È partita oggi la nuova campagna di promozione sociale dell’Uaar incentrata sulla libertà di scelta dei bambini.
Nell’imminenza della Giornata mondiale dei diritti dell’infanzia, che ricorre il 20 novembre, l’Uaar ha infatti deciso di attirare l’attenzione dell’opinione pubblica sul diritto dei più piccini a crescere senza imposizioni, senza dogmi di alcun tipo.
“Vogliamo che tutti si fermino un attimo a riflettere se non sia meglio che un bambino possa, autonomamente e nel tempo necessario, sviluppare proprie convinzioni, o se invece è giusto che i genitori gli impongano le loro, qualunque esse siano”, spiega Roberto Grendene, responsabile campagne dell’associazione. “Nella nostra società si parla spesso dei bambini, e spesso in modo strumentale. Ma dei loro diritti non si parla praticamente mai. Gli stessi genitori non ne sono quasi mai consapevoli — figuriamoci le istituzioni. Nelle scuole, la filosofia per bambini e il pensiero critico sono raramente insegnati e ancora più raramente praticati, mentre all’insegnamento della religione cattolica si dedicano due ore la settimana e oltre un miliardo di fondi pubblici l’anno. E dire che dovrebbe essere interesse di tutti formare cittadini curiosi, capaci di informarsi e di effettuare scelte libere e consapevoli”.
La campagna — dal titolo “Posso scegliere da grande?” — prende spunto dall’inglese Please Don’t Label Me e si avvale di una serie di immagini da condividere sui social network. In quella lanciata oggi campeggia un elenco di posizioni religiose o areligiose prospettate a una bambina, in ordine decrescente rispetto al numero di aderenti italiani e, sorprendentemente per qualcuno, il secondo gruppo è quello composto da atei e agnostici, i quali sono stimati nel nostro Paese in circa 10 milioni, più o meno il doppio della somma deii fedeli di tutte le confessioni religiose di minoranza.
“I bambini non hanno alcuna convinzione religiosa o non religiosa. E hanno tutto il diritto di continuare a non averne finché non decideranno altrimenti”, prosegue Grendene. “È una considerazione semplicissima, eppure rivoluzionaria. Perché, ancora oggi, la possibilità che un bambino o una bambina abbia diritti del genere non passa nemmeno per l’anticamera del cervello, a gran parte della popolazione”.
“L’Uaar pensa invece che crescere senza dogmi sia il segreto per un mondo migliore. E allora perché non cominciare da piccini?”
Comunicato stampa
Una ottima iniziativa. Complimenti. Se ne sentiva proprio la mancanza e chiara è la necessità la necessità sempre più urgente che essa venisse colmata .
Non sapevo che esistesse una filosofia per bambini. Sapevo però che in una scuola elementare del Friuli si spiegava, ma anni fa, ai bambini il pensiero di Socrate (mi pare). Certo è che tutto a tutti si può spiegare a condizione che il maestro, in senso molto generale, usi termini opportuni ed abbia lui stesso capito ciò che deve insegnare.
La filosofia per bambini è quasi sconosciuta perché si guardano bene dal metterla in competizione con la religione in una età così delicata per la formazione. Fanno parte di questa materia, per esempio, quei paradossi che insegnano a ragionare correttamente, come il paradosso di Achille e la tartaruga e altri che spiegano alcuni principi elementari – ma non immediatamente comprensibili – che sono alla base della relatività.
Il proselitismo imposto ai bambini dovrebbe essere perseguito come crimine verso l’umanità, contro chiunque lo permetta: politici, amministratori e chiesa. Solo chi si reca volontariamente in chiesa o negli spazi di loro pertinenza può essere ‘trattato’, non nelle scuole e nemmeno quelle di proprietà dei preti: non esistono scuole ‘cattoliche’, soprattutto se finanziate dallo stato.
Giornata mondiale dei diritti dell’infanzia: quelli sanciti dalla famosa carta che il vatic.ano ha pensato bene di NON firmare?
Ottimo intervento. D’altronde è facile dimostrare che al Vaticano premono più le pulsioni del clero piuttosto che i diritti dei bambini…
Accidenti, io volevo essere lussemburghese, invece i miei genitori mi hanno inculcato l’italianità. Hanno violato i miei diritti di autodeterminazione?
