Il burqa pasquale

Dove a volte non arriva il buon senso arriva l’emergenza terrorismo e le conseguenti contromisure. Malgrado il divieto già previsto dal 1975 di qualunque mezzo atto a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona, in luogo pubblico o aperto al pubblico, l’eccezione religiosa è stata da più magistrature e procure considerata sufficiente (il giustificato motivo richiesto dalla normativa) a permettere persino il burqa, quell’indumento cioè che lascia scoperti solo gli occhi.

Ma a fronte di un inasprirsi delle misure di sicurezza non c’è eccezione religiosa che tenga, così come recitano le direttive del Ministro degli Interni per le occasioni speciali. Peccato però che di copricapi integrali ne sia piena anche la tradizione cattolica, soprattutto in periodo di ricca liturgia (di occasioni speciali) come quello pasquale. E pertanto seppur in modo imprevisto ma a rigor di ferrea logica oltre al burqa ne fanno le spese anche le buffe, quei cappucci stile ku klux klan che in segno di fede e penitenza molte confraternite sono solite indossare nelle processioni. Come in Liguria, dove l’entusiastico tentativo di ripristinare vecchie usanze si è brutalmente scontrato con l’insensibilità della Digos. Incappucciati sì, ma solo in chiesa. A pena non solo di denuncia ma, parrebbe ancor più grave, di “ramanzina” della Curia. Che, sicurezza o non sicurezza, ci ha comunque messo il cappello.

Adele Orioli

8 commenti

RobertoV

Ritengo che il burka vada vietato come è stato fatto in alcune nazioni. Ho visto che anche alcune nazioni africane come il Marocco e la Tunisia si stanno muovendo in questo senso. Non regge la scusa religiosa, visto che secondo i censimenti sono solo alcune migliaia di donne in Europa a portarlo: basta anche sentire le motivazioni dei sostenitori del burka. Visto poi che alcuni attentati sono stati fatti da donne col burka. Diverso il discorso per il velo per il quale vedrei delle limitazioni solo in ambito lavorativo ed in alcuni settori pubblici, tipo le piscine.
Ed ovviamente il divieto e le limitazioni devono valere per tutti, non ammettere eccezioni. Mi stupisce che in Italia non abbiano fatto eccezione per i “cattolici incappucciati”. Ho letto che il vescovo nostalgico del passato ha anche incoraggiato l’uso del velo da parte delle donne in chiesa.

Gérard

Personalmente ho visto donne con la burqa soltanto nel nord del Pakistan . E un vestito che indossano sopratutto in Afghanistan .
C’e una rete davanti agli occhi …
E piu giusto parlare di Ni’hab che è anche diverso dello Chador iraniano…
Per il velo è un discorso diverso . Va proibito soltanto in piscine, ospedali, scuole e tutti settori pubblici .

Francesco S.

Dalle mie parti c’è la tradizione dei penitenti che durante la via crucis vestiti di rosso e incappucciati in modo da nascondere il volto portano la croce scalzi. Quindi da adesso non oi si vedrà più? Mah sinceramente non applicherei la legge alla lettera per brevi manifestazioni rievocative in maschera, di questo si tratta, per sicurezza chiederei però che tutti i partecipanti si registrino e mostrino il volto alla polizia in caso di necessità.

Francesco S.

Altrimenti si rischia di bloccare tutte le mascherate, la sicurezza è importante, ma l’autorizzazione andrebbe valutata caso per caso una decina di figuranti mascherati è sicuramente più gestibile di un migliaio di manifestanti black block. Sicuramente è un segnale forte che la polizia vuol dare a possibili terroristi: “guardate che controlliamo perfino i penitenti della via crucis”.

John

Sulla questione “copricapi e copri-volto” occorre essere nello stesso tempo neutrali e razionali.
Il burka va vietato non perchè è “Musulmano”, ma perchè copre interamente il volto della persona in un luogo pubblico in circostanze ordinarie.
Il velo delle suore (che pure per me è anacronistico) non va vietato, non perché è “cattolico”, ma perché copre solo i capelli, e se la nostra identificabilità dipendesse dai nostri capelli, dovremmo essere tutti obbligati a circolare con il taglio alla Kim Jong-Un per evitare che una persona con i capelli lunghi si possa rendere irriconoscibile da un giorno all’altro semplicemente radendoseli.
D’altra parte, anche circolare d’inverno con la cuffia non è vietato, e la differenza a livello materiale è pressoché nulla. Quindi il problema è “quanto il copricapo copre” in modo totalmente neutro rispetto a questioni religiose.
E veniamo alle processioni pasquali. Il problema non è teorico, ma anche qui è da porsi in termini pratici. Si tratta di valutare la circostanza sul piano materiale a prescindere dal fatto che ci sia una religione di mezzo (anche perché la religione c’è relativamente: siamo sicuri che nessuno dei quei “confratelli” sia ateo ma nel contempo amante delle tradizioni scenografiche?)
Qual è il rischio? Che un terrorista si vesta come i “confratelli” e spari in pubblico in piena processione? Mah, la vedo davvero difficile, tanto più che il meccanismo attraverso cui si accede a quegli abiti è “tracciato”: difficilmente uno che non è integrato nel gruppo e quindi identificato può mescolarsi in un contesto del genere.
Io non amo le processioni e le coreografie pasquali, non vado mai ad assistervi, mi capita solo di incontrarle casualmente per strada mentre sono in giro per i fatti miei, però qui mi sembra che dal punto di vista strettamente pratico appaia privo di giustificazione un provvedimento che assimili quel tipo di copertura del viso, già di per sé molto “controllata”, ad un travisamento del volto in un comune contesto pubblico.

Gérard

Sono d’ accordo con te però leggendoti, mi è venuto in mente che, per i tempi che corrono, potrebbe venire in mente ad un fanatico di usare queste processioni per nascondersi e farsi esplodere …
Non mi sembra una cosa impossibile…

John

Gerard,
Tutto è possibile, e ovviamente spero che il mio ragionamento non sia smentito dagli eventi.
Però, ragionando in chiave preventiva, penso che se uno vuole farsi esplodere sia irragionevole che si travesta da “confratello”, per due motivi:
1) perché sarebbe altamente probabile che fosse individuato prima di agire: i partecipanti a questi riti si conoscono fra loro, sanno quanti sono, che ruolo ha ciascuno, conoscono ogni dettaglio dell’abito (spesso presente in specifiche varianti nella stessa processione). L’intenso verrebbe riconosciuto fin dalle prime mosse.
2) chi ha intenzione di farsi esplodere non ha interesse a travisarsi il viso (non esiste per lui il problema della cattura successiva). Casomai ha interesse ad apparire il più normale e anonimo possibile e quindi a mescolarsi nel pubblico, con il volto scoperto.
Penso che le forme di prevenzione debbano tenere conto di ciò (e immagino lo facciano)

John

Di solito non correggo più gli errori da auto-correttore, ma: “l’intruso verrebbe riconosciuto”, non “l’intenso”.

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