dicono tutto e puntano giustamente il dito contro lo Stato italiano, ancora latitante rispetto alle questioni inerenti al fine vita». Il segretario dell’Uaar, Stefano Incani, ha accolto così la notizia della morte di Dj Fabo.

«I suoi appelli sono stati inutili, come quelli di altri prima di lui: un silenzio inaccettabile, una vergogna per il nostro Paese, che costringe un uomo a morire lontano da casa».

«A Marco Cappato, che ha accompagnato Dj Fabo nel suo ultimo viaggio e che per questo rischia fino a 12 anni di prigione, va tutta la nostra solidarietà», prosegue Incani. «L’Uaar — che insieme all’associazione Luca Coscioni e ad altre realtà impegnate sul tema ha raccolto 67mila firme in calce a una petizione popolare per l’eutanasia legale e il testamento biologico, poi depositata in Parlamento — non può che ribadire il proprio impegno in questo senso. Vogliamo vivere in un Paese che rispetta i propri cittadini».

«Come purtroppo ho già avuto modo di dire in occasione della scomparsa di Max Fanelli, qualche mese fa, non posso non provare rabbia nei confronti di una politica sorda ai bisogni e alle necessità dei propri cittadini, nei confronti di istituzioni che costringono alcune persone, loro malgrado, a diventare simboli di una battaglia di civiltà. Ecco noi speriamo che con Dj Fabo si apra una nuova stagione per i diritti civili nel nostro Paese e che più nessuno sia costretto ad espatriare per vedere rispettate le proprie volontà».

Comunicato stampa Uaar

33 commenti

mafalda

Ora non soffre più. Ma non speriamo che i malati e i morenti possano interessare ai politici narcisisti, opportunisti italiani, ricattati o meno dal prete di turno o dal capopartito contavoti.

ateo64

Cavolo… vedo che il blog si è completamente prosciugato di interventi… Che succede???
Comunque non ho mai creduto, nemmeno per un attimo, che il parlamento italiano riuscirà mai ad approvare una legge, che sia anche decente e valida, sul fine vita.
Uno straccio di legge, sicuramente inutile (immagino per esempio cose tipo obiezione di coscinza da parte degli operatori sanitari che dovrebbero assistere il malato che abbia deciso di praticare l’eutanasia o altre amenità del genere che renderanno di fatto impraticabile l’accesso all’eutanasia legale) sarà fatto quando verrà imposto da altri solo per salvare la facciata… come sempre del resto.
Sempre più contento di essere riuscito, a 52 anni, ad emigrare qui in Belgio…. ma certo dispiace vedere il “proprio” paese rovinato da una classe dirigente inetta.

gmd85

In teoria, il testo prevede che le disposizioni sul fine vita siano vincolanti. La Binetti ha detto apertamente che la legge si approverebbe subito se non ci fossero riferimenti “eutanasici”. Praticamente, il tutto è nelle fauci dei cattolici e del loro filibustering.

mafalda

Quale infanzia sconvolta, quali parole traumatiche possono aver toccato una persona come la binetti (e le altre come lei) perché arrivi a simili livelli di sadismo? Rifiutare l’aiuto a un malato che soffre imprigionato e incapace di difendersi è contro natura, è godere di possedere gli altri. Del resto, quando si scatena una guerra o una persecuzione si vede che cosa arrivano a fare molti esseri umani.

Diocleziano

Per superare i veti della Città del Male si potrebbero affidare a loro i casi di eutanasia, a 10.000 euro cad. sono sicuro che trovano, dall’oggi al domani, una soluzione già prevista dalla bibbia.

Diocleziano

«… ma certo dispiace vedere il “proprio” paese rovinato da una classe dirigente inetta…» Classe dirigente rovinata a sua volta da una chiesa gretta e spregevole.

dissection

Rovinata, per non dire incaprettata, e forse anche volontariamente, questo è il bello, anzi, brutto.

Gérard

Un paio di anni fa, ho ascoltato alla radio l’ intervista ad uno studente di scienze politiche . Fu chiesto cosa intendeva fare a studi conclusi . Dichiaro che voleva buttarsi nella politica …
” E verso quale tendenza intende orientarsi ? ” chiese il giornalista
” Nessun idea . Vedro cosa sarà opportuno quando avro finito i miei studi “…
Cosi si capisce meglio perchè un uomo politico italiano nel maggiore dei casi passa durante la sua carriera politica attraverso 4 o 5 partiti politici, tutto nel suo interesse personale ma mai di quello del cittadino .

