Credere nell’impegno politico della Chiesa?

Nel suo Catechismo la Chiesa definisce sé stessa, in accordo con qualsiasi buon dizionario, come la “comunità universale dei credenti”. In più rivendica una doppia natura. La prima è quella divina, per cui i fedeli divengono “corpo mistico di Cristo” già “in possesso dei beni celesti”. È questo “il regno di Cristo già presente in mistero”, “un mistero insondabile” che “solo la fede può accogliere” e che dunque resterà estraneo a tanti nostri lettori come a qualsiasi riflessione non confessionale sull’identità, la storia e l’attualità della Chiesa. L’altra natura è invece “l’assemblea visibile”, “la società costituita di organi gerarchici” che “esiste nelle comunità locali”. È quella che conosciamo tutti. Essa, va sottolineato a scanso di equivoci, “si realizza come assemblea liturgica, soprattutto eucaristica”, “è missionaria per sua natura, inviata da Cristo a tutti i popoli, per farli discepoli”, e “non avrà il suo compimento se non nella gloria del cielo”. Nonostante l’apparenza terrena le sue finalità sono dunque di ordine spirituale. A dirla tutta l’intera storia umana (anzi la storia dell’universo intero!) avrebbe un senso e uno scopo ben precisi nella Chiesa stessa: “Dio ha creato il mondo in vista della comunione alla sua vita divina… la Chiesa”, che è “il fine di tutte le cose”.

Date queste premesse, potrebbe suonare a dir poco irriverente una descrizione della Chiesa che ne riducesse la funzione a un’opera genericamente consolatoria o deprecatoria. Ebbene, secondo Galli della Loggia, sia dentro sia fuori del mondo cattolico, ormai alla Chiesa si riconoscono perlopiù due sole finalità: 1) Occuparsi delle “vittime di situazione di disagio, di privazione, di sofferenza” con “la sua misericordia o il suo aiuto e conforto”; 2) “Denunciare e far luce sui grandi mali strutturali del mondo: dalla distruzione della natura all’ingiusta divisione delle risorse, dal commercio delle armi alle grandi migrazioni umane”. Tanto che la stessa “vasta popolarità di papa Francesco è dovuta in misura significativa proprio all’immagine che ci si è fatta del suo pontificato come orientato precisamente in queste due direzioni”. Un Papa pop a metà tra Lady Diana e Bono Vox, si potrebbe aggiungere.

gallidella

Galli, sia chiaro, denuncia questa troppo ristretta “prospettiva prevalente”, tuttavia l’unica altra “missione” oggi dimenticata che egli intende rivalutare e promuovere non è affatto quella spirituale ma una molto più spicciola e persino localistica: 3) “Fare politica” ovvero il “ruolo delle Chiese nazionali… che ha un rilievo tutto particolare in Europa” e “riguarda soprattutto… Paesi come l’Italia”. In Europa, nota ancora Galli, le Chiese cattoliche locali lungo i secoli “sono divenute un tutt’uno con le vicende storiche delle rispettive collettività nazionali”. In Italia senza l’impegno della Chiesa non avremmo avuto De Gasperi, tante “lotte per l’emancipazione” e insomma una “parte non proprio indifferente dell’Italia migliore”. Certo, c’è stato anche un “brigare per posti, denari e favori”, ci sono stati i “detriti”, ma il bilancio sarebbe globalmente positivo.

Di fronte a un simile quadro si è tentati di parafrasare l’eminente opinionista: la storia di una Chiesa è una cosa maledettamente complessa, che si fa e va considerata nei tempi lunghi, evitando soprattutto di restare prigionieri dei propri giudizi e delle proprie passioni dell’oggi o dell’appena ieri. Lasciamo pure stare i precedenti millecinquecento anni, ma era davvero uno “Stato ultralaico” quello di d’Azeglio, di Cavour, di Giolitti e di Nitti? Erano laiciste anche la breccia di Porta Pia e la legge delle Guarentigie? Fu invece sana laicità la fondazione dello Stato del Vaticano e la sottoscrizione del Concordato? Le Chiese, “tutt’uno con le vicende storiche… nazionali”, non avranno avuto un ruolo (o più ruoli, anche opposti fra loro) nell’affermarsi del nazionalismo, dell’antisemitismo, dei regimi reazionari e dei conflitti mondiali? E De Gasperi non difese forse la dignità e l’autorità che rappresentava contro le pressioni politiche di Pio XII? Dove sta allora la Chiesa in casi come questi? Dove potrebbe essere ancora oggi il suo impegno per l’“emancipazione”? Nel caldeggiare la legge 40, nel demonizzare l’autonomia delle scelte sul fine vita, nel cassare Pacs, Dico e quant’altro è seguito? Quale “visione del mondo” realistica e quali “soluzioni” concrete ha da proporre e su quali ragionevoli basi? Forse riscopre in tali frangenti la sua vocazione totalizzante, il suo ruolo cosmico provvidenziale e la sua misteriosa natura divina a presunto beneficio anche di quanti al proposito si sentono un po’ scettici?

