La scomparsa di Dio

Pare che Dio faccia un po’ il prezioso, ultimamente. Vien da pensarlo, ascoltando le parole pronunciate qualche settimana fa da un autorevole cristiano: il papa. Bergoglio ha infatti invitato i fedeli a chiedere all’Onnipotente di farsi vedere. Come ha notato Luigi Accattoli, anche il predecessore di Francesco, Benedetto XVI, aveva detto qualcosa di simile (senza apparentemente successo): “Signore Gesù, mostrati di nuovo al mondo in quest’ora”. Secondo il vaticanista del Corriere della Sera, la circostanza sarebbe una dimostrazione che “i due Papi avvertono la necessità di un rilancio d’immagine”. Curioso che la avvertano i papi e non i vaticanisti, che stanno letteralmente idolatrando papa Bergoglio proprio per le sue capacità comunicative. A meno che Accattoli non si riferisca al rilancio dell’immagine di Dio. Che in effetti è alquanto appannata.

putti-attesa

Dio, a dirla tutta, non si è mai fatto vedere. Anche se per secoli la sua esistenza è stata data per scontata. Tuttavia, come scriveva mezzo secolo fa Angelo Brelich, bisogna considerare bene il valore di una credenza, laddove “si crede una cosa perché tutta la società la crede, e nell’orizzonte mentale della società non è mai affiorata neppure l’ombra dell’idea che quella cosa possa non esser vera”. Nelle società cristiane preilluministiche di dubbi su Dio non se ne sono mai manifestati troppi anche perché si sarebbero pagati con la vita e ogni ambito sociale ne proclamava l’indiscutibile esistenza. Il pluralismo confessionale prima, la secolarizzazione poi hanno fatto venire largamente meno tale condizionamento ambientale. “Atei si nasce”, titola l’ultimo numero di Left. Ma quella che sembra un’affermazione eclatante è ormai, per diversi aspetti, una banale constatazione.

L’orizzonte di senso divino è venuto meno anche perché chi dovrebbe parlare di Dio non lo fa. Viviamo in un’epoca in cui il papa, anziché fare il papa, cerca di rubare il lavoro a Gino Strada. Un’epoca in cui il pensiero cattolico è talmente in difficoltà da chiedere aiuto ai miscredenti. E non soltanto per disegnare vignette sul buon Gesù sul quotidiano dei vescovi. Il Cortile dei gentili, nato con l’intento di dialogare ad alto livello con il mondo ateo, è morto nel momento stesso in cui papa Bergoglio ha cominciato a rilasciare trite confidenze a Eugenio Scalfari. Al cardinal Ravasi non è rimasto che cercare di annettersi post mortem intellettuali atei quali Cioran, Camus e Borges, imitato in questo anche dalle università pontificie.

Negli intellettuali atei cercano la scintilla del sacro. Ma nella migliore delle ipotesi sono soltanto fuochi fatui. Stiamo assistendo agli ultimi bagliori di una fiamma che, quantomeno nei paesi democratici, sembra in procinto di spegnersi. Dio non c’è mai stato, ma non ci sono più nemmeno i suoi sostenitori. E il mondo non sembra proprio sentirne la mancanza.

Raffaele Carcano

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35 commenti

Frank

Dialogo della foto.

Primo angelo: Ma dio esiste?
Secondo angelo: Non esistiamo manco noi.
Primo angelo: Ma siamo qui e stiamo parlando?
Secondo angelo: Si ma siamo solo dei dipinti.
Primo angelo: Come fai a saperlo?
Secondo angelo: Pensaci, se fossimo veri con queste alette potremmo volare su serio?
Primo angelo: Quando fai così non ti sopporto, sei talmente razionale.

