Schiena dritta e muso duro

“Con dolore e devozione filiali” quaranta studiosi scrivono a papa Francesco una lettera di correzione per svariate eresie che egli avrebbe improvvidamente propagato. L’insolito episodio ha trovato subito grande eco nei mezzi di informazione per poi finire in secondo piano, relegato nella cronaca religiosa o tra le dispute teologiche più specialistiche. Neanche alla gran parte degli stessi cattolici, si sa, dogmi ed eresie interessano granché. Sulle forme e i contenuti del testo sono stati interpellati esperti a vario titolo, mentre molti profani hanno cercato di farsene un’opinione più o meno informata, e i più loquaci ne avranno di certo conversato liberamente con gli amici al bar. È quel che accade anche quando si discute, che so, di politiche vaccinali o climatiche, si parva licet.

Ora, sarebbe stato quantomeno bizzarro un intervento di Gentiloni (o di Mattarella o della sempre polemicamente invocata Boldrini), magari in veste istituzionale e con tanto di comunicato ufficiale, a questo proposito. Che si fosse schierato col papa o coi suoi detrattori, la notizia avrebbe fatto comunque scalpore, si sarebbero levate innumerevoli critiche e prese di distanza, qualcuno avrebbe anche mostrato preoccupazione (più o meno filiale) per la manifesta carenza di consapevolezza, di senso delle circostanze, delle convenienze, della propria funzione e del più generico senso di realtà dell’incauto uomo pubblico. La satira avrebbe avuto di che lavorare per mesi. Quasi nessuno si sarebbe soffermato sul contenuto dell’esternazione, anche se ne fosse emersa una insospettata perizia teologica.

Se proprio il nostro politico fosse stato, nel tempo libero, un dotto cultore di omiletica e di ermeneutica dei sacri testi, avrebbe dovuto almeno fare di tutto per tenere ben separata la sua personale valutazione dal ruolo ricoperto. Avrebbe fatto certo meglio a riservare la pubblicazione delle proprie chiose erudite ad altra e più adeguata sede, e anche a tempi più propizi, dopo il termine del suo importante mandato. Altrimenti lo stesso Vaticano non avrebbe mancato di lamentare l’irrituale sconfinamento del governo italiano in faccende non di sua competenza, e difficilmente lo si sarebbe potuto biasimare per questo. Certo, si fosse trattato di una difesa del papa, questi non sarebbe forse riuscito a nascondere il compiacimento e la gratitudine, ma l’incongruità del gesto sarebbe stata allora lamentata da altre parti.

papa-gentiloni

Perlomeno accade così ogni volta che, tipicamente, avviene l’opposto ed è la Chiesa a intervenire nel dibattito politico. Lo notò Battista sei anni fa sul Corriere: “Quando, un giorno, la sinistra laica inveirà contro le «ingerenze» vaticane, ricordate che l’ingerenza era per miracolo diventata «doveroso monito» il giorno in cui il presidente della Cei Bagnasco aveva scomunicato gli impresentabili «stili di vita» incarnati da Berlusconi… Non c’è da stupirsi, perché destra e sinistra condividono il possesso di un saldo e indistruttibile doppio registro mentale e lessicale: si chiama inammissibile «ingerenza», intollerabile «invadenza», inconcepibile «intromissione», quando la parola della Chiesa va contro di te, si chiama «accorata preoccupazione», quando il messaggio vaticano va contro i tuoi nemici”.

Con l’avvicendarsi degli ultimi due papi lo scontro tra tifoserie a corrente alternata è diventata, se possibile, ancor più ridicola. Dal papa caro alla destra per la sua lotta al permissivismo dei diritti civili e al pluralismo, siamo passati al papa di sinistra e financo un po’ comunista, che ha a cuore soprattutto tematiche sociali. La dottrina in realtà, nonostante le accuse più diverse, fino a quella di eresia da cui siamo partiti, naturalmente non è cambiata di una virgola.

Il quadro è persino più vario: solo un anno fa Bagnasco chiedeva addirittura il voto segreto al parlamento italiano nel tentativo di ostacolare le unioni civili, ultimamente Bergoglio ha chiesto allo stesso parlamento l’approvazione dello ius soli, intanto Parolin si è pronunciato sugli sgomberi nella capitale, e ora Galantino sintetizza arditamente contrapponendo unioni civili a ius soli. Saltano così anche i distinguo coi quali in genere cavillano i clericali, come quello tra Cei, italiana e dunque legittimata a intervenire nei pubblici dibattiti nostrani, e Santa sede, che tutto sommato resta pur sempre uno stato estero; oppure quello tra i grandi principi non negoziabili e la politica spicciola. Come sempre torna in auge la contrapposizione tra gli alti prelati e il basso clero, con schieramenti non meno ballerini.

