Chiesa e Ici arretrato: soddisfazione dell’Uaar per le parole dell’avvocato generale della Corte Europea

«Accogliamo con favore le parole dell’avvocato generale della Corte Europea in merito all’Ici non pagata dalla Chiesa e speriamo che queste parole si traducano presto in una sentenza che sancisca in via definitiva come uno Stato che voglia definirsi tale ha l’obbligo di essere fiscalmente efficiente anche con la Chiesa».

Questo il commento della portavoce e responsabile iniziative legali dell’Uaar, Adele Orioli, alle parole dell’avvocato generale della Corte Europea, il belga Melchior Wathelet, che ieri ha dichiarato che la Chiesa deve restituire l’Ici non pagata nel periodo 2008-2012. Secondo Wathelet il mancato recupero di quanto era già stato ritenuto un aiuto illegale di Stato non può infatti essere giustificato dall’“l’impossibilità di recupero dell’aiuto a causa di difficoltà organizzative”, motivazione con cui il Tribunale Ue nel 2016 aveva respinto il ricorso presentato dalla Scuola Montessori e da Pietro Ferracci, titolare di un piccolo bed and breakfast vicino Roma.

«Non esultiamo però finché non sarà scritto nero su bianco», prosegue Orioli: «Possiamo solo immaginare infatti quali pressioni politiche si tenterà di esercitare… E peraltro è scolpito nella nostra memoria il caso Lautsi sul crocifisso nelle aule delle scuole pubbliche: dopo innumerevoli sentenze e ricorsi la Corte Europea stabilì infatti che fosse un simbolo passivo».

«Speriamo in un sussulto di laicità della Corte — conclude Orioli — in modo che lo Stato italiano riesca finalmente a incamerare il denaro che gli spetta».

Comunicato stampa

2 commenti

Gérard

Dare come giustificazione per l’ impossibilita di recuperare soldi dovuti allo stato delle cosidette ” difficoltà organizzative ” dà la pessima imagine di un paese assolutamente disorganizzato in materia di tasse . Ci hanno pensato quelli che hanno dato questa giustificazione ??

RobertoV

Se l’Italia avesse un sistema fiscale efficiente, non ci sarebbe tutta quella evasione fiscale per cui è nota.
Vi sono due tipi di problemi:
– i controlli, che sono deficitari sia per mancanza di volontà, che di mezzi;
– la collusione tra esattori, controllori e contribuenti;
– la lacunosità di certe direttive, senza chiare linee guida (sia per i controllori che per i contribuenti che ne approfittano). Per esempio nel caso della chiesa cattolica la dicitura “non esclusivamente commerciali” è talmente generica che lascia spazio a varie interpretazioni. Così puoi spacciare per attività sociali vere e proprie attività di lucro solo per il fatto che chiedi un prezzo contenuto (ma anche così se i tuoi costi sono bassi per una serie di privilegi, evasione, lavoro in nero e volontario con regole sindacali proprie, i guadagni possono essere elevati): sarebbe un po’ come dire che i cinesi fanno attività senza fini di lucro perchè i loro prezzi sono molto più bassi degli altri. Tra l’altro in quei casi si può parlare anche di concorrenza sleale. Oppure catalogano come scuole degli edifici tenuti a disposizione o come residenze del clero edifici in cui hanno solo una o due persone del clero o suore.

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