Al “fare politica” Galli attribuisce un significato piuttosto lasco, ma il suo monito appare rivolto a Bergoglio e al card. Bassetti: da essi l’Europa o perlomeno l’Italia dovrebbero attendere le risposte ai propri problemi correnti e le prospettive per il futuro?

Andrea Atzeni

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6 commenti

bruno gualerzi

“In più rivendica una doppia natura”

A parte tutte le altre considerazioni presenti nell’articolo, sono sempre convinto che uno dei maggiori punti di forza della chiesa – di quella istituzione storica che è la chiesa vaticana – stia proprio in questa doppia natura, doppia funzione, di potere temporale e potere spirituale insieme. Doppia funzione che… paradossalmente ma non tanto… proprio la breccia di Porta Pia ha contribuito – ovviamente in modo inconsapevole – a farle recuperare in chiave ‘moderna’, liberandola da quello stato pontificio che ormai, vista la sua condizione di arretratezza, costituiva solo una palla al piede togliendo sempre più credibilità al suo ‘potere spirituale’. Modernità che – anche qui paradossalmente – le ha permesso di mantenere la sua struttura istituzionale integralmente gerarchica, da stato assoluto, e nello stesso tempo di interloquire con gli stati moderni, ‘legittimando’ il tutto con un suo ruolo ‘spirituale’ nella storia che nessuna altra istituzione può vantare. Modernità che invece, ad esempio, stati confessionali come quelli islamici non potevano, e non possono, praticare in quanto tra potere spirituale e potere temporale non c’è alcuna distinzione in modo da poter giocare ora sull’uno ora sull’altro a seconda delle circostanze storiche, come invece può fare la chiesa cattolica.
Nella situazione attuale poi l’ingerenza vaticana nelle vicende politiche… in Italia in modo esplicito, ma in qualche modo anche in quel resto del mondo ufficialmente cattolico, e non solo… è resa possibile da una situazione di crisi che le forze politiche, e più in generale culturali, non sanno bene come affrontare, ponendosi in concorrenza con i vari populismi che la crisi sta alimentando, battendoli sul tempo proprio in funzione del suo ‘potere spirituale’, quello che può promettere soluzioni ‘miracolistiche’ ancora più suggestive di quelle che possono promettere i populismi. Le esternazioni di questo papa trovano l’impatto che trovano proprio perchè sono sostanzialmente ovvie, banali, comprensibili da chiunque… ma provenienti da un’istituzione che può permettersi di essere unica nel suo genere. Fino a riuscire a porre in secondo piano le sue magagne ‘temporali’… per le quali si tende, anche – e direi soprattutto – dalle forze cosiddette laiche, a incolpare la gerarchia. Che questo papa ‘rivoluzionario’ starebbe combattendo riscuotendo il plauso generale.
Senza nemmeno rendersi conto, o rimanendone succubi, che la proposta di soluzione per le tante ingiustizie sociali così spettacolarmente denunciate dal novello sanfrancesco, si concretizza sostanzialmente… nella preghiera!

RobertoV

In realtà bisognerebbe parlare più correttamente di tripla natura: potere politico, economico e spirituale. Basta pensare all’esistenza di una finanza cattolica, banche cattoliche, imprese cattoliche, sindacati cattolici. La chiesa a livello lavorativo ha milioni di impiegati nelle sue attività di tutti i tipi. E’ una vera e propria multinazionale e le multinazionali non sono né democratiche né necessariamente con strutture gerarchiche moderne. Basta vedere in quanti scandali finanziari ci sono persone legate alla chiesa. E’ capillarmente presente in ogni attività umana. La sua abilità è quella di utilizzarle disinvoltamente senza pagare dazio per tutto quello che combina, perché riesce a presentarsi contemporaneamente dalla parte degli imprenditori e dei lavoratori, dalla parte dei dittatori, dei re,dei governi e del popolo, degli oppressi.
Ricordo che Pio XI era contrario ai partiti popolari perché riteneva fosse meglio per la chiesa gestire direttamente le questioni politiche (magari poi questi vogliono essere troppo autonomi). Non mi pare che si sia fatta molta strada da allora visti i continui interventi politici ed adesso, almeno in Italia, non ha più un unico partito di riferimento che poteva alienarle le simpatie degli altri.
Assolutamente d’accordo sulla ultima parte dell tuo intervento: rende di più dare l’illusione di poter risolvere i problemi che il risolverli concretamente. Parole e preghiere. Non a caso mette una parola buona ed una preghiera su ogni argomento, chiedendo sempre soldi agli altri, tanto se poi i problemi non si risolvono, non è mica colpa sua …..

