Popolo di navigatori, di santi e di obiettori

L’aborto è un diritto. Dal 1978, nonostante il referendum del 1981 e nonostante i continui tentativi di affossare, se non in parlamento nella pratica, la legge 194 che lo riconosce, disciplina e regolamenta. Tentativi che vanno a segno, tanto da rendere impossibile in moltissimi nosocomi e addirittura in intere province e regioni l’usufruire del diritto di cui sopra. Questo perché ancora con anacronistica protervia la normativa consente l’obiezione di coscienza. Introdotta giustamente per tutelare chi era già operante nella sanità pubblica al momento dell’entrata in vigore della 194, protegge senza alcun senso, quarant’anni dopo, anche i neo assunti. Anzi, è diventata il passe partout indispensabile per gli avanzamenti di carriera. Nel pubblico; che poi cosa realmente facciano i ginecologi obiettori nella professione privata non sempre, o quasi mai, è realmente dato sapere.

E quindi con un paradossale percorso inverso alle stesse finalità della legge (che è, sì, a tutela della maternità come dice il titolo stesso, ma nell’ottica di promozione della libera scelta della donna) quella che doveva essere l’eccezione è diventata la regola, tanto da conclamare spesso e volentieri una vera e propria interruzione di pubblico servizio. Comprensibile quindi, ma non meno disgustosa, l’ondata di polemiche per il concorso al San Camillo di Roma, bando già peraltro uscito vittorioso da un ricorso al Tar, che ha lo scopo di assicurare due (ben due!) medici non obiettori a un reparto che, al momento, accetta solo dieci donne al giorno. Donne che sono costrette, in fila in cortile da prima dell’alba, a sgomitarsi l’un l’altra per rientrare nelle poche fortunate. Nel centro di Roma, nel 2017.

Ci si scandalizza, si grida addirittura alla discriminazione, per il primo timido tentativo di ridare concretezza a un diritto già riconosciuto oggi sempre più difficile da esercitare: il diritto all’autodeterminazione in materia sessuale e riproduttiva.

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D’altronde, la disinvolta preminenza moralistica che a torto si vorrebbe veder associata alla scelta obiettrice fa sì che questa possibilità venga estesa anche extra e contra legem. Dai farmacisti comunali che non consegnano la c.d. pillola del giorno dopo (contraccettiva, non abortiva) al rifiuto di semplici prescrizioni o analisi se anche lontanamente collegate a un’interruzione di gravidanza. E in tutti i casi ci si appella a quello che, non proprio improvvisamente ma certo con peculiarità italica, sovrasta qualsivoglia fonte o obbligo normativo: il codice deontologico professionale. Come se l’Ordine, medici o farmacisti o personale sanitario che sia, con la sua — oggi discutibilissima — autodichia valesse di più e avesse maggior peso dell’ordinamento giuridico globalmente inteso.

E poi c’è il crudele, crudelissimo gioco sulla pelle degli altri, la violenta e ingiustificata bilancia che in nome di chissà quale morale fa pesare in modo molto diverso le differenti volontà.

Proprio mentre scriviamo, in questi minuti, è morto Dj Fabo. In Svizzera. Perché qui c’è chi bercia scompostamente di voto frettoloso su una proposta di legge, quella sul cosiddetto testamento biologico, che si discute in parlamento da solo otto anni. Che dopo 16 testi e 3200 emendamenti (stile unioni civili, insomma) potrebbe finalmente arrivare alla discussione parlamentare. Potrebbe, se non scivolasse di rinvio in rinvio fino, più che alle calende greche, probabilmente alle elezioni. Progetto di legge che comunque ben si premura di tutelare, grazie ad opportune modifiche in corso d’opera, guarda caso proprio il volubile e difficilmente interpretabile codice deontologico. Per fornire insomma al medico tutta quella ampia discrezionalità che sconfina nell’ignorare sic et simpliciter le volontà del paziente.