L’italianità è un concetto corrispondente a realtà oggettive, dio non lo è.
Italiano non vuol dire religioso, tra l’altro.
Purtroppo dio ti ha fatto nascere in Italia, ma è sempre meglio che nascere in una povera famiglia africana. La responsabilità è tutta di dio, anche quella di far nascere e morire di fame e malattie tanti bambini tutti i giorni.
Per inciso, gli unici dei dei bambini sono i genitori; crescendo si pongono delle domande, ma se non ci fossero le risposte degli adulti, il loro dio continuerebbe ad essere l’adulto, almeno fino all’adolescenza.
E se ti avessero cresciuto in Lussemburgo inculcandoti l’italianità saresti stato davvero lussemburghese ma permeato di italianità. Se ti avessero cresciuto in Lussemburgo ma inculcandoti la lussemburghesità saresti stato lussemburghese tout-court. Se ti avessero cresciuto in Italia ma inculcandoti eccetera in tutte le salse possibili ed immaginabili, qualcosa in ogni caso avrebbero dovuto inculcarti. Resta da capire cosa è d’uopo inculcare: in un mondo che va avanti sempre più veloce, di una complessità in vertiginoso aumento esponenziale, sono veramente adatte delle credenze protostoriche costituite da niente di più che superstizioni e che hanno come unico scopo quello di auto-perpetuarsi, con al massimo il beneficio di un manipolo di autocrati autoreferenziatisi? Infine, che uno da adulto decida di cambiare “paesità” (ad esempio, io mi sento molto più norvegese che italiano, e non mi è stata inculcata nessuna “norvegesità”…) può farlo mi sembra senza troppi problemi, ma cambi, o addirittura abbandoni (apriti cielo!) di religione devono sempre dare adito a discussioni, sguardi scandalizzati di disapprovazione, rotture di rapporti e quant’altro con grande disagio & sofferenza soprattutto dell’interessato/a, quando non sarebbe assolutamente necessario, e si continua a non capire il perché: ma attenzione, non perché non ci ci si arrivi, ma proprio per il fatto che non c’è un perché vero & proprio, che non abbia motivi politici o culturali che esulano dalla personalità intima di chi decide di fare certi cambiamenti. Tutto questo potrebbe essere evitato se ciò che viene auspicato dalla campagna in questione si avverasse, o, meglio, se fosse sempre esistito senza bisogno di campagne di sensibilizzazione e conoscenza del problema. Campagne di sensibilizzazione per chi vuole cambiare “ità”, invece, chissà perché non ne fanno…
Art. 14
1.Gli Stati parti rispettano il diritto del fanciullo alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione.
2. Gli Stati parti rispettano il diritto ed il dovere dei genitori oppure, se del caso, dei rappresentanti legali del bambino, di guidare quest’ultimo nello esercizio del summenzionato diritto in maniera che corrisponda allo sviluppo delle sue capacità. (…)
E questo cosa avrebbe a che vedere con la campagna sopra? Se l’obiettivo della campagna fosse quello di arrivare a una legge che vieti ai genitori di educare religiosamente i loro figli sarei con te, si tratterebbe di una enorme stronzata. Ma non mi pare che sia così, piuttosto sembra che la campagna si rivolga da una parte alle famiglie per sensibilizzarle sulla possibilità di influenzare religiosamente il loro bambini, che è una cosa molto diversa dal vietargli di farlo. Ci sono un mucchio di cose che i genitori possono fare coi loro bambini, a cominciare dal dargli da mangiare porcherie, ma non è che non esistano campagne che sensibilizzano sulla corretta alimentazione. Dall’altra parte la campagna guarda alle istituzioni non per chiedere una legge restrittiva nei confronti dei genitori ma per chiedere che almeno loro, le istituzioni che dovrebbero essere di tutti, si astengano dal favorire una educazione cattolicamente orientata.
Insomma, il dito indicava la luna, ma tu hai guardato solo il dito.
Mauritius, il problema è che indicando dio si può solo vedere il dito.
