Da qualche giorno la Norvegia è annoverata di diritto tra i Paesi che hanno adottato una forma di restrizione nell’uso di indumenti che nascondono anche solo parzialmente il viso. A differenza di altri però, prima fra tutte la Francia e ultima di soli pochi giorni la vicina Danimarca, che hanno adottato leggi da applicare in tutti i luoghi pubblici, in Norvegia il bando riguarda esclusivamente gli ambiti scolastici e universitari. A sorprendere è l’amplissima maggioranza che ha sostenuto l’approvazione della legge, comprendente sia conservatori che laburisti. Contrari alla legge i socialisti, per i quali il problema in questione è minimale; quelli della scuola sono, come al solito quando ci si oppone, “ben altri”.
Naturalmente, sebbene la legge non lo specifichi a chiare lettere, le prime destinatarie del divieto sono le donne di fede islamica e i loro indumenti più coprenti come il burqa e il niqab. Inevitabilmente lo scontro si è perciò spostato immediatamente sul piano ideologico. Coloro i quali si oppongono a simili divieti, perché non accettano l’idea di perdere un ascendente importante oltre che mezzo di dominio e di controllo sulle donne della propria comunità, si ritrovano al loro fianco i paladini del “vietato vietare”, che ritengono sia deleterio sacrificare il diritto di esprimere la fede di ognuno in nome della tutela di chi viene obbligato, suo malgrado, a palesare l’appartenenza a una comunità in cui magari non si riconosce nemmeno.
Non è credibile sostenere che indossare il velo islamico sia effettivamente una scelta libera, sebbene a volte possa esserlo. Non lo è certamente in Paesi come l’Iran, in cui non viene imposto come “semplice” prescrizione religiosa ma come vero e proprio obbligo di legge. Un obbligo a cui non si sottraggono a volte nemmeno le donne che potrebbero esserne esentate, come a suo tempo la vice segretaria del Pd Debora Serracchiani. Spessissimo non è una libera scelta nemmeno in quei paesi islamici dove non esiste una vera legge in merito, ma ci si aspetta comunque che una donna si adegui senza obiezioni a una morale patriarcale che intima loro di azzerare la propria identità, e quindi il loro diritto di esistere come portatrici di diritti. Non è una libera scelta perfino nei quartieri di quelle città europee che, in nome del “multiculturalismo”, hanno di fatto creato ghetti islamici con tanto di ronde.
Ne è testimone diretta Masih Alinejad, una donna iraniana che ha pagato, e paga tuttora, un prezzo altissimo per aver osato alzare la testa contro il regime degli ayatollah: quello di non poter rivedere la sua famiglia d’origine. Nel suo libro The wind in my hair, Masih racconta degli anni della sua gioventù trascorsi in Iran a lottare anche per il diritto di mostrare il suo volto e i suoi capelli. Fu lei, con la semplice pubblicazione di una sua foto a capelli sciolti nel vento, poi diventata virale, a dare il via alla campagna My Stealthy Freedom, che di lì a poco avrebbe dato voce e coraggio a donne che di veli non vorrebbero mai più sentir parlare. Qualunque cosa possa dire chi si oppone al loro divieto.
Difficile considerare quello del velo come un diritto, quando ci sono donne che si espongono a rischi concreti solo per cercare di ottenere il diritto opposto, che è quello di non essere obbligate a indossare alcun velo. A una domanda nella quale l’intervistatrice ha chiesto a Masih cosa direbbe a chi sostiene che ci sono ben altri problemi che l’obbligo del velo in Iran, lei ha risposto: «Qui si tratta di un governo che controlla l’intera società attraverso le donne. Mi intristisce sentire gente che la ritiene una piccola cosa, perché tutto ha inizio con quella privazione dei nostri diritti. Una cultura intollerante si basa su questo». Con quale coraggio si potrebbe dirle che si sbaglia?
Massimo Maiurana
Mi pare giusto vietare tutte le forme di velo integrale nei luoghi pubblici per motivi di sicurezza e anche quelli non integrali per personale scolastico di rappresentanza (professori, presidi e segretari). Negli altri casi si è nella libertà personale di vestire come pare.
Caro Francesco S.
No, caro Francesco S. nei luoghi specifici cioè le scuole o istituti superiori come licei,collegi etc lla liberta di vestire come pare non deve esserci . Sono i luoghi del vivere assieme e come tali, ci sono regole come per esempio la neutralita sul piano religioso e politico che è di obligo . Che sia il personale che gli alievi . E ovvio che questo è una cosa difficilmente fattibile in un paese che appende crocefissi nelle aule scolastiche .
E’ proprio di ieri un articolo su Repubblica che titolava così: Cresce in Danimarca il sentimento anti migranti, dopo il burqa si vuole proibire anche la circoncisione.
