Non solo clericalate. Seppur spesso impercettibilmente, qualcosa si muove. Con cadenza mensile vogliamo darvi anche qualche notizia positiva: che mostri come, impegnandosi concretamente, sia possibile cambiare in meglio questo Paese.
La salvaguardia della libertà di scelta su questioni come la gravidanza e la sua eventuale interruzione ottiene ulteriori riconoscimenti anche in un paese come l’Italia in cui l’obiezione di coscienza è dilagante. Per questo la buona novella laica del mese è la sentenza della prima sezione del Tribunale civile di Cagliari, che ha riconosciuto il diritto al risarcimento per una donna rimasta incinta nonostante avesse chiesto e ottenuto la sterilizzazione. Secondo i giudici, l’ospedale cui si era rivolta non ha rispettato il suo principio di autodeterminazione. Circa 12 anni fa la donna, dopo aver già partorito due figli, aveva scelto la chiusura delle tube: successivamente era però rimasta incinta e aveva deciso di abortire. Il tribunale cui si è rivolta ha condannato l’Azienda ospedaliera a pagare 20 mila euro di risarcimento.
Le unioni civili continuano ad affermarsi, nonostante il supposto “flop” montato dalla propaganda cattolica. Solo in Emilia-Romagna si registra il 10% delle unioni civili celebrate in Italia; seguono regioni come Lombardia, Lazio, Toscana e Piemonte. A Bologna negli ultimi 10 mesi, sono state celebrate 86 unioni a fronte di 501 matrimoni.
Mentre ancora manca il pieno riconoscimento della pari dignità delle coppie omosessuali, percorso in cui la deputata Monica Cirinnà (Pd) invita a fare passi avanti, si susseguono i pronunciamenti che per via giudiziaria consolidano certi diritti, in particolare quello alla stepchild adoption. La Corte di Cassazione ha stabilito ad esempio che un bimbo figlio di una coppia di donne, concepito tramite fecondazione eterologa all’estero e partorito da una delle due, deve essere registrato all’anagrafe come figlio di entrambe, quindi con i relativi cognomi. La Suprema Corte ha ribaltato così un pronunciamento della Corte d’appello di Venezia, che aveva ritenuto la trascrizione “contraria all’ordine pubblico” e sostenuto che il requisito indispensabile fosse il matrimonio civile. Ma la Cassazione ha ribadito che il riconoscimento va nell’interesse del minore e che occorre rifarsi alle disposizioni internazionali che tutelano i diritti dei bambini.
Il Tribunale per i minorenni di Venezia inoltre ha confermato l’adozione di una bambina da parte di una donna, compagna della madre della piccola. In questa sentenza però i giudici si sono lasciati andare ad una raccomandazione superflua, consigliando cioè alla coppia di far frequentare alla bambina anche ambienti eterosessuali.
La propaganda integralista contro il “gender” riesce a condizionare le scelte di diversi Comuni, ma alcune amministrazioni si oppongono. Come quella di Varese, che non ha concesso il patrocinio a un convegno organizzato dai “Giuristi per la Vita” dell’avvocato Gianfranco Amato e con la presenza della scrittrice Silvana De Mari, intitolato “La teoria Gender – Il Grande Nemico della Famiglia”. L’assessore ai Servizi Sociali, Roberto Molinari, ha motivato il diniego spiegando che l’amministrazione “è impegnata a promuovere politiche di tolleranza e di rispetto verso ogni persona”, ricevendo gli strali dei clericali.
I finanziamenti alla Chiesa cattolica sono elargiti generosamente e in via preferenziale da molte amministrazioni, ma in alcun realtà si sta affermando una sensibilità più laica. Come a Reggio Emilia, dove il consigliere Dario De Lucia (Pd) ha denunciato con una interpellanza lo sbilanciamento nell’erogazione di finanziamenti per oneri di urbanizzazione secondaria a favore dei luoghi di culto. Dal 2000 al 2016 il Comune ha erogato circa 7 milioni per edifici religiosi, mentre per il triennio 2017-2019 ha stanziato solo 410 mila euro per la manutenzione straordinaria di scuole materne e asili nido comunali. L’assessore alla Rigenerazione Urbana Alex Pratissoli ha risposto che sarà posto rimedio, con una futura delibera per ridefinire la percentuale di questi oneri (attualmente all’8%) e per erogare finanziamenti tramite bando pubblico (mentre finora venivano riconosciuti rimborsi a fronte di spese documentate dalle parrocchie).
I mille rivoli di denaro pubblico verso le parrocchie spesso diventano delle regalie senza che siano chiare le ragioni di questi finanziamenti. In questo senso è apprezzabile la decisione del sindaco di Marcianise (CE), Antonello Velardi, di avere un rendiconto dettagliato del contributo annuale versato dal Comune (circa 61 mila euro) a favore di 3 parrocchie locali, cui si aggiungono meno di 4 mila euro all’anno per le bande musicali ingaggiate durante le feste religiose. Solo un parroco ha fornito queste informazioni. Nell’attesa di una risposta esaustiva da parte di tutte le parrocchie, il sindaco ha deciso di sospendere ogni contributo. Il segnale a livello civico è incoraggiante, ma desta perplessità il fatto che nel corso degli anni siano stati erogati fondi a pioggia senza conoscerne la precisa destinazione. Resta da chiedersi quali sarebbero le spese di una parrocchia meritevoli di essere rimborsate da un’amministrazione comunale, a fronte dei già cospicui finanziamenti pubblici che arrivano a livello nazionale.