E poi il dito diventa dio…
Verissimo! È che siamo abituati a usare la luna, ma in effetti quella è una cosa reale e per giunta visibile 🙂
Libertà di religione implica anche libertà dalla religione. La tutela della prima non implica restrizioni o boicottaggio della seconda e privilegi per la prima. Le religioni, soprattutto quelle più diffuse, non garantiscono e rispettano il principio della libertà di pensiero, di coscienza e di critica.
Libertà di religione non implica che in nome della religione si possa fare quello che si vuole, disattendere leggi dello stato, che i figli diventino proprietà dei genitori come si intendeva una volta o che i figli siano legati per tutta la vita dalle scelte dei genitori. Inoltre non implica libertà di inculcare ed indottrinare, anche se è questa l’interpretazione che vorrebbero dare le religioni principali.
da una dispensa universitaria del 2013:
Boyatzis (2005) ha assunto un ruolo guida nel sostenere una piu` chiara comprensione di come la socializzazione influenza lo sviluppo religioso e spirituale dei bambini. Inoltre, ha preso atto della complessit`a di ci`o che `e effettivamente coinvolto nei meccanismi familiari di socializzazione. Anche se le generalizzazioni come “Le famiglie religiose tendono a generare figli religiosi” resta vera, offrono poca chiarezza sul motivo per cui sono vere. Per esempio, `e chiaro che anche i bambini piccoli non sono semplicemente passivi ricevitori del punto di vista dei genitori. Per fare un esempio laico, Prentice, Manosevitz e Hubbs (1978) ha dimostrato che anche tra i bambini i cui genitori hanno insegnato loro a credere nel coniglietto di Pasqua, quasi un quarto non ci credeva. Okagaki e Bevis (1999) hanno dimostrato che le convinzioni dei genitori non sono cos`ı importanti come la percezione dei bambini di cio` che i loro genitori credono. Allo stesso modo, gli sforzi per suggerire che i bambini nutrono naturalmente tendenze antropomorfe che possono rappresentare sia il loro pensiero e la loro esperienza religiosa sono bilanciate da studi che dimostrano che i bambini riconoscono che Dio `e unico e deve essere inteso in termini non antropomorfi (Barrett & Richard, 2003). Boyatzis
(2005, pp.134-135) ha fornito critiche efficaci di studi in cui i bambini sono invitati a disegnare le immagini di Dio, e poi i ricercatori li interpretano come indicazioni di pensiero antropomorfico! Heller (1986) ha dimostrato che i bambini indu` hanno una visione complessa di Dio, attribuendo caratteristiche personali e impersonali a Dio. Infine, Evans (2000) ha dimostrato che anche i bambini che non sono stati cresciuti con credenze religiose creazioniste tendono a favorire una visione creazionista.
@giannino
Non si parla della capacità di ragionamento è astrazione dei bambini, ma della libertà di lasciarglielo fare.
Gli studi che riporti, così sintetizzati non dicono nulla. Se riesci a linkarli, così da poter esaminare estrazione sociale dei campioni, grado di esposizione a questa o a quella idea, religiosa o meno, si possono valutare. Perché piaccia o meno, parliamo di soggetti che alla sfera religiosa sono stati comunque esposti, e bisogna capire quanto e come. Dubito che esistano percorsi di catechesi sui coniglietti. Inoltre, che cosa si intende per creazionista, in questo caso? La visione più estremista o un semplice riferimento a una entità creatrice?
Chiariamo questi punti e possiamo parlarne.
Ah, chi ti ha impedito di andare a vivere e lavorare in Lussemburgo per poi chiederne la cittadinanza? Tanto per rimanere sulla battuta…
I bambini tendono a favorire una visione creazionista poiché è umano pensare che ogni cosa risponda ad una logica di causa-effetto, anche laddove non c’è.
Inoltre i bambini non credono in Babbo Natale e nel coniglietto pasquale perché non ci credono nemmeno i genitori.
Tutto semplice, no?
…..I bambini tendono a favorire una visione creazionista…..
Maurizio :
Rispetto la tua opinione ma non la condivido per il semplice motivo che un bambino prima dei 10 anni non ha nessuna tendenza ad una visione creazionista o no ! Poiché la struttura del suo encefalo non è abbastanza sviluppata affinché abbia l’astrazione mentale necessaria a questo tipo di ragionamento o immaginazione.