RobertoV

Non sarei così ottimista. Dio potrà anche morire, ma è più difficile che muoia il sistema di potere creato attorno a lui, la multinazionale chiesa cattolica con i suoi privilegi storici. Tale multinazionale può continuare a conservare il potere, la sua presenza capillare nel tessuto sociale, economico e politico in Italia (ed in misura minore in altre nazioni) che è indipendente da dio e dai fedeli (basta vedere il notevole calo dei frequentanti la messa, ormai una piccola percentuale del mondo cattolico).
Già qualche anno fa da un’indagine era risultato che dio e Gesù erano dietro a diversi personaggi del pantheon cattolico nei pensieri dei fedeli. Al primo posto c’erano la Madonna e padre Pio. Di fatto la religione cattolica è una religione pagana/superstiziosa e la superstizione gode di ottima salute. Non mi pare che su santi e patroni ci sia una flessione.
Ormai da decenni non funziona più la propaganda sul timore di dio e dell’inferno ed è più difficile utilizzare nuove presunte apparizioni.
Però funziona la propaganda sulla chiesa “che fa del bene”, sul suo presentarsi come onlus, tanto che anche atei vi cascano e la stessa ONU la considera la più grande onlus al mondo. Funziona la sua rete sociale, economica e culturale (oratori, scuole, ospedali, cinema e teatri, industria, finanza, ecc.), politica (CL è così forte perché ha dio dietro?) ed il suo controllo sui Media, la sua propaganda, la sua organizzazione. Funzionano le sue enormi ricchezze, i suoi possedimenti. Alla fine la chiesa funziona come presunta onlus, come presunto sostegno sociale, come attore politico ed economico, come identitarismo. Ed ha dalla sua parte un concordato e tanti privilegi difficili da toccare anche per la debolezza organizzativa e propagandistica degli altri, privilegi che ha ottenuto non di certo “grazie a dio”, ma grazie ai suoi intrallazzi politici ed alla sua spregiudicatezza nell’usare le persone per tutelare i suoi interessi. Ed ha inoltre il fascino “imperiale” per persone ancora oggi attratte da monarchia e ricchezze nonostante vivano in contesti democratici e repubblicani.
Almeno in Italia l’affermazione “atei si nasce” non è vera: atei si diventa. Fino a solo 30 anni fa avevamo la religione di stato e da allora poco è cambiato. Siamo ancora immersi nel brodo culturale cattolico coi suoi privilegi.

Mauritius

Forse sbaglio io, ma mi sembra che l’articolo non voglia dire che Dio non esiste più nell’uomo ma che non esiste più nella chiesa, nel senso che la chiesa ormai va avanti come se Dio non esistesse. In un certo senso è come se fosse una chiesa agnostica proprio perché punta più sull’immagine di onlus pauperista invece che su quella di vera e propria religione.

pendesini alessandro

…..“atei si nasce” non è vera: atei si diventa…..
Roberto :
Spiacentissimo dirti che non condivido questa tua strana frase !
ATEI SI NASCE; e qui non sembra esserci alcun dubbio da quello che risulta da diversi studi neurologici cosi come certi avvenimenti storici. Che poi da atei si diventi credenti o no, dipende indiscutibilmente dal tipo di percorso educativo.
L’uomo, da qualche mese prima dalla nascita in poi, acquisisce il carattere de luogo dove evolve conformandosi.
Per contro sono del tuo parere quando affermi intelligibilmente che, tutto sommato, dio non é considerare “morto” o inesistente da almeno sette migliardi d’individui……..

Francesco S.

Secondo me un neonato può essere definito “ignostico” ovvero Dio non ha alcun senso perché gli manca il concetto che gli viene fornito per trasmissione culturale.

Diocleziano

È ovvio che nessuno nasce religioso. Anche in un mondo ideale (che evidentemente non è quello ‘creato’ dal dio abramitico) dove la vita desse il massimo della felicità, nessuno sentirebbe il bisogno di un dio. Poi, chissà, qualcuno decide di vivere alle spalle del prossimo e fa di tutto per distruggere quello stato ideale, terrorizzando il prossimo con peccati e dogmi…

RobertoV

Pendesini
Quando affermavo che atei si diventa e non si nasce mi riferivo ad un’età pienamente cosciente e di intendere e volere, con capacità critica, non mi riferivo al neonato che non è ancora autonomo, ma dipendente dall’ambiente in cui è immerso. Il neonato ha, comunque, un suo mondo magico ed una tendenza naturale a “credere”. Non mi riferivo, quindi, ad un concetto di dio innato nell’uomo, ma al fatto che un ateo debba liberarsi di tutto il brodo culturale in cui è immerso sin da piccolo.

