Una settimana fa il Pew Research Center, un’organizzazione conservatrice Usa, ha aggiornato il suo indice mondiale sulle restrizioni alla libertà di religione.
I criteri adottati sono basati sull’interpretazione che gli anglosassoni danno di questa espressione, e sono quindi molto discutibili: il divieto di indossare il velo nelle scuole francesi rappresenterebbe una limitazione, ma non lo sarebbe il divieto posto agli atei di ricoprire incarichi pubblici in alcuni stati Usa. Anche le perquisizioni delle moschee sospettate di terrorismo vengono giudicate “restrizioni” alla libertà religiosa (di fare attentati?), mentre dei blogger atei uccisi in Bangladesh non si dà alcuna menzione. Facilmente, entro tale definizione di “restrizione” rientrerà anche il recente episodio avvenuto all’aeroporto di Ciampino, dove una musulmana si è rifiutata di sottoporsi ai controlli di sicurezza nel momento in cui il metal detector ha dato una segnalazione di allarme all’altezza del suo velo.
Ma difficilmente accadrà per i numerosi casi, emersi nelle ultime settimane, di ragazze sottratte alle famiglie che le battevano soltanto perché vestite in modo “religiosamente scorretto”, o che volevano imporre loro matrimoni combinati. Così impostati, tali criteri finiscono fatalmente per collocare l’Europa, alle prese col tema caldissimo dell’accoglienza, al primo posto tra i continenti in cui si registra un aumento delle discriminazioni. La ricerca ha tuttavia destato l’interesse del Corriere della Sera, come già era accaduto per le ricerche analoghe di Acs – Aiuto alle Chiesa che Soffre, una fondazione di diritto pontificio, e di Porte Aperte, un’organizzazione di estrazione evangelica. Le “persecuzioni” contro i cristiani trovano ovviamente molto spazio sui media italiani, ma non sono certo le uniche: l’Iheu, l’internazionale secolarista di cui fa parte anche l’Uaar, diffonde ogni anno un rapporto sulle discriminazioni contro i non credenti.
Quali che siano gli approcci, la realtà è comunque sotto gli occhi di tutti. Ed è spesso drammatica. Il mondo islamico è ormai caratterizzato da una generalizzata regressione: governi tiepidamente laici che si scoprono clericali (per esempio il Bangladesh), governi clericali che diventano regimi islamisti (la Turchia, che si accinge a seguire la strada di Iran e Arabia Saudita), e persino nuove entità territoriali, jihadiste a tutto tondo (dallo Stato Islamico a Boko Haram). L’applicazione integralista e intollerante della shari’a non è forse mai stata così vasta.
Eppure, il fenomeno non è ristretto solo all’islam. Che deve infatti subire a sua volta le discriminazioni introdotte dal crescente nazionalismo religioso nell’India guidata da Narendra Modi, la pulizia etnica nella Birmania buddhista ora capeggiata dal premio Nobel Aung San Suu Kyi, la costante colonizzazione ebraica nei territori palestinesi promossa dal governo israeliano, nonché la reviviscenza antireligiosa del regime comunista cinese.
Anche il cristianesimo non scherza. La granitica alleanza con il potere putiniano garantisce al Patriarcato ortodosso di Mosca una posizione di predominanza di cui non godeva in modo così ampio da prima di Pietro il Grande. Se le Chiese protestanti scandinave conoscono un declino che apparentemente non conosce sosta, quelle Usa sono salite sul carro di Donald Trump, che sembra pronto a sottrarre le confessioni cristiane (e solo loro) al divieto di immischiarsi nella vita politica riservato a tutte le organizzazioni non profit. Nel frattempo, il boom mondiale dei pentecostali prefigura un futuro ancora più oscuro anche per l’Africa e l’America Latina.
E che dire della Chiesa cattolica? Il mondo occidentale si è come incantato di fronte a papa Bergoglio, che in quattro anni di pontificato non ha tuttavia avviato alcuna significativa apertura legislativa sulle istanze laiche. A livello locale tutto continua come prima: le conferenze episcopali sono quasi ovunque saldamente legate alla destra identitarista, anche laddove (Polonia, Ungheria) è diventata liberticida. In Italia, l’opposizione alla legge sul testamento biologico viene condotta con le stesse parole d’ordine usate all’epoca di Ratzinger.
