Non solo clericalate. Seppur spesso impercettibilmente, qualcosa si muove. Con cadenza mensile vogliamo darvi anche qualche notizia positiva: che mostri come, impegnandosi concretamente, sia possibile cambiare in meglio questo Paese.
Il clericalismo istituzionale è pervasivo, ma a volte viene messo in discussione persino a livello parlamentare. Da segnalare in tal senso un’iniziativa, volta a ridurre i costi della Chiesa, degli onorevoli Mara Mucci e Ivan Catalano (Gruppo Misto): un emendamento al decreto fiscale presentato alla Camera, che chiede di escludere gli edifici di culto dalle destinazioni previste per gli oneri di urbanizzazione secondaria. Una riforma che può consentire il risparmio di quasi 100 milioni di euro.
In Italia tornano ad aumentare lievemente i matrimoni, rispetto agli ultimi anni. A fine 2015 sono state registrate 194.377 nozze (circa 4.600 in più dal 2014). In questo contesto i matrimoni civili, secondo i dati raccolti dall’Istat, hanno ormai raggiunto il 45,3% nel 2015 e il 46,9% nel 2016.
Le separazioni vengono rese più agevoli, con criteri chiari sulle spese extra per evitare lungaggini o conflitti che possono inasprire i rapporti personali tra ex coniugi. Diversi tribunali si sono dotati di protocolli o linee guida sulla determinazione di tali spese. Tra questi, anche quello di Milano, con una intesa tra giudici e avvocati.
Anche le unioni civili sono sempre più diffuse, tanto che nel Comune di Firenze una celebrazione su dieci è proprio tra persone dello stesso sesso. Contestualmente è da segnalare il sempre più largo riconoscimento di diritti per le unioni civili tra persone omosessuali: con i nuovi contratti dei dipendenti pubblici i “canonici” 15 giorni di permesso matrimoniale verranno riconosciuti anche a chi celebrerà l’unione civile.
Dalla Cassazione arrivano importanti riconoscimenti per la tutela dei rifugiati, fuggiti dai loro paesi per leggi oppressive che condannano l’omosessualità e obbligano al matrimonio forzato. Una recente sentenza ha accolto il ricorso di un nigeriano, cui era stata negata la domanda di asilo in Italia. La storia dell’uomo è drammatica: a causa della povertà si era prestato ad esercitare la prostituzione maschile, ma un cliente si era sentito male ed era morto durante un incontro. La famiglia del defunto per rappresaglia aveva dato fuoco a casa sua e ucciso i suoi familiari. Il nigeriano era quindi fuggito e dopo varie vicissitudini era arrivato in Italia. Qui aveva fatto richiesta di asilo, ma Ministero dell’Interno e Corte d’Appello di Ancona avevano rigettato l’istanza, sebbene in Nigeria l’omosessualità fosse considerata un crimine grave e l’intolleranza sia diffusa. La Cassazione ha però riconosciuto la situazione “oggettiva di pericolo” per l’uomo, “tale da giustificare la concessione della protezione internazionale”, rimandando l’esame del caso al tribunale di Ancona.
L’altro pronunciamento riguarda una donna, sempre nigeriana, che era rimasta vedova e in base alle regole della sua comunità si sarebbe dovuta sposare con il cognato. Al suo rifiuto, le era stata tolta la potestà genitoriale sui figli ed era stata cacciata di casa, subendo vessazioni dal cognato. Scappata in Italia, la donna ha chiesto e ottenuto lo status di rifugiata: la Cassazione, sulla base della Convenzione di Istanbul, ha attestato il “fondato timore di persecuzione ‘personale e diretta nel Paese di origine'”.
Pure a livello giudiziario si nota una maggiore attenzione verso la scienza, in particolare sul tema dei vaccini. La Corte Costituzionale ha respinto i ricorsi della Regione Veneto contro il decreto per le vaccinazioni obbligatorie agli alunni delle scuole. La Consulta ha chiarito che il Parlamento è invece legittimato ad intervenire perché la misura del decreto, caldeggiata dalla ministra della Salute Beatrice Lorenzin, è “volta a tutelare la salute individuale e collettiva e fondata sul dovere di solidarietà nel prevenire e limitare la diffusione di alcune malattie”. Dal canto suo la Procura di Trani ha archiviato un’inchiesta su una ipotetica correlazione tra vaccini a autismo, avviata nel 2014 a seguito di alcune denunce di familiari di bambini affetti da autismo. Il gip Francesco Messina ha stabilito che “i risultati conseguiti hano escluso la suddetta relazione causale secondo le migliori conoscenze della scienza medica”, riportando i risultati di una commissione medica convocata per esaminare la questione.