bruno gualerzi

@ Diocleziano
Visto che questo è un passaggio chiave di molte discussioni sul blog, ti chiedo: siamo sicuri che la religione non ha a che fare con un’esigenza dovuta alla condizione umana? L’uomo , a quel che se ne sa, è l’unico animale consapevole della propria inevitabile fine, quindi della precarietà della propria esistenza. ‘Consapevole’, mentre quasi sicuramente tanti altri animali ‘percepiscono’ questa fine, quando si approssima, in modo ben più intenso … ma , sempre a quanto fino ad ora se ne sa, non ne hanno quella consapevolezza che ne ha l’uomo. Ora, non per altre ragioni, diciamo ‘culturali’, ma per puro istinto di sopravvivenza (ciò che – da questo punto di vista – accomuna l’uomo a tutti gli altri essere viventi) cerca in tutti i modi di evitare questa scadenza. Ed è qui che ricorre ai più svariati esorcismi, cercando in tutti i modi di scongiurare questo esito… il più ‘naturale’ dei quali è sperare in un’altra forma di esistenza dopo la morte, come è proprio di tante religioni. Ma sicuramente ci sono tanti altri modi per ‘affrontare’ questa situazione, sia restando nel campo delle religioni…
come certe religioni orientali che non prevedono alcuna sopravvivenza e alcuna divinità, ma che si studiano di ‘organizzare’ la propria vita al fine pur sempre di nasconderne la precarietà, magari ricorrendo ai più ‘strani’ rituali…
sia puntando a vivere la propria esistenza – pur nella consapevolezza – senza farsene condizionare. Spesso in realtà rimuovendola… ma qui si apre un’altra questione che non intendo affrontare qui.
Tutto questo per dire come, per dritto o per traverso, i conti con la condizione umana bisogna farli. E del resto quando affermi:
“Anche in un mondo ideale (che evidentemente non è quello ‘creato’ dal dio abramitico) dove la vita desse il massimo della felicità, nessuno sentirebbe il bisogno di un dio”
cosa fai se non riconoscere che invece non viviamo per niente in un mondo ideale… per cui molti ‘sentono il bisogno di dio’? O di qualcosa che ne svolga comunque le funzioni?
Concludo, in disaccordo con molti interventi su questo blog:
le religioni istituzionalizzate, certamente in quanto istituzioni sfruttano questo aspetto della condizione umana… ma, appunto, la sfruttano, la manipolano, illudono di possedere la chiave per esorcizzarla… però non sono loro a inventare la religione. Che, per quanto mi riguarda, rifacendomi a quella facoltà razionale di cui l’evoluzione ha dotato l’uomo – ritengo si tratti di un’esigenza, destinata però a rimanere tale, e che solo autoingannandosi… e ingannando come fanno le istituzioni religiose… può essere soddisfatta.

Diocleziano

Concordo completamente sul fatto che ”l’uomo” cerchi qualcosa che gli dia delle sicurezze reali, o almeno che lo sembrino. Il punto è che finora la mia esperienza mi ha fatto vedere una ricerca che salvi la faccia, un placebo esistenziale, un paravento a esistenze miserande; con questo non voglio dire che sia da rispettare solo la vita eroica da superuomo solo contro tutto e tutti. La religione, come spesso l’ho definita, è una metafisica precotta per chi non ha mezzi propri per elaborarne una, ma deve pur sempre essere abbastanza inintellegibile da sembrare dignitosa, dare sicurezza di fronte al prossimo, non far trapelare la rinuncia a una individualità indipendente; problemi questi del tutto teorici perché la massa non è in grado di percepirli. Da qui nasce la consapevolezza che non sarà mai possibile togliere la religione dalle mani di questi perenni immaturi senza dargli una valida e non ingannevole alternativa. Forse si è capito che non ho molta stima per i miei simili… 😛 E, nel finale del tuo scritto, ci troviamo a concordare.