Ci sono allora i parroci che benedicono le unioni civili e quelli che invece suonano le campane a morto contro il testamento biologico. E anche quelli che non distribuiscono più il quotidiano dei vescovi in parrocchia perché scoprono, improvvisamente e solo ora, che fa politica (ma, d’altra parte, sai che noia se ogni mattina discettasse invece di transustanziazione o del simbolo niceno-costantinopolitano!). E, a dirla tutta, che i singoli uomini di chiesa di per sé possano nutrire opinioni politiche diverse fra loro è in fondo l’unica cosa normale in tutta questa faccenda. Sui principali quotidiani infine si son lette solo le solite usurate metafore da tifoseria sportiva: se la Chiesa è schierata coi nostri, non si tratterà di “invasione di campo” e i politici che se ne querelano lo fanno “a muso duro”; se invece è schierata contro, e quindi “a gamba tesa”, si parlerà di politici “con la schiena dritta”, e via banalizzando. Nel suo vecchio articolo Battista affermava che, a suo modesto parere, la Chiesa ha sempre il diritto di dire la sua, fermo restando il dovere della politica di affrontare i problemi. Tuttavia nessuno (a parte il Concordato, in cambio di immunità e privilegi esclusivi) ha mai davvero sostenuto il contrario. Il punto evidentemente non è questo.

Ma intanto ecco un’altra recente vicenda. Complice il clima vacanziero e la calura soffocante, a metà luglio ha rischiato di passare inosservato l’incontro tra Bergoglio e Gentiloni. La cosa era segretissima, non si sa bene perché, ma di una segretezza molto italiana, come da proverbiale segreto di Pulcinella. Infatti un mese dopo tutti hanno saputo che c’era stato, anche se non si sa bene come e perché lo si sia saputo. Dei contenuti del colloquio invece non si sa nulla, non per niente era segreto. Una negoziazione, ipotizzano in tanti, ma non saprei se tra due stati confinanti, tra un presidente del consiglio e un dilettante di geopolitica, tra l’umile fedele e il suo guru e tramite col divino, tra due liberi pensatori, tra due vecchi amici o chissà che altro. Pare che comunque stavolta, almeno nell’immediato, sia stato il papa a mutare atteggiamento, persuaso da Gentiloni sulle politiche immigratorie governative, per poi tornare all’attacco, forse non a caso, sullo ius soli. La mirabile triangolazione insomma è fertile di inediti sviluppi. Non ci resta ora che attendere l’opinione, altrettanto segreta, di Gentiloni sull’ortodossia o meno del papa.

Andrea Atzeni

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14 commenti

RobertoV

Sulla questione delle critiche teologiche al papa ho trovato un interessante articolo dello “storico” cattolico Roberto De Mattei (ex-vicepresidente del CNR, antievoluzionista e famoso per le esternazioni sul terremoto giapponese, ma non su quelli italiani ….):
https://www.corrispondenzaromana.it/limpatto-mondiale-e-il-significato-della-correctio-filialis/

Interessante la frase:
“Dunque siamo arrivati al punto di definire papa Francesco “Dio vivente”, dimenticando che la Chiesa si fonda su Gesù Cristo, di cui il Papa è il rappresentante sulla terra, non il divino proprietario. Il Papa non è, come ha giustamente scritto Antonio Socci, un «secondo Gesù» (Libero, 24 settembre 2017), ma il 266mo successore di Pietro. Il suo mandato non è quello di cambiare o “migliorare” le parole di Nostro Signore, ma di custodirle e trasmetterle nella maniera più fedele. Se così non avviene, i cattolici hanno il dovere di rimproverarlo filialmente, seguendo l’esempio di San Paolo nei confronti del principe degli Apostoli Pietro”.
Insomma dispute tra un dio vivente e persone convinte di conoscere la parola di dio (veramente la parola della chiesa cattolica costruita nei secoli). Leggevo che i Valdesi nell’ultimo concilio interpretavano la parola di dio in modo differente, per esempio sui vari tipi di famiglie.
Chi ha ragione? Ma dio si diverte a mandare in confusione i suoi fedeli? Non potrebbe chiarire per esempio con messaggi su twitter come Trump?
Non sapevo dell’incontro “segreto” tra il papa e Gentiloni. Ma quante volte all’anno si incontrano?

bruno gualerzi

Ecco la prima ‘eresia’ di papa Francesco:
“Una persona giustificata non ha la forza con la grazia di Dio di adempiere i comandamenti oggettivi della legge divina, come se alcuni dei comandamenti fossero impossibili da osservare per colui che è giustificato; o come se la grazia di Dio, producendo la giustificazione in un individuo, non producesse invariabilmente e di sua natura la conversione da ogni peccato grave, o che non fosse sufficiente alla conversione da ogni peccato grave”.