NB Se un bambino sin dalla nascita viene completamente isolato dalla sicietà, e che nessuno gli parla, non potrà avere questa visione creazionista, non solamente,ma non sarà -in seguito-neanche in grado di parlare normalmente per il resto della vita !
PS L’uomo acquisisce il carattere (o l’ideologia) del luogo in cui evolve conformandosi.
In altre parole “NOI SIAMO GLI ALTRI”
Giannino, non condivido quello in cui credi ma ti rispetto perché hai il coraggio di metterci la faccia.
Mi auguro che qualcuno abbia capito cosa intendo quando dico che ci mette la faccia. 🙂
Frank, come sempre…
Ne sono contento. 🙂
Forse non ci ha messo la faccia più di tanto, visto che in tanti gli hanno risposto senza riscontro.
A questo punto non è più colpa sua, bisogna fare attenzione al gravatar. 🙂
Sono d’accordo con questa iniziativa. Comunque vi faccio questa domanda: non sarebbe il caso eventualmente di vietare legalmente ai credenti di far battezzare o di far circoncidere i bambini dal momento che l’UAAR non può iscrivere minorenni nella sua associazione? Secondo me si tratterebbe di una questione di par condicio: dal momento che una associazione di atei non può iscrivere minorenni, anche una associazione religiosa non dovrebbe poterlo fare e quindi battezzare un minorenne dovrebbe essere considerato un crimine.
Le religioni non si sono mai poste il problema costituito dalla mutilazione rituale e della gigantesca contraddizione insita in tutta la faccenda. Di base, condivido ciò che ha scritto; la mia paura è che una cosa del genere possa essere strumentalmente travisata da chi non fa altro che cercare “argomenti” per equiparare l’ateismo alla religione. Questa è la mia unica perplessità.
Ne dubito, il battesimo è solo acqua, forse un giorno si arriverà a vietare la circoncisione rituale dei neonati, ma quella è una lesione fisica oggettiva.
La campagna è buona e doverosa; come sempre non mi convince il manifesto: il bambino prende troppo spazio, le parole sono piccole e sembrano poco importanti, invece sono quelle che devono attrarre l’attenzione.
Giannino :
Al mondo, la maggior parte delle etnie hanno una o più tradizioni religiose. I giovani crescono e frequentano il tempio, chiesa o moschea; fanno le loro preghiere quotidiane o seguono il rituale della sera. E queste tradizioni religiose lasciano loro una potente impronta emotiva ma anche traumatizzante che, a volte, puo’ perdurare per l’intera vita……
Chi viene indottrinato nelle scuole di stato italiane, (che dovrebberovono per legge rimanere LAICHE) da ideologie assurde o miti durante l’infanzia e l’adolescenza, (ma anche oltre) difficilmente potrà cambiare la visione fantasmatica inculcatagli –o lavaggio di cervello- quando sarà adulto ! La plasticità cerebrale (o neurosinaptica), in quasti casi, ha i suoi limiti…….
Vedi le istituzioni dirette da gesuiti, ad esempio, consapevoli per esperienza che difficilmente avverrà un cambiamento di paradigma quando questi bambini e adolescenti saranno adulti…..
Questa è –da millenni- la strategia preferita dalle religioni monoteiste, cattolica inclusa, che praticano non l’insegnamento razioinale ma quello della strumentalizzazione, sottomissione e obbedienza nel rispetto dei loro dogmi,……….
…..e, purtroppo, continua !
Per molti il battesimo è solo un’occasione per condividere con amici e parenti la gioia per la nuova creatura venuta al mondo. La Chiesa l’ha fatta diventare un’ iscrizione al suo club. Bisognerebbe realizzare una festa laica alternativa di benvenuto per il neonato, come col matrimonio civile si fa un banchetto
Ma questo esiste già da tantissimo tempo nel mio paese di origine la Francia dove c’è il cosidetto battesimo repubblicano dove il bambino vien accolto nella communità repubblicana del paese . Un po lasciato in disuso nel passato è tornato molto forte negli ultimi anni …
Gérard
Basterebbe una cerimonia gioiosa definita di “Benvenuto” (se vorrà essere repubblicano, francese o polinesiano, ci penserà da grande) per dichiarare ufficialmente che siamo contenti che la nostra specie sia cresciuta di un’unità (certamente si può trovare una formula più graziosa, ma il significato è quello).