Mentre infuriano le polemiche scatenate dalla reintroduzione dell’obbligo per una serie di vaccini come condizione per l’accesso alle scuole e monta un nutrito movimento antivaccinista, arriva una sentenza che cerca di frenare il dilagare della propaganda antiscientifica. La Corte d’appello di Salerno ha accolto il ricorso del Ministero della Salute contro una sentenza del Giudice del Lavoro dello stesso tribunale che aveva attribuito l’insorgenza dell’autismo in un bambino a un vaccino (una bufala conclamata). La sentenza chiarisce che “quanti ammettono la possibilità di un rapporto causale tra vaccini ed autismo non sono in grado di supportare l’asserto con i risultati di studi altrettanto seri e credibili”.
Il Concordato rimane un macigno che blocca la strada per una piena realizzazione della laicità in Italia, ma anche in Parlamento qualche voce si leva per contestare lo status quo. I deputati Giuseppe Civati e Andrea Maestri (Sinistra Italiana-Possibile) hanno chiesto alla presidente della Camera Laura Boldrini di attivarsi per calendarizzare una mozione, presentata alcuni mesi fa, per impegnare il governo a superare la norma concordataria secondo cui “gli ecclesiastici non sono tenuti a dare ai magistrati o altra autorità informazioni su persone o materie di cui siano venuti a conoscenza per ragione del loro ministero”. Le questioni dei privilegi giudiziari riservati al clero cattolico e della necessità di tutelare i minorenni che sono vittime di pedofilia da parte di preti sono tornate alla ribalta con l’incriminazione da parte della giustizia australiana del cardinale George Pell, accusato di aver insabbiato casi di abusi sessuali su minori negli scorsi decenni.
Il contrasto ai privilegi religiosi non può riguardare solo la Chiesa cattolica, ma ogni istanza che voglia porre certi comportamenti dettati religiosamente al di sopra del buon senso. L’assemblea regionale del Veneto ha approvato una legge che vieta l’occultamento del volto (compreso il velo islamico integrale) in strutture pubbliche come gli ospedali. Il provvedimento proposto da Alberto Villanova (Lega Nord) è passato con 30 voti a favore, 1 astenuto, 12 contrari, con polemiche soprattutto per un discutibilissimo emendamento di Sergio Berlato (Fratelli d’Italia) che consente l’accesso a chi porta con sé un’arma regolarmente detenuta.
La redazione
Boldrini non ha ancora risposto pubblicamente a Civati? Non c’è nessuna notizia a riguardo. In un paese civile la salvaguardia dei propri cittadini minorenni dovrebbe essere al primo posto nelle agende politiche. Da noi no. Tra qualche giorno sarà l’anniversario della morte di Borsellino, uno che amava la legalità, e ovviamente è stato eliminato perché diverso. Non credo che Civati e Maestri otterranno qualcosa, la loro è una richiesta “diversa”, al di là del conformismo vigliacco dei nostri capi politici.
voglio sperare che l’emendamento di Sergio Berlato non sia passato, perché se l’idea era preservare la sicurezza dell’ospedale, perché consentire l’ingresso a chi è armato? Però leggendo l’articolo linkato sembra sia stato approvato con l’emendamento, allora non è una buona novella, ma una cazzata.
Sono andato a vedere su internet chi è questo Bertolato . Curriculum eloquente : un tecnico-commerciale ( come lo sono stato …ma Io non ho pretese ad una poltrona di deputato..) passato per 3 partiti, uscito ( o fatto uscire ) da F.I. quando Berlusconi ha fatto una svolta ” animalista ” , presenta un emendamento per poter portare con se un arma in ospedale , Roba da idioti..!!!
“Arma regolarmente detenuta”. Guarda, Francesco S, io non so di preciso come funzioni, ma un mio conoscente che frequenta il poligono di tiro, quindi con regolare porto d’armi e arma legalmente registrata, mi diceva che il “porto d’armi” consiste nel fatto che ci si può portare l’arma da fuoco completamente smontata e risposta nell’apposita valigetta, e i colpi li deve acquistare lì al poligono, e se ne avanza li deve restituire, anche se poi di solito li usa tutti. Quindi non si capisce in che senso qualcuno che non sia della sicurezza o delle forze dell’ordine, a qualsiasi titolo, possa essere autorizzato a entrare in ospedale, come in qualsiasi struttura pubblica o privata che sia, con un arma di qualsivoglia genere, per quanto “regolarmente detenuta”.
Anche il percorso deve essere dichiarato; pensa se uno dichiara che prima passa in ospedale con la sua 450 magnum… La notizia è come minimo imprecisa, in quanto non è possibile inserire in un regolamento regionale delle norme che vìolino una legge dello stato. Se veramente l’ha proposto, dovrebbe essere mandato a dipingere le panchine.
”… consigliando alla coppia di far frequentare alla bambina anche ambienti eterosessuali…”. Sarebbe buona norma anche evitare che i bambini frequentino ambienti ‘asessuati’ (almeno di facciata), altamente diseducativi, inclini a nevrotiche credenze e lontani dalla realtà.
Regalare soldi alla parrocchia non è mica come passare una mazzetta al compare: tutto alla luce del sole, senza rischi né scrupoli. E poi magari qualcosa ritorna indietro, così, per riconoscenza.