Francesco S.

Non mi pare sia una caratteristica solo italiana, ma piuttosto di un certo modo di intendete la politica.

Francesco S.

A me pare che questo Gandolfini sia un’integralista cattolico, in italiana la chiesa cattolica è ancota forte polticamente ma i fedeli nella pratica seguono solo ciò che gli conviene, sono davvero pochi coloro che credono che la sofferenza a tutti i costi sia un valore positivo e addirittura una forma di redenzione. Auguro a Gandolfini di redimersi nella sofferenza, ma la sua posizione non mi pare affatto maggioritaria tra i fedeli anche cattolici.

Francesco S.

Ops. Stavo incodandomi al commento di Sandra e Gmd del 1 marzo 16:42, ma è arrivato qui.

John

Premesso il grandissimo rispetto per la scelta del Dj Fabo e di chi gli era vicino, e riconoscendo che non ho una conoscenza del fatto specifico che vada oltre un’informazione sommaria, quindi vorrei non parlarne troppo, però in generale vorrei fare una riflessione.
Mi stupisce un po’ un fatto: a volte mi sembra che tutti, credenti e non credenti (ma non chi è qua, perché qua si riflette insieme) diano per scontato che la posizione del credente debba essere contraria al fine-vita volontario. Io non ne sono convinto. Mi sembra che fra le possibili concezioni di Dio, possa esservi anche quella di un essere che conferisce la vita, e con essa conferisce anche il pieno dominio sulla valutazione del momento in cui essa è terminata (ovviamente sto semplificando un discorso complesso).
Mi sembra più facile, nella mia convinzione personale, trovare un fondamento teologico-filosofico a questa seconda visione, piuttosto che a quella dominante in certe chiese costituite, secondo cui la donazione della vita conterrebbe una clausola secondo cui chi la riceve dispone di tutto fuorché della sua fine (qui ora intendo restringere la considerazione al caso del fine-vita in caso di mali irreversibili, per non entrare in altri discorsi effettivamente articolati).

mafalda

Non offenderti John, ma questa tua riflessione mi conferma che, in fondo, ogni credente si crea un dio a sua somiglianza, a seconda dei propri principi etici. Quindi mi chiedo: perché senti il bisogno di un’entità sovrumana che ti guida e ti assiste, quando invece sai ragionare e cavartela benissimo da solo?

John

Mafalda,
Non mi offendo: la tua obiezione è sensatissima e in un certo qual modo la stavo muovendo io a me stesso mentre scrivevo.
Però, proprio perché non è un problema per me nuovo, mi sento di replicare (pur senza avere nessuna pretesa di convincerti).
Secondo me, il fatto che potenzialmente ogni individuo possa avere un’idea personale di Dio non significa che ciascuno la costruisca a propria immagine e somiglianza. Rientra semplicemente nella considerazione, se vogliamo banale, che ogni essere umano è libero di raggiungere le convinzioni più personali. Se non fosse così, sarebbe vero solo ciò che viene proposto dalle religioni come pacchetto preconfezionato (“o accetti in blocco il catechismo o non sei credente”) e sarebbe un po’ assurdo: vorrebbe dire riconoscere un ipse Dixit o un principio di autorità che nel 2017 sarebbe semplicemente contro ogni senso logico, perché ogni singola persona è (o deve essere) un universo pensante, sia che le proprie convinzioni conducano all’ateismo, sia che conducano a credere in Dio.
Per questo non parlerei di un Dio a propria immagine e somiglianza, ma di una convinzione personalisssima che nasce dalla propria esperienza intellettuale, dalle letture, dai confronti più ampi possibili con le persone di convinzioni più diverse, dall’onesta ricerca dell’errore nel proprio ragionamento, e così via.
Quindi è semplicemente una visione personale del mondo (e io rifiuto ogni visione non personale) che non si aggancia a catechismi “prendere o lasciare” o a filosofie “chiavi in mano”, e che, nel caso dell’Ateo esclude dio, mentre nel
caso del credente lo include (e non vedo perché non debba esservi simmetria in ciò, anche se alcuni credenti da catechismo “prendere o lasciare” non vorrebbero che vi fosse).
E, nel caso di questo approccio (in cui io mi identifico) non si può parlare neanche di un Dio artefatto a proprio piacimento, perché questo libero percorso che prescinde da ogni ipse Dixit non conduce necessariamente a concepire un Dio che piace: può portare alla consapevolezza di un Dio che in tutto o in alcuni tratti non corrisponde a ciò che si vorrebbe.
Dunque la risposta sintetica alla domanda “c’è qualcosa di male se esistono tante concezioni di dio quanti sono i credenti onesti e sinceri” è: no, nulla di male, sarebbe grave il contrario, così come sarebbe grave se non vi fossero tanti sistemi di pensiero atei quante sono le persone atee.

