La tolleranza religiosa nel pallone

Mohamad al-Arefe, insegnante di teologia islamica presso l’università “Re Saud” di Riad, è una personalità di spicco nel mondo islamico tanto che il suo canale su Twitter vanta ben 17,4 milioni di follower. È a questa platea che il religioso si è rivolto per chiedere pubblicamente alla Fifa di vietare una manifestazione pubblica di fede che per lui è intollerabile: il segno della croce. Come prevedibile il canale è stato inondato di commenti a quel tweet, in gran parte discordanti con il pensiero di al Arefe.

In effetti è abitudine di alcuni calciatori cristiani esprimere con un segno della croce il proprio ringraziamento verso la divinità per il risultato raggiunto o per il gol segnato, o anche come auspicio prima della partita. La circostanza fu commentata ironicamente a suo tempo da Johan Cruijff che disse: «In Spagna tutti e 22 i giocatori si fanno il segno della croce prima di entrare in campo. Se funzionasse, tutte le partite finirebbero con un pareggio». In effetti a Ronaldo non bastarono ben tre segni per evitare un nuovo infortunio. Non si tratta neanche della sola manifestazione religiosa esistente; uno dei commentatori ha infatti fatto notare ad al Arefe che il giocatore della Roma Salah, egiziano di fede islamica, è solito ringraziare a suo modo Dio chinandosi in ginocchio per pregare nella tipica posizione con fronte e mani a terra.

C’è una costante in tutto ciò che il teologo non riesce a comprendere per evidenti limiti culturali: si tratta di legittime e libere espressioni personali. Nessuno di quegli sportivi ha la pretesa di rappresentare altre persone né tanto meno autorità pubbliche, se pregano o fanno il segno della croce è unicamente per se stessi e nessuno li obbliga a farlo. Perfino il Real Madrid, chiamato in causa per aver tolto la piccola croce nel suo merchandising destinato ai paesi mediorientali, è una società privata e come tale è libera di fare le scelte commerciali che ritiene più opportune. Si può commentarle anche criticamente, se ne può sottolineare l’irrazionalità come Cruijff, ma non se ne può chiedere il bando. Non in uno Stato di diritto almeno, cosa che l’Arabia Saudita di certo non è.

Massimo Maiurana

8 commenti

Diocleziano

Giusto dire che chi si crucisegna lo fa a titolo personale. Ma cosa dire delle sanzioni per i giocatori che esibiscono scritte o simboli di altra natura?
Sono molto politicamente corretti quelli del calcio…

dissection

A me il calcio non piace, ma anche ascoltando parecchi miei colleghi tifosi, oltre che per opinione personale costruita in molti anni di notizie in TV che non puoi fare a meno di sentire, penso di poter ritenere, pur da esterno, che il calcio, perlomeno quello italiano, sia uno degli ambienti più marci & corrotti di cui si possa dar conto, in cui ogni residuo di sportività & spirito agonistico è svanito ormai da tempo immemore nell’ottica del puro & semplice guadagno a qualsiasi costo, e più sporca si fa la faccenda, tra doping praticamente obbligatorio e scommesse truccate nonostante la possibilità di farle in chiaro, e più sembrano sguazzarci dentro laidamente & voluttuosamente, anche se forse la voluttà è forse un concetto troppo nobile per certi esponenti del mondo calcistico. Quasi quasi fanno concorrenza alla CCAR… detto questo, è ovvio che ognuno è libero di crocifiggersi o inginocchiarsi o quant’altro, e il tizio arabo ha solo mostrato, in un eloquente esempio di zappata sui piedi, l’intolleranza & il desiderio di imporre tolleranza dell’ islam, o perlomeno di certe sue frange, altro che pace & soltanto pace! Divertente Cruijff, la cui osservazione è una variante del semplice discorso per cui la religione (le religioni) non ha senso in quanto centinaia di migliaia di esse che pretendono tutte le stesse dicendo tutte cose diverse basandosi su ulteriori & altrettanti argomenti, non fanno altro che elidersi & annullarsi miserevolmente a vicenda. E il califfo o imam o chiunque esso sia ha solo tentato un ingerenza in stile vomicattolico, ma d’altronde ha dei buoni esempi in quantità.

Francesco S.

Quindi il dotto teologo sarebbe contento se si vietasse alle giocatrici osservanti di portare il velo in campo? Ricordo che in partita i calciatori si devono levare ogni monile ivi incluse le catenine con le croci. Il dotto teologo quindi può cambiare canale se gli dà fastidio un calciatore che si segna per festeggiare un’azione riuscita. Fortunatamente non siamo in Arabia e la libertà è tutelata.

Gérard

Ma questo segno della croce prima di una partita di calcio o altre competizioni è niente di più che un gesto superstizioso onde avere fortuna durante la competizione Ognuno sa quanto siano superstiziosi i sportivi di alto livello ( un calciatore francese usava baciare la testa calva di un suo collega prima di tutte le partite…) .
Questo è lo stesso per i attori di teatro o varietà ( ho girato per quasi un anno in diversi paesi europei – Inghilterra sopratutto – con la truppe di una comedia musicale e mi ricordo bene che non si doveva assolutamente fischiare sulla scena e evitare il colore verde e non fare auguri prima della rappresentazione …molti pregavano…) .

nihil84

E che cos’è la religione se non superstizione organizzata?

gmd85

Se parliamo della religione oggi, guidata da santa mamma chiesa, imam e rabbini vari, si, hai ragione. Ma un insieme di pratiche utilizzate per rapportarsi alla sfera del divino, del soprannaturale e del trascendente, non è necessariamente codificato da un’istituzione religiosa.

dissection

Ossia la religione ha bisogno della superstizione, ma la superstizione vive di vita propria, giusto gmd?

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