bruno gualerzi

Carcano non può dare in pasto ai frequentatori del blog ‘notizie’ come questa sperando che poi magari, commentando, qualcuno non si metta a parlare dei ‘massimi sistemi’ o, peggio, di teologia ! 🙂
Io comunque abbocco subito, prendendo in esame questo passo:
“Atei si nasce”, titola l’ultimo numero di Left. Ma quella che sembra un’affermazione eclatante è ormai, per diversi aspetti, una banale constatazione.
Non sono d’accordo… o quanto meno ritengo più utile adottare un altro punto di vista per affrontare la questione. Proverò a dirlo il più brevemente possibile.
Quando si nasce, non si è nè atei, nè credenti, ovviamente, ma, come per tutti gli ‘animali’, nel senso di esseri viventi, si è portatori soprattutto di bisogni. Bisogni ai quali sopperiscono, quale che sia il modo, i procreatori… ed è in relazione a questo dato puramente biologico che ha senso parlare poi i ateismo o meno. Dipende in altre parole da chi provvede ai bisogni, che può essere ateo o meno (parlo dell’animale uomo, e in modo generico), se il nuovo nato sarà condizionato in un modo piuttosto che in un altro… ed è a questo punto che si può veramente parlare di ‘nascita’ se si vuol tirare in ballo l’ateismo. Ed è sempre a questo punto che – a mio parere – il discorso deve essere spostato su una condizione umana che coinvolge l’umanità intera (eccoli i ‘massimi sistemi’ 🙂 … e questo spostamento, rimanda ai bisogni. E’ in funzione del modo con cui si affrontano i bisogni, della risposta che viene data alla necessità biologica di sopperire ai bisogni, che si può parlare – schematizzando al massimo – di risposta atea o non atea: se ci si rimette alle pure facoltà umane per questa necessità si ha la risposta atea, se si punta su qualche ‘aiuto esterno’, si ha la risposta religiosa.
Che cosa poi tutto ciò comporti per quel che riguarda la storia della civiltà nel quadro dell’evoluzione della specie.. è rimandato alla prossima discussione sui ‘massimi sistemi’ 🙂

pendesini alessandro

…..Quando si nasce, non si è nè atei, nè credenti,……
Bruno Gualerzi
Quando si nasce siamo assolutamente TUTTI ATEI, e qui le prove razionali abbondano ! Punto

bruno gualerzi

Cosa posso replicare ad uno che mi conclude con un categorico ‘Punto’?. Non certo chiedere se si è soffermato un momento ad considerare quanto scritto e a contestarlo… punto per punto. Figuriamoci poi se abbondano le prove razionali!
A proposito, è chiedere troppo conoscere quali sono? Possibilmente senza citare questo o quello scienziato, ma con parole tue, adatte ad un insipiente come me.

bruno gualerzi

@ pendesini
Ho letto adesso la tua replica a Roberto V, e credo di aver inteso quanto mi potresti replicare (ovviamente se ti andasse di farlo). E mi basta.
Si tratta di intendersi sul concetto di ateo. Non conosco ovviamente gli studi neurologici… ma (scusa il linguaggio necessariamente approssimativo) presumo che si sia ricavato sperimentalmente che non esiste in alcuna parte del cervello umano qualcosa che alluda, diciamo genericamente, al soprannaturale. Su questo non ho niente da obiettare (non considero certo il cervello del neonato ‘tabula rasa’)… ma considero l’ateismo, come il fideismo, una scelta consapevole che – tenuto conto naturalmente dei condizionamenti – prescinde da una qualsiasi predisposizione genetica, nel senso che può essere o non essere determinante in base a tanti fattori. Di carattere sostanzialmente culturale. A mio parere ciò che caratterizza il neonato è la totale dipendenza dalle cure parentali per qualsiasi bisogno relativo alla sua sopravvivenza e alla sua crescita… ed è qui, non prima, che comincia quel condizionamento col quale dovrà fare i conti crescendo. E’ qui, non prima, che presumo il suo cervello (ancora scuse per il linguaggio approssimativo) comincerà ad acquisire quei dati che potranno determinarlo in una scelta atea o non atea.
Ed è in questo senso che ‘non nasce ateo o credente’.