mafalda

John
Capisco il tuo punto di vista e spero (non è proselitismo☺) che la strada che hai preso ti porti dove sono arrivata anch’io.

Francesco S.

Io credo che proprio il farsi una concezione personale del Logos o Dio è sintomo di ragionamento, viceversa se tutti aderissero allo stesso schema precostituito come quello proposto dal catechismo. Tra le concezioni personali di Dio c’è anche la sua negazione. Poi ce ne sono diversi di sostenitori del testamento biologico anche in politica o nel mondo dell’associazionismo che si definiscono credenti, tipo il senatore Marino, Welbi e la moglie mi vengono subito in mente.

Diocleziano

John,
avendo visto nei telegiornali in quale stato giaceva il povero Fabo, la domanda è: ”Chi può decidere di impedirgli di attuare la sua volontà?”. Poiché io credo che nessuno possa arrogarsi quel potere, ma tuttavia c’è chi si oppone in nome del suo credo, ne devo dedurre che il responsabile diretto è dio. Bisognerebbe, una volta per tutte, decidersi: tra il dio sumerico abramitico e vendicativo o il dio cristiano buonista.

Sandra.

Dipende da come viene interpretato il dio cristiano buonista: per i valdesi e molti protestanti l’eutanasia è ammessa. E questo è un Dio del libro, con qualche appiglio su cui costruirsi una idea. Con libro e a maggior ragione senza, Dio è un’idea, soggetto a interpretazione, la fede è personale e il comportamento del credente è elastico. Ma questo penso valga per tutti. Il conformarsi alla Chiesa di appartenenza è un’altra cosa, e non necessariamente spirituale.
Chi crede in qualcosa, in un dio personale o nell’unicorno rosa, non ha motivo di imporsi a qualcuno, perché non ha una Chiesa di cui deve difendere il potere. E le Chiese senza potere sono quelle che non interferiscono, a prescindere dall’idea che le ha prodotte.

Giorgio Pozzo

Mi stupisce un po’ un fatto: a volte mi sembra che tutti, credenti e non credenti (ma non chi è qua, perché qua si riflette insieme) diano per scontato che la posizione del credente debba essere contraria al fine-vita volontario

L’altra sera, alla televisione, ho sentito Gandolfini ribadire in modo esplicito e inequivocabile che il credente non può avere altra opinione che l’essere contrario al suicidio, in quanto la vita è un dono di Dio e solo Lui la può togliere.

John

L’altra sera, alla televisione, ho sentito Gandolfini ribadire in modo esplicito e inequivocabile che il credente non può avere altra opinione che l’essere contrario al suicidio, in quanto la vita è un dono di Dio e solo Lui la può togliere.

Mi sembra una colossale sciocchezza, che non merita neanche tante energie per soffermarcisi.

Lui può avere questa opinione, ma che un altro individuo possa arrivare, con un altro percorso di ricerca individuale, a credere in Dio e a ritenere che Dio doni la vita e sia tanto più felice quanto più l’uomo è in grado di stabilire autonomamente il momento in cui porle termine (non sto dicendo che è la mia idea, che è un po’ più articolata, ma che è una delle idee possibili).

Quale logica può avvalorare una considerazione per cui se Dio esiste, deve per forza essere quello di Gandolfini?

Non sprecherei quindi molte energie per occuparmi di ciò.

Diocleziano

I fatti, indipendentemente dall’esistenza o meno di dio, sono che gran parte dei credenti la pensa come Gandolfini, che la pensa come la chiesa e ciò indipendentemente dall’esistenza di dio.

Sandra.

Galndolfini parlava da credente cattolico.

“Quale logica può avvalorare una considerazione per cui se Dio esiste, deve per forza essere quello di Gandolfini?”

