Il Premio Brian 2018 è stato assegnato dalla giuria al film “Sulla mia pelle” del regista Alessio Cremonini con le seguenti motivazioni: «“Sulla mia pelle” è un film coraggioso di impegno civile, che documenta come nella nostra società sia possibile che le regole dello Stato di diritto vengano violate; che la dignità e i diritti delle persone non vengano rispettati. Il film denuncia come il raggiungimento della verità venga artatamente ostacolato da un clima di omertà e di complicità tra le istituzioni dello Stato».
Il Premio Brian, dal nome del film satirico dei Monty Python “Brian di Nazareth”, viene conferito ogni anno alla pellicola che meglio evidenzia ed esalta «i valori del laicismo, cioè la razionalità, il rispetto dei diritti umani, la democrazia, il pluralismo, la valorizzazione delle individualità, le libertà di coscienza, di espressione e di ricerca, il principio di pari opportunità nelle istituzioni pubbliche per tutti i cittadini, senza le frequenti distinzioni basate sul sesso, sull’identità di genere, sull’orientamento sessuale, sulle concezioni filosofiche o religiose».
Vincitori delle passate edizioni del “Premio Brian”, che è ufficialmente riconosciuto dalla Mostra, sono stati: nel 2006, “Azul oscuro casi negro” di Daniel Sanchez Arevalo; nel 2007, “Le ragioni dell’aragosta” di Sabina Guzzanti; nel 2008, “Khastegi” di Barman Motamedian; nel 2009, “Lourdes” di Jessica Hausner; nel 2010, “I baci mai dati” di Roberta Torre; nel 2011, “Le Idi di Marzo” di George Clooney; nel 2012, “Bella addormentata” di Marco Bellocchio; nel 2013, “Philomena” di Stephen Frears; nel 2014 “Mita Tova” di Tal Granit e Sharon Maymon; nel 2015 “Spotlight” di Tom McCarthy; nel 2016 “La ragazza nel mondo” di Marco Danieli; nel 2017 “Les bienheureux” di Sofia Djama.
La giuria è composta da Michele Cangiani, Paolo Ghiretti, Maria Giacometti, Maria Chiara Levorato, Marcello Rinaldi.
Comunicato stampa
Non si doveva intitolare “Sulla mia pelle” ma “Sulle mie palle”, che ci sia una forte speculazione dietro questo caso è evidente.
Di che speculazione parli? Che cosa sarebbe così evidente?
Intendevo dire che sul caso Cucchi ci hanno fracassato le scatole, e dietro tutto ciò (articoli giornalistici, trasmissioni televisione, libri, canzoni adesso il film…) è evidente che c’è un interesse economico.
Trasmissioni televisive.
A me pare che veder massacrato un figlio in quella maniera, e i tentativi di farla franca dei colpevoli, giustifichi ampiamente la ricerca di giustizia.
Il dubbio che si sia trattato di un dramma reale non ti sfiora?
Diocleziano e maxalber, nonostante mi sia spiegato due volte non avete capito un… granché.
Non parlavo del fatto in se ma della spettacolarizzazione che ne è stata fatta, non è forse vero che certi “drammi” se avvengono in determinati ambienti, se coinvolgono un certo tipo di persone sia che siano le vittime od i colpevoli fanno più notizia e giornali, la televisione internet ed il cinema per interesse se ne occupano di più? Magari mi sbaglio a dire che c’è stato, in questo caso, un eccesso di spettacolarizzazione ed è su questo che posso accettare di essere criticato ma per favore non fatemi la morale da bacchettoni.
Un buon comunicatore dice: non mi sono spiegato bene e non “non avete capito un…”.
Comunque non è che non ti fossi spiegato.
È che non apprezzo per nulla la tua posizione.
Non sono ipocrita, dico quello che penso.
Non apprezzi la mia posizione, dillo subito invece di fare il moralista.
Ricapitolando per chi non avesse ancora capito:
Non è il contenuto del film che critico.
La mia opinione è che su questo caso si sia creata una forte speculazione rispetto a tanti casi analoghi.
Aggiungo che sono anche convinto che l’Uaar pur di consegnare il premio a volte raschi il fondo del barile, io personalmente preferirei in certi non assegnarlo, ma queste sono considerazioni personali.
Mi auguro sia l’ultima volta che lo spiego, non vorrei essere costretto ad attrezzarmi par fare i disegnini.
“in certi casi”