PS. E’ chiaro che su questa questione della possibilità (possibilità, non altro) di operare, nei limiti della condizione umana, un libera scelta non saremo mai d’accordo, e ne abbiamo discusso anche recentemente.

Mauritius

Sì, penso che Pendesini intenda “ateo” nel senso di privo di qualsiasi concezione di religione o divinità. Il che è vero, il neonato non sa nulla di dei, ma questo non lo rende ateo perché come dice Bruno l’ateismo filosofico lo si matura, non è alla portata del bambino. Pare addirittura che ci sia in noi una predisposizione innata a credere, cosa vantaggiosa perché ci porta a fidarci di quello che ci dicono i nostri genitori ma che ha come effetto collaterale quello di presupporre un agente intenzionale dietro ogni fenomeno, che è alla base di tutte le religioni.

Diocleziano

Dire che siano i genitori a condizionare i figli non fa altro che spostare indietro il problema: la ‘prima’ coppia di genitori era certamente atea (se non vogliamo credere alla storia di Adamo ed Eva). Viviamo in un mondo che da millenni è infettato dalle religioni, siamo sicuri che fosse inevitabile?

giancarlo bonini

Io non parlerò di ” massimi sistemi”; voglio solo esprimere un mio senso di disappunto ( per non dir di peggio), nel vedere accostato il Papa a Gino Strada.

bruno gualerzi

Dio non c’è mai stato, ma non ci sono più nemmeno i suoi sostenitori. E il mondo non sembra proprio sentirne la mancanza.”

Già che ci sono 🙂 , intervengo anche su questo punto, che riguarda la ‘scomparsa di Dio’. L’ho ribadito in tutte le salse, e per non tediare ulteriormente, lo dirò nel modo più sintetico possibile. Non credo affatto che dio sia scomparso: ha solo cambiato faccia… e parlo proprio dei paesi cosiddetti democratici, perchè in tante altre parti del modo continua a mantenere la faccia di sempre. In altre parole: la crisi, innegabile per tanti aspetti, delle religioni tradizionali, di per sè non significa avanzamento della laicità, della secolarizzazione, anzi! In questo momento storico, le spinte identitarie, i richiami alla tradizione, il rilancio – sia pure in forme nuove, ma non tanto – di Dio, Patria, Famiglia e altre forme di vera e propria superstizione… sono tutti contributi a mantener in vita un pensiero magico-religioso del quale dio si è sempre nutrito. E non solo in Italia.
Il dio, magari sta disertando i luoghi di culto, ma si è nascosto in un luogo, dove per altro è nato e vissuto… e da dove, anche se in modo meno appariscente, sta ancora esercitando la sua influenza, cioè nella testa di tante persone, quelle soprattutto che sono convinte di averlo scacciato per sempre.

Diocleziano

Se non è zuppa, è pan bagnato: non è dio che si nasconde o cambia forma, sono gli uomini che aggiustano il tiro e, con continui cambiamenti di direzione, cercano di mantenere la diritta via. Ne sono prova quotidiana le uscite del Banale, riaggiustate appena che gli occhiuti gerontocensori della curia accennino a un inarcar del ciglio.

bruno gualerzi

” (…) non è dio che si nasconde o cambia forma, sono gli uomini che aggiustano il tiro e, con continui cambiamenti di direzione.”

E’ chiaro che non è dio che cambia forma ma che sono gli uomini a tirarlo di qua e di là… ma non si può dire che stia veramente ‘per scomparire’. Se si considera che dio è stato ‘creato’ dall’uomo per cercare di trovare un aiuto ‘magico’ di fronte a bisogni sempre difficili da soddisfare (primo fra tutti quello di non morire), e quindi si tratta di un’esigenza reale (e qui so che in questo blog ben pochi concordano)… prima di uscire dalla testa di chi lo ha creato, e quindi scomparire veramente, tante cose devono ancora accadere. E il fatto che ci siano le istituzioni religiose che speculano su questa esigenza, facendo girare la voce che conoscono il segreto per risolvere alla radice i problemi esistenziali… ebbene, lo possono fare proprio perchè si tratta di un’esigenza reale. Non tener condi questo, come fa tanto pensiero ateo, significa non tener conto della vera natura delle religioni… e sarà sempre più difficile estirpare dio dalla testa di tante persone, quale che sia la forma che assume. Soprattutto quando si vede un progresso della secolarizzazione dove invece – come in questo momento storico – c’è un suo ristagno, quando non un regresso.

