L’ha certificato l’Istat: il numero di nuove nascite, in Italia, nel 2016 ha toccato un nuovo minimo storico. Il tasso di fecondità è in calo in ogni strato sociale, la popolazione invecchia, e il saldo demografico è coperto da immigrati prevalentemente occupati in mansioni di basso livello.
Sono dati che hanno allarmato il Forum delle Associazioni Familiari. Il suo presidente Gianluigi De Palo (già assessore nella giunta romana di Alemanno, e noto per i progetti di asili-nido parrocchiali sostenuti dall’amministrazione pubblica) ha dichiarato ad Avvenire che “il Paese sta morendo”. La sua tesi è che “senza un fisco a misura familiare, senza famiglie e senza figli non ci sarà mai anche una ripresa economica”.
L’Italia è troppo popolata per l’orografia del suo territorio e per le calamità naturali che lo colpiscono regolarmente. Il pil è ormai fermo da due decenni, e tanti giovani se ne vanno all’estero alla ricerca di un futuro migliore. Gli anziani, anche. Il fatto che gli italiani, nonostante parecchi luoghi comuni, diano prova di essere responsabili, avendo compreso che non è razionale mettere al mondo bambini quando non si può offrire loro un futuro dignitoso, dovrebbe essere salutato con favore da tutti.
Quelli del Forum la pensano invece diversamente. Chiedono agli italiani di creare una famiglia, e lo chiedono per la Patria e per Dio (come accadeva in ere tanto infauste quanto le conseguenze che ebbero). Non fossero anche quelli che dicono no alla fecondazione artificiale, alle adozioni gay e alla gestazione per altri, sarebbero un filo più credibili. Dicono che il Paese sta morendo perché ci sono poche nascite, ma non si avvedono che ci sono poche nascite proprio perché il Paese sta morendo. Anche per responsabilità dei natalisti come loro, tuttora al governo.
Raffaele Carcano
“Chiedono agli italiani di creare una famiglia, e lo chiedono per la Patria e per Dio (come accadeva in ere tanto infauste quanto le conseguenze che ebbero).”
Sicuro che ‘quei tempi’ non stiano tornando un pò ovunque – al di là delle scontate
Chiedo scusa. Mi è partito il post prima che lo completassi. Riprendo:
“Chiedono agli italiani di creare una famiglia, e lo chiedono per la Patria e per Dio (come accadeva in ere tanto infauste quanto le conseguenze che ebbero).”
Sicuro che ‘quei tempi’ non stiano tornando un pò ovunque – al di là delle scontate posizioni cattoliche – in conseguenza del ritorno in grande stile, non solo in Italia, degli appelli a veri e propri nazionalismi che trovano sempre più consenso? La crisi certo, l’incapacità delle forze politiche di farvi fronte, sicuramente… ma se questa è, la risposta alla crisi (ed è questa, populismi o non populismi), “Dio, Patria e Famiglia” torneranno ad essere le parole d’ordine, rievocate quasi alla lettera.
@bruno gualerzi
Da parte di certa becera politicanza, probabilmente. Appoggiata da una certa massa.
Ma, se prima queste tre parole erano concetti che la gente doveva ossquiosamente – se non timorosamente – rispettare – oggi, populismi o no, la situazione è diversa. Anzi, proprio l’ossessione per quelle tre parole, alla lunga ha avuto l’effetto opposto, secondo me. Non tutti vogliono metter sù famiglia. C’è chi vorebbe ma non può. I politucoli possono stracciarsi le vesti, ma se continuano così, sopratutto con quelle tre paroline, dubito che sortiranno effetti positivi.
“E mettete su famiglia, per Dio!”
gmd85
“C’è chi vorebbe ma non può. I politucoli possono stracciarsi le vesti, ma se continuano così, sopratutto con quelle tre paroline, dubito che sortiranno effetti positivi.”