Ditemi adesso che non è chiaro in cosa consista questo ‘errore’ papale. Chi vuol intendere intenda.
Se ne discuteva animatamente all’uscita della messa domenicale da parte di un nutrito gruppo fedeli… e ad un certo momento si stava per venire alle mani. Poi è prevalso l’appello alla divina misericordia…

Diocleziano

Si è messo a giocare al ‘fine teologo’.

Altrimenti detta ‘difesa Chewbacca’ o, più all’italiana, ‘superca**ola’.

Manlio Padovan

In quanto a segretezza, non è l’unico caso.
C’è stato recentemente un incontro con colloquio a Palazzo Chigi tra Gentiloni e Soros rimasto senza commenti o notizie a noi: ah, i giornali come informano! Una mia lettera al famoso “quotidiano comunista” che chiedeva lumi in proprosito è rimasta inascoltata.
Democrazia l’è morta e da molti anni ormai, ammesso che ci sia stato un tempo in cui essa era ben viva.

VHEMT

I firmatari dei “dubia” sono quei cattolici tradizionalisti che giudicano troppo progressista questa papa, anche per quanto riguarda la liturgia.
Non si commetta l’errore di equipararli agli altri cattolici, perche con i cattolici “normali” “ordinari”, perlomeno noi, non credenti, possiamo parlare, dialogare; non ci troveremo d’accordo, ma una “chiaccherata” possiamo farla, con i cattolici tradizionalisti NEMMENO il semplice dialogo è possibile. Figuratevi che in loro blog (“chiesa e postconcilio”) ho letto addiritutura che la “libertà religiosa” è stata infallibilmente condannata da vari papi; cosa vera, ma pensavo (come i cattolici “ordinari” o “modernisti”) che tale condanna attenesse alla politica della Chiesa e non ai suoi pronunciamenti dogmatici.
Con questi oltranzisti, cari amici, un non credente non può nemmeno parlare, inquantochè è come se parlasse una lingua diversa dal suo intelocutore.
Il De Mattei è quel brillante “storico” che attribuisce la colpa della caduta dell’impero romano agli omosessuali………….e io che credevo, sulla scorta del grande storico M. Rostozev(lui si grandissimo, per davvero) e di molti altri, che alla base di tale caduta ci fosse stata una crisi strutturale dell’economia schiavistica che coinvolse tutti gli aspetti della società, compresa l’organizzazione dell’esercito………………….quante cose si possono imparare da uno come De Mattei, e invece la gente non lo ha compreso e lo ha praticamente costretto alle dimissioni dalla vicepresidenza del Cons. naz. delle ricerche…………”quale artista perisce”!
Inoltre fra i firmatari dei dubia c’è anche il banchiere Gotti Tedeschi, colui che ccerca ci conciliare il neoliberismo di von Hayek e M. Novak, con il cristianesimo, e, che indicato nella ripresa della natalità, la soluzione della cristi economica mondiale (con più figli la crisi finisce).
Come vedete la letterina di cui si parla proviene dalla “creme de la creme”.

RobertoV

De Mattei è stato vicepresidente del CNR nonostante le sue idee fossero note e fosse uno storico. Deve quindi avere degli appoggi non da poco. Anche Gotti Tedeschi è stato per un certo periodo a capo della finanza vaticana (ed avrà visto cose …..). Anche lui ha sicuramente degli appoggi forti, anche se adesso sembra caduto in disgrazia.
Non penso quindi che siano così minoritarie le loro posizioni. Inoltre vedendo come si è mossa storicamente la chiesa distinguerei tra facciata opportunistica apparentemente più tollerante ed aperta ed il dietro le quinte, la sostanza. Serve per i fedeli che sono sicuramente più avanti ed aperti della loro chiesa, ma non sono loro a comandare. Una cosa che veniva fatta notare è che i preti giovani sono meno progressisti dei preti più anziani che hanno vissuto l’epoca del Vaticano II, prima della restaurazione. Certi atteggiamenti più aperti delle gerarchie le vedo più come marketing che come sostanza. Il loro obiettivo è sempre il potere, politico ed economico.