Perché il diritto a una morte dignitosa solo in altri paesi è riconosciuto, e da decenni. Solo in altri paesi è considerato un bene da tutelare quantomeno al pari di coloro che a questo diritto vogliono liberamente rinunciare. Qui da noi, no. Aiutiamoci a casa loro. Fatta la legge, trovato l’inganno, si dice. E su questo siamo bravi. Ma, qui da noi, andiamo persino oltre e siamo bravissimi: troviamo l’inganno prima ancora sia fatta la legge.

Adele Orioli
Responsabile iniziative legali Uaar

Testo integrale dell’articolo pubblicato su Left dell’11 marzo 2017

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11 commenti

Franco Ajmar

All’Ospedale Loreto Mare di Napoli un ginecologo è stato visto, per 82 giorni, al centro commerciale invece che in corsia, e si faceva timbrare il cartellino dai colleghi. (Repubblica del 25/2) Trattandosi di un ginecologo, la domanda che viene spontanea è: si trattava di un obiettore di coscienza? Tanto per cercare di definire la coscienza.. Forse l’Uaar riesce a saperlo.

mafalda

Dei tre personaggi raffigurati nel dipinto, l’unico intelligente è il gatto, giustamente impressionato dell’angelo. Mi piace pensare che rappresenta i non credenti, allibiti davanti all’assurdità di ciò che può partorire il pensiero magico in età adulta.

bruno gualerzi

@ mafalda
Il gatto, con la coda dritta, avrebbe dovuto incarnare il demonio… cioè poi – secondo le evidenti intenzioni dell’autore del dipinto – il miscredente. Cioè poi, appunto, l’unico personaggio intelligente. 🙂

mafalda

bruno gualerzi
È ancora più divertente pensare che il miscredente viene posto al centro del dipinto, vero protagonista degli incubi dei fanatici religiosi. Siamo sempre stati “al centro” dei loro pensieri, terroristi con cui spaventare le miti pecorelle.

Diocleziano

Secondo me il gatto è preso da un misto di panico e meraviglia, perché un pollastrone alato così grande non lo aveva mai visto. E conoscendo la gattesca inclinazione a sbafare uccellini e uccellacci…

Da notare la consueta mistificazione volta a subornare il popolino: l’ambientazione da ricchi e benestanti, con anacronismi inclusi.

Manlio Padovan

Non mi intendo d’arte e quindi potrei sbagliare.
A me pare che l’angelo stia invitando la madonna a scoprire le cosce.

dissection

A me sembra invece che la stia mandando a quel paese, e lei ok, ok, basta che la smetti di seccarmi…

Manlio Padovan

Se una lezione c’è, forse, è che non bisogna mai interpretare le opere d’arte in senso personalistico; così: è evidente che a me piacciono le cosce…ma ne va dell’oggettivo significato che tu interpreti in modo, mi pare, un po’ machista. O no?
Non so che età tu abbia. Ricord la canzonei: ma le cosce, ma le cosce a me piacciono di più!

dissection

Nessun machismo: è solo la mia interpretazione della gestualità & delle espressioni raffigurate (gatto escluso: guai a chi mi tocca i gatti). In ogni caso, l’angelo non dovrebbe avere sesso, ma quello che volevo dire è che se un uomo, assecondando l’interpretazione “machista”, manda a quel paese una donna; ebbene, questo può anche non essere per motivi sessuali, nel senso che la discussione potrebbe vertere su qualsiasi genere di cose. Fermo restando che anche a me le cosce piacciono di più, e che mi sembra di ricordare che la canzone dicesse “gambe”, mi pare più machista la tua osservazione che il mio commento, che ne dici? Classe …2 🙂

Manlio Padovan

A dissection.
Hai ragione; è “gambe” non cosce e io la cantavo a 4 o 5 anni: ma le ambe, ma le mabe a me pacciono di pù!

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