Purtroppo invece, per come la vedo io, stanno già avvenendo. Scusa gm85… ma non posso non notare, in molti interventi di amici atei in questo blog, la propensione a sottolineare – nel valutare il trend politico, e più in generale culturale, attuale – un progresso nonostante tutto ‘secolarista’ che invece personalmente non riscontro affatto. Anzi – come sostenuto più volte – ci troviamo in una situazione in cui ogni richiamo alla tradizione, sia pure con i dovuti aggiornamenti, sta avendo la meglio su una vera e propria emancipazione in senso laico. Certo, la famiglia non ha più i connotati che poteva avere in epoche passate, o anche recenti, ma la tendenza a rifuggire da una possibile contaminazione razziale… nonostante tutte le dichiarazioni contrarie (chi comincia un discorso con “Io non razzista, in genere lo prosegue con un ‘però’ che si sa già dove porterà)… gioca un ruolo fondamentale in quella tendenza alla ‘chiusura delle fontiere’, metaforica o reale, che, per quanto motivata da un più che comprensibile disagio,alimenta una cultura che , se non familista (in questo campo nessuno batte gli italiani), certamente privilegia quelle ‘radici’ che sono il cemento che tiene unita la famiglia. Del resto, proprio riandando al ventennio fascista, i valori famigliari, patriarcali, erano sì esaltati, ma in funzione di un valore superiore costituito dalla Patria. In quanto a ‘Dio’ ci pensava la chiesa… la quale, in questa situazione, al di là delle ‘aperture’ francescane, vede un’occasione per recuperare terreno. Una qualche esternazione papale orientata a condannare il peccato (per es. la famiglia omosessuale) ma non il peccatore (i componenti di questa famiglia) ai quali mamma chiesa aprirà sempre le sue braccia misericordiose, è sufficiente per accontentare una laicità che anzi, nel suo complesso, plaude a queste aperture chiaramente strumentali.
La mia impressione, Bruno, è che la secolarizzazione frena, ed è vero che sta frenando, non solo ma soprattutto in Italia e altrove, perché la gente fondamentalmente ha paura. In questo mondo che sta girando troppo velocemente, e di moto accelerato, specialmente chi per mentalità o semplice abitudine tende ad attestarsi su posizioni più retrive, fatica a recepire o razionalizzare o magari anche solo immaginare le nuove libertà che gli si prospettano, e tendono a diffidarne, quando non a rifuggirne o addirittura odiarle & ostacolarle, come accade per esempio con l’islam radicale o certi ritorni di fiamma di cattolicesimo ultra tradizionalista che sembra riscuotere parecchi consensi aujour d’hui. Hanno paura della libertà, per come credo di intenderla io: paura di gestirla, eventualmente di abusarne, perfino di godersela. Ecco, questo è il mio modestissimo contributo a uno dei temi che spesso proponi nei tuoi commenti, se ti può interessare un confronto con un punto di vista. So long.
@ dissection
Che la paura sia una componente di questa deriva populista… paura che non nasce certo dall’oggi al domani, ma che è provocata da situazioni molto concrete che possiamo definire – per sintetizzare – ‘di crisi’… è indubbio. Come per altro verso è indubbio che – come dici – sia da ricondurre al riflesso ‘reazionario’ (nella sua accezione storica di ‘reazione al nuovo’) di fronte a quanto si prospetta come cambiamento culturale che mina convinzioni secolari… ma credo che in questo frangente storico il rifiuto del ‘nuovo’ sia dovuto ad una paura provocata soprattutto dal flusso migratorio. Che, sia ben chiaro, è più che giustificata, ma che sembrava in una certa misura superabile – come paura in grado di eliminare ogni richiamo alla razionalità – dopo le tante, sia pur faticose, conquiste laiche. A me sembra che non sia così… e sembra invece che questa spinta irrazionale sia sottovalutata da tante componenti laiche più propense a enfatizzare il pericolo che a cercare soluzioni laiche.