Titolo del tutto fazioso e che dimostra la debolezza di pensiero di certa sinistra. Quindi secondo l’autore anche l’infibulazione dovrebbe essere concessa come pure la lapidazione per certi reati ed andare in giro con coltelli etc…
Quello che non è chiaro a certe persone è che non si vietano queste cose contro la religione ma si vietano perchè sono pratiche non civili! E non lo diventano solo perchè ci si appiccica l’etichetta di fede o religione. Anche la chiesa aveva pratiche e modi di fare non rispettosi di quella civiltà che qui in occidente ci siamo pian piano costruiti ed anche la chiesa ha dovuto abbandonare certe sue pratiche. In alcuni casi lo ha fatto spontaneamente in altri è stata costretta dalle leggi ma appunto non si è trattato di un andare contro la religione cattolica ma si è trattato di un processo che ha visto avanzare la cultura, la coscenza dei popoli e la civiltà. Ora chi viene in Europa/occidente dal suo mondo con concezione arcaiche dei diritti e della società non può pretendere di importare usi e costumi che noi abbiamo abolito. Si deve giocoforza adeguare non nell’arco di qualche millennio ma nell’arco del tempo che ci vuole per atterrare in suolo europeo. Se non lo capisci o se non lo accetti con le buone lo accetti con la legge! Perchè i principi di civiltà che abbiamo conquistato non ammettono deroghe per ognuna delle migliaia di confessioni religiose.
sia la sinistra che le femministe hanno abbassato completamene la guardia verso i fenomeni in crescita di islamizzazione della società occidentale. Pochi giorni fa in un articolo sul Göteborgs-Posten Michael Verdicchio ci informava che molte scuole materne comunali nelle aree vulnerabili di Stoccolma cedono alle pressioni di genitori musulmani e cosi gli insegnanti controllano che durante le lezioni le ragazzine fra 6-10 tengono sempre il velo islamico in testa, altri genitori musulmani pretendono di avere in classe una webcam per monitorare le loro figlie minorenne.
Un consigliere comunale di NYC ha chiesto di avere giorni dove le spiagge ospitano i credenti musulmani ed ebrei che seguono le regole di “modestia”!
Maryam Namazie, denunciava su The New European: Prêt-à-patriarcat. Quando l’industria della moda si allea con gli islamisti! O quando la moda si unisce ai religiosi per promuove la “cultura della modestia”, in un tentativo di avere il controllo sui corpi femminili.
Davvero inquietante!
In seguito al iniziativa dell’ONG World Hijab Day, la ” sfida del Ramadan hijab ” che invita le donne non musulmane a indossare il velo durante il mese del Ramadan in solidarietà con le donne musulmane vittime di discriminazione, molte donne non musulmane, atee o cattoliche si sono velate durante il Ramadan e hanno postato le loro foto sorridente su Twitter, brave, pero fino ad ora non ho mai visto le “femministe” musulmane tenere il capo scoperto in pubblico anche per qualche ora o minuto, come segno di solidarietà con le donne che in tutto il mondo sono costrette a tenere il velo!
Tra l’altro queste trovate lasciano il tempo che trovano. Questo modo di buttare tutto in caciara con foto sorridenti di donne con il velo sui social è un modo non per sensibilizzare ma semmai per minimizzare il problema. E’ come se per protestare contro la ghigliottina tutti si facessero foto sorridenti della propria testa dentro una cesta… non so mi sembrerebbe alquanto stupida e superficale una protesta siffatta. Possibile mai che tutto debba andare a finire con foto selfie sui social? Possibile mai che il mondo sia diventato un posto per dementi?
Penso ci sia da prendere sul serio quelle ricerche che hanno attestato che il QI in occidente sta diminuendo…
La cosa triste è che tutti i problemi legati all’ Islam siano lasciati all’ estrema destra di stampo leghista . Ormai chi denuncia lo scandalo del velo e vuol presentarlo per quello che è nella realta viene tassato da fascista o xenofobo . Anche il fenomeno del velo per le bambine era fino a poco tempo limitato ai paesi wahhabiti ma adesso sta gangrenando tutto il mondo musulmano le comunita islamiche in Europa . E feministe e sinistra stanno a guardare . In questa Europa che non sa dove va gli integralisti musulmani sono determati a imporre le loro valori alle ns societa .
”… Possibile mai che il mondo sia diventato un posto per dementi?…”
Temo di sì. La società, come viene dipinta dalla pubblicità, è quella di bambinoni rimbecilliti dal benessere, anche se poi di benessere non ce n’è mica poi tanto in giro. Venticinque/trentenni che pare siano solo dediti a saltellare ossessivamente mangiando cioccolato liquefatto o sgranocchiare barrette che nessun veterinario concederebbe a un cane… e ‘giga’ a volontà: guai se non hai i giga! Che sia per il velo o sia per i giga scenderebbero in piazza con lo stesso impegno, nessuno. Inutile ripetere per l’ennesima volta che una siffatta società ottusa fa comodo a chi comanda. Il discorso dovrebbe estendersi ai mezzi di comunicazione, ma andremmo ot.