RobertoV

Gualerzi
Tu insisti su un aspetto “intimista” cioè sui bisogni dell’uomo. Aspetto sicuramente importante, ma non l’unico e che può essere alimentato. Cioè, facendo il confronto con la pubblicità, i bisogni possono essere anche creati, indotti, stimolati. Ci sono tanti studi psicologici e sociologici a riguardo. Tempo fa avevo, per un’altra questione, introdotto il concetto di shock economy, cioè che creando opportune paure, preparando il terreno è possibile far passare cose che in altri contesti non sarebbero state accettate.
Grazie a concordati e privilegi, appoggi politici, economici e sociali riesce ad utilizzare la propaganda a suo favore, creando bisogni a cui poi si pone come soluzione, classiche logiche di mercato. La paura di dio e dell’inferno non funzionano più tanto bene, sia perchè non ha più gli strumenti coercitivi sia perchè certi argomenti non fanno più presa ed allora cavalca i problemi mondiali ponendosi come soluzione (senza fare poi molto di concreto). Pensa al recente discorso del papa alla FAO sulla fame nel mondo tanto pubblicizzato in Italia con l’incredibile donazione di appena 25000 Euro, come se noi donassimo qualche centesimo di Euro, una vera presa in giro. Ai discorsi ambientali e climatici, all’annuncio sul sinodo per l’evangelizzazione dell’Amazzonia, all’intervento sulla questione Palestinese, agli interventi su lavoro, disoccupazione (tanto che c’è gente convinta che il sistema assistenziale italiano sia a carico della chiesa), ecc. Agli interventi sull’immigrazione in palese conflitto di interessi per i soldi che riceve dagli stati, col ritorno utile di aumentare le paure delle persone e la crescita dell’identitarismo cristiano (come si è visto nelle recenti elezioni in Austria e Germania, ma anche in Francia, come si vede con la chiesa cattolica polacca, ecc.)

bruno gualerzi

@ Roberto V
“jTu insisti su un aspetto “intimista” cioè sui bisogni dell’uomo.”

Francamente non capisco perchè chiamare in causa la condizione umana e i bisogni ‘materiali, concreti’ che la condizionano…
(se vuoi sopravvivere devi ‘darti da fare’, procurarti, direttamente o indirettamente, faticando in prima persona o sfruttando il prossimo, ciò che ti è indispensabile per vivere meglio, o quanto meno per sopravvivere… naturalmente servendoti delle facoltà che l’evoluzione ti fornisce, prima fra tutte – per qual che riguarda l’uomo – la coscienza, o facoltà di pensare che dir si voglia)
debba essere considerato ‘intimista’.
Si può non essere d’accordo, ovviamente, ma io ritengo di fare riferimento a quanto di più’oggettivo’, di meno ‘metafisico’, o, appunto, meno ‘intimista’, si possa ricavare quando si riflette sulla condizione umana.

RobertoV

Gualerzi
Non sono un filosofo quindi potrei aver usato il termine intimista con un’accezione differente da quella di un filosofo.
Intendevo dire una visione chiusa verso l’esterno, avulsa dall’interazione con l’esterno, sviluppata separatamente.
Non nego che certi bisogni ci siano, però, ritengo che certi bisogni o certe risposte possano essere alimentate e stimolate dall’ambiente culturale, anche la paura della morte che citi.
Per fare un confronto con la pubblicità, la pubblicità giocando su certe debolezze umane, su certi aspetti psicologici può indurre a comprare cose che uno non avrebbe mai comprato, a ritenere necessarie cose inutili, creando o ingigantendo dei bisogni.