Per venire al post, credo che non basti la denuncia, per altro assolutamente necessaria, del ruolo della cultura cattolica di fronte alla questione delle nascite, come non basta la denuncia della sudditanza al vaticano, soprattutto in Italia, di una classe politica (dall’estrema destra all’estrema sinistra, se si guarda all’istituzione chiesa come tale) sostanzialmente diffidente verso ogni anticlericalismo, se, contemporaneamente e con la stessa urgenza, non si denuncia questa deriva irrazionale.
Il tema del post è la detanatalità, non è il populismo quindi non portate avanti questo filone di discussione.
@bruno gualerzi
Se ci riferiamo a ciò che si vede nei tg o nei programmi vari, l’impressione è quella. E, come già detto, certi inasprimenti sono stati causati dall’abnorme fenomeno migratorio. Però, per contro, il parere su alcuni grandi temi contrasta con l’apparente recrudescenza pseudo religiosa-valoriale. Secondo me, ci troviamo nel momento di massima tensione.
@ gmd85
“Secondo me, ci troviamo nel momento di massima tensione.”
Sono d’accordissimo sul momento di massima tensione… ma proprio per questo non si può sottovalutare un possibile esito irrazionale di questa tensione, tg e media a parte: le forze politiche reazionarie emergenti ci sono, e ben visibili e in più paesi vicine al potere, o già al potere (per es. negli USA di Trump) quale che sia l’uso’ che ne viene fatto dai media.
PS.
Presumo che l”85 del tuo nick (si dice così)? si riferisca alla tua data di nascita… e allora concedimi un richiamo (di solito non lo faccio mai, ricordando come a suo tempo non sopportavo questi ricordi ‘nostalgici’ 🙂 ) ai ‘miei tempi’, quando, tra chi si riconosceva in qualche modo nella sinistra, ricorreva l’espressione, ovviamente pessimistica, “ci toccherà morire democristiani”. I tempi sono cambiati ma, oggi come oggi, non vorrei dover dire “mi toccherà morire fascista”. Lo so che, per quanto riguarda la situazione italiana, si parla, in parte giustamente, di un ritorno ‘democristiano’… ma non vorrei che fosse proprio la componente più retriva di quella classe politica a caratterizzare questo ritorno. Sembrano purtroppo molto lontani i tempi in cui si vincevano le battaglie per divorzio e aborto.
@bruno gualerzi
Presumi bene. Io non ho vissuto i periodi salienti della politica italiana, e quando ero troppo piccolo per pensarci, un certo imprenditore irrompeva sulla scena politica.
Le frange reazionarie, purtroppo, stanno cavalcando con maestria il malcontento per la pessima situazione economica e per il fenomeno migratorio. E anche da noi c’è chi inneggia a Trump come al salvatore dell’occidente cristiano (sic).
Io spero, invece, che possa essere la molla per cambiare passo. Ma qui abbiamo una sinistra troppo sinistra e tutt’altro che pragmatica. Se a destra rifioriscono gli estremismi reazionari, a sinistra si continua con il volemose bene a tutti i costi ignorando il problema è temo che alle prossime politiche ne vedremo il risultato, a meno di astrusi e improbabili alleanze. Ciò a discapito delle sfide sulla laicità. Aggiungiamoci una naturale, italiana propensione al non voler cambiare tanto facilmente e siamo a posto.
Io temo che l’unica soluzione sia politicizzare seriamente queste sfide. Marco Cappato è stato tacciato di cercare solo notorietà, eppure il dibattito sul fine vita è stato riportato in auge, e, almeno sul web, ho visto una forte propensione al volere una legge chiara. Per questo dico che non tutte le sparate reazionarie dei politici trovano riscontro nell’opinione pubblica.
Non so, forse, blog e banchetti non bastano più e le iniziative dovrebbero essere più frequenti, capillari e in vista.
“ci troviamo in una situazione in cui ogni richiamo alla tradizione, sia pure con i dovuti aggiornamenti, sta avendo la meglio su una vera e propria emancipazione in senso laico.”