La logica dei grandi numeri – di assets più che di fedeli – e in Italia vince proprio quello di Gandolfini. Altrimenti non c’è appunto nessuna logica, se dio può essere qualunque cosa una qualunque mente possa concepire.
Per il resto, a parte questa storia del dono che solo dio può togliere, anch’io non capisco, in fondo se la vita terrena è solo un passaggio verso quella eterna, una lunga parentesi di pre-morte è di fatto una “non vita”, immobili, spesso sedati e incapaci di comunicare.

John

Altrimenti non c’è appunto nessuna logica

Io direi di più: ravviso un’incoerenza logica fra le affermazioni “la vita è un dono Dio” e “solo lui la può togliere”. Mi sembra che si vada contro il principio di non-contraddizione.
Un dono è un qualcosa che viene dato, di cui il donante, per definizione, non conserva il controllo circa la sorte finale (altrimenti si parla di “prestito”).
Se io per esempio, regalo un libro a Giorgio Pozzo, non posso poi decidere se e quando quel volume dovrà essere mandato al macero, oppure conservato in uno scaffale ecc. Ciò sarebbe contro la definizione stessa di “dono”.
Quindi, o si dice “la vita è un prestito di Dio e lui decide quando toglierla”, oppure si dice “la vita è un dono di dio e chi la riceve può decidere quando toglierla”.
Ciascuna di queste due affermazioni ha una sua logica, ma Gandolifini (che non so bene chi sia, non appartiene ai miei orizzonti) non usa né l’una, né l’altra.
Lui, e chi la pensa come lui (non mi interessa se sono in 10 o un miliardo di persone) fonde la protasi della prima con l’apodosi della seconda.
E questa è semplicemente una illogicità a cui ho già dedicato fin troppa attenzione.

John

Scusate, ho invertito: fonde la protasi della seconda con l’apodosi della prima. Ovviamente.

gmd85

Però, a quanto pare, l’opinione pubblica propende un favore di una legge chiara. Quindi, per chi parla Gandolfini? Sarà che i credenti come li intende lui devono pensarla come lui, ma siamo sicuri che questo specifico tema sia visto da tutti i credenti allo stesso modo?

Sandra.

John,
non sono sicura che il dono sia da interpretare come regalo tipo libro, non è un oggetto esterno: nell’ottica cattolica la vita terrena è parte di un progetto divino, non si è figli del caso. E tutto quello che la vita porta deve essere affrontato con la fede cattolica, compresa la malattia lunga o breve che sia, perché poi tutto ricongiunge a dio nella vita eterna, con la faccenda della sofferenza che ti dà punti bonus.
Se la vita fosse un dono di dio, perché dovrebbe importargli di giudicare tutti alla fine? Come dici tu, se regali un libro a Giorgio, non è che poi lo interroghi e pretendi che gli sia piaciuto come a te.

John

Sandra,
Perché mi parli dell’ortica cattolica? Io non ne ho mai parlato e mi interessa poco parlarne. Non l’ho mai nominata. Ho sempre e solo parlato di “credenti”. Quindi quello che dici non può essere una risposta ai miei ragionamenti.

John

“Ottica” cattolica.
(Anche il completamento automatico dello smartphone ci mette del suo)

John

Sandra, per capirci:
Tutto ciò che ho scritto qua era volto a smontare, per manifesta illogicità, l”«Ottica cattolica» espressa da quel tale gandolfini (che non so davvero chi sia) e tu in risposta mi scrivi un post in cui sembri quasi voler dimostrare la coerenza di quell’ottica, o volermela insegnare. Io prendo solo atto che tè diversa dalla mia concezione del mondo, e che trovo illogica per le ragioni che ho spiegato già (15:07). Non mi è proprio chiaro il senso di quella tua risposta. E possibilmente ricominciamo a parlare di “credenti”, perché tutto ciò che ho scritto era basato su questo aggettivo.

Sandra.

Ovviamente il cattolico a cui mi riferivo era Gandolfini, e cercavo di spiegarti la sua “logica”. Che è quella della maggior parte delle persone credenti che conosco, almeno, di quelle con cui mi trovo ad andare ai funerali di persone care. Per loro la vita terrena è un dono, ma fa parte di qualcosa che rientra nell’imperscrutabile volontà di dio. Non è che per me abbia senso, perché per me le premesse sono assurde: io non credo in una anima che sopravvive e che si ricongiunge a un creatore, che la vita la presti o la regali sono dettagli.

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