bruno gualerzi

@ Roberto V
Il potere economico è implicito nel potere politico (o viceversa, la sostanza non cambia), e resta intatto (o in crescita: chi lo sa veramente a quanto ammonti il patrimonio del vaticano, la sua disponibilità finanziaria?), perchè anch’esso è in qualche modo ‘legittimato’ dal potere ‘spirituale’… perchè poi, chi non lo sa?, i soldi la chiesa li usa per le opere di carità! E la carità, si sa, è nel dna del cristianesimo… e quale altra istituzione ‘terrena’ può dire questo di sè? E se anche qualche volta viene colta con le mani nel sacco, la si può sempre perdonare… altra virtù eminentemente cristiana. E del resto, come detto, adesso c’è l’umile pastore venuto dal terzo mondo a sistemare le cose.
E – ancora una volta – quanti laici, atei compresi, non si pongono su questa stessa lunghezza d’onda?

RobertoV

“chi lo sa veramente a quanto ammonti il patrimonio del vaticano, la sua disponibilità finanziaria?”
In Germania la stessa chiesa cattolica tedesca sul suo sito ufficiale si pone questa domanda e sostiene di non avere una risposta (ed è probabile che anche lei faccia fatica a stimare le sue enormi ricchezze, quando i soldi ci sono sempre, anche perchè in genere non è lei a metterli, non c’è bisogno di sapere con esattezza a quanto ammonti). Però riporta uno studio fatto da Carsten Frerk, un critico della chiesa, senza contestarlo: evidentemente ritiene quella cifra credibile o è ben contenta che abbiano sottostimato le sue ricchezze. La stima dava 500 miliardi di Euro per il patrimonio immobiliare delle due chiese (cattolica 270, 230 protestante), fatturato complessivo di oltre 120 miliardi di Euro, quota maggiore per la chiesa cattolica. Cioè il fatturato della chiesa cattolica tedesca era stimato pari a quello della Fiat ed insieme le due chiese davano lavoro ad oltre 1 milione di persone in varie attività. E questo in una nazione dove la religione cattolica per 500 anni è stata minoranza. Moltiplica questo per le varie nazioni in cui è presente in maggioranza e puoi farti un’idea del potere economico e politico che può esercitare (non solo lei, ma gli altri sono frammentati, non hanno un governo centrale). So che qualche anno fa in Italia la chiesa cattolica aveva avviato un censimento dei propri beni per costruire una banca dati: non ne conosco gli esiti, ma stime del patrimonio immobiliare e dei costi della chiesa (che non sono il fatturato) sono girate ripetutamente. Ho letto recentemente che gli investimenti dello IOR hanno dato grossi utili. Confronta tutto questo con quanto realmente spende di tasca propria per l’assistenza ai bisognosi e avrai un’idea di quanto siano distanti le cifre.
Non a caso da anni anche le altre multinazionali si danno da fare in beneficenza, in apparenti politiche ambientaliste ed umanitarie: hanno scoperto che rende. Pensa anche ai vari guru miliardari tanto osannati perchè dopo essersi arricchiti fanno un po’ di beneficenza, magari più consistente della chiesa stessa.

Manlio Padovan

Poiché credo che l’impatto sulla politica sia sempre stata una prerogativa delle religioni da quando sono state inventate, chiedo agli autori dei commenti che precedono se si può ipotizzare un raffronto (relativo) tra le ricchezze ed il potere della CCAR e la religione pagana delle età classiche greca e romana.
Grazie.

iguana

Post troppo lungo per un argomento di nessun interesse. Ci vuole più glamour. Che so, il bifolco che impone i crocifissi qua e là. Il censore che tuona contro dei matrimoni gay e l’utero in affitto. Qualche amministratore che riesce a far pagare i conti a chiese parrocchie e vaticano. Vedi tu.

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