Nonostante la propaganda integralista, che tende a mostrare l’aborto come una drammatica piaga sempre più diffusa, il dato delle interruzioni di gravidanza in Italia è in costante calo da quando è stata introdotta la legge 194. L’associazione cattolica Prolife ha ad esempio tappezzato Roma con squallidi manifesti che mostrano un feto cui si avvicina una pinza e la scritta “Un bambino ucciso ogni 5 minuti”. Ma nel 2016 il numero degli aborti è sceso sotto i 90 mila casi, il 9,3% in meno rispetto all’anno precedente. La Società Medica Italiana per la Contraccezione ha chiesto alla ministra della Salute Beatrice Lorenzin, in vista dell’aggiornamento della Farmacopea ufficiale, di inserire la pillola dei 5 giorni dopo nell’elenco dei farmaci obbligatori per tutte le farmacie: un’accortezza che consentirebbe alla donne di avere maggiore autonomia e contribuire a un ulteriore calo degli aborti.
Manca ancora una normativa nazionale contro l’omofobia, affossata da anni a causa delle resistenze clericali: ci si attiva però in ambito locale. La Giunta della Regione Puglia ha approvato un disegno di legge contro omofobia e transfobia. Nel provvedimento sono previsti il sostegno socio-assistenziale, la promozione di politiche in ambito lavorativo e formativo, la riqualificazione professionale, l’aggiornamento rivolto a insegnanti, personale scolastico e genitori per combattere le discriminazioni. La norma istituisce anche un Osservatorio regionale sulle discriminazioni e le violenze verso persone lgbt. Il presidente regionale Michele Emiliano ha fortemente sostenuto l’iniziativa e invitato a una “moratoria”: “prima di sparare su questa legge e di dire che essa mette in pericolo la famiglia o la morale pubblica, chiedo di leggere il testo che io sono disponibile a discutere con chiunque”.
Il tribunale di Milano ha stabilito che ad un giovane, affetto da una gravissima malattia psichiatrica cronica, non poteva essere vietato di recarsi in Svizzera per il suicidio assistito. I giudici hanno riconosciuto che l’uomo era capace di intendere e volere, quindi non poteva essere interdetto. La Procura aveva chiesto al giudice tutelare di nominare un amministratore di sostegno, per supportarlo nelle cure e nell’assistenza. Il pronunciamento è circoscritto al caso particolare, in cui il tribunale si limita a prendere atto dell’impossibilità di limitare l’autodeterminazione della persona.
Alle scuole private cattoliche, dopo la storica sentenza della Cassazione del 2015, viene richiesto il pagamento dell’Ici arretrata. Stavolta la Commissione tributaria provinciale di Bologna ha stabilito che l’imposta sugli immobili va pagata da alcune scuole confessionali a Castel San Pietro, Medicina e Castel Guelfo. Le parrocchie cui facevano capo questi istituti hanno fatto ricorso, bocciato però a seguito degli opportuni accertamenti.
La redazione
Segnalo questa notizia di questo matrimonio che non si sarebbe dato da fare:
http://www.ilrestodelcarlino.it/pesaro/cronaca/marocco-matrimonio-conversione-1.3631802
Per fortuna è finita bene, ci mancherebbe che una donna non possa sposare chi gli pare e un cittadino italiano debba avere il nullaosta di uno stato estero. Credo sia il caso di far pressioni sul Marocco se vuol ancora un consolato in Italia, il consolato si dovrebbe solo limitare a confermare che non sia già sposato/a in patria, il permesso per la licenza del matrimonio riguarda solo lo stato italiano.
Per fortuna si, ho segnalato l’articolo proprio perché i due protagonisti sono dichiaratamente atei.
Caro Francesco S. hai ancora molte cose da scoprire in merito all’ Islam e le leggi degli stati dove essa è maggioritaria . Questo non è una legge particolare al Marocco ma è la stessa in altri paesi musulmani : Egitto, Libia, Tunisia, Algeria etc etc… Altri come il Senegal per esempio concedono il matrimonio soltanto alle 3 religioni monoteiste . Questo sono le leggi di paesi sovrani e l’ Italia non puo fare pressione per fare cambiare le loro leggi…
In Egitto è ancora peggio : i copti non possono sposarsi con cittadini del loro proprio paese se sono musulmani . Devono per forza convertirsi ( E se si sposano fra di loro, le formalita e documenti da fornire sono una marea !)
Si ma l’Italia può far pressioni se non proprio imporre che il consolato si limiti a dare il nullaosta confermando che non si è già sposati in patria, se poi lo voglia o meno riconoscere nel suo territorio è una questione di interesse secondario. L’Italia non deve dare conto a nessuno stato estero a chi vuol concedere licenza di matrimonio, tanto meno le fisime religiose. PS. in Tunisia hanno cambiato la legge.
Frank … Conosco il Consolato del Marocco di Bologna e posso confermarti che conoscono la lingua italiana . E ovvio se entri dentro gli uffici senti che fra di loro parlano o arabo o francese ma come farebbero per i contatti con gli uffici civili italiani se non conoscerebbero la lingua ???
Va bene, ma non è solo per questo che ho postato l’articolo. 🙂