….il QI in occidente sta diminuendo…..
ateo 64 :
I test del QI sottolineano l’attitudine al ragionamento matematico o logico, la capacità di giocare con le parole e di controllare la loro ricchezza semantica, la volontà di manipolare mentalmente figure geometriche o di perseguire delle serie logiche. Per questo tipo di esercizio, ciò che il test deve riuscire, in un minimo di tempo, è scoprire che cosa collega logicamente una sequenza di numeri (quindi calcolare mentalmente), d’interrogarsi sui sinonimi o delle prossimità semantiche (quindi sfogliare mentalmente un dizionario), e collegare le figure (facendole muovere o ruotare, sempre mentalmente).
Detto questo dobbiamo pero’ notare che da seri studi accademici (ma anche dalla propria esperienza) risulta che il successo nella vita (non solamente materiale, ma incluso un certo relativo benessere vitale !) dipende altrettanto, se non di più, da un elevato quoziente emotivo (EQ, che la stragrande maggioranza della gente ignora !) che da un elevato quoziente intellettivo (QI)…….
Detto in altre parole, risulta che molti individui riescono meglio, o peggio, la loro vita indipendentemente delle predizioni descritte dal loro quoziente d’intelligenza (QI). Ritengo che questo sia molto importante saperlo se non vogliamo confondre lucciole con lanterne.
Gérard hai ragione oramai siamo arrivati al delirio che chi critica islam, solitamente persone di destra, atei, giornalisti rischiano la galera o la morte, invece gli apologeti del islam quelli del partito “islam non c’entra nulla con la violenza e il terrorismo” i corifei della lotta contro l’”islamofobia”, 90% di sinistra, sono diventati i campioni di democrazia!
@pendesini alessandro: Molto interessante, grazie per l’approfondimento.
ateo 64
Forse questo documentario potrebbe essere anche una risposta alla tua domanda se non siamo diventando sempre più cretini….
https://www.demaintouscretins.com/
@pendesini alessandro, il test QI è un test oggettivo che misura quoziente intellettivo delle persone e li da un valore in modo da comparare l’individuo A e B in base ai risultati che hanno avuto in questo test, cosi come un test in analisi matematica indica che chi ha preso 30 conosce la materia meglio di chi ha preso 20, nello stesso modo che la gara di 100 m ci dice chi i miglior velocisti del mondo sono i neri, il test QI dimostra che quelli con il quoziente intellettivo piu alto misurato con il test di QI sono gli asiatici.
Il successo nella vita dipende da cosi tanti parametri che non puoi nemmeno comparare Bush, Clinton, Obama e Trump, pur avendo raggiunto lo stesso traguardo.
Se dovessimo giudicare le persone per il successo nella vita e l’impatto che ha avuto nella vita degli altri, Maometto è indubbiamente il campione del mondo di tutti i tempi, ma per me e molti altri è il peggiore per i maomettani è il migliore.
Prima la scacchista ucraina Anna Muzychuk e ora l’indiana Soumya Swaminathan sono le poche se non le uniche donne che non si sono piegate alle regole dei ayatollah di tenere la testa velata e non hanno partecipato ai campionati svolti in Iran, invece tutte le ministre europee, dalla radicale Bonino alle femministe svedese, hanno sfilato con la testa velata davanti alle facce compiaciute dei governanti iraniani.
In occidente la battaglia sul velo è diventato una battaglia faziosa fra le donne di destra che si rifiutano di coprirsi il capo perché lo percepiscono come un impostazione patriarcale e le donne di sinistra che fanno gara chi si copre di più vantandosi della loro rispetto della cultura altrui, in mezzo ci vanno tutte quelle donne musulmane che ogni gg combattono dentro la loro famiglia, comunità rivendicando il diritto di scegliere come vestirsi, il velo è solo la punta di eisberg della sottomissione della donna musulmana ma se ignoriamo la punta il resto della montagna urterà con forza il “Titanic” della nostra democrazia e la sarà l’inizio della fine.
Condivido in toto, tranne la parola eisberg in vece di icesberg. 😉
ateo64 hai ragione in italiano hanno scelto l’obbrobrio inglese che ha messo insieme una parola inglese ed una tedesca , pero anche se la pronuncia è quasi identica aizberɡ, la parola originale è tedesca eis (ghiaccio) e berg (montagna). 😀
Ah però? Si ha sempre qualcosa da imparare! Grazie bardh 🙂