Il fine-vita e le manifeste menzogne

A “Pro Vita Onlus” deve essere andata di traverso la notizia che alla Camera dei Deputati sono state respinte, con numeri schiaccianti, le pregiudiziali di costituzionalità e le richieste dei parlamentari clericali per sospendere l’iter della legge sulle DAT. Integralisti sempre contrari al diritto all’autodeterminazione individuale e alle libertà di scelta sul proprio corpo, sembra abbiano reagito furiosamente dando il via a numerose iniziative, tra le quali una campagna dai contenuti falsi e manifesti traboccanti fandonie.

“Mi avevano detto che sarebbe stata una morte degna ma mi stanno uccidendo di fame e di sete” è il messaggio che campeggia sulla foto di una ragazzina morente. Manifesto che disinforma su come all’approvazione della legge verrebbe introdotta nel nostro ordinamento l’eutanasia. Manifesto ipocrita che insinua l’uccisione di ragazzini contro le loro volontà.

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Fallacia della brutta china spacciata per le strade un tanto al chilo, insomma. Perché nella legge non vi è traccia né di norme (seppur auspicabili) per legalizzare l’eutanasia, né di autorizzazioni al distacco di macchinari sanitari senza il consenso del paziente. Infine è doveroso ricordare agli sponsor di questi manifesti falsi le atroci sofferenze patite da Giovanni Nuvoli, che dovette lasciarsi morire proprio “di fame e di sete” per l’assenza d’una legge che gli accordasse la richiesta di eutanasia. Singolare che il messaggio sottolinei certe sofferenze per opporsi alla liceità dell’eutanasia nel nostro paese.

Nasconde invece un contenuto molto più politico il secondo dei manifesti affissi in tutta la Capitale. “La mia missione è salvare vite. Non lasciarle morire di fame e sete. Nessuno può essere obbligato ad uccidere …soprattutto se medico” è il subdolo messaggio che accompagna la foto di un dottore. Si parla di un obbligo che non esiste, paventando una sorta di obiezione di coscienza preventiva, laddove il vero obbligo è quello di acquisire il consenso informato. Il rifiuto di trattamenti sanitari è infatti un diritto costituzionale, evidentemente sfuggito ai maniaci no choice di Pro Vita Onlus. Imporli ai pazienti contro la loro volontà è un abuso sul loro corpo e alla loro dignità. Ci si rende conto che questi manifesti, quando non riportano falsità, alludono alla tortura del prossimo?

Se sembrano modi bizzarri per reclamizzare il proprio sostegno alla “vita”, la strategia di chi vuole opporsi a questa legge invece, non sembra affatto nuova. Forse perché conosciamo bene il dogmatismo religioso che le ispira?

Paul Manoni

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12 commenti

Manlio Padovan

Visti il contenuto manifestamente falso del manifesto in questione, non si può provocare una causa perché si approfitta della credulità popolare?
Mi pare di sì, se io sono stato incriminato per dei manifaesti che nessuno offendevano e nessuna menzogna esprivevano, tanto che tutto, nel tempo, finì a tarallucci e vino.

maxalber

Ricordiamo che le società scientifiche del settore hanno pubblicato documenti condivisi in cui si conferma che nutrizione e idratazione artificiali sono forme di terapia medica, e quindi rientrano nella libertà di scelta individuale di cura.
Solo società non scientifiche, come quella dei medici cattolici, sostengono che non sia così.

RobertoV

Leggo sul dogmatismo religioso:
“…l’esempio del cardinale Silvano Piovanelli “che non ha voluto cure palliative perché desiderava morire offrendo tutta la sua sofferenza”. In pratica come modello di elevata spiritualità un masochista. Magari altri non si esaltano così per il dolore che provano.

Diocleziano

”… desiderava morire offrendo tutta la sua sofferenza… ” Offrirla a chi?

C’è chi è sciocco e vuole illudersi, ma non deve imporre i suoi errori a tutti.

Non la capiranno mai.

Spero che il Piovanelli abbia sofferto molto: sarà morto col sorriso sulle labbra,

non è da tutti far contento dio.

Sandra.

C’è sofferenza e sofferenza: c’è chi che prende morfina per mesi, e muore dopo una settimana atroce senza idratazione come mia suocera, e chi si spegne pian piano, senza aver bisogno di morfina tranne due fiale all’ultimo giorno, come mio padre. La sofferenza l’hanno dovuta “offrire” tutti e due, per vivere o per morire, ma sicuramente mia suocera ne avrebbe fatto volentieri a meno (a proposito di missione del medico del poster, se ti capita quello sbagliato come a lei)!

mafalda

Manifesti inutili, soldi buttati al vento: secondo un recente sondaggio del Messaggero il 74 % degli italiani risulta favorevole al suicidio assistito.

Manlio Padovan

Rammento che a suo tempo su G. P. II fu applicato il processo di eutanasia. Il fatto fu oggetto di ampia e documentata trattazione e conclusione.

dissection

Ma scommetto che i soliti agiografi son riusciti a dire che nel suo caso non si trattava di eutanasia perché bla bla bla.
@ tutti: Piovanelli era solo l’eccezione che conferma la regola; per il resto la mentalità è sempre quella. Divieto assoluto di evitare di soffrire, finché non capita a loro o congiunti stretti. Madre Teresa docet: aghi riciclati all’infinito e risciacquati con semplice acqua per gli “ospiti” (pazienti, virgolettato mio), costose cliniche private a Los Angeles per sé stessa, quella maledetta bastarda ipocrita dispensatrice di sofferenze gratuite per strappare battesimi forzati a chi non si poteva difendere che non era altro: come i detrattori dell’eutanasia, sadici menefreghisti del dolore altrui in nome di non sanno neanche loro cosa, e indefessi ricercatori di cure alternative per sé stessi quando la medicina non arriva più a guarirli, fottendosene alla grandissima dei dogmi che amano tanto sbandierare, finché non gli si ritorcono contro: allora tutte le scuse sono valide. Feccia dell’umanità.

dissection

@ateo64: così come ti ringrazio per i, chiamiamoli, “complimenti”, allo stesso modo condividerai che non sono felice di riceverli. Vediamo cosa succederà in Parlamento.

RobertoV

dissection
Ho visto che l’esempio di Piovanelli si presta ad un’interpretazione duplice. Ma le cure palliative non possono essere equiparate alla sospensione delle cure che accelerano la morte del paziente, perchè le cure palliative servono solo a ridurre i sintomi, cioè a ridurre il dolore del morire: come mi disse un medico “sono un accompagnamento verso la morte” di un malato terminale. Quindi non c’è una rinuncia alle cure per accelerare la morte, cioè un’applicazione del fine vita, ma un desiderio di assaporare le sofferenze del morire, cosa ben diversa. Quindi nessuna eccezione che conferma la regola, ma esattamente in linea col pensiero della chiesa “che la sofferenza nobilita” frase da me sentita dal prete al funerale di un morto di cancro.

dissection

Roberto V grazie della precisazione, non avevo pensato a questa differenza, anche se in un commento scritto così, di getto, spero si comprenda comunque dove volevo andare a parare; il sac. forse l’ho preso un po’ alla leggera… ma ciò, forse, aggrava ancor di più il concetto. Non un eccezione che conferma la regola, ma semplicemente una regola. A questo punto, però, la domanda nasce spontanea: tutti gli altri, tutte eccezioni? Questo, neanche a dirlo, aggiungerebbe ridicolo a ridicolo, se solo fossero in grado di accorgersene. Trovi?

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