VHEMT

Sono d’accordo, le posizioni dei cattolici tradizionalisti non sono minoritarie come si potrebbe credere: sono una minoranza consistente, infatti.
In quanto al discorso sulla facciata opportunistica della ccar, può darsi, però basta farsi un giretto fra i siti cattolicisti per accorgersi che il contrasto fra cattolici modernisti e antimodernisti è reale. Sarebbero tutti attori troppo bravi, se fosse tutta una finzione.
Quella dei preti giovani più conservatori di quelli vecchi è una buona osservazione: ci riflettero’.

Diocleziano

«… preti giovani più conservatori di quelli vecchi…»

Si spiega facilmente: i vecchi ormai l’hanno sfangata e non temono per il loro avvenire. Per i preti giovani si intravedono tempi bui, prestigio in calo, gregge in calo, migranti in aumento che non saranno mai del loro gregge.

VHEMT

Hai ragione, imperator, ed è proprio quello che temevo, perchè, se voi andaste a farvi un giretto nei siti cattolicisti (“chiesa e postconcilio” blog di costanza miriano, blog di m. tosatti, campariedemaistre) vedreste con quale CONCENTRATO di aggressività, complottismo, integralismo, mancanza di obiettività, incapacità di vedere le ragioni altrui, deformazioni sistematiche della storiografia, vittimismo continuato, DOVREMO avere a che fare!
Al peggio non c’è mai fine, vedrete che rimpiangeremo i cattolici postconciliari, perchè con questi ultimi, almeno un dialogo civile, basato su un minimo di educazione e rispetto reciproco, è possibile, mentre con quelli là (vedi sopra) non c’è nemmeno tale dialogo: si avverte proprio, nelle loro parole e nel tono delle medesime, l’odio ideologico e la malcelata voglia di inquisizione, nel senso letterale e storico del termine.
Veramente J. Locke aveva ragione: “ai papisti non bisogna concedere libertà di espressione, perchè quando sono minoranza, la chiedono piagnucolando, quando sono maggioranza (e hanno il potere), la negano a tutti gli altri”.

Diocleziano

«… se voi andaste a farvi un giretto nei siti cattolicisti… »

sì, infatti ne ho avuta un’esperienza che non mi ha lasciato dubbi, posso dirlo veramente ‘a ragion veduta’: da prospettive diverse non c’è possibilità di dialogo sui due versanti, quello della loro ‘dottrina’ e quello storico-materiale. È il motivo per cui quando vengono qui non durano molto; dal loro sito ovviamente non potevano sparire, per cui lo scambio spesso si insabbiava nella ‘fede’.

Gérard

Pochi anni fa, sentivo ad una radio francese, un vecchio parocco di provincia che si lamentava che i (pochi) seminaristi erano tutti marcati a destra, se non all’ estrema destra . In molti posti, sopratutto nelle citta industriali del Nord ed Est della Francia e sobborghi delle grandi citta come Parigi o Lione erano marcati sopratutto a sinistra ( abbiamo avuto per molti anni i cosidetti preti-operai che oltre ad essere preti lavoravano nelle fabbriche . Però quest’esperimento fu poi vietato da Roma perchè molti finivano per diventare communisti…) . Gli cattolici praticanti sono ormai un esigua minoranza ( 2,5% di 52% di francesi dichiarati cattolici- meno degli musulmani praticanti ) ma ben decisa ad essere una minoranza che vuole agire nella politica e non soltanto …

VHEMT

E il paradosso, cari amici, è che questi “po’ po'” di cattolici oltranzisti, ostentano ostilità nei confronti del papa, più di noi. Qua, viene chiamato “banalità” ma quella gente fa di peggio.
Il mio discorso sulla “voglia d’inquisizione” non era campato in aria, perchè i cattointegralisti non si limitano, sulla scorta degli storici revisionisti a rivedere parecchio al ribasso le cifre delle vittime dell’inquisizione, ma ne rivalutano parecchio il ruolo (“poteva la chiesa sbagliare per secoli?” mi disse uno di quelli lì, lasciandomi esterefatto).
Aveva ragione Locke, e anche Popper, quando diceva che la tolleranza è sì la regola nein rapporti umani e politici, MA bisogna essere intolleranti con gli intolleranti.

Frank

Svelato incontro segreto tra il successore di Ratzinger e il surrogato di Renzi.

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