Viviamo in un mondo in cui la percentuale di non credenti ha raggiunto il livello più alto nel corso della storia umana. Nel contempo – per reazione? – è anche un mondo che non ha mai visto un dilagare simile di integralismo religioso. La circostanza smentisce la credenza comune che la secolarizzazione produca automaticamente laicità. Si va verso uno scontro di “civiltà” integraliste? Forse sì. Dati alla mano, probabilmente sì. Ed è evitabile soltanto se si rafforza la laicità. Sta alle autorità politiche provvedervi, sta ai cittadini laici farglielo capire a chiare lettere.
Raffaele Carcano, coordinatore culturale Uaar
Articolo pubblicato sul blog di MicroMega il 18 aprile 2017
“Viviamo in un mondo in cui la percentuale di non credenti ha raggiunto il livello più alto nel corso della storia umana. Nel contempo – per reazione? – è anche un mondo che non ha mai visto un dilagare simile di integralismo religioso. La circostanza smentisce la credenza comune che la secolarizzazione produca automaticamente laicità. Si va verso uno scontro di “civiltà” integraliste? Forse sì. Dati alla mano, probabilmente sì”
Vorrei concordare su tutto, visione pessimistica compresa…. ma su un punto mi sembra si debba insistere maggiormente, o almeno precisare, cioè quando si afferma che:
“La circostanza smentisce la credenza comune che la secolarizzazione produca automaticamente laicità”
perchè ritengo che vada ridimensionato il numero dei ‘non credenti’… non tanto sotto l’aspetto quantitativo, quanto su quello qualitativo. Molti ‘non credenti’… possono essere considerati tali se ci si riferisce alle istituzioni religiose storiche… ma non per quanto riguarda posizioni comunque fideistiche, ideologiche nel senso negativo del termine, e, direi soprattutto, per un rinnovato (o mai abbandonato) culto della personalità. Culto dell’uomo (o donna) forte dal quale si attendono soluzioni miracolistiche per i tanti fattori di crisi che contrassegnano l’attuale situazione storica (non solo italiana) , ciò che… personalmente non so trovare altro termine anche se a tanti non piace… caratterizza ogni popolarismo.
Ops. ‘Populismo’, non ‘popolarismo’ (lapsus freudiano?)
Gli americani sono sempre bravi a dare lezioni agli altri però prima di tutto dovrebbero mettere a posto il razzismo omnipresente nel paese e la questione della pena di morte . Non dimentichiamo che il matrimonio misto è ancora mal visto . In merito alla liberta religiosa, quante chiese frequentate dagli neri sono state date al fuoco ??!!!
Aiuto alla chiesa che soffre? Perché si dovrebbe aiutare a non soffrire chi ha fatto della sofferenza una bandiera e una missione (Madre Teresa docet), anzi, dove la trovano la faccia tosta di chiedere aiuto per alleviare la sua sofferenza? Lasciamola soffrire, visto che lo ritiene così nobile & così salvifico, al punto da voler imporre la sofferenza anche a chi della chiesa riesce a fare benissimo a meno, vedi proteste contro biotestamento. Scontato che debbano essere gli altri, a soffrire, sempre gli altri… Si sa com’è, chi la fa l’aspetti, cara chiesa che soffre, e vista la tua propensione a ragionare in termini di eoni, non meravigliarti di essere ripagata dopo eoni. In ogni caso, per non sbagliare, continua a comportarti come nulla fosse, con la tracotante sicumera di chi è nel giusto a prescindere, in forza della tua verità rivelata. Non importa che lo sia solo per te, cara chiesa sofferente, continua a pensarlo, e non porti mai nessuna domanda che possa avere come risposta una qualsiasi cosa che possa andare anche solo di striscio contro te stessa. Altrimenti, non ti riconosceremmo più… Oltre che ipocriti, dunque, anche vigliacchi.