Mah, io sono tra quelli che pensano che pur con un passo indietro i passi in avanti compensano l’arretramento, che è temporaneo. Non si tornerà alla famiglia tradizionale e non si faranno più figli, nemmeno se il papa dovesse sacrificarsi e dare il buon esempio! La gente sa bene che
la ripresa economica non è favorita dal numero di figli, non nel nostro mondo e nella nostra economia. Qualche giorno fa guardavo una mappa d’Europa, con il numero di figli nati da stranieri: il paese con il numero più alto era la Svizzera, il paese più chiuso per definizione!
Anche a me sembra che i richiami alla tradizione siano dei politici, della chiesa, mentre alla fine le persone fanno i loro interessi ed il ritorno alla famiglia tradizionale non lo è. Ho visto che anche in Turchia nonostante più di 10 anni di Erdogan e dei suoi fanatici sostenitori religiosi il tasso di fecondità è sceso e si è avvicinato alla soglia del ricambio.
E come vediamo anche qui in Italia nonostante il dominio cattolico, gli appelli del papa e della chiesa e dei partiti clericali, il numero dei figli continua a scendere. E la popolazione italiana senza gli immigrati si sarebbe ridotta di alcuni milioni. Anche nella cattolica Austria senza l’immigrazione la popolazione sarebbe scesa di mezzo milione di persone in 40 anni (da 7.5 a 7, mentre oggi è pari ad 8.5 milioni di persone con gli immigrati e la quota dei figli di immigrati è elevata, il che ha dato forza ai populismi di destra, che non sono comunque nuovi).
@
“Mah, io sono tra quelli che pensano che pur con un passo indietro i passi in avanti compensano l’arretramento, che è temporaneo.”
0ps. Il mio rapporto col computer va deteriorando ogni giorno di più. Riprendo quanto appena iniziato.
@ Sandra
“Mah, io sono tra quelli che pensano che pur con un passo indietro i passi in avanti compensano l’arretramento, che è temporaneo.”
Il passo indietro cui ripetutamente faccio cenno, riguarda un arretramento culturale che… come ha rilevato, in questo senso giustamente, la moderazione, non chiama in causa DIRETTAMENTE il problema delle nascite, col rischio dell’OT… ma che, nel mio intervento si riferiva ad un rilancio in grande stile un pò ovunque del ‘Dio, Patria, Famiglia’, dove certamente nel ventennio si faceva riferimento ad una famiglia che oggi, per fortuna, non c’è più, ma che vorrebbe che i figli fossero concepiti e allevati secondo il criterio dello ‘ius sanguinis’ e non dello ‘ius solis’. Il che sa tanto… di razzismo. E da tale punto di vista ritengo che… data per scontata la posizione della chiesa nei confronti della famiglia… sia da considerare questo aspetto tutt’altro che secondario, perchè è in questa direzione che vanno i nazionalismi sempre più riemergenti (ecco dove rispunta la Patria!), anche se naturalmente in un contesto cambiato.
So bene che chi intende avere figli non è certo a questo che pensa… ma c’è chi ci pensa! Detto ciò, va da sè che spero anch’io si tratti di un passo indietro recuperabile… ma – e torno al punto – il clima politico, e più in generale culturale (il che è ancora più grave), che si va diffondendo non è certo favorevole a questo recupero.
bruno,
i figli si fanno se c’è lavoro, e oggi l’unico modo per crescere economicamente è far girare le idee, e le idee girano insieme alle persone. Un mondo chiuso provinciale non ha più senso in termini economici: la Brianza ai brianzoli, può suonar bene per alcuni ma nemmeno a loro serve se i figli se ne vanno all’estero. E va benissimo, perché qualcosa poi torna indietro, non solo soldi, ma esperienze e idee innovative. Quindi di fronte a esempi di chiusure di frontiere o altro, si tratta di pazientare e vedere che le promesse non potranno essere mantenute, che non si può tornare indietro e che purtroppo si sarà perso tempo e terreno. Si capisce che certa gente spinga sul pedale della nostalgia per evitare proprio la circolazione e il confronto delle idee, e in Italia ha funzionato alla grande per un sacco di tempo!, ma le condizioni sono talmente cambiate che non c’è più una contropartita accettabile per le persone che faccia recuperare certi “valori”.