bruno gualerzi

@ Roberto V
Forse non mi sono spiegato bene quando parlo di bisogni. Si tratta di bisogni essenziali, non indotti, dai quali dipende la vita di ognuno. In genere li sintetizzo così: per vivere BISOGNA ‘darsi da fare’. Certo, se ne può essere consapevoli a vari livelli, in modi diversi, escogitando modi e mezzi sempre diversi per farvi fronte (è in fondo la storia della civiltà), o anche non esserne consapevoli per niente… ma i conti con loro prima o poi si debbono fare. Quanto meno con un ‘bisogno’ che… anche qui vivendolo in modi diversi (io dico spesso solo ‘esorcizzandolo’ in modi diversi)… entra a far parte dell’esperienza di tutti: il bisogno, dovuto all’istinto di sopravvivenza, quindi non indotto, di scongiurare la morte. Il bisogno esistenziale per eccellenza. Indotto può essere il modo di affrontarlo, ma di un bisogno si tratta. Ed è poi il bisogno in relazione alla quale, ricorrendo a soluzioni immaginarie, prendono forma le religioni.

Franco Ajmar

In realtà lil termine dio non è scomparso, ma mi sembra che esso serva oggi in molti casi come una dimostrazione di audacia verbale, così come si dice “E’ una figata, sono ca..ate, mi hai rotto i co..ioni etc.” dove il significato della parola è irrilevante o addirittura deviante, ma attira l’attenzione per la “audacia” di chi osa pronunciarla in un determinato contesto non sacro. Lo stesso per pubblicare un libro o un articolo di giornale: se uno inserisce la parola dio vende di più. Mi aspetto che venga brevettato come nome commerciale per una bevanda o una automobile. Solleverebbe scandalo, notorietà e vendite. Cosa che comunque fa da secoli

Frank

Dialogo della foto.

Primo angelo: Ma dio esiste?
Secondo angelo: Te lo dico ma prima è meglio che ti sieda.
Primo angelo: Perché?
Secondo angelo: La risposta potrebbe non piacerti.

Maurizio

« Dio è morto, Marx è morto, e anch’io non mi sento tanto bene. »

pendesini alessandro

Mi siano concesse qualche precisazioni
Da diversi studi e testimonianze riportati da antropologi e etnologi relativi a etnie o tribu « primitive » che non hanno avuto contatti con la civilizzazione moderna, risulta che nessuna di loro possiede il concetto di dio con attributi cristiani.
Ad esempio : dallo studio di una tribù dell’Amazzonia brasiliana ( Piraha), condotto da Daniel Everett, risulta che questo gruppo etnico (circa 300 persone) parla ancora oggi la più semplice delle lingue conosciute, vale a dire sette consonanti e tre vocali, che possono letteralmente fischiare, in tal modo di poter comunicare quando vanno a caccia. Ignorano i numeri e il concetto di calcolo, non hanno uno specifico vocabolario (o terminologia) per differenziare i colori, non disegnano, le loro attività artistiche si limitano a costruire figurine e collane per allontanare gli spiriti … e, cosa abbastanza incredibile, non possiede alcun MITO della CREAZIONE o concetto di dio !
P.S.-Esiste nel cervello del bambino, quindi nel nostro, un campo concettuale distinto, un corpus di sentimenti morali, di predisposizioni morali spontanee (o “proto-morale”), che potrebbe situarsi alle fonti di un etica comune tipica della specie umana. Ma nessuna area corticale, geneticamente determinata, che implicherebbe il concetto di dio, esiste nel nostro encefalo : nessun studio accademico ha potuto dimostrare questa –pretesa ma anche osannata- disposizione innata, del concetto di dio !… Al contrario, le convenzioni sociali che singolarizzano, per esempio, un sistema simbolico (religioso o filosofico) da un altro potrebbe variare, in maniera contingente e neutra, da una cultura (o tradizione) all’altra.

bruno gualerzi

@ pendesini
Domanda, assolutamente non polemica, ma proprio per conoscenza: come si pongono queste tribù nei confronti della morte?

