«La decisione del Ministero dei Beni e delle Attività culturali di lanciare il primo spot che invita i contribuenti a destinare l’8 per mille allo Stato è un segnale positivo, che aspettavamo da tempo. Non possiamo che esserne contenti».
Il segretario dell’Uaar, Stefano Incani, commenta così il lancio, avvenuto il 6 giugno, della campagna pubblicitaria per l’8 per mille statale, la prima dall’introduzione del meccanismo di finanziamento.
«Il terremoto del Centro Italia ha ferito gravemente centri storici, musei, chiese, abbazie, di un’area che è stata culla della civiltà europea», recita lo spot: «Destinando il tuo 8 per mille allo Stato contribuirai al recupero dei beni culturali distrutti e danneggiati dal sisma. Perché la via della rinascita passa per la cultura. Dona l’8 per mille allo Stato. Per la ricostruzione».
«’Dona l’8 per mille allo Stato’. Era da tempo che aspettavamo di sentire questo semplice slogan e numerose sono state le nostre sollecitazioni in tal senso», prosegue Incani: «L’Uaar infatti propugna l’abrogazione totale del meccanismo ma in attesa che ciò si concretizzi ci sembra il minimo che lo Stato partecipi alla ripartizione come competitor alla pari».
«Quello del governo — dice ancora Incani — è peraltro un atto dovuto: la Corte dei Conti è infatti intervenuta per ben tre volte negli ultimi due anni per mettere in rilievo gli elementi di debolezza della normativa e ha sottolineato a più riprese come lo Stato abbia spiccato per l’assenza di iniziative promozionali circa le proprie attività: cosa che ha compromesso la possibilità di ottenere maggiori introiti. La speranza è dunque che questi spot abbiano un’ampia diffusione che possa tenere il passo con il battage mediatico della Chiesa cattolica».
«Certo — conclude Incani — a nostro avviso la cosa migliore sarebbe stata quella di destinare le risorse dell’8 per mille statale alla ricostruzione delle zone dell’Italia centrale colpite dal sisma con priorità assoluta per case e scuole, e proprio su questo verteva il nostro appello di marzo al premier Gentiloni, e invece probabilmente le prime a tornare in piedi saranno proprio le chiese…».
Comunicato stampa
Già. Bene lo spot, anche se con geocronologico ritardo; ma, come giustamente fatto notare nell’articolo, non si è potuto fare a meno di inserire le chiese tra gli oggetti di ricostruzione. Mi andrebbe bene solo se poi lo Stato se le incamerasse tra i beni di proprietà, anche se ho perplessità sull’effettivo utilizzo, visto che a messa ci và sempre meno gente. Ergo, perché ricostruirle?
io non mi fido assolutamente.
e poi, dai, li conosciamo, useranno quell’8×1000 per riparare chiese conventi e ammenicoli religiosi vari
Nemmeno io mi fido.
Quando lo Stato farà le cose seriamente, quando darà prova di essere effettivamente uno Stato laico, allora mi troverà a suo favore con l’8 per mille.
Sono d’accordo.
Io dello stato mi voglio fidare, anche perché lo stato siamo noi. Se qualche risorsa andrà per ricostruire anche qualche chiesa storica distrutta dal terremoto, poco male, sempre meglio che farlo finire direttamente nelle casse della Chiesa cattolica.
Io mi voglio fidare dello Stato, in fondo lo stato siamo noi tutti. Se qualche una parte potrebbe andare nella ricostruzione di qualche chiesa storica distrutta dal sisma lo ritengo sempre meglio di lasciare che vada direttamente alla chiesa cattolica o qualche altra confessione religiosa, che sebbene forse più trasparente rispetto alla cattolica sempre di confessione religiosa si tratta.