A De Palo sulla scia di questo discorso direi che invece serve un fisco e un paese a misura di intelligenza (ma lo saprà già….).
Paradossale che si pensi di porre rimedio a un problema accentuando il problema stesso. Se oggi c’è qualcosa di inutile e inflazionato ciò è proprio l’uomo. Ingenuamente pensavo che il rimedio, almeno in via teorica, fosse quello di pilotare al ribasso la popolazione. Ma ci vuole tempo. Però ci vuole molto tempo anche a far nascere altri individui per immetterli nel canale lavorativo; sempre che abbiano la voglia di lavorare.
Non ricordo dove leggevo, diverso tempo fa, che il territorio italiano, per conformazione, risorse & problemi connaturati alla sua stessa struttura geologica & geografica, non dovrebbe (potrebbe) ospitare, e di conseguenza mantenere, più di 20-22 mln di persone. Siamo quasi al triplo, se non erro, ma ciononostante si continua ad assistere a queste tirate “fecondatarie” (lol) e ogni volta che ho provato a parlare con gente di questo fatto, sono stato additato come un esponente di chi “ha interesse a far estinguere gli italiani”, anche se non ho mai capito chi fossero costoro. Mi piacerebbe sentire il parere di Vhemt su questo; in ogni caso, mai a nessuno che salti in mente che il territorio se ne frega di essere infestato & devastato da italiani, caracalpacchi o rettiliani, se è per questo.
Si, l’impronta ecologica dell’italia è pari a circa 3, quindi di fatto per essere in pareggio col territorio la popolazione dovrebbe essere un terzo del valore attuale. Questa situazione si riscontra in altre nazioni. E si vede dai risultati nei vari cataclismi naturali che siamo in troppi e dobbiamo occupare tutti gli spazi e per vivere dobbiamo rubare risorse ad altri. Però, questa sciagurata situazione non è migliorabile con una drastica riduzione della popolazione, perchè miglioreremmo su un punto, ma perderemmo su altri. Pensa solo alla questione debito pubblico: è stato da sciagurati arrivare a questa situazione, ma se adesso lo stato incamerasse le tasse per ridurre rapidamente il debito pubblico riducendo pesantemente le sue spese (per esempio sociali, istruzione, sanità, ecc.) creeremmo più problemi di quelli che pensiamo di risolvere.
Quindi una bassa natalità è auspicabile, ma non può scendere troppo perchè otterremmo un eccessivo invecchiamento della popolazione. E nei paesi evoluti i massimi che si riescono a raggiungere sono attorno a 2 figli per donna, vicino alla soglia del ricambio. Ed è curioso che in un paese come l’Italia di tradizione cattolica, una continuamente millanta adesione al cattolicesimo, con la chiesa cattolica così forte e tanti politici clericali e tanto parlare di dover fare figli, siamo ad una natalità così bassa, tra le più basse al mondo: vorrà dire qualcosa il fatto che solo il 50% della popolazione è occupata e più del 40% dei giovani non trova lavoro e le donne fanno figli in media ben oltre i 30 anni di età? Visto che c’è la chiesa cattolica in Italia si continua a parlare della gravidanza come se il problema per un figlio sia il farlo nascere (tecniche riproduttive, anticoncezionali, aborto, gravidanza voluta) e non le condizioni al contorno.
Una natalità consapevole è auspicabile, ma in Italia c’è un problema strutturale della difficoltà di trovar lavoro e di essere pagati adeguatamente se si è giovani. Ad esempio gli ingegneri italiani sono pagati molto al di sotto della media europea (-10000 euro) e i giovani ancor meno. Chi diavolo deve farsi una vita se a 30 anni sta ancora a casa con un lavo precario? Questo è un problema grave, gravissimo di una società che non garantisce il ricambio generazionale. Non va curata la denatalità ma la precarietà.