pendesini alessandro

Bruno Gualerzi
Da quello che conosco, posso affermare che queste etnie o tribu hanno oltrepassato la cognizione o astrazione mentale di un bambino di circa 5 anni che, prima di questa età, non puo’ avere assimilato il concetto della morte per il semplice motivo che le aree corticali relative non sono sufficentemente sviluppate. Da questo possiamo dedurre che sanno cosa significa la morte. Pertanto hanno, rispetto alla civilizzazione moderna, un notevole ritardo. Questo potrebbe spiegare che l’animismo che praticano prevale sull’invenzione di dei, o dio (circa 2500 anni AC), è di grand lunga molto piu recente se teniamo conto che la nascita dell’animismo data di circa 350.000 anni e conincide con il seppellimento ritualizzato dei morti (su questo esistono diversi reperti antropoarcheologici ), col passaggio di una cognizione mentale simile ad un bambino attuale di 5 anni, ad oltre 6 anni. Data a partire della quale il concetto di morte emerge definitivamente.

bruno gualerzi

Ti ringrazio per la circostanziata informazione.
Per me particolarmente preziosa perchè sono portato a collegare sempre la consapevolezza della morte ad una qualche forma di religione, per le ragioni espresse più sopra (e per chissà quante altre volte in questo blog 🙂 ). E ritengo senz’altro l’animismo una forma di religione, perchè, pur non ‘inventandosi’ entità trascendenti, seppellisce i morti – come riporti -‘accompagnandoli’ con un particolare rituale. Il che non necessariamente implica la convinzione di una loro vita dopo la morte… ma credo si tratti pur sempre di una forma, più o meno consapevole, di esorcizzazione della morte.

Mauritius

Ok, ma se queste popolazioni primitive di cui parli non hanno proprio il concetto di dio non possono essere definite atee, al massimo possono essere definite areligiose. Per poter parlare di ateismo occorre che ci sia un teismo, niente teismo niente ateismo, e niente ateismo niente atei.

pendesini alessandro

Mauritius
Spiacente di dovermi ripetere :
L’uomo non nasce geneticamente determinato a credere in una qualsiasi divinità, (di questo non esiste l’ombra di una prova razionalmente accertata) bensi predisposto a credere o no a seconda delle circostanze e luogo in cui evolve dalla nascita in poi.
Se il termine ATEO, dal punto di vista etimologico per certi NON conviene (poiché il significato nega l’esistenza di dio, ma significa anche senza dio !) possiamo sostituirlo con « NON CREDENTE» !
La credenza in un dio o qualsiasi divinità, è di natura EPIGENETICA, cioé ACQUISITA e NON INNATA. E questo è scientificamente valido (fino prova contraria, e malgrado diversi tentativi pseudoscientifici, o teologici, che vorrebbero negarlo !) per qualsiasi tribu o etnia umana. Ritengo sia importante saperlo e riferirlo a miliardi di persone convintissime del contrario.
Buona giornata

Mauritius

Pendesini, il termine ateo non è sconveniente, è sbagliato. L’etimologia di un termine è una cosa il suo significato è un’altra cosa, e nel dizionario italiano non c’è scritto che ateo significa senza dio. Non credente non va bene neanche secondo me perché è troppo generico. Se lo si intende nel senso che non crede in dei vari è vero, ma le due parole insieme non si limitano a quello, si può essere credenti in un mucchio di cose. Quindi ok dire che nasciamo senza religione, senza il concetto stesso di divinità, ma non usiamo definizioni che hanno significati diversi.

Gérard

E stato molto interessante per me leggere che il concetto di morte emerge dopo i 6 anni . E proprio a quel’ età che ho cominciato a pormi il problema della morte e allo stesso tempo a chiedermi se Dio esistesse o no ( Il detonatore è stato quello che mi disse un ” grande ” nel cortile della scuola : ” San Nicola non esiste !!! ” ) Da quel giorno ( che non ho mai dimenticato ) ho cominciato a farmi domande sugli angeli, il bel paradiso, la santa vergine, e poi… una paura tremenda di morire ( la notte piangevo nel mio letto, non volevo addormentarmi per paura di non svegliarmi etc..) e ho cominciato a mettere in dubbio quello che mi racontavano gli adulti …

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