Le false notizie sull’aborto e le vere sofferenze delle donne

La decisione della Regione Lazio di assumere due medici per assicurare il servizio di interruzione di gravidanza, oltre ad aver già scaturito una potenziale ripetizione nella Regione Sicilia, ha suscitato le solite e scontate polemiche da parte del fronte anti-choice. Di particolare interesse è stata la presa di posizione di Assuntina Morresi, opinionista di Avvenire e consigliera della ministra della salute Beatrice Lorenzin. Intervistata dal periodico integralista Tempi, ha chiesto di “non dire sciocchezze sugli obiettori di coscienza: non è vero che sono troppi”. Il sito ha sintetizzato la sua affermazione in un titolo ancora più diretto: “Dati alla mano, la mancanza di medici che fanno aborti è una fake news“. A ben vedere, i dati sui tempi di attesa e sulle distanze da percorrere alla ricerca di medici non obiettori, nell’intervista, in realtà non ci sono. Anzi: mette nero su bianco che una donna su otto deve recarsi in una provincia diversa dalla sua.

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Nei giorni scorsi, la Cgil ha denunciato il caso di Giulia. Una donna di Padova ha dovuto girare come una bambola attraverso ventitré ospedali di tre regioni diverse per vedersi garantito il suo sacrosanto diritto all’ivg. E c’è riuscita soltanto grazie all’intervento di un sindacato, e nel primo ospedale che aveva contattato. Leggere un intervento in merito da parte di Morresi sarebbe sicuramente interessante: sulla vicenda in generale, e ancor di più su come — a suo esperto parere — si possa essere sentita Giulia.

Nelle scorse settimane l’assemblea nazionale francese ha esteso il “reato di ostacolo” anche all’interruzione volontaria di gravidanza. Sono previste condanne per i siti internet che ingannano le donne che cercano di informarsi sull’aborto. I vescovi francesi si sono detti preoccupati. Ne hanno ben donde, visto come il mondo cattolico affronta la tematica. Da noi sonni più tranquilli: i disinformatori/minimizzatori agiscono direttamente al governo.

Raffaele Carcano

3 commenti

laverdure

Un piccolo “esperimento mentale”,come fanno spesso i fisici.
Immaginiamo (in via puramente ipotetica,ovviamente) che in Italia vi sia un cambiamento epocale di regime,che renda possibile questo :per partecipare a concorsi di assunzione, per posti di medico o infermiere, in molti ospedali venga tassativamente richiesta la disponibilita a eseguire
interventi abortivi,e che nel contratto di lavoro figuri,bene in vista,la clausola che un eventuale rifiuto di eseguirli comporti il licenziamento immediato.
E,con un ulteriore volo di fantasia,che la magistratura mostri di appoggiare tale politica in caso
di dispute legali.
Quanti credete che sarebbero i giovani medici in cerca di assunzione a “rifiutare sdegnosamente” simili “immorali condizioni” ?

laverdure

Per passare dall’ipotetico al reale :
dopo la fine del servizio militare obbligatorio,di quanto e’ stato il calo del volontariato civile ?
Non ho mai visto pubblicati dati in proposito,ma nel mio inguaribile cinismo oso pensarlo non trascurabile.
E da quando il servizio militare ha cominciato a offrire benefici economici e di carriera che anche se non certo eccezionali non sono piu’ trascurabili,specie con questi chiari di luna,mi sembra che i volontari,di entrambi i sessi notare bene,non manchino,perfino per le “missioni di pace all’estero” che non sono piu’ la sinecura di un tempo (vedi Nassirya ad es).
Ma si sa,la moralita dei medici e’ indiscutibilmente superiore a quella dell’uomo comune.
O no ?

dissection

Visto che un numero probabilmente nemmeno trascurabile di medici diffonde bufale antivacciniste e propala idiozie tipo omeo, di Bella e quant’altro, direi che la moralità di molti medici non è in discussione in quanto inesistente. Il resto, per come la vedo io, sono puri calcoli di convenienza & comodità, che in certi ambienti vanno a braccetto con discriminazione & iniquità, per non parlare della salute del(la) paziente, che dovrebbe essere la loro priorità, alla faccia del famoso giuramento. Ovvio che ci siano dei distinguo, forse un po’ meno che non è accettabile che siano